Il ricordo di un Maestro

Il Millennio iniziava con una bellissima novità : si riapriva  finalmente il Teatro delle Muse in una città che  era rimasta orfana del suo teatro per un tempo assurdamente lungo .

Ricordo che eravamo riusciti a battere in negativo anche la riapertura del Carlo Felice di Genova però questo arrivare davvero ultimi ci aveva permesso di avere un bene prezioso che ce lo rendeva anche più caro : il sipario tagliafuoco di Valeriano Trubbiani , un’opera scultorea di una preziosità che superava addirittura l’evento primario della riapertura del teatro.

Il FAI ne volle fare un evento eccezionale e in quanto delegata- tuttofare fui incaricata di organizzare la manifestazione e di collaborare con l’artista ombroso che ne era l’autore tanto eccezionale quanto schivo nella conversazione .

Forse diventammo amici , certo che quando ebbi accesso al suo incredibile museo casalingo fui folgorata da quel mondo di creature fantastiche , da quelle sue sculture visionarie di cui conoscevo già le più famose , ma starci in mezzo era come entrare in un mondo parallelo.

Amai da subito quel suo “ mare in scatola” e Tubbiani sorridendo mi disse :

mandami i tuoi figli a comprarlo.

Fu un mezzo regalo e anche la metà regalata dai figli fu preziosa perché arrivarono a casa con aria furba dicendomi : ti abbiamo portato i piombi della barca ….e ancora mi ricordo la grande emozione provata.

Per molti anni seguitai ad andare a trovare Valeriano nella sua bottega anconitana sulla strada che porta al Duomo .

Mi ero innamorata di alcune sue  immagini di Ancona , trattate in un modo composito , tra l’incisione e il colore : non ebbi mai l’ardire di comprarne una e poi un giorno non trovai più aperta la sua bottega 

 Per tanti lunghi anni sono passata lì davanti sperando un giorno di ritrovare la porta  aperta con l’artista lì dentro , giusto per fare due chiacchiere, anche se sapevo che ormai Il grande artista non sarebbe più tornato tra le sue opere in quel triangolo di casa che rimase chiuso per sempre.

Adesso che Trubbiani non c’è più mi rimane la nostalgia delle nostre chiacchierate preziose e il rimpianto di non avere avuto il coraggio di chiedergli una delle sue meravigliose immagini delle fantastica Ancona che fortunatamente posso ammirare in un prezioso libro che mi aveva regalato in uno degli ultimi preziosissimi nostri intimi incontri.

Parliamo di donne

E’ strano , avevo un blog nato per parlare di spettacoli musicali , per raccontare esperienze di viaggi e solo saltuariamente di argomenti diversi , diciamo così : notazioni di costume.

Oggi ,ultimo giorno di agosto 2020 guardo indietro i numeri di accesso al mio blog e mi accorgo di quante meno persone lo leggano , di quante meno storie sia oggi in grado di raccontare .

E’ finito tutto un mio mondo di riferimento , ultimamente mi sono trovata a commentare spettacoli visti sul piccolo schermo del computer , raccatto briciole di vita musicale , al contrario i numeri della pandemia crescono di nuovo nei paesi di quell’Europa che fu terra felix dei miei vagabondaggi.

Quello che è peggio è che mi sto abituando a questa sedentarietà, a questa prospettiva in cui il mare è lontano  in fondo al mio giardino e le navi che partivano numerose per la Grecia e la Croazia sono diventate rare , come sono rari gli aerei che volano sulla mia testa.

Per un caso della vita però mi è stato chiesto di partecipare tra qualche giorno ad un dibattito pubblico sul tema della parità dei diritti civili .

Sono una vecchia militante femminista storica e ho accettato , anche se i miei capelli bianchi forse non attireranno l’attenzione degli ascoltatori. 

Però un’idea già ce l’ho e mi riferisco ad una sorta di indagine provocatoria fatta da un partito sovranista in cui si richiede di indicare il “peggior ministro “ che mai abbiamo avuto e guarda caso le foto dei cosiddetti candidati sono tutte di donne : evidentemente anche in forma incoscia è al solito la metà femminile che è più facile colpire , siamo ancora quella metà del cielo su cui è facile fare ironia , su cui sferrare ogno tipo di attacco anche solo metaforico.

