Instagram versus Facebook

UnknownUnknown

 

 

Un mio nipote , poco più che ventenne mi spiega , dati alla mano ,che i giovani si sono allontanati da Facebook e sono emigrati tutti su Instagram:

me lo dice con la soddisfazione di avere fatto una conquista , come se fosse un avanzamento.

Poi aggiunge , da sociologo : mi fa ridere quando si dice che i giovani si siano persi sui social , sui social ci siete voi vecchi , noi ormai siamo oltre …

Io che Instagram ce l’ho pure e che ci vado per vedere i video dei miei amici cantanti , le stupidaggini dei nipoti e poco più , confesso di non avere ancora capito bene come funzioni questa cosa fatta di sovrascritte idiote , di immagini tutto sommato abbastaza pop ma che non hanno nessun intento , per me, informativo.

Si apre il dibattito : io sostengo di non essere affatto offesa da questa ripartizione , ho capito da tempo che anche Fb, oltre a essere un terribile sfogatoio di deliranti posizioni pseudo-politiche da bar , di analisi inutili su questioni a dir poco marginali per la conoscenza umana , sono anche lo strumento per  condividere con persone colte , preparate e qualche volta anche un tantino snob , esperienze culturali alle quali pur essendo una che ha occhi aperti e valigia pronta , non potrei comunque partecipare .

Cerco di spiegarlo al nipote gentile , che mi ascolta senza condividere un’acca di quello che dico , a lui non interessano opere , concerti , mostre e forse neppure lo stesso concetto di condivisione aperta , aldilà delle frontiere, tipo il sapere che in Provenza sono fiorite alcune piante o che in Germania dalla neve sbocciano i crochi.

 

Chiudiamo la conversazione , lui convinto di avere fatto un passo avanti nella convivenza sociale , io invece tenacemente attaccata al mio piccolo mondo di amicizie  ( non amo i grandi numeri ) e se ai ragazzi serve avere degli “influencer” e tanti “like” a me invece basta la condivisione di una recensione colta di un concerto raffinato in un teatro lontano , un tramonto condiviso con amiche francesi , il bel commento su un film che magari non avrà neppure un distributore nel mio paese.

 

Se questo è sentirsi vecchi , ringrazio comunque uno strumento  infernale , detto social , che mi consente di partecipare del mondo in maniera allargata.

 

L’unica cosa che non sopporto è il verificare continuo se sono davvero IO , se mi arrivano solo pubblicità adatte al mio target , una volta persino sulla possibilità di farmi interventi al ginocchio in paesi lontani e  molto low-cost.

Per dentista e ortopedico ancora mi rivolgo alle mie conoscenze personali , non sono totalmente rincoglionita.

 

 

 

 

 

Per Maria Agresta

b4e0d5c8-c854-42e9-b954-10c87f0b46fa

 

Il mio primo incontro con Maria Agresta risale a Salisburgo : era il 2015 e Maria era al debutto nel ruolo di Nedda nei Pagliacci .

MI colpì la grazia e la sicurezza di questa giovanissima cantante italiana e quando , alla fine dello spettacolo andai a salutarla per portarle il saluto di una comune amica mi trovai davanti ad una ragazzina con le trecce ,il volto bellissimo nascosto da un gran mazzo di fiori.

Così , quella sera ho cominciato ad amarla come una figlia.

L’ho ritrovata poi al Mozarteum in un recital di arie francesi e anche in quella occasione , nel backstage mi accorsi della sua grazia quando un direttore d’orchestra importante : Gianandrea Noseda la volle abbracciare con affetto .

Maria è una donna squisitamente dolce ed ha la grazia per farsi amare.

Ho seguito la sua dolce Liù, un ruolo perfetto per lei e poi l’ho ritrovata perfetta Desdemona con Gregory Kunde.

Poi , piano piano mi sono avvicinata a questa donna forte , determinata , passionale e rigorosa ma sempre dolcissima nei confronti del mondo , di un mondo , quello della lirica , dove è molto più facile trovare rivalità e forse anche cattiverie.

