Storiacce

Una ragazzina di 14 anni che sembra una trentenne ben truccata , la foto di una madre col figlio e lei sembra una ventenne molto scollata  

Poi pensiamo che la foto della ragazzina è l’ultima immagine di una vittima , la foto della madre col figlio è la foto di un assassino diciottenne che ammazza con una pietra la sua ex (?) , ma ex di cosa ?

A quattordici anni non si deve andare in giro a fare sesso nei casolari abbandonati , a diciotto anni non si ammazza a sassate una bambina che ti dice no.

Questo è il mondo della Terra dell’abbastanza e di Favolacce dei fratelli D’ Innocenzo  , è la realtà degradata di una società perduta nei suoi valori più veri.

Un ennesimo femminicidio crudele , sarebbe troppo semplice liquidarlo così : dare la colpa alla scuola , alla società ai tempi che mutano.

Certe volte le immagini impietose sui giornali sono più eloquenti di ogni trattato di sociologia , questo delitto nasce dentro una società malata che ha perso ogni speranza di umana convivenza.

Sicuramente la scuola ha le sue colpe grandi come case , ancora non siamo riusciti a darci una legge che introduca in maniera curricolare l’educazione sessuale in maniera organica nella sua programmazione.

Ancora non siamo riusciti a impedire che i ragazzini girino con armi bianche , quando sequestrargliele sarebbe il minimo sindacale che un genitore attento dovrebbe fare.

E’ tutto un” brillar di lame “, neanche fossimo in un Medioevo riscritto dalla penna impietosa di un autore fuori millennio.

Muoiono le adolescenti , si distruggono vite per colpe incoscienti.

Tornado al delitto col quale ho aperto il mio pensiero di oggi : quello che mi ha colpito di più non è lo strazio dolente dei genitori , è la rabbia e la voglia di vendetta , siamo molto lontani da ogni umana normale reazione .Questo è un mondo primitivo che avanza.

Si alza il sipario 

Verso la fine dell’anno scolastico in molte scuole ,specialmente secondarie ,si allestiscono spettacoli teatrali.

Il teatro classico antico è quello più rappresentato e in questo senso la bellissima rassegna nazionale che si svolge in Sicilia in un posto bellissimo che si chiama Palazzolo Acreide è la più famosa.

In concomitanza con la serie di rappresentazioni siracusane molte scuole si esibiscono in un vero piccolo teatro greco .

Ci sono andata per tanti lunghissimi anni con il Centro Teatrale Rinaldini ,nato da una costola del Liceo classico di Ancona.

Già , perché generalmente l’attività teatrale non è vista positivamente dai docenti e non è mai diventata materia curriculare nel nostro paese.

Leggo che un giovane talentuoso attore auspica che tutti i ragazzi facciano teatro “ perché entrando nei panni di un altro “ si capisce meglio chi siamo e che rapporti abbiamo con il mondo.

E’ vero quello che dice il bravissimo Elio Germano  ma io ci metto di più , il teatro può essere anche uno strumento terapeutico per fare uscire  problematiche individuali  , i ragazzi messi a confronto con un personaggio , con un testo , con la memoria , con il rispetto della battuta degli altri , dell’essere comunità sono tutti  strumenti validi per la crescita di individui nell’età delicatissima della formazione della personalità.

Nei paesi anglosassoni non c’è scuola che non abbia , oltre la palestra anche un teatro dove regolarmente gli studenti fanno teatro.

Quando leggiamo le biografie di quelli che poi diventeranno famosi attori di teatro e anche di cinema si legge sempre che le prime esperienze le hanno fatte da ragazzi , a scuola.

Personalmente ci ho combattuto tutta la vita per questo e oggi fortunatamente ci sono addirittura dei giovani professionisti che hanno trovato una fonte di lavoro dall’essere assunti dalle scuole per realizzare , insieme ai docenti più aperti a certe esperienze, il cosiddetto teatro a scuola .

Intendiamoci , non si tratta della recita di Natale o della banale esibizione corale con le canzoni più o meno in voga.

Io parlo del teatro vero , quello che vuole dire anche” lacrime e sangue “, quello che forma davvero.

Ci ho speso la vita e ci ho scritto anche un manuale per realizzarlo.

