Boulez e Mahler

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Secondo giorno a Salisburgo . Fa un freddo quasi invernale , tira vento ed esco praticamente con tutto quello che ho addosso.  La giornata comincia col gioco dell’orientamento . Non sono mai stata al Mozarteum e la gentile signorina delle reception me lo mostra sulla cartina , anzi mi ci disegna sopra addirittura il percorso, ma io questo Mozarteum proprio non lo trovo! Per fortuna  Salisburgo non è proprio Parigi e domandando qua e là finalmente lo trovo . Avevo fatto un divertente girotondo perché il Mozarteum è a due passi da qui. Meno male la mia solita prudenza , se fossi partita per il concerto con le indicazioni alberghiere il concerto di domani me lo sarei perso perlomeno a metà. Seconda parte della mattinata , vado a salutara una bella Madonna quattrocentesca nella chiesa dei Francescani e poi mi accorgo di avere una fame da lupi. Praticamente  il giorno prima non avevo mangiato . Siccome in quel locale ieri c’era entrato un certo amico mio mi ci sono fermata…per simpatia e ho   preso una schnitzel gigante, con conseguente abbiocco pomeridiano.

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Appuntamento alle cinque e mezzo con Helga davanti alla Festpielhaus, un pubblico mondanissimo , retrò che di piu non si può, è la Salisburgo che non amo , quella della gente che guarda la gente . Tutti in tiro per il gran Gala di Domingo , francamente non  mi pareva di perdere tanto a non andarci. L’amica gentile entra e io mi trovo a gironzolare in attesa di entrare al mio concerto e siccome i pellegrinaggi se si fanno si devono fare seri vado a prendere una favolosa fetta di torta da Schatz con il the . Concerto di nuovo alla Felsenreitschule , orchestra della ORF , direttore Cornelius Meister. Quando arriva , il podio è piazzato al centro della platea,  mi fa impressione perché è praticamente un ragazzino. Prima parte Rituel in memoria di Bruno Maderna di Pierre Boulez.  Sono sul difficile , ma la strana disposizione dell’orchestra che praticamente ci circonda , con le sezioni musicali , otto per l’esattezza  che si susseguono in  una strana armonia indefinibile e soprattutto con questo ragazzino che ho molto vicino e che vedo dirigere in maniera strana con tutte e due le mani alzate e le dita aperte mi affascina davvero. Vedo anche lo spartito , enorme , con strane linee , non ci sono le note , mi piacerebbe capirne di più.

Seconda parte  e qui sta il regalo del giorno : la prima di Mahler , il Titano che tanto amo e mi canticchio dentro perché riconosco i temi dai Lieder eines fahrenden Gesellen… “Schöne Welt!“ . Il maestro , questa volta sul podio tradizionale con la grandissima orchestra  mahleriana, volta le spalle ma vedo che dirige senza spartitp con una gioia che mi ha ricordatato quella di Abbado quando dirigeva questa sinfonia.Ha solo trentacinque anni , penso che ne risentiremo parlare parecchio. L’ho aspettato quasi un”ora all’uscita e lui imbarazzatissimo perche mi aveva fatta aspettare , con una timidezza deliziosa mi ha voluto fare una piccola dedica sul programma. Stasera il cielo è ritornato sereno , di notte spariscono  i turisti a frotte , Salisburgo ritorna decente , anche se capisco Mozart che se ne era andato via presto.