Maria passa lievemente tra le vicende terrene con grazia e serietà.Lei stessa si definisce passionale , ma la sua passionalità è tutta contenuta nel garbo che la distingue.

Ho avuto il piacere di viverle un po’ più accanto durante le repliche dell’Otello verdiano al ROH , mi è sembrato di capire che anche i partners la amino tutti allo stesso modo , addirittura con affetto e tenerezza.

Maria poi è andata lontana a riproporre la sua meravigliosa Mimì , già dalle foto si capisce la grazie e l’aderenza al personaggio.

Poi in autunno è stata ancora Maria nel Boccanegra a Parigi , mio rimpianto per non avere avuto la forza di andarla a sentire  , poi basta ascoltarla con totale understatement raccontare alla Barcaccia , senza nessuna enfasi, questa sua ennesima prova internazionale.

Adesso ho assistito al suo trionfo nel difficile ruolo di Anna Bolena . Credo che Maria abbia fatto con questo ruolo un ulteriore passo avanti nella sua strepitosa carriera.

Arrivata alla felice età della maturita artistica e vocale grandi cose dobbiamo aspettarci da questa straordinaria cantante , per lei credo che ormai non esistano limiti per  una carriera strepitosa a livello mondiale.

Questa mia piccola testimonianza è praticamente una lettera d’amore.

 

 

IMG_0710

Una grande Bolena

 

PHOTO-2019-02-21-19-07-21

Grande evento all’Opera di Roma , è andata in scena un capolavoro assoluto di Donizetti : l’Anna Bolena.

Quello che rende particolarmente preziosa questa messinscena è l’averla proposta integrale ,cioè senza i tagli cui ricorrono i teatri e le motivazioni sono tante .

Certamente la più importante è quella di avere a disposizione una protagonista straordinaria , di grande vocalità e con una voce di luminosissimo spessore oltre ad un cast omogeneo di alta qualità.

L’Opera di Roma ha avuto tutto questo e il risultato è particolarmente brillante:

Maria Agresta è in un momento di grazia vocale assoluta , le quasi quattro ore di canto le regge divinamente , non sono da meno gli altri interpreti a cominciare da Carmela Remigio (Seymur ), Alex Esposito (Enrico) e la deliziosa Martina Belli ( Smeton).

Validissimi  Renè Barbera (Percy e Nicola Pamio ( sir Hervey).

Il capolavoro donizettiano è la prima opera veramente importante del grande bergamasco , coadiuvato da un ottimo librettista quale Felice Romani e con una vicenda storica di grande impatto storicamente emotivo e in cui  l’autore ha avuto anche la collaborazione di Giuditta Pasta che ne fu la protagonista al debutto nel ruolo.

Certo che ci vuole un grande soprano per affrontare le impervie vertiginose arie , ci vuole tecnica , ci vuole temperamente e tutto questo la grande Maria ce l’ha e ce l’ha felicemente dimostrato.

Non sono , ahimè devo confessare ,una grande esperta di belcanto ma per quanto ne capisco mi pare di potere affermare che anche il podio affidato a Riccardo Frizza sia stato all’altezza come i cori romani affidati al maestro Riccardo Gabbiani .

Dove invece posso esprimermi meglio è il discorso sull’allestimento e la regia Mi diceva sconsolatamente un caro amico che capisce e che in qualità di responsabile del festival Donizetti di Bergamo era presente ,che dalle parti nostre è molto difficile uscire , per così dire dal seminato: sono per mia frequentazione abituata a regie più innovative , ma forse a Roma va bene così.

Un impianto molto semplice scenicamente , le masse che si muovono sempre simmetriche , come da libretto , poi tutti al proscenio a chiudere le arie come belle statuine .

La seconda parte ( l’opera è stata saggiamente divisa in due sole parti) si svolge tutta con una specie di “ascensore per il patibolo “ al centro .

Entrate e uscite come si facevano un tempo , bei costumi d’epoca , personalmente spero sempre qualcosa di più , ma i tempi di allestimento in Italia sono quelli che sono e solo di rado ( ma a Roma ogni tanto questo avviene) ho visto anche qualche importante allestimento coraggioso.