Mi fermo qui , l’argomento merita molta più considerazione di quanta ne meriti un banale spot provocatorio  e considerato che grandissima parte dei miei lettori è donna è molto probabile che sull’argomento ci ritorni ancora e non solo per riempire il mio blog a secco di argomenti musicali. 

Si accettano contributi.

Consigli banali

Ci sono certo strani momenti in cui sembra che la fantasia superi la realtà: in questi giorni i saggi esperti  chiamati a risolvere i mille problemi che la riapertura della scuola in tempo di Covid potrà generare si cimentano in strane teorie che assomigliano più a quelle enunciate dai medici invitati dalla Fata al capezzale di Pinocchio che non a veri scienziati.

Sicuramente non esiste genitore che alla vista di un ragazzino con tosse , accaldato e sudato non pensi che possa avere a febbre e tutto farà , soprattutto in questo momento particolare e non lo manderà a scuola .

Diverso è il discorso di un genitore affannato che sta per andare a lavorare e magari getta un occhio distratto al figlio/a nella speranza che non gli crei problemi e disinvoltamente lo mandi a scuola , magari tastandogli velocemente la fronte un attimo prima di uscire.

Ebbene , a questo punto mi pare evidente che sia la scuola che deve esercitare il controllo.

Per farlo deve essere dotata di termoscanner all’entrata , non credo che questi termometri costino così tanto che una scuola non possa permetterselo.

Io l’ho trovato dal commercialista , in libreria , per non dire ovviamente in aeroporto.

E’ una rilevazione semplice , credo la possa fare anche la bidella.

Mi pare ben strano che questo atteggiamento a scaricabarile che gli esperti stanno tentando di rigettare sulla famiglia  abbia trovato tanto spazio nelle ancora non definite linee guida del Ministero.

Se poi ancora non saranno arrivati i tanto reclamizzzati milioni di banchi singoli ( con rotelle ,ma meglio senza ) , vorrà dire che momentaneamente i ragazzi staranno soli nei banchi  fatti per due , del resto succede anche nei banchi in chiesa dove ci si siede distanziati.

Inoltre  mi si deve spiegare perché , se fino a ieri si chiudevano le scuole per mancanza di allievi ( e una ministra geniale aveva anche aumentato i numeri per classe quando poi le classi erano in realtè spesso formate con difficoltà fino alle venti unità) ora queste scuole abbandonate non le possiamo recuperare , visto che non è che tutto a un tratto ci siamo trovati davanti ad una inspiegabile nuova crescita demografica?

Distanziamo gli orari di entrata , questo sì , e poi prepariamoci comunque a convivere anche con questo virus, potrebbe essere la volta buona che si ricominci ad insegnare un po’ di educazione comportamentale ai nostri ragazzi : l’educazione civica fatta bene  potrebbe essere un bel recupero per questi scolari molto spesso lasciati allo stato brado a gestire  troppo presto le loro giovani esistenze.

Parliamo di scuola

Vorrei cominciare a parlare di scuola , non però di questa scuola che dovrebbe ripartire a metà settembre bensì di una scuola lontana nel tempo , una scuola in bianco e nero ,di quando ero bambina io. 

Ebbene in quella scuola lontana , con i banchi neri e il calamaio incorporato, ebbene quella scuola un giorno si chiuse perché c’era una guerra ed era tanto vicina per cui  pure le scuole venivano bombardate .

Restammo a casa , qualcuno più fortunato con la mamma maestra seguitò a fare i compiti .

Fu il caso mio per cui frequentai la prima elementare e poi mi ritrovai cataputata in quinta , perché praticamente le classi intermedie , diciamo per cause belliche , non le avevo proprio frequentate .

Non ne restai traumatizzata più di tanto , frequentai lo stesso gli altri bambini e non mi mancarono più di tanto i ritmi scolastici tradizionali.

Quando tornai a scuola ci andai col panierino della merenda portato da casa , la ginnastica non si faceva e quindi problemi di assembramenti non si verificavano.

E veniamo a oggi : i giornali ci riempiono di diagrammi e figurine per come si dovranno comportare i bambini al rientro a scuola . 