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Peana per un’antica civiltà

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Nel mio albergo di Monaco, un po’ troppo sulla pubblica via e privo di stanze accoglienti in comune , così da non dovere stare per forza in camera se non si ha voglia di uscire nella Babele estiva, ci sono comunque cose carine da segnalare . Una buona tranquilla colazione ad un prezzo giusto , belle docce moderne nel bagno pieno di mensolette e, per finire, il personale : praticamente tutti greci e tutti molto veloci a capire le richieste della clientela. Fra tutti il fantastico Kostas:  mi ha stampato velocemente tutta la mappa per andare alla casa di Thomas Mann, mi ha dato ogni tipo di informazione e soprattutto, mi ha recuperato sulla memory card le mie foto perdute._dsc0105_ret

Questo lo ha fatto la sera , tornando a casa e mandandomi decine di messaggi per farmi capire come avrei potuto fare per  riavere i miei preziosi reperti.  Santo subito! Spero trovi il tempo di fermarsi ad Ancona quando va a casa per le meritate vacanze e se non trova il tempo lui lo troverò io quando , se Dio vorrà , tornerò a Monaco a fine settembre. Lui viene da qualche parte vicino a Igoumenitza , a poche miglia da li un mio posto del cuore : Sivota. Ci ho passato giornate di sogno , con la barca ormeggiata in una baietta quasi privata, ci svegliava il ragliare del somaro e la notte un gallo senza orologio ci faceva compagnia Tuffi all’alba e cene da Joannis con avventurosa traversata in canotto . Ora quel mondo non c’è più anche perché tornandoci pochi anni fa per una gita col FAI ho scoperto che il paesino addormentato è diventato un banale luogo di villeggiatura con la costa deturpata da orribili villaggi vacanze.

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Mi a me resta il ricordo di quella Grecia gentile , di quella frase : italiano-greco , una fazza una razza…che ci faceva tanto sorridere. Grecia , terra di emigranti poveri , di antica cultura , di gentilezze lontane. Metto in scena i grandi classici da tanti anni , so riconoscere nella bellezza di un verso antico  tanta più forza di quella che si trova in retorici reportage sull’ immigrazione di oggi : ” è troppo grande l’ala del dolore…per tutto il mare che abbiamo arato…” Ogni volta che penso alla Grecia ho come un nodo dentro , ora ci si aggiunge anche la gentilezza del garbato portiere Kostas.

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Die Eroberung von Mexico di Wolfgang Rihm

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Forse stavolta proprio non sono all’altezza. La musica contemporanea  non la conosco  e questa Conquista del Messico , se volessi essere sincerissima dovrei dire come Fantozzi che ” è una gigantesca bojata! ” . Ma poi ci ripenso e come sempre mi metto a pensare in positivo , che è sempre più utile e anche più educato . Comincio dalla location . Per ammissione degli stessi curatori la Fellsenreittschule e’ l’ambito ideale per la performance. Nell’ossesivo ritmo delle percussioni piano piano dall’essere volutamente accecati da sinistre luci gli spettatori scoprono macerie della nostra civiltà, auto sfasciate simili a mostri , lampi di accecante bagliore che sembrano cercare qualcosa anche tra il pubblico, copertoni abbandonati e su tutto questo un lindo ambiente piccolo borghese in cui una donna rassetta e custodisce con pignoleria.

L’arrivo del maschio , banale e con il mazzo di fiori in mano , prelude alla violenza che lentamente si realizza portando la donna alla sottomissione violenta fino all’arrivo , effettaccio banale , di tanti uomini in nero che scendono dalla platea, i nostri vicini di posto , guarda caso.  .  Poi arrivano le donne nude che soggiogano gli uomini , poi praticamente ne vengono tutti sconfitti , la macchina rossa bella lucida , penso si tratti di un nostro idolo consumistico viene allontanata in quinta. Montezuma ( lei ) e Pizzarro ( lui ) , muoiono tutt’e due su alcuni accordi a cappella , credo. Nessun applauso. Una fuga alla spicciolata in un brusio imbarazzante. Non ho voluto comprare il programma che sicuramente mi avrebbe spiegato i raffinatissimi perché di tanto spreco di energie e di denaro dai molti prestigiosi sponsor , tutti ben evidenti in alto , forse per indicare il nemico consumistico. Di teatro di ricerca ne ho visto e sentito tanto , questo spettacolo , ad essere buoni , mi sembra addirittura un po’ datato, non a caso viene da Artaud. Sulla musica non mi pronuncio ,per mia ammissione di colpa non l’ho proprio nè capita nè sentita. Tamburi lontani…fuori pioveva.

