Per la bellissima Claudia

Non l’avevo messo in programma , il mio blog era nato per parlare di musica , per raccontare una specie di amore senile per un giovane tenore e  solo ogni tanto  per parlare anche un po’ del mondo che mi circondava.

Così aveva profetizzato il caro amico bolognese che mi aveva aiutato quando ero alle prime armi nel web ma non avrei mai creduto che piano piano il mio blog sarebbe diventato un susseguirsi di necroligi , sono diventata esperta in “coccodrilli” perché è così che in gergo giornalistico si chiamano gli articoli in memoria di…

Oggi , giuro che non ne avevo voglia , mi tocca riaprire il capitolo memorie per rendere omaggio alla bellissima Claudia , la cui voce roca era forse la sua cifra personale più interessante e unica .

Me la ricordo a teatro ad Ancona , perché ad Ancona era venuta per debuttare sotto la regia di Pasquale Squitieri ,suo compagno , in una commedia di Pirandello.

Francamente non era una grande attrice di teatro e quell’esploi rimase ben poco in scena ,

Tornò al cinema e fece bene perché la sua presenza bastava e avanzava per farla essere quella grande diva che ha meritato di essere.

Ma se un ricordo personale è sempre necessario ebbene quel ricordo per me si chiama La viaccia , un film di Bolognini ambientato in una Firenze fine Ottocento , un film forse minore nella sua sterminata filmografia ma che io amai tantissimo , forse perché mi ricordava la mia Firenze ,forse perché lei in quel film era di una bellezza mozzafiato e forse perché mi era congeniale  la storia toscana dal cui romanzo il film era tratto.

La storia di amore e di sangue un po’ mi ricordava una vecchia storia di famiglia e quando a Carnevale mi mascherai ( negli anni Sessanta del secolo scorso si facevano ancora queste feste) mi vestii ..da triste prostituta di una casa chiusa fiorentina .

Forse non è un gran necrologio , ma è quello che mi sono ricordata oggi leggendo della morte di Claudia Cardinale , una donna dal destino difficile che è riuscita a morire con i figli vicini , enorme privilegio,  in quella terra di Francia che tutto sommato ha sempre sentito decisamente molto più sua.

Il ministro dell’odio

Forse si dovrebbe ricordare a quell’esaltato ministro israeliano delle finanze che rilascia deliranti dichiarazioni d’odio e incredibili ipotesi di investimenti immobiliari proficui nella devastata striscia di Gaza e che ama chiamare i territori della Cisgiordania  con i nomi biblici di Giudea e Samaria che un uomo nato e vissuto in quei luoghi duemiladuecento anni fa dal nome ebraico di Jeshua , ovvero Gesù era proprio un ebreo come lui.

Fece una brutta fine , stando alle sacre letture , morì crocifisso sulla croce , come un delinquente comune , ma da quella croce e dai suoi insegnamenti , riportati dai discepoli Matteo , Luca , Pietro e Giovanni ( di cui uno solo non era ebreo ) nacque una grande religione che fu chiamata Cristianesimo.

Mi sono sempre sentita una cristiana erede della matrice giudaico-cristiana che ha contribuito alla formazione del pensiero europeo nell’arco storico della nostra storia d’Occidente.

Mi hanno anche affascinato le tesi di un monaco agostiniano che si chiamava Lutero e quelle di tutti coloro che all’interno della chiesa cattolica ne hanno denunciato limiti e devianze.

Ho sempre considerato il popolo ebraico come qualcuno che appartenesse alla mia origine  , leggiamo la stessa Bibbia , leggiamo gli stessi Salmi.

Ma una persona orribile come Benazel Smotrich mi fa vergognare per quella nostra comune origine religiosa.

Non giustifico questa destra messianica che ha portato due ministri nel governo di Israele , l’altro è Ben Gvir , ricordiamo bene i nomi ,permettendo così a Netaniahu di governare nel modo allucinante che ha portato alla barbarie del massacro degli abitanti della Striscia di Gaza.

L’Europa finalmente è riuscita in un piccolo gesto , o almeno sta tentando di farlo : sanzionando i due ministri, una goccia nel mare di odio che questi individui spandono intorno a sé.