Questa Bolena è comunque preziosa sul piano vocale , questa prima nota a caldo mi viene richiesta dai miei soliti affezionati.. meno di 25 lettori , ci tornerò ancora , smaltita la stanchezza del viaggio lampo e anche su questo si fa per dire : da Ancona a Roma si viaggia su interregionali borbonici e ci vogliono sempre quattro ore!

 

IMG_0710

 

 

 

 

 

 

 

La memoria delle immagini

images

 

Prima dell’avvento degli Iphone le foto stampate le tenevo ordinatamente in piccoli album a soggetto.

Nel cercare una foto per documentare un ricordo di un viaggio in Libia  non rieco a trovare la foto degli splendidi mosaici di una villa in Tripolitania sul mare.

 

Non  mi do pace finchè non mi ricordo un particolare : fotografando precedentemente la bellissima città di Leptis Magna mi era entrata della sabbia nella macchina fotografica che purtroppo era andata per sempre fuori uso.

Eppure il ricordo di quegli affreschi era vivissimo nella mia mente .

Questo mi ha fatto ricordare un analogo meccanismo mentale capitato  durante un viaggio in Giordania di qualche anno prima.

Stavo per arrivare a Petra , una delle mete di sogno della mia vita e purtroppo nell’ultimo piccolo negozio utile per comprare un rotolino foto adatto alla mia macchina li  avevano finiti e non è stato possibile trovarne uno .

Eravamo negli anni novanta , mi dovetti adattare a guardare e cercare di ricordare senza fare fotografie.

Ebbene , le immagini di Petra sono ancora vivissime nella mia mente , la memoria ha svolto egregiamente il suo ruolo ,  la documentazione visiva non era poi così necessaria.

Oggi ho nel mio I phone  più di ottomila foto , poi le riverso in una memoria esterna per non perderle ma in realtà ne potrei cancellare perlomeno una metà inutili a ricordare viaggi , momenti familiari importanti , eventi teatrali.

Il vizio , ormai universale di fotografare tutto e tutti , contiene un pericoloso difetto .

In realtà non ci ricordiamo niente senza supporto documentato , guardiamo nel telefono e ci scordiamo il brivido dello sguardo puro.

 

Si guarda attraverso l’obbiettivo , ma si vede veramente quello che ci colpisce al cuore ?

Cosa vedranno i giapponesi in vaporetto a Venezia quando saranno tornati a casa?

 

Io che sono stata sempre un’appassionata di fotografia e mi gratifica mollto se mi riesce catturare una bella immagine , una luce particolare in un panorama ho però capito che bisogna ritornare a guardare “ a occhio nudo” e poi , molto poi, tradurre la nostra emozione in un ricordo duraturo .

In effetti è lo sguardo umano quello che conta , quello che poi ci portiamo  nel cuore come un brivido caldo che nessuna fotografia riuscirà mai a compensare.

 

L’orchestra Rossa

IMG_4401

 

ho avuto l’onore di ricevere dall’autore un suo nuovo libro , l’ho messo sulla pila di libri da leggere , in attesa del suo turno poi l’ho aperto per sfogliarlo e non l’ho lasciato più.

L’autore è Nicola Montenz  di lui avevo già letto  e ammirato due libri e il giovane scrittore mi aveva onorato della sua amicizia.

Il libro si intitola L’eterna primavera e ha per sottotitolo Libertas Schulze-Boysen e l’”Orchestra rossa”.

Non sapevo niente di questa oscura , orribile pagina del nazismo , di questi giovani intellettuali belli ed ariani che non solo furono selvaggiamente uccisi ma anche infangati nella memoria in quanto fatti passare per spie comuniste.

Il  libro è apparentemente una fredda ricerca blibliografica , un documento severo di una vicenda emblematica e rimossa del periodo nazista .

In realtà è un’agghiacciante testimonianza dell’atmosfera di quel tragico periodo storico della Germania.