Manon Lescaut e le fotografie perdute

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Ieri sera ultimo spettacolo a Monaco . Di nuovo Manon , di nuovo Jonas , di nuovo la messa in scena di Neuenfels. La prima volta a dicembre mi era piaciuta, soprattuto amo la meravigliosa musica di Puccini e avevo trovato in questo allestimento astratto alcune idee intelligenti . Ieri sera invece le idee intelligenti le avevo già , come dire , metabolizzate e mi interessavano molto  meno . Addirittura quando nel secondo atto manca Des Grieux mi ero addirittura accorta di appisolarmi e non era tardi… Ho pensato che forse stavo accumulando stanchezza e un filo di stress per la partenza di oggi : seconda tappa , verso Salisburgo. Poi arriva il terzo atto , Des Grieux ritorna protagonista , la musica mi prende e alla fine avrei voluto gridare Viva Puccini ! Perché questa opera di un giovane , piena di violenta passione è una di quelle che ti prende nel profondo dei visceri non ha bisogno delle pesanti e mortuarie didascalie in tedesco  che vogliono spiegare tutto il destino di amore e morte e in realtà interrompono il flusso musicale mozzafiato. Kaufmann ce la mette tutta , anche la Opolais col gran fisico che si ritrova è una perfetta Manon dai bei capelli d’oro , ma la grande voce spiegata del suo partner si inghiotte la sua voce  piccola e dolce. Alla fine grazie al miracolosamente riapparso press-agent di Jonas riesco ad andare a salutare i cantanti e allora gli chiedo di fare le foto con il mio terzo libro in mano. Gli sembra di averle già fatte e mi guarda con i grandi occhioni stanchi , è tutto sudato , ma acconsente lo stesso gentilmente . Me ne faccio scattare quattro o cinque sempre sperando che ce ne sia almeno una buona.

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Ringrazio Angelo Capodilupo

Ci salutiamo, ciao , io vado ad aspettarti a Salisburgo per il Fidelio ed esco per l’ultima volta in questo viaggio tra la folla degli ammiratori invidiosi. Già per strada controllo , fotografie non male , alcune da ritagliare , ma sono abbastanza contenta, soprattutto perché non ero affatto sicura di entrare nel backstage , anche se invitata il giorno prima dalla Opolais…Per completare il mio giudizio devo dire che mi mancava  tanto anche Pappano , Altinoglu è una buona bacchetta , è giovane e pieno di impeto , ma anche a lui forse pesano i lunghi momenti di silenzio necessari perché il pubblico si legga tutte quelle spiegazioni pressoché inutili . Appena arrivata in albergo , cretina , attivo subito la procedura per scaricare le foto sull’ iPad  e…me le cancello tutte! La casalinga disperata Adriana avrebbe forse voluto anche piangere se non fosse stata così forte la rabbia per la propria dabbenaggine. Come ! trovo Jonas  gentile , ancora in abito di scena che acconsente di  aspettare per andarsi a fare la meritata doccia , si mette graziosamente in posa per me , dà tutto il tempo a chi mi fa le foto perché io possa controllare che sono venute bene e poi…per la fretta butto via tutto!

Ringrazio Angelo Capodilupo

Ringrazio Angelo Capodilupo

Evidentemente qualche volta l’inconscio la fa da padrone sui miei comportamenti . Stamani , prima di partire , il portiere greco gentilissimo mi spiega che forse lui a casa riesce a recuperarmi qualcosa . Gli lascio la memorycard , il mio telefono , tutti i miei indirizzi. Non mi promette niente …ma forse… Sono alla Ostbahnhof in panchina , due ore prima della partenza del treno, mi sembra obiettivamente esagerato  pregare per una tale stupidaggine ma… Ho negli occhi gli occhioni di Des Grieux , sento la sua voce garbata che mi dice che non ho speranze di entrare alla generale , ho un gran magone. Stasera mi aspetta a Salisburgo un’opera moderna di cui non mi interessa nulla , ma che avevo dovuto prendere come pacchetto integrativo del Fidelio. L’avventura continua. Non ci sono fotografie per il commento del pezzo ed ero in prima fila. Le foto per fortuna le fa , belle , il mio amico Angelo.