Non so bene in che cosa consisteranno queste sanzioni , anche se irrisorie potrebbero essere un segnale per quella parte di israeliani che li hanno votati e che grazie a loro raccolgono tutto l’antisemitismo dilagante che si è diffuso nel mondo.

Se ne è andato

I tre giorni del Condor : sai quante volte mi sono sognata quel ragazzo biondo in fuga col bavero del giaccone blu rialzato , bellissimo e spaventato ; mi sognavo di essere quella fortunata che lo aiutava nella fuga , Robert Redford ha riempito i  sogni di tante donne nel mondo e quando l’ ho visto a Venezia con il viso pieno di rughe anche se gli davano il Leone alla carriera  ho pensato con tristezza che stesse invecchiando proprio male.

Era del ’36  d’agosto , esattamente come me e se ne è andato nel sonno , beato lui!

Tanto ho identificato lui con i suoi personaggi che ieri appena ho letto la notizia mi è venuto il pensiero che andasse a riposare su una collina , con  due leoni a guardia della sua tomba , come il bellissimo amore di Karen Bixen nella Mia Africa.

Mi cadono i miti come birilli , pare inevitabile quando si vive troppo ma questo era forse anche un più di un mito , in qualche modo pareva mi appartenesse forse perché non era solo un bravissimo  attore , era soprattutto il sogno realizzato di un uomo spesso sconfitto dalla vita e non per questo , anzi forse per questo entrato nel cuore di tante donne “ un po’ romanticucce” come dice la marchesa di Coigny, parlando della figlia Maddalena.

Che fosse civilmente impegnato lo sapevamo , dobbiamo a lui il Sundance film festival e se l’è cavata anche come regista ma per me resta sempre il biondo wasp che non aveva avuto il coraggio di scegliere la scomoda donna impegnata in politica : The way we where: sottofondo con la voce di Barbra Streisand.

E poi dove esiste più uno che sussurrava ai cavalli come lui ?

Da Arvo Part a Strauss

La notizia del novantesimo compleanno di Arvo Part celebrato pochi giorni fa mi ha riportato tanto indietro nella memoria , quando andando alla SIAE per pagare la quota di diritti d’autore per lo spettacolo della scuola un diligente impiegato mi fece tanti complimenti per la raffinata e inusuale scelta delle musiche di scena.

Tanti anni sono passati da quelle mie prime esperienze  e molte altre volte mi sono servita attraverso le mie comunque modeste conoscenze musicali di  scelte particolari   come sottofondo degli spettacoli  : scelte inusuali e qualche volta spiazzanti.

In anni meno lontani  (non si pagavano più i diritti d’autore per il teatro scuola  )  Arvo Part è stato da me saccheggiato tante volte.

La sua musica così intensamente sacra si adattava bene al sottofondo di vicende lontane nel tempo.

Poi capitò anche che una frase musicale delle Sette ultime parole di Cristo sulla croce di Haydn divenisse  il leitmotiv di un Processo di Atene che altro non era che una Orestiade .

Il canone di Pachelbel fu sottofondo per la dolce scena d memorie di una nutrice .

Ovviamente fu facile ispirarsi a Richard Strauss per mettere in scena Elettra e devo dire che attraverso queste scelte non sempre di facile comprensione per i miei giovani attori ho comunque contribuito ad educare il loro orecchio a musiche tanto diverse da quelle che amano ascoltare sui loro strumenti digitali.

Tutti in teatro copiano , si hanno stimoli e suggestioni che magari in ambito diverso prendono un significato altro , ma non per questo meno efficaci.

Anche io ho copiato , rubato , riadattato e devo ammettere che spesso il fatto di avere visto tanto teatro sia musicale che di parola  mi ha arricchito di esperienze che ho riversato nelle mie regie e nelle mie rielaborazioni sceniche.

Anche se tutto ormai fa parte dei ricordi , la notizia del compleanno di Arvo Part m ha riportato alla mente le mie scelte musicali di un tempo.

Il concerto di Vienna

Quello che mi colpisce sempre vedendo questi concerti è la partecipazione ordinata del pubblico , ovviamente era un concerto gratuito ma la disciplina con cui si siedono per terra per ore i buoni viennesi ascoltando tante chiacchiere inframmezzate da brani ultra noti è il segno tangibile della loro educazione alla musica e al rispetto gli uni per gli altri.