Corredato di foto bellissime in quanto autentiche immagini di un tempo assurdamente lontano porta il lettore nell’angosciosa realtà in cui questi giovani belli , ricchi , colti e poliglotti cercarono , ahimè senza riuscirci di contrastare la follia hitleriana addirittura dall’interno del sistema.

L’atmosfera ricorda in parte “la rosa bianca” ed anche l’attentato a Hitler del 20 luglio ma è qualcosa di più perché oltre al fatto di avere ucciso orribilmente tutti i “presunti” traditori ne fu anche pervicacemente infangata la memoria.

Spicca la figura della bellissima Libertas , di nobilissime origini , contoversa protagonista di una storia che è già la sceneggiatura di un film , semmai ne vorranno fare uno su di lei.

 

Leggere queste pagine ci riporta all’orrore di chi senza speranza lottò per riportare alla ragione un popolo che cieco e obbediente si avviò ad uno dei più atroci delitti di massa che mai erano avvenuti in questa nostra Europa.

Furono tutti uccisi , quasi sempre dopo brevi processi farsa : strangolati , decapitati con preciso ordine del Führer : uomini e donne , tutti giovanissimi.

 

Il giovane autore di questo importante libro mi ha scritto sperando che questo libro , proprio in questi nostri tempi pericolosamente tendenti a rigurgiti destrorsi , abbia buona diffusione e lettura.

Nel mio piccolo blog riprendo il suo appello : leggere queste storie oggi può essere anche un richiamo ed essere  un monito : vigiliamo tutti perché il passo può anche essere breve , la storia purtroppo vive di pericolosi ritorni.

Sta a tutti noi impedirlo.

 

 

 

 

I costumi di Kaufmann

18301109_10208480135712378_1705986290273045921_n

 

E’ giusto che i grandi teatri ( e non solo quelli ) ricavino utili dalla messa in scena di opere il cui costo iniziale dell’ allestimento e dei costumi deve essere ammortizzato con riprese succesive che in alcuni casi di successo superano addirittura  i venti anni.

Si tratta di una sana politica gestionale e sono la prima ad essere convinta che sia una pratica virtuosa .

Ma ci sono certi allestimenti belli , talvolta bellissimi che nella riproposizione contengono una trappola , un momento di straniamento e non per colpa dei cantanti che si trovano ad indossare costumi già fortemente legati a chi li ha indossati prima di loro.

Faccio due esempi per farmi capire meglio : la ripresa dell’Adriana Lecouvrier al Met e più recentemente la ormai vetusta Tosca a Vienna.

L’Adriana del Met ,che peraltro ha avuto un enorme successo e i cui costumi erano veramente bellissimi provocava in molti melomani il ricordo di quel Maurizio di Sassonia immortalato in un vendutissimo DVD con Kaufamm.

Non era asolutamente colpa del bravissimo Beczawa  musicalmente all’altezza del ruolo , ma se di critiche si parlava era per ricordare chi quei panni , circa dieci anni prima li aveva vestiti prima di lui .

Peggio è toccato sempre allo stesso bravissimo tenore quando si è rimesso i panni del Cavaradossi famoso per il “ah non abbiam soprano ! “ di due anni fa.

Nel  caso poi neppure Kaufmann vestiva quei panni per primo , la messa in scena ormai cadente a pezzi era stata interpretata da altri importanti tenori , ma tant’è , orami quel Cavaradossi era lui per tantissimi spettatori.

 

Si tratta evidentemente di carisma di chi questi panni li mette per primo o ne fa un must della sua carriera e allora vorrei fare una proposta ai teatri : usate pure gli allestimeni , rivestite i / le cantanti con gli stessi abiti ma in certi casi la ripresa trarrebbe sicuramente vantaggio da qualche cambio d’abito.

Ci sono personalità talmente forti da fare propri i personaggi e qualunque sostituzione , e qui non faccio nessuna questione di qualità dell’interpretazione , che lasciano una sorta di profumo personale in quei panni di scena da impregnarne addirittura l’immaginario collettivo.