Da quello che leggo ultimamente ho l’impressione che qualcosa stia veramente cambiando anche da noi.

Per Francesco S.

Capita un giorno , non ne avevo neanche deciso positivamente , di andare a onorare la memoria di un amico poeta che non c’è più.

Un convegno nella sala consiliare del comune ,già incredibilmente piena di gente ancora prima dell’inizio del convegno.

Si susseguono i saluti istituzionali , il ricordo della moglie , le testimonianze di chi ha curato un libro che esce in memoria .

La cosa strabiliante è il silenzio dell’uditorio , attento e partecipe .

Mi guardo intorno: è come se fossero uscite da uno strano sottosuolo le tante , tantissime persone di una città povera di eventi e  maldestra di cultura  quale la città dove vivo che stanno ascoltando rispettose e attente.

Mi domando dove viva questa Ancona che onora la poesia , che accorre in massa a ricordare un poeta , ad ascoltare i cantori di una tradizione che sembrerebbe persa ed invece vive vivacissima nel cuore di molti .

Non è un convegno di eruditi , niente di accademico , solo il ricordo vivo di molte che quel poeta lo hanno avuto vicino nella vita , di chi ha letto nel tempo le sue poesie .

Ho il ricordo netto di tante iniziative nelle quali si è parlato di poesia , poi la vita mi ha portato lontano , in fuga da questa città vuota di eventi in fondo alla quale come un fiume carsico la poesia ha continuato a vivere nei cuori.

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Cantano anche gli amici di sempre della Macina con la voce roca di Gastone Pietrucci, cantano Francesco Paladino e la figlia attenta dalla voce pura, recita con garbo i versi un dicitore dolce, Giorgio Sebastianelli.

Forse , come dice l’assessora alla cultura , basta tirarli fuori dal loro nido nascosto , la gente di Ancona ha ancora la sua antica anima di popolo antico

24 MAGGIO

Il pianeta si riscalda in maniera preoccupante e stamattina ho addosso la vestaglia di felpa che generalmente metto all’inizio della primavera .

Per errore , guardando il meteo delle mia città ho cliccato su una panoramica e ho visto che a Monaco sono 7 gradi , a Vienna 10.

In fondo a me va quasi bene , qui sono 16 se non fosse per  un vento gelido che non fa aprire le rose e spezza i rami dei garofani.

Pare che il tutto sia dovuto al mondo impazzito definitivamente e anche queste anomalie fanno parte del sistema.

Ieri Trump si è svegliato storto e ha riannunciato dazi per tutti , specie per noi “sfruttatori europei” della sua bella America , peccato che con quella faccia da crucco non si ricordi da dove venivano i suoi nonni , ma è troppo pretendere da un folle pure ignorante e cretino.

Quell’altro pazzo sobillatore di Elon Musk si è messo a fare la vittima sudafricana , poverino !; non bastasse la lunga ed eroica vicenda di Nelson Mandela e il civile processo di perdono che ha rappacificato , ove possibile ,gli animi di quello straziato paese noto soprattutto per l’apartheid e i delitti contro i neri.

Per farmi del male ho guardato La grande ambizione , bellissimo docufilm sulla folle speranza di Enrico Berlinguer di portare l’Italia verso un regime di giustizia sociale e di pace .

Ci si sono messi tutti a combatterlo : da una parte l’Unione Sovietica preoccupata per l’allontanamento del più importante partito comunista europeo dal dogma sovietico , dall’altra le ombre nere della Democrazia Cristiana impaurita dalla lungimiranza di Aldo Moro ; in mezzo gli utili idioti delle Brigate Rosse e soprattutto la destra fascista che ci ha fatto piombare nella strategia delle  stragi di Stato.

Io l’ho vissuta tutta quella storia , c’ero ed ero pure militante eppure alla fine del film mi sono detta amaramente : non ci avevo capito un cavolo!
Anzi ho detto molto peggio , non sempre mi comporto da signora.

Morti tutti , il mondo si allontana dai valori che tutto sommato ci fecero sperare alla fine del secolo breve , adesso in questo millennio senza riferimenti e valori non esiste più la classe operaia e anche la classe media arranca su valori dismessi.

Inutili battaglie etiche che non interessano nessuno : due padri , due madri , diritto all’eutanasia ,svogliature velleitarie.