Percorsi condizionati da freccie , regole e indicazioni spesso contraddittori.

I genitori odierni drammaticamente all’oscuro  di tutto quello che nella vita può succedere sono sul piede di guerra :

dato che statisticamente d’inverno i bambini si ammalano : raffreddori , tossi , bronchiti e tutte le affezioni che generalmente dimezzano le classi nei mesi freddi cosa facciamo ? 

Una volta a scuola veniva anche il dottore , anche al tempo dei miei figli esisteva ancora un ambulatorio mobile e serviva , eccome , specie per quei bambini meno fortunati che magari non avevano il pediatra di famiglia che li seguiva . Meritoria figura poi scomparsa perché da qualche parte si doveva risparmiare e dato poi che generalmente i pediatri non sono convenzionati con SSN siamo arrivati a intasare tutti i Pronto Soccorso ospedalieri anche per due linee di febbre.

Ovviamente oggi , ma ci sono i genitori imbecilli antivax  , renderei rigorosamente obbligatoria ogni tipo di vaccinazione antiinluenzale e non solo ,considerei molto probabile una scuola un po’ alternata a periodi di didattica a distanza , i ragazzini sono molto più svelti dei loro genitori e nonni , vorrà dire che invece di passare ore e ore sui tablet si faranno qualche ora di utile apprendimento a distanza.

Volutamente non ho nominato il Covid 19, non ce n’è bisogno , tutti sappiamo che il virus c’è ancora e non darà pace per il prossimo futuro a tutti noi .

Mascherina , distanziamento , lavarsi le mani , noi vecchi lo facciamo , alcuni anche ossessivamente , impensabile che queste regole banali vengano applicate dai bambini .

Per i ragazzi più grandi servirà invece un po’ di educazione civica in più , a loro si dovrebbe ricordare anche il dovere sociale che riguarda i più deboli , coloro che sono a rischio , ma qui entra in gioco il ruolo della famiglia , ma siamo sicuri che oggi la famiglia sia in grado di insegnare qualcosa ai propri figli?

Cronache di mezz’agosto

Chi aveva detto che saremo diventati più buoni dopo l’esperienza della quarantena?

Era una inutile speranza , anzi mi accorgo che le reazioni della gente sono generalmente molto più esasperate.

Nel cuore della notte mi ha svegliato un violento litigio tra quelli che ho ritenuto fossero ragazzi riuniti , in barba alle regole sugli assembramenti , per festeggiare qualche cosa .

Urla , oggetti che volavano , strilla di donne che cercavano ,peggiorando le cose, di richiamare all’ordine .

Sono rimasta mez’ora sul terrazzo a guardare le stelle d’agosto , quelle sì ancora tranquille nel cielo pieno di luci di questa estate calda , a rimpiangere le notti silenziose della primavera che abbiamo passato prigionieri ,ma arricchiti dal silenzio e dal tempo vuoto che ci è stato dato di godere.

Adesso solo gli scappamenti degli scooter infrangono la notte e le ruote delle macchine che sgommano verso la strada del monte.

Ho la nostalgia di quando avevo riscoperto il canto degli uccelli notturni , lo stormire le foglie e l’arrivo della bora quando arrivava improvvisa dal Nord e la coglievo ancora prima che arrivasse.

Al supermercato , la mattina alle otto, si è alzata la saracinesca e sono entrata :mi piace fare la spesa presto ,è l’eredità dei giorni in cui si doveva stare in coda fuori e avevo scoperto che arrivare per primi la coda era decisamente più corta .Entrando e prima di prendere il carrello ho preso dalla borsa la mascherina e mentre stavo per indossarla sono stata aggredita verbalmente e con una certa rabbia nella voce da un uomo che avevo dietro di me : non entri senza mascherina ! mi ha fiatato sul collo e io che che ero in procinto di mettermela l’ho guardato stupita : era livido e decisamente il suo  era uno sguardo cattivo .

Avevo sicuramente commesso la piccola infrazione di non averla messa “ prima “ di entrare , ma ho sorriso facendo notare al solertissimo guardiano della salute che stavo letteralmente facendo il mio dovere , ma evidementemente non gli è bastato il mio sorriso di scuse e mi ha seguito con lo sguardo torvo durante tutto il percorso in cui ho fatto la spesa .