Fare qualche costume nuovo costa meno che leggere sui social…rimpianti e sospiri di nostalgia.

In fondo non ci sarebbe niente di nuovo : mi risulta che Del Monaco si portasse appresso il suo costume di Otello anche se non ci vedo proprio Kaufmann che gira con i suoi costumi : lui di ruoli ne ha talmente tanti che gli ci vorrebbe un Tir per contenerli tutti.

 

IMG_1416.

L’utopia di Josè Antonio Abreu

 

Unknown

 

Come tutti in Europa seguo con apprensione le vicende venezuelane e come tutti spero in un cambio nella politica di quel paese .

Come tutti ( meno il governo italiano , sorta di Giano bifronte ,che non riesce a prendere posizione unitaria praticamete su niente ) penso che sia necessario un rinnovamento , un nuovo indirizzo per quella che fu una esperienza politica importante a che poi è degenerata in una sorta di dittatura purtroppo come succede , la storia ce lo insegna , ogni volta che il potere finisce ad  essere strumento fine a se stesso e a distruggere la parte positva che lo ha generato.

 

Ma io ho in testa un nome e uno straordinario percorso culturale che è stato pensato e realizzato in quel paese da un piccolo uomo visionario.

il nome è quello di Josè Antonio Abreu e il percorso straordinario si è chiamato El Sistema.

Nel 1975 questo economista ascetico , fine musicista con un nonno italiano , ebbe una idea meravigliosa :

per fare uscire dalla povertà assoluta fisica e morale in cui versavano pensò di portare i bambini delle periferie più povere e dei villaggi più lontani verso un percorso incredibilmente affascinante  : quello della musica.

Il Sistema Abreu fu possibile forse , solo in un paese in cui il presidente si chiamava Chavez e dette a questo visionario la base per intraprendere  un cammino meraviglioso.

In ogni villiaggio sperduto i bambini venivano accolti e si insegnava loro la musica , non la musica facile delle canzonette , ma la grande musica vera .

Centinaia di insegnanti accolsero  migliaia di bambini che si costruirono strumenti con materiali di fortuna , si insegnò cominciando dai più piccoli a tenere in mano uno strumento , si crearono centinaia di orchestre .

Esiste uno straordinario film in cui Claudio Abbado ascolta commosso le esibizioni di questi ragazzi , insieme a lui musicisti affermati in Europa andarano in Venezuela a portare un po’ della loro arte trasmettendola ai giovani venezuelani.

Da questo incredibile vivaio naque la Simon Bolivar Orchestra sinfonica del Venezuela , molti grandi Festivel europei accolsero questa orchestra miracolosa , composta perlopiù da giovanissimi .

Li ricordo a Salisburgo , con le loro facce scure , i capelli nerissimi questi ragazzi che indossavano orgogliosamente una fascia con i colori della loro bandiera nazionale.

Nel loro interno sono nati Gustavo Dudamel e Diego Matheus , due direttori ormai alla ribalta della grande scena concertistica internazionale.

 

Non so se Maduro avesse lo stesso senso visionario di Chavez , non so se prima di morire Josè Antonio Abreu abbia pensato di rinnegare la scelta politica che lo aveva portare a creare una esperienza unica , e forse irripetibile, di educazione musicale di così grande portata come quello che lui aveva inventato.

Non credo che si sia pentito di niente , il risultato della sua idea pazzesca è ormai sotto gli occhi di tutti quelli che amano la cultura e soprattutto pensano che la musica sia ancora un grande strumento di crescita e di civiltà.

Per tutto questo vorrei che se ci sarà un cambio politico in Venezuela non ci sia la logica del profitto che sicuramente annullerebbe  decenni di educazione musicale diffusa.

Se per un po’ di tempo la grande Utopia ha abitato in Venezuela spero che qualsiasi cambamento ci sarà non ne cancelli la grande portata rivoluzionaria.