Facciano pure battaglie perse per raggiungere il quorum di referendum ampollosi e sbagliati , l’unico per il quale uscire di casa è quello sulla cittadinanza anche se è un contentino laddove sarebbe servito il coraggio di approvare lo Jus soli , quando avremmo potuto adottarlo.

La pubblicità è lo specchio dei tempi : le banche fanno a gara a offrire servizi , la signora cambia l’home banker che non  la  segue abbastanza , va forte l’acquisto di lingottini d’oro, le tasse le pagano quelli che proprio non possono evaderle , per curarsi è meglio fare assicurazioni ,follow the money è la chiave per vedere dove va il mondo.

Cav&Pag

Puntualmente le amiche viennesi stamattina mi hanno fatto trovare sul telefono le foto degli applausi finali del Cav&Pag bavarese.

Ancora non sappiamo l’indice di gradimento , leggeremo , ma nel frattempo sono crollata , ho deciso di andare a Monaco perché la curiosità per l’allestimento è montata.

Conosco sia Francesco Micheli il regista , gli dobbiamo tre bellissimi anni a Macerata , abbiamo parlato tante volte del suo modo di affrontare una messinscena e soprattutto sono molto amica di Alberto Mattioli , devo a lui il bell’incontro ad Ancona in cui ha intervistato Jonas Kaufmann , a Monaco cura la drammaturgia.

Ci andrò verso la fine delle repliche , avrò il tempo per valutare se l’operazione azzardata di legare in una storia unica due opere decisamente molto diverse , di due autori diversi , tratti da due storie nate diversamente : una tratta da una novella di un grande scrittore siciliano ; Giovanni Verga , l’altra ispirata ad un tragico fatto di cronaca avvenuto realmente in Calabria sia riuscita.

Funziona l’operazione di assemblaggio ?

Appartengo al partito delle regie innovative quindi a priori non dovrei avere dubbi.

Ma un sottile filo di dubbio mi attanaglia : purtroppo ho visto una Tosca orrenda in cui si mischiavano fatti italiani di epoche diverse , in questo caso metterci di mezzo la mafia e ricalcare tutta una serie di film su italiani nascosti in Germania per scappare alle italiche faide mi sembra una strizzata d’occhio ai luoghi comuni molto amati in terre germaniche. 

Una cosa l’ho capita : Jonas Kaufmann si diverte a fare l’italiano con la coppola in testa . per il resto leggerò e soprattutto andrò a vedere di persona.

Casa Verdi

La casa Verdi , ovvero la casa di riposo per musicisti fondata da Giuseppe Verdi è a Milano , in una larga piazza con un monumento in mezzo,io ci sono capitata quasi per caso quando mio cugino , in realtà cugino primo della mia mamma, il tenore Angelo Loforese vi fu accolto con tutti gli onori perché essendo stato molto famoso la fondazione accentandolo fra i suoi ospiti si gratificava della sua presenza.

Prima lo andavo a trovare nella sua bella casa piena di ricordi e nella quale ancora insegnava ai suoi allievi cantanti, tanti erano coreani e me lo diceva con un sorriso disincantato.

Poi fu casa Verdi e fu un periodo nel quale conobbi anche tanti altri meravigliosi personaggi , tutti rappresentavano momenti di glorie passate , tutti erano dei libri aperti di memorie musicali.

Non passava volta che entrando nel cortile non andassi ad omaggiare la tomba del grande maestro fondatore di quella che lui considerava la sua opera migliore , quel rifugio per vecchi musicisti che si ritrovavano insieme alla fine della vita.

Poi ,  proprio durante il tragico periodo della pandemia mio cugino se ne andò e non potei neppure andare al suo funerale anche se poi sulla sua tomba ci andai con sua figlia , una deliziosa lontana cugina.

Adesso per avere notizie di Casa Verdi vado su Facebook, un bravissimo baritono tiene aggiornati sull’attività della Casa.

Così , devo dire con triste frequenza , vengo a sapere della scomparsa di tante splendide persone che avevo preso a frequentare andando a trovare il lontano cugino ritrovato.

Il ritmo scandito del tempo mi comunica spesso la dipartita di qualche ospite ma mi racconta anche che ogni tanti ci fanno dei concerti con i ragazzi del Conservatori , insomma la dentro la vita continua tra le naturali scadenze e le novità di nuova vita che vi succedono.