Sfilata di big  ( e meno big) , arie note , cavalli di battaglia ma alla fine restano solo alcuni momenti e non per caso quello che si vede nei giorni seguenti nei social è Lucean le stelle cantate con la solita intensa partecipazione da Kaufmann che riesce sempre a mettere un brivido di passione anche cantando un’aria tanto nota da far pensare impossibile che possa ancora procurare un brivido nel pubblico ormai stanco della lunga kermesse.

Alla sua altezza solo Elina Garança, elegantissima nei suoi tre cambi d’abito con bellissimi strani bracciali sbalzati e con la possente voce che ogni volta mi stupisce per la sua estensione.

Benjamin Berhneim forse sarebbe più accettabile se cercasse di nascondere quel francese tremendamente nasale che lo fa buon interprete del suo repertorio con tutte le  erre arrotondatissime  e anche se  la voce sale bene , ma non riesco mai ad apprezzarlo del tutto , oltre tutto ben altre scene di seduzione della Manon di Massenet vidi in tempi lontani in un concerto dalla Waldbuhne di Berlino. Assente la Youncheva c’era insaccata in un vecchio abito la Nilyund , certe volte il tempo che passa sa essere veramente impietoso.

Per fortuna mi hanno graziato il finale evitando il brindisi della Traviata , una volta tanto una nota meno banale , divertente il coretto del Fledermaus con il meraviglioso cialtrone che si staccava del resto della compagnia vistosamente attaccato alla bottiglia e divertente la complice Garança che si è levata il telefonino con il testo dal decolleté …visto poi che lo restituiva al generoso partner degno di lei.

Un concerto omnibus , anche se da Vienna ne ho visti di meglio.

Rileggere Canetti

In un grande saggio di Elias Canetti mi avevano colpito alcune pagine relative al concetto di massa applicato alle nazioni e ho ripreso in mano il volume per ricordare quel passo.

Canetti ritiene che la massa che unisce gli inglesi è la parola mare e lo spiega perché ritiene  il fatto di essere una grande isola che attraverso la navigazione ha mantenuto e rinforzato il suo essere nazione sia da cercare nell’elemento che la circonda.

Per i tedeschi invece la parola è foresta , la foresta è fatta di alberi alti e diritti , tutti uguali come soldati e infatti la forza dei tedeschi è di essere uniti come alberi di foresta e in questo trovano la loro compattezza di nazione. 

Altri masse , altri popoli nel saggio di Canetti  ma quello che mi ha colpito è la definizione di massa per gli italiani ed è per questo motivo che sono andata a rileggere quelle pagine : praticamente non ne hanno una sola in quanto divisi tra una massa fatta di lotta per la conquista di una unità relativamente recente e la contemporanea presenza a Roma di una realtà antecedente al suo esistere : la chiesa che ha basi più solide ed è legata ad un mondo più vasto e universale.

L’idea  di racchiudere l’Italia in una serie di ricordi sfaccettati e diversi è stata alla base del fascismo ma è stata una base troppo larga in cui non si è ritrovata una unità nazionale e per fortuna l’esperimento non è riuscito ,commenta Canetti.

Ovviamente l’articolazione del pensiero del  famoso pensatore non si condensa in queste mie misere righe riassuntive , il grande saggio Massa e potere è molto di più ma mi è piaciuto condividere la mia recente lettura ,magari invitando i miei lettori a riprendere in mano il grande saggio che ha un solo difetto : è pesantissimo da mettere nella borsa del mare.

Global sumud flotilla

Una flotta di barche , molte piccole e a vela non possono che ricordarmi la gloriosa vicenda di Dunkerke : davanti al proprio esercito sconfitto e ribattuto sulla spiaggia partirono dall’Inghilterra ogni tipo di imbarcazione civile , fu un’azione di massa eroica , la dimostrazione della forza e la compattezza di un popolo.

Questa Flotilia che parte da Barcellona , Genova e poi da Catania  non può che suscitarmi un momento di commozione anche se so che si tratta una buona operazione d’immagine e non credo davvero che i volenterosi partecipanti riescano , nonostante siano pieni di  provviste, e anche ammettendo che possano riuscire a consegnarle , a rappresentare  poco più di una goccia nel mare di aiuti per la popolazione di Gaza.