Ringrazio Angelo Capodilupo

Ringrazio Angelo Capodilupo

Concerto alla Alte Pinakothek

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Quarantadue euro ben spesi! Non capita tutti i giorni di ascoltare bellissima musica da camera in una sala della Alte Pinakothek di Monaco e se giravo lo sguardo a sinistra vedevo un gentiluomo del Tiziano e a destra uno del Giorgione , tante per citarne solo due . Nella sala vicina una Sacra famiglia di Raffaello , una Madonna di Leonardo da Vinci , un gran Filippo Lippi e tralascio i Tintoretto e tutti gli altri capolqvori che mi guardavano mentre ascoltavo  un fantastico  trio. Nella mia sublime ignoranza musicale ad una prima scorsa al programma salvo Franz  Schubert gli altri nomi mi erano ignoti. Poi piano piano l’incantevole ascolto e la bellezza dei luoghi mi hanno spinto a cercare di leggere le note del programma. Adesso il mio scarsissimo tedesco è però sufficiente quando si parla di musica e lentamente sillabando praticamente ogni parola (e ce ne sono di lunghissime tipo Gewandhauskapellmeister) ho capito quasi tutto degli autori per me fino a stasera sconosciuti.

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Non voglio fare  la saccente ma mi pare doveroso perlomeno citarli tutti in rigoroso ordine cronologico cominciando dal titolo del programma: Deutsche Romantik für Klarinette , Horn und Pianoforte . Musiche di Franz Lachner , Franz Schubert , Norbert Burgmüller, Robert Kahn e Carl Reinecke. Tutti pezzi bellissimi e bien spiegati , quello che mi ha commosso di più  il Duo di Burgmüller , un musicista morto a 27 anni , amico di Schubert. Anche questo concerto faceva parte del Festival e i tre musicisti fanno parte sia dell’orchestra del Bayerischestaatsoper che della Hocschule für Musik, li cito tutti e tre perché ne vale davvero la pena : Markus Schön, Johannes Dengler e Joseph Breinl. Non volendo fare la giapponese in cotanto contesto ho ritenuto impossibile fare una foto durante il concerto , ma quando alla fine ho chiesto ai tre giovani se li potevo fotografare mi hanno detto di si , tutti e tre abbastanza contenti della mia richiesta.

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Dopo una mattinata passata al tavolino del mitico Brenner dal quale ho visto passare praticamente tutti i cantanti e i direttori d’orchestra sulla piazza mi sono riscattata culturalmente col bel concerto della sera facendo anche una bella camminata sia all’andata che al ritorno fino a Koenigsplatz con un tempo bellissimo anche se i bollettini davano pioggia e mi sono portata a spasso l’inutile ombrello che invece avrei dovuto portarmi la sera prima quando sono arrivata in albergo bagnata come un pulcino.

 

Eugen Onegin tra cowboy gay e sbarco sulla luna

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Non tutte le ciambelle riescono col buco e questa mia opera adorata , Eugen Onegin , con le più belle voci del mondo per i ruoli protagonisti al Bayerischestaatsoper non gli è proprio venuta bene. Favorevolissima a tutte le inszenierungregie questa volta qualcosa non ha funzionato, probabilmente è la musica dì Tschaikowski e forse addirittura Pushkin stesso che proprio non ce la fanno a reggere un ambientazione anni ’60 con cowboy gay e lo sbarco sulla luna in tv , semmai non avessimo capito bene la data! Per fortuna però che abbiamo avuto la grazia di sentire una Tatjana così vera , così nel personaggio che la scena mirabile della lettera è rimasta quella pagina indimenticabile  che tutte le giovani russe romantiche credo se  la siano cantata almeno una volta nella vita.