Io mi considero una privilegiata per essere stata in quella bellissima istituzione , non come visitatore occasionale ma in qualche modo come appartenente alla casa.

Ricordo ancora con orgoglio quando la prima volta che ci andai e chiesi di mio cugino in portineria il portiere con sussiego mi disse:
il Maestro l’aspetta di sopra.

Viva l’Europa

La cara sindaca di Merano Katharina Zeller , carina e sorridente , soddisfatta della vittoria elettorale con il suo Südtiroler folks partei

,una  volta tradizionale alleato   ( adesso non so da che parte sta e non me importa neppure ) ha fatto un gesto offensivo nei confronti del suo paese , perché anche se non le piace questo è l’Italia e un  altoatesino come lei , o dovremmo chiamarlo sudtirolese , un certo Jannik Sinner che in casa parla tedesco è orgoglioso di sventolare il tricolore quando vince la Davis insieme ai suoi compagni italiani.

Invece la cara sindaca crede di essere spiritosa togliendosi la fascia da sindaco come fosse cosa fastidiosa e inutile .

Ebbene io mi sento  offesa dal suo gesto perché in quel simbolo c’è una scelta di civiltà che ha privilegiato con tanti bei soldini la sua regione a statuto speciale, consentendole di realizzare impianti  di risalita a prezzo scontato , a costruire ospedali ben attrezzati , a fare strade lisce e pulite , cosa che capita molto meno ai poveri sfigati abitanti della Calabria che pure le  sarebbero colleghi consapevoli del fatto che nella sua regione i soldi che arrivano sono molti di più e devo ammettere , anche spesso meglio spesi. 

Io che ho passato recentemente dei giorni bellissimi nel Tyrolo austriaco , io che sono felice di andare in Baviera a sentire buona musica , io che ho cercato di studiare il tedesco per amore dei bellissimi Lieder che sono poesie musicate mirabilmente , io che sono orgogliosa di passare dall’Italia , all’Austria , alla Germania senza passaporto , io che sono davvero una cittadina europea penso che la neo sindaca di Merano sia molto poco educata in fatto di storia , di geografia e di politica.

Eravate , fino al 1918 , cittadini austriaci e ancora pochi anni fa , la vecchia signora ampezzana del piano di sotto quando mi vedeva partire per Ancona mi diceva : va giù ? come se andassi a sprofondarmi negli inferi.

Mi faceva ridere  il suo chiamare la strada di Alemagna  “ la strada dei taliani” ma mi piaceva salutare con un caloroso “sani” le persone che incontravo come mi è piaciuto recentemente rispondere “ servus” mentre ero a Erl.

Tutta roba latina , che forse la sindaca ignora.I

Io le consiglierei da fare un nuovo video con la sciarpa da sindaco portata orgogliosamente , forse i cittadini italiani che l’hanno votata si sentiranno meno cretini.

Hey Joe

Una segnalazione letta distrattamente  poi la sera me ne sono ricordata :parlava di un film passato in sordina , decisamente sottovalutato e di una occasione per poterlo rivedere su una piattaforma .

Non mio ricordavo il titolo che però comunque era breve e con pazienza l’ho ritrovato : Hey Joe , di un regista, Claudio Giovannesi di cui avevo apprezzato La paranza dei bambini.

Devo dire di avere visto una grande prova di attore :James Franco e mi è tornato in mente che prima di diventare un “bello” holliwoodiano lo avevo apprezzato in un  film con Robert De Niro in cui lui era il figlio drogato , purtroppo però non ne ricordo il titolo.

La fama credo che l’avesse avuta attraverso un Tristano molto irlandese poi ho letto che ha avuto anche grossi problemi col MeToo , questa specie di caccia alle streghe che ha fatto molte vittime in USA.

Questa occasione italiana , lo ha dichiarato lui stesso , l’ha considerata una sorta di riscatto e devo dire che l’interpretazione del veterano marine che cerca in una Napoli molto vera dei Quartieri Spagnoli un figlio mai conosciuto è di grande livello.

Ingrassato e imbolsito l’ex bello ci regala una recitazione talmente credibile da risultare perfettamente calato nel personaggio.