E’ tornata la paura , specialmente negli anziani e questo però non impedirà ai medesimi di essere ad un tempo feroci guardiani della salute altrui e contemporaneamente lamentosi nostalgici  per le libertà perdute e per l’economia che non riprende .

Vedo con preoccupazione la ripresa della scuola nel mese di settembre , quando inoltre sarà più evidente la zampata della crisi con le saracinesche di negozi che non riapriranno , di ristoranti e pizzerie inesorabilmente chiusi per sempre.

Intanto il virus ha ripreso la sua corsa tra i vacanzieri di ritorno , purtoppo non abbiamo finito di penare.

La bella mugnaia

Sono tornata a rileggermi il blog del 21 luglio 2015 :lo avrei voluto intitolare : il bacio della vespa groupie…e mi riferivo al fatto che Kaufmann era entrato in scena con un po’ di ritardo perché , avendo bevuto prima di entrare in scena non si era accorto che sul collo della bottiglia c’era una vespa che lo aveva punto sul labbro .

Gonfio e dolorante aveva comunque attaccato a cantare : Die schöne Mullerin, e il boato finale , di quelli che arrivano dopo un silenzio da brivido credo lo avesse ricompensato dello sforzo fatto. 

Conoscevo già a memoria il ciclo inciso sei anni prima e forse la voce si era già leggermente incupita , ma quell’ora  era volata in una specie di incantesimo.

L’avevo raggiunto dopo lo spettacolo ( non mi ricordo bene quale strattagemma avessi studiato ) e nel chiedergli i titoli dei quattro stupendi bis mi aveva risposto che erano tutti di Schubert ,uno da Goethe e non si ricordava i titoli…uno parlava di Louise…

Curiosamente sono gli stessi bis che ha fatto a Grafenegg domenica scorsa , ho avuto la possibilità di seguire l’intero concerto sia dal vivo , grazie alle solite piattaforme a pagamento e poi di risentirlo con calma grazie alla generosità di una preziosa collaboratrice più informatizzata di me che lo ha addirittura condiviso.

Ebbene , ormai la voce calda è diventata un velluto scuro ,ma il racconto si è fatto più realistico , sembra che Kaumann invecchiando ( si fa per dire) acquisti in introspezione e coinvolgimento ogni anno di più .

Ormai non canta , racconta accompagnato dal quel miracolo al pianoforte che corrisponde al nome di Helmut Deutch , sono totalmente complementari , difficile a questo punto raccontare di uno senza pensare anche all’altro.

Ricordo che l’incisione l’aveva fatta un po’ prima di compiere quarant’anni e aveva detto che dopo sarebbe stato troppo tardi , io che quel ciclo lo conosco a memoria perchè lo avevo tenuto in macchina per mesi sì che me lo sentivo ogni volta che accendevo il motore , posso dire che ogni volta arrivando alla Ninnananna del ruscello ho sempre come un nodo alla gola eppure , nel tempo , l’ho anche sentito dal vivo più di una volta .

Ci sono persone benedette dalla grazia che regalano a noi poveri mortali momenti di perfezione e di questo non finirò mai di ringraziare abbastanza il maestro e l’allievo : un grazie ormai lungo decenni.

Pandemica tre

La mascherina la portano i vecchi  impauriti , quelli di mezza età se la mettono sottogola , con qualche variazione fantastica sul braccio a mo’ di bracciale.

I ragazzi non se la mettono proprio e se uscendo di casa qualche madre fastidiosa urla : la mascherina ! rispondono annoiati e fanno vedere una cosa informe e stropicciata che esce dalla tasca.

Poi questi ragazzi sono andati in vacanza e allora “liberi tutti “ tanto ormai la pandemia è finita!

Ma non è finita per niente , anzi come un serpente subdolo e strisciante si riaffaccia a colpire proprio i giovani , quelli che “ma va .. “quanto siete noiosi voi vecchi.