Anna Netrebko , bellissima e dimagrita con la voce morbida e potente ha fatto vibrare tutti i cuori , anche il mio , che in altre occasioni l’avevo trovata troppo diva da essere lei soprattutto se stessa e non il personaggio. Invece stasera, specialmente  nella prima parte era davvero la giovane ragazza romanticamente innamorata dell’amore. Alla sua altezza Mariusz Kwiecien , ormai sono una coppia collaudata nei rispettivi ruoli , ma il vero atout si è rivelato Pavol Breslik, sicuro nell’interpretazione e con una voce che gli si è notevolmente arrotondata rinforzandola nella parte centrale , un Lensky indimenticabile. Il bel tenore qui a Monaco sta facendo davvero un tour de force perché una sera canta Lucia e una sera Onegin…quando mi è scappato di corsa nel backstage gli ho detto se non è stufo di morire ammazzato  e lui correndo mi ha risposto ridendo…anche domani sera! Dell’infelice regia segnalo il nome , così da evitarlo . Si chiama Krzystof Warlikwowski , anche l’orchestra non era speciale sotto la bacchetta di Leo Hussain , Tschaikowsky ha bisogno di una mano lieve , invece stasera era un po’ tanto rafforzato l’effetto bandistico da balletto di maniera.

Sorvolo sulle trovatine , per me non vale neanche la pena di soffermarmici più di tanto , ma sostituire l’arrivo dei militari alla festa di compleanno di Tatjana con lo sogliarello di Full Monthy ha del demenziale. Belle anche le voci di contorno: Alisa Kolosova (Olga) , una magica Elena Zilio ( la nanja) e Günther Groissböck nel doppio ruolo di  Zaretsky  e del principe Gremin , dalla bellissima voce ma decisamente troppo giovane per il ruolo.Sarà che io Onegin lo so a memoria , sarà che l’ ho visto in tutte le salse , ma sprecare così gran belle voci per una rappresentazione ridicola un po’ mi ha fatto rabbia.

Concerto al Cuvilliés-Theater

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Un altro giorno ,  un altro teatro , un’altra serata da ricordare. Il teatro è gia di per se uno spettacolo , un prezioso gioiello barocco all’interno della Residenz: il Cuvilliés-Theater. Lo spettacolo era del Kinderchor dell’Opera di Stato della Baviera , ma quello che lo rendeva particolarmente prezioso era il progetto culturale che riguardava la prima parte del programma.

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Tutto ispirato alla figura di Antigone con composizioni originali di giovanissimi musicisti dell’Alta scuola di musica di Monaco. Il coro diretto dal maestro Stellario Fagone composto per la circostanza di ottanta ragazzi , anche molto piccoli con alcuni più grandi che specialmente nella seconda parte avevano anche dei piccoli ruoli di solisti. Prima parte : Drei fragmente, su testo di Friederich Hölderlin: Ungeheure, Von Jhar zu Jhar e Die Hoffnung . La compositrice Maria Boraseva , 1992. Il secondo  componimento sul secondo stasimo dall’Antigone di Sofocle , autore Philipp C. Mayer ,1995 Il terzo , anche il più suggestivo musicalmente, di Katharina S. Müller,  1994: Schiefes Schicksal con testo di nuovo tratto da Sofocle e Hölderlin.