L’ho seguito nel suo percorso di uomo fallito , forse solo qualche risvolto feuilleton non ne fanno un vero capolavoro e anche l’ambientazione negli anni ’70 di una Napoli che forse era ancora lontana dai livelli criminali dell’oggi è un po’ di maniera.

Lo segnalo ai miei affezionatissimi lettori , il film è quasi tutto in inglese sottotitolato e per gli amici non italiani forse sarebbero stati utili anche i sottotitoli in napoletano.

Comunque da vedere.

Capire la mamma

Anche se potrei essere la nonna di Sinner , anche se continuo a non capire nulla sul punteggio di una partita di tennis io capisco la sua mamma .

Guardavo un programma satirico sulla 7 e ogni tanto buttavo un occhio al canale tennistico.

Sul quel 0.6 a favore di Paul sono andata in paranoia e ho deciso di non guardare più la diretta.

Facevo finta di non pensarci ma ogni tanto la tentazione di cambiare canale era forte ., però ho fatto come la signora Siglinde , che bel nome wagneriano (!) , ho abbandonato la competizione anche perché mi distraevo sulla 7 con  gli ironici commenti intelligenti anche se tutti parlano un po’ troppo romano per i miei gusti  ma  niente in confronto con quella della pubblicità che seguita a dire per la mia sofferenza toscana “sporco sècco” con una o strettissima e una è che più larga non si può!

Mi accorgo di divagare , ritorno al tema iniziale:

faccio di tutto per non parlare di politica , per non guardare le immagini feroci dei bambini di Gaza che porgono le loro pentole vuote ai pochi volenterosi che offrono un povero cibo alle bocche affamate.

Allora penso alle cose minori , alla mamma di Sinner , che come ogni mamma , soffre per le prove di competizione dell’amato figlio ma il pensiero mi riporta subito alle  mamme ucraine , quelle che piangono sulle bare dei figli soldato , uccisi da un nemico carogna che ha portato la guerra in una terra che non voleva essere invasa e che si è trovata privata della propria sovranità.

Ho tempo per pensare , la serata si allunga per il poco sonno tipico delle persone anziane , passo al libro sul comodino con problema di cambio occhiali e finalmente gli occhi si chiudono .

Ho resistito a riaprire il canale tennistico , ne riparlerò domattina , adesso penso di nuovo alla mamma di Sinner alla quale va tutta la mia solidarietà femminile , ha fatto bene ad andarsene .

Ci sono ben altri motivi per trepidare seguendo gli amati figli.

Il mondo è pieno di mamme in angosce e per fortuna ci sono ancora mamme trepidanti per i risultati sportivi dei figli.

Avvicendamenti

E’ arrivato l‘annuncio della nomina del nuovo direttore musicale , della Scala dopo che era stato prorogato fino al 2026 l’incarico a Riccardo Chailly.

C’era al solito la giostra di previsioni, i nomi dei direttori musicali in questo assomigliano agli allenatori delle squadre di calcio.

E’ il gioco delle nomine , anche se alla fine in nomi sono sempre gli stessi, una sorta di balletto che riguarda solo gli addetti ai lavori e nel nostro caso anche i poveri melomani che aspettano trepidanti l’Habemus sovrintendente o comunque si chiami.

Ciascuno di noi ha i suoi preferiti , quelli che vorrebbero  a capo del proprio teatro  ma come si sa bene le scelte non sempre , anzi quasi mai , corrispondono al livello di qualità organizzativa o musicale , a seconda del ruolo da rivestire.

Ricordo bene la ridicola vicenda che aveva riguardato Il bravissimo Lissner a Napoli e il balletto di Fuertes che per fortuna è approdato a Firenze , dove credo che farà benissimo.

Abbiamo avuto dei bravissimi stranieri , e non ce ne dobbiamo lamentare , semmai hanno allargato la nostra tendenza al provincialismo sempre pericolosamente nascosto tra le pieghe del nostro pensiero , anche se sarebbe cosa buona e giusta che la politica restasse fuori da questo genere di valutazioni puramente tecniche e professionali.

Il nome del neo nominato a Milano è di prestigio : Myng-whun Chung , la sola perplessità riguarda l’età , ha adesso 70 anni , gli stessi del licenziato Chailly.