Non è una bella premessa per la ripresa scolastica , anche se i bambini e gli adolescenti sono molto più osservanti dei loro fratelli maggiori : l’ho verificato in famiglia , la risposta anarchica e assolutamente politicamente scorretta è in quella età in cui si dovrebbe diventare adulti e invece si crede di affermare la propria indipendenza con la disobbedienza civile e infatti lo si riscontra anche nell’orientamenro politico: comunque è una osservazione generica , non riguarda i miei nipoti che potrebbero offendersi perché questo discorso non li riguarda proprio!

 Ma un bello studio sociologico potrebbe aiutare anche gli spindoctor che influenzano le scelte elettorali; la butto là, potrebbe essere utile.

Una serata bellissima in un posto particolare e incantato ; tradizionalmente i proprietari della Torre di Portonovo riuniscono gli amici per Ferragosto , una tradizione consolidata e lieta , anche con le alterne vicende della vita che fanno la conta con le assenze e i ricordi.

Siamo in tanti , all’aperto : Io ostentatamente non mi levo la maschera , forse costringo qualcuno ad imitarmi per convenienza , pazienza .

Una vecchia amica , anche se è il Sindaco di Ancona non ce l’ha quando la fotografo , ma sta in un angolo , lontana dal cosiddetto assembramento .

E’ venuta una bella foto , i colori del tramonto sulla baia sono caravaggeschi , lo sperone del Trave sullo sfondo meritava l’inquadratura .

Domani i giornali non escono, anche il blog si prende una pausa.

Pandemica due

Ferragosto con studio approfondito sui social.

Vincono i riesumatori : tutti coloro e sono tanti che raccontano a se stessi e al mondo dove erano due , cinque o anche dieci anni prima.

E’ un modo consolatorio per riempire le proprie bacheche , sono ad un tempo nostalgici e ottimisti .

In fondo sperano solo che l’incubo finisca e si possa ritornare a vivere come un tempo.

Ci sono poi i viaggiatori che hanno ripiegato sulla vacanza  paesaggistica ; mai come quest’anno abbiamo visto una tale abbondanza di tramonti marini , montani , silvestri in generale .

Pare che il frequentarore abituale dei social si sia trasformato in un  talentuoso fotografo della natura.

Ultima categoria : i vacanzieri intelligenti ; ma sono pochi anche se le mostre e i musei sono aperti , ma si racconta di complicate prenotazioni che scoraggiano , onore al merito comunque per il loro testardo coraggio.

Allargando lo sguardo si sconfina nei cosiddetti leoni da tastiera ; quelli che non si fermano neanche col caldo umido e afoso di questa giornate che sarebbero vuote se non ci fossero loro : quelli che si buttano su qualunque argomento politico e sociale per sputare sentenze , promettere apocalissi e condannare sempre o comunque chi magari faticosamente cerca ( io non li  invidio di sicuro ) di tenere la barra dritta anche in questo caos di vita in cui siamo precipitati tutti.

Per complicare le cose poi in realtà le cifre relative ai contagi stanno risalendo : in Italia un po’ meno che nei paesi intorno a noi , ma il problema dei rientri dalle vacanze dei giovanissimi che comunque non si sono fermati fa sì che lo spettro di un nuovo stop a tante attività faticosamente riprese si ripresenti in tutta la drammatica possibilità di una brutta ricaduta autunnale.

Creano problemi anche le badanti tornanti dall’Est europeo e fanno salire le cifre dei contagi i migranti rinchiusi nei centri di accoglienza .

Oggi mi fermo qui , sulla mascherina “ alla sans façon “ ci torno domani , tanto non abbiamo molto altro da commentare .

Pandemica uno

Settimana di Ferragosto , effetto secondario della pandemia . 

Gli italiani non sono andati  in giro per il mondo , gli stranieri non sono venuti al mare dalle nostre parti e in quella che , pur essendo una perla naturale è la poco conosciuta riviera del Conero,  quest’anno è vicina al collasso per la presenza massiccia di turisti.

Sono italiani , sento soprattutto accenti del Nord Italia , rari , rarissimi gli stranieri , specialmente tedeschi che invece erano tradizionalmente presenti in queste Marche sconosciute ai più e che erano bellissime , nella loro bellezza appartata.

Sembra di stare in un vecchio film intitolato “l’ingorgo” . La strada provinciale del Conero è completamente intasata .