E’ il gioco delle parti : si minacciano possibili ritorsioni equiparando l’operazione a un atto terroristico , si sfida il mare  ( con judicio) e si arriverà , forse davanti alle coste di Gaza.

Dicono i volontari che comunque non si può stare con le mani in mano , che non si può assistere senza far niente al lento genocidio al quale assistiamo inermi ; forse un tempo quando ero ancora giovane e illusa mi sarei forse ritrovata anch’io in barca , il Mediterraneo l’ho navigato abbastanza se non altro avendoci fatto molte regate d’altura e so anche quanto possa essere pericoloso attraversarlo.

Ma questa navigazione non riesce a commuovermi , la seguo senza paura mentre invece mi stringe il cuore il continuo ,lento martirio dei gazawi colpevoli solo di essere nati in quella piccola striscia maledetta che faceva comodo ai governi che ne avevano la gestione fin dai tempi dell’Impero ottomano per passare poi dagli inglesi agli egiziani che ne detennero la gestione dal 1948 per passarla poi a Israele con la guerra israelo-egiziana del !967.

Sicuramente fu un errore di ottimismo da parte di Israele lasciarla libera di gestirsi sotto un falso potere locale che altri non fu Hamas , addirittura votato in libere elezioni.

Mentre i “volenterosi”  navigano i destini di Gaza sono in mano soprattutto a quei governi arabi  che invece non sentono affatto il dovere di intervenire in aiuto dei poveri imbarazzanti poverissimi fratelli chiusi ormai in una trappola senza uscita.

Israele è un’idea occidentale piantata come una spina in un mondo culturalmente ostile : io ci sono stata e ancora ricordo lo strano effetto che mi fece ascoltare la musica di Beethoven in una grotta nel deserto . 

Elettra

 

La mia avventura teatrale con il teatro classico antico cominciò con Elettra di Euripide e fu un incontro fatale, in quel tempo ero aiutante del regista e disegnavo i costumi .

Volevo la mia Elettra come una specie di ragno intrecciata nel suo odio e nella memoria ossessiva del padre  ( in realtà per l’estrema pochezza dei mezzi tutto si risolse in una sciarpa neanche tanto abbondante che sembrò più una difesa contro il mal di gola che una tela di ragno)..

In Euripide la tragica figura ha anche un marito , mite contadino , che appare un attimo a segnare la condizione servile in cui è ridotta la nobile figlia di Agamennone.

In Sofocle Elettra è sola nel suo dolore ma sappiamo da subito che Oreste è tornato per compiere la vendetta agognata  e nella bellissima riduzione di Hofmannsthal il ritrovamento dei fratelli diventa catarsi e scena clou.

Piccoli slittamenti di un mito che per me ha trovato la sua perfetta conclusione nella musica di Strauss: il suo Agamennon … risuona come filo conduttore che sancisce tutta la vicenda.

Parto da lontano per cercare di analizzare freddamente lo spettacolo , che tanto successo ha avuto nell’edizione 2025 del ciclo di spettacoli siracusani.

Dirò subito che non ho trovato lo spettacolo all’altezza dell’Edipo di Carsen  che lo ha seguito ,

 Nell’ansia di costruire qualcosa di nuovo qualche volta si eccede in modernismo e l’occasione di avere una grande interprete non influenzata dalla tradizione siracusana ha prodotto un risultato ambiguo in cui  risalta splendidamente Anna Bonaiuto nel tremendo ruolo di Clitennestra , lei sicuramente vincitrice nell’agone teatrale con Sonia Bergamasco , troppo preoccupata di restare contemporaneamente fuori ogni classicismo ma anche troppo lontana dalla ieraticità che il testo richiede.

Mi è mancato il coro , non bastano le svolazzanti allieve dell’INDA a scandire il tempo classico , come non mi ha convinto il pianoforte che ovviamente la Bergamasco suona davvero ma che mi è sembrato un banale espediente teatralmente superfluo. 

Nell’insieme uno spettacolo interessante , appesantito da una scenografia francamente brutta e da alcune scivolate fuori tono come la caricatura di Egisto che sottrae tragicità al momento di orrore .

Sappiamo che i delitti non avvengono in scena , li dobbiamo sentire sulla pelle , le urla troppo forti non aggiungono brividi alla parola.

Sofocle lo sapeva bene.