Io mi domando solo se in Italia non ci sarebbero stati dei giovani o giovanissimi direttori degni di questo incarico . Tanti anni fa Abbado fu nominato nell’incarico quando aveva 35 anni.

Sant’Agostino

A Roma ci andavo per accompagnare mio marito avvocato quando lui discuteva le sue cause in Cassazione e più spesso al Consiglio di Stato , ci andavo per le mie riunioni di politica attiva  in  Piazza dei Caprettari , poi per anni ci sono andata anche per le riunioni dell’Agis nazionale , insomma tutte le mie strade hanno sempre portato a Roma , sbocco naturale per la mia marchigianità acquisita.

Ma non c’è stata una volta che non abbia salito la scalinata della chiesa di Sant’Agostino perché la dentro sapevo che mi aspettava , nella prima cappella a sinistra , la mia Madonna dei pellegrini di Caravaggio.

Un appuntamento fisso , quella dolce donna dal viso di popolana con lo sguardo piegato verso i due contadini in preghiera , con i piedi sporchi di terra in primo piano mi commuovevano sempre.

Solo adesso ho realizzato che era la meravigliosa chiesa degli agostiniani , ora che il nuovo Papa appartiene a quell’ordine.

Ricordo anche di avere visto più di una volta dei seminaristi seduti sulle finestre al sole , verso Corso Rinascimento , figure nere di religiosi , l’unica cosa che pensavo di loro era che dovevano essere colti e forse problematici , anche perché sono sempre stata molto interessata alla vita di quell’agostiniano ribelle che si chiamava Martin Lutero.

Ovviamente una capatina la facevo anche a San Luigi dei francesi , ma non era con la stessa devota ammirazione che dedicavo alla madonna che sembrava aspettarmi nell’ombra della cappella.

Lirica Ucraina

Solo immagini , nessun commento .

Francesca  Mannocchi racconta con uno sguardo fedele e insieme crudele la guerra in Ucraina  , l’hanno premiata ai David di Donatello per questo documentario così semplice e privo di ogni  effetto retorico.

C’è qualcosa di impudico nel fotografare una stanza che fu piena di vita : la pentola sul fornello , le piccole cose nella credenza sventrata  , i libri bruciacchiati di scuola di bambini che forse non ci sono più, le foto ingiallite di lontane cerimonie .

Povertà e decoro nel freddo villaggio innevato di neve sporca mista a fango.

Non racconta niente di nuovo questa testimonianza che nel susseguirsi di immagini sempre uguali e sempre terribili , ogni tanto un cartello : “bambini” segnala che forse bisognerebbe risparmiare quella casa , quella macchina , quel giardino.

Un altro cartello : cadaveri e le immagini di infinità pietà ci mostrano appena qualcosa che forse fu un uomo , forse il piede che sporge dalla coperta fu di una donna , non commenta la macchina da presa , ci lascia attoniti e con cuore stretto.

Questa è la guerra , solo questo orrore quotidiano che violenta le povere vite dei villaggi abitati da un popolo antico che avrebbe vissuto banalmente in maniera tranquilla se ad un tratto un demone invasore non avesse voluto violentare le povere vite dei villaggi seminati nella vastissima pianura ucraina.

Non c’è molto da raccontare  : ogni tanto la voce di qualcuno che rivendica il diritto di vivere sulla propria terra , qualcuno in una specie di buio scantinato che cerca di vivere scaldandosi ad una candela , qualcuno che rischia la vita uscendo nella neve sporca di fango per prendere la neve da sciogliere per cucinare.

Neanche il funerale di un soldato è raccontato con emozione :i volti dei parenti che piangono , la pietà delle povere bare di legno dipinto ci vengono mostrate nella estrema dignità di un dolore quasi tenero nella mancanza di odio per un invasore che fu fratello.

Nessuna retorica , questo di Francesca Mannocchi è grande cinema proprio perché è un occhio fermo e coraggioso , sta a noi che guardiamo capire attraverso la forza pura delle immagini quanto sia superfluo ogni commento . 

Solo la macchina da presa che si muove violentemente quando le bombe arrivano troppo vicine ci testimonia che è tutto vero , la musica straziante del sibilare dei razzi è quasi l’unico contributo  sonoro , una musica orribile che resta nelle orecchie.

Da vedere per riflettere da che parte stare.