Per percorrere i dieci chilometri che separano casa mia dalla baia di Portonovo ci impiego più di mezz’ora quando normalmente ci metto dieci  minuti.

I ristoranti della baia  adesso lavorano a pieno ritmo e questo è positivo , anche se vi si è messo pure il maltempo e non è che la stagione sia stata totalmente  affollata , perlomeno fino alla fine di giugno.

Chi arriva da fuori è in costume , ma indossa la mascherina e fa un certo effetto osservare questi “ foresti” vederli timidamente avanzare sui duri sassi della baia con zaini e ombrelloni arrotolati sulla spalla in  cerca di spazi liberi , perché qui i posti sono pochi e gli indigeni , che poi saremmo noi , hanno tutti l’abbonamento da decenni e ben pocho spazio resta sulle bellissime e inospitali spiaggie alle pendici del Monte Conero per quei tantissimi che arrivano in cerca di pochi metri liberi su cui stendere i loro ascuigamani e appoggiare i loro borsoni da mare.

Sembra e in qualche modo lo è ,un segnale di ripresa ma credo che durerà poco , alla fine del Ferragosto tutto tornerà nella quiete di sempre e torneranno anche le lamentazioni per questa strana stagione balneare accorcita , dimezzata negli spazi , penalizzata dalle regole anti-Covid.

Intanto però ci arriva anche una nuova preoccupazione : al porto arrivano i traghetti che riportano a casa i ragazzi che comunque erano andati in Croazia e in Grecia , sciamano dalle navi , ahimè con pochi controlli allo sbarco e già sappiamo che alcuni di loro faranno risalire le statistiche dei positivi al virus .

L’incubo non è finito , le immagini della TV mostrano un mondo mascherato , come nella più banale filmografia catastrofico- avveniristica .

Infatti poi la notte si dorme poco e i sogni sono strani , assomigliano abbastanza alle immagini reali e non se ne sfugge.

Elektra

Dal festival di Salisburgo online : Elektra di Strauss Hofmannsthal.

La seguo volentieri perché è un’opera che amo molto e che conosco molto bene anche perché l’ho pure messa in scena in una versione ibrida mischiandola con dei versi di Sofocle insieme  ai ragazzi del  Centro Teatrale  che ormai non è più scolastico , ma quasi una compagnia amatoriale.

Ambientazione abbastanza confusa all’inizio e noto subito il tocco di Warlikowsky , regista che decisamente mi crea qualche problema ,

certe volte mi piace , ma più spesso anche no.

I costumi , decisamente e volutamente brutti sono della stessa collaboratrice del regista di cui avevo notato la cura per rendere sgraziate le donne  in scena e penso a Sonya Yoncheva infagottata nei vestiti del Don Carlos di Parigi.

Si chiama Malgorzata Szczèsniak e anche qui non scherza . La povera Clitemnestra ha un vestito talmente brutto che verrebbe voglia di levarglielo per protesta .

Elektra col vestitino buono da brava bambina di organza corredato di golfino rosso fa quasi altrettanto schifo , ma poi arriva Crisotemide e addosso a Asmik Grigorian qualunque cosa diventa perfetta .

Perché  è lei che è perfetta e infatti ruba letteralmente la scena alla povera protagonista che sgrana tanto gli occhi nei primi piani televisivi ma non mi trasmette per niente quel brivido che risuona in quel famoso Agamennon che si ripete angoscioso nel cuore degli spettatori.

Nostalgia di Evelin Herlitzius e di Patrik Chereau, tutta un’altra storia , ahimè.

Ovviamente il povero Oreste ha il golfino finto maglione da sci , variazione sul tema del golf da tennis di Don Carlos, si salvano il fantasma di Agamennone , il cappotto con bavero rialzato è un must inossidabile e le figure di contorno variamemte mascherate e  finale tocco di classe Egisto in simlblazer.

So benissimo che non si giudica uno spettacolo con il metro che ho fin qui adottato e so che dovrei parlare di Weltzer Möst , dellì’orchestra , del coro e delle scene .

Ma dato che non viaggio , dato che mi devo accontentare di quello che mi regala ARTE mi permetto queste divagazioni sul tema , tanto che nessuno leggerà il mio blog pensando ad una critica musicale.