Requescant 

Hai vestito regnanti e dive , hai reso più bello ed elegante il mondo , hai insegnato alle donne la semplicità del tailleur pantaloni che è diventato nel tempo il modo più sofisticato e semplice di diventare una  persona sicura di sé anche nel mondo del lavoro.

Non ne hai sbagliato mai nessuna di collezioni e sempre quando guardavo il capo più bello tra quelli che indicavano le tendenze della stagione quel capo era tuo.

Se avessi potuto mi sarei comprata solo le tue giacche e quando ci sono riuscita mi sono sentita sempre a posto , contenta e ammirata Adesso guardo con tenerezza il mio armadio , anche le giacche più consumate , quelle che perdono le perline , quelle ormai decisamente troppo giovanili per metterle ancora .

Io dico grazie a re Giorgio che senza saperlo ha fatto felici anche donne normali come me , donne che non avevano addosso gli sguardi del mondo ma che nella vita di anonime frequentatrici di teatri d’opera sapevano di essere “giuste “ con le sue inimitabili e semplici giacche addosso.

Qualche giacca l’ha già presa in eredità una nipote , certo che non ne ho mai buttata via nessuna e nel negozio dove compro da anni il mio guardaroba appena vedevo qualcosa di giusto di sicuro c’era sempre dentro l’etichetta Armani.

Non mi sono mai potuta permettere le sue magiche mise da sera , quelle impalpabili vesti di sogno , così incredibilmente belle da mozzare il fiato.

Nel tempo le spalle dei tuoi capi si allargavano o si restringevano , ma lo stile è sempre stato lo stesso , non sei passato mai di moda .

Io ti ringrazio per tutto il bello che ci hai dato e per quel poco che ho potuto permettermi .

Riposa in pace , 

una tua affezionatissima , fedele cliente .

Pensiero astratto

Comincia settembre , la coda di una estate strana che non mi sembra essere mai cominciata eppure è stata caldissima in alcuni momenti e poi spesso ventosa , violenta di piogge e di schiarite. 

Le rose sono fiorite e sfiorite rapidamente , il freddo prima , il troppo caldo poi e il vento ne ha impedite la rifioritura .

In compenso sono cresciute a dismisura siepi e cespugli selvaggi , troppi agapanto , fioriti velocemente davanti casa e pochissimi verso il mare , la peonia ha buttato tante foglie e due fiorellini piccolissimi laddove in anni passati impudicamente sbocciava in abbondanza.

Se ripenso ai due mesi passati ricordo ben poco delle mie giornate metodicamente  scandite dalla lettura mattutina di giornali che mi hanno riportato tanta follia e tante polverose immagini di morte.

Con assurda simmetria l’Ukraina e la Striscia di Gaza hanno riempito di assurde immagini di distruzione , di morte e di fame anche gli schermi tv e le notizie dei social.

Ho visto , con parsimonia ,i miei tanti nipoti , spesso velocemente di passo verso le loro mete già lontane di meritato riposo.

Ho viaggiato un poco , questo si , e per fortuna perché il ricordo più allegro è il mio pesantissimo compleanno celebrato in un attimo dentro le  mura dell’arena di Verona.

Una volta le mie agende erano piene di impegni , di eventi e di programmi , adesso scandiscono il ritmo sempre uguale delle settimane e rivelano l’attesa della telefonata di un figlio o di un altro che mi invita a pranzo , evento che diventa importante nel vuoto delle attese,

Al mare solo a giugno ci sono andata con gioia ,poi il caldo atroce mi ha consigliato l’ombra di casa , il vento e le mareggiate hanno fatto il resto.

Alcune brutte notizie , mitigate dal risultato meno drammatico del  previsto , storie di casa , pensieri cupi anche quando le cose poi vanno bene .

Qualche bomba d’acqua , allagamenti casalinghi , tanti aghi di pino da raccogliere con esasperazione.

Il precario diventa lo stato d’animo di chi conta i giorni : uno di più vissuto , uno di meno da vivere.

Oggi poi l’animo è particolarmente stretto , non è facile mai accompagnare qualcuno all’ultima dimora : diventa assurdo quanto questo avviene per una tragedia.

Ho in mente il ritratto di Dora Maar di Picasso , l’immagine prospetticamente sdoppiata assomiglia ai miei pensieri , non riesco a ricomporre un’immagine : sono disarticolata nella mente.