 

 

 

Per Lorenzo

 

Unknown-1

 

 

La storia di un giovane medico della mia città colpito da un male ancora incurabile e per il quale si può tentare una nuova terapia sperimentale per la quale occorrono mezzi che la sua famiglia non può permettersi ,attraverso un appello su Facebook che ha coinvolto parenti , amici , ex compagni di scuola si è allargato alla città intera , poi anche oltre fino ad arrivare anche a livello nazionale.

In meno di tre giorni la cifra che si erano prefissati di raccogliere è stata raggiunta ma quello che mi ha colpita in modo particolare è stata la tipologia delle offerte che hanno permesso di arrivare così rapidamente ad una cifra abbastanza elevata.

Nel momento in cui sono andata sul sito per fare  anch’io il mio piccolo dovere ho visto che la massima parte delle offerte era intorno a quello che potrei definire l’equivalente di una merendina.

Conosco i genitori di quel ragazzo da quando erano ragazzi , praticamente li ho visti fidanzarsi sotto i miei occhi , poi giovani sposi e infine orgogliosi genitori del loro figlio studente , poi giovane medico e se non bastasse anche dotato di un bel talento artistico .

La mamma orgogliosa postava le foto delle performance artistiche del figlio , il papà sorrideva sornione di tanto affetto, anche lui orgoglioso del loro bel ragazzo talentuoso.

Vedere adesso la foto di Lorenzo sui social , solo i suoi bellissimi occhi sono rimasti gli stesso , hanno la stessa luce e la stessa voglia di vivere  che aveva solo un anno fa mi stringe il cuore ma contemporaneamente penso che la sua sia stata e continui ad essere una chiara dimostrazione che non tutto è perduto , nel cuore delle persone normali.

Dal mio piccolo blog mando il mio messaggio : so che la battaglia non sarà né facile né sicura , ma so che attraverso questo appello una città sonnacchiosa di provincia ha risposto con la sua “meglio gioventù” al momento tanto negativo  che sembra essere il solo a disposizione dei nostri giovani e non solo.

La battaglia di Lorenzo deve continuare , tutta Ancona è con te.

 

 

Italieniches Liederbuch

Schermata 2019-02-01 alle 11.16.07

 

La musica di Ugo Wolf entra lentamente nel cuore , devo all’ascolto del CD appena uscito della raccolta Italienisches Liederbuck registrata a Essen dal prezioso terzetto Kaufmann Damrau Deutsch durante la tounée dello scorso anno la conferma definitiva di questa scoperta.

. Io avevo ascoltato questo bellissimo concerto per la prima volta a Vienna e ne avevo già scritto sul mio blog.

Riascoltato a Salisburgo questa estate in una serata molto meno suggestiva , forse la sala troppo grande , il pubblico meno preparato , non mi era sembrato comunicare lo stesso incanto.

 

Approfittando del viaggio a Monaco ho comperato nel piccolo stand del teatro il disco “fresco di stampa” e quando ho chiesto a Kaufmann di firmarmelo lui ha esclamato : è tutto  nero! cercando uno spazio per il suo solito anagramma.

Lo ha trovato nella pagina del testo dove, forse non a caso ha trovato il suo bellissimo Lied : Sterb ich, so hüilt in Blumen, mi ha fatto quasi tenerezza.

L’ascolto puro , senza la distrazione che comunque si ha guardando i due cantanti  che forse , attraverso la mimica aggiungono spessore al senso teatrale del testo , distraggono da quello che il puro contenuto musicale.

Sto ascoltando e riascoltando questa musica elegante , ogni volta mi pare di apprezzare di più l’intima raffinata musicalità di questo autore fino a poco tempo fa a me praticamente sconosciuto.

Il mio orecchio ama di più le vocalità più basse e come al solito i pezzi cantati dal tenore mi sembrano più belli, ormai è una mia deformazione, lo confesso.

Resta il fatto che attraverso quel ciclo di concerti mi è stato regalato il piacere di un nuovo ascolto musicale.

 

Così, per caso quando un’amica ha postato un bellissimo Lied cantato da Barbara Hannigan l’ho ascoltato come se fosse già qualcosa di mio ed era uno splendido Lied di Hugo Wolf : Mignon II.