Questa volta per la sono presa con la costumista.

Libano

Regardez les jolies poitrines ci diceva sorridendo il nostro anfitrione , un armatore libanese , mentre ci mostrava le Bluebell vestite di piume del Casino du Liban in una Beiruth così lontana nei miei ricordi da sembrare un sogno .

Poi Il grande albergo Saint Giorge che sembrava il set di un film di spie anni trenta ; lo rividi poi davvero in un film , quale “quartiergenerale” della stampa durante una delle tante pellicole girate in quel paese bellissimo e martoriato da tante guerre .

Poi ancora la gita ai Cedri e la magica Balbek, questo era il Libano che ricordavo .

Poi fu il paese di uno stupendo film Walzer con Bashir che raccontava , visto da un soldato israeliano, l’assasinio di un capo di Stato : Bashir Gemayel ,in  uno strano film di animazione che però finiva con le atroci immagini documentaristiche della strage di Sabra e Shatila.

Una di terra piena di storia , in cui si contavano abitanti di sei religioni , in cui si parlava francese e arabo , ma un arabo-libanese molto particolare , quasi a ribadire la loro lontana discendenza diversa .

Loro erano i Fenici , quelli che per primi traversavano il Mediterraneo trafficando con le merci  delle varie civiltà che li circondavano.

Ripensavo tutto questo guardando le immagini di distruzione del porto di quella che fu una affascinante città mediorentale, prima che l’OLP e gli Hezbollah ne facessero un  teatro di guerra e prima che anche Israele ne facesse preda  con quella operazione chiamata  “pace in Galilea” che di pace aveva veramente poco.

Sono sempre atroci le immagini di devastazione che sconvolgono le città , ma mi hanno fatto tenerezza i ragazzi che già il giorno dopo della strage avevano in mano le scope per spazzare via i detriti dalle strade violentate .

Il presidente Macron è coso per primo , per forza , il Libano è stato un protettorato francese storico , ma credo che da questo massacro finale forse il paese corrotto e sfinito da una classe politica indegna , possa alzare la testa liberandosi dalle troppe ingerenze che lo hanno devastato .

C’è tanta storia in quella striscia di terra da meritare un minimo di riscatto.

Vuoto programmatico

Classico contraccolpo dopo la due giorni di Napoli , con la differenza che non ho prospettive di viaggio per un paio di mesi, perlomeno.

Mi succede sempre , dopo che ho avuto delle belle emozioni mi sento un po’ svuotata anche se  in passato mi consolavo pensando ai programmi futuri.

Purtoppo con questa pandemia ancora così presente in giro per il mondo non vedo molte occasioni  sicure per prenotarmi spettacoli e soprattutto per viaggiare con la disinvoltuta di un tempo.

Invidio quei pochi e rari amici di cui leggo con sottile invidia i loro progetti . 

Personalmente , anche perchè con la diminuzione dei posti è sempre più caro e più difficile trovare biglietti ( ammesso che ne valga la pena ) mi reimmergo nelle benemerite tv, quelle serie come ARTE, che trasmettono  le opere  da Salisburgo , il resto vale poco .

La tv italiana  e anche SKY quando trasmettono opere e concerti  spesso si tratta di repliche di cose già viste , ascoltate , metabolizzate e anche rifiutate  se si tratta di archeologia televisiva.

Se poi nel lamentarmi penso allo sguardo triste dei musicisti che ho incontrato , tutti sospesi in attesa di una ripresa che non è sicuro sia a breve , tutti con interrogativo sul proprio futuro , se si escludono pochi , pochissimi big che comunque se la caveranno il resto è veramente incerto e problematico per molti  cantanti, mi vergogno quasi per le mie lamentazioni . Per loro i problemi sono davvero molto più seri.

Aggiungiamo anche , come ha detto sorridendo JK in una intervista , che il pubblico operistico ha pure mediamente ..una certa età, non mi pare che ci saranno rosee prospettive in futuro.

Dobbiamo per forza sperare nella scienza , cioè in questo fantomatico vaccino , ammesso che che sia davvero possibile averlo prima che per molti sia troppo tardi. 

ça vas sans dire ..io mi vaccinerò di sicuro!