Sonorità arcaiche e modernissime , ciascun autore ha spiegato le motivazioni della propria musica , l’accompagnamento affidato a percussioni , oboe , violoncello e arpa. Mi sono trovata a pensare come sarebbe stato bello portarli in Sicilia e cosi come al mio solito sono passata dall’altra parte e ho preso contatti col bravissimo direttore , che oltre tutto è figlio di siciliani , ma soprattutto con la grande direttrice musicale dell’Opera . Ora ho il suo indirizzo e la metterò in contatto con l’INDA…Sarebbe bello rivivere queste musiche cosi moderne sulle pietre calde del bellissimo teatrino greco di Palazzolo Acreide. La seconda parte del programma era altrettanto valida musicalmente : tutto Britten , The  golden Vanity , storia di un vascello , di marinai e di pirati turchi , tutto ricordava molto Billy Bud. Per chiudere A Cerimony of Carols, un canto che spiritosamente il maestro ha detto più adatto al Natale , ma siccome stasera l’aria si era fatta più fresca lo  si poteva cantare anche se è luglio. Insomma una serata , anche stavolta di grande livello culturale e mi hanno molto colpito  anche tutte le famiglie dei giovani cantori , con i piccolini al seguito , tutti col vestito della festa , tutti orgogliosi e contenti , anche se il programma non era di quelli di fine anno scolastico dei cori nostrani . E  questa volta non si può dire che è solo una questione di soldi!

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Cento !

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Quando nell’ottobre 2014 il mio blog Altrodime è passato sulla più prestigiosa piattaforma di WordPress non avrei mai pensato che diventasse questa cosa così importante per me . Mi piace cominciare con un numero : 27191 , tanti sono quelli che si sono affacciati alla mia finestra virtuale. Per me sono numeri da capogiro, in meno di un anno e questo è il mio pezzo numero cento. Oggi ho voluto festeggiarmi facendo una cosa particolare , un omaggio ad un grande scrittore da me molto amato : sono andata armata di mappe e di coraggio cambiando tre mezzi fino all’ Herzogpark alla casa di Thomas Mann. Di coraggio , perché mentre sono nei mezzi di superficie non ho paura di perdermi , quando entro nei meandri della metro ho paura di non avere  i riferimenti necessari per la direzione da prendere.

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Comunque il pellegrinaggio letterario l’ho fatto , per una blogger mi sembrava doveroso porgere un omaggio alla memoria di un grande scrittore vero, da parte di una  dilettante  come me. Devo parte del mio , diciamo così, piccolo successo ad un caro amico che mi ha preso per mano tanto tempo fa e mi ha guidato nell’avventura. A onor del vero , e mi dispiace di deluderlo un po’, devo dirgli che ci sono addirittura persone le quali  pensano che lui non esista , che sia uno pseudonimo di facciata , una sigla dietro la quale mi nascondo. Ho anche una pagina Facebook dalla quale si arriva al blog , ma il comportamento dei miei lettori è perlomeno curioso  anche perché i miei pezzi vengono pubblicati su diversi siti quindi con piü dispersione e infatti i numeri non corrispondono mai . Su Fb vanno di più , si fa per dire , i pezzi di costume , quelli nei quali parlo più delle cose del mondo di ogni giorno , pensieri sui libri che leggo e senza mai parlare di politica mi rendo conto che un po’ di politica ne faccio.

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Sul blog invece la fa da padrone Jonas Kaufmann , in fondo è a lui che è  dedicato e quando nelle mie avventure in giro per i teatri racconto dei suoi concerti , delle sue performance operistiche il blog si impenna e appare una curiosa freccetta verso l’alto che mi dice dell’ingorgo che il pezzo provoca tra i miei lettori. Ho anche alcuni amici particolari che mi commentano con assiduità, tra di noi si è creata una strana amicizia , quella tanto per restare in tema letterario che si chiama “affinità elettiva”. Su Facebook ci vanno soprattutto gli italiani , sul blog il resto del mondo , forse è per questo che i conti non tornano mai pari. In ogni caso grazie alla rete ho tanti amici e quando giro da sola in realtà da sola non sono mai e si è un po’ stupita di questo un’amica che per la prima volta è venuta con me alla Scala. Mi ha chiesto incuriosita : ma i tuoi figli lo sanno che sei famosa? No, non lo sanno , il mio mondo virtuale appartiene solo a me e al mio caro amico Marco Conti che esiste davvero e che anche questa volta mi ha avvertito che avrei dovuto doverosamente celebrare il traguardo raggiunto.

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Orfeo hippy

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Piove , finalmente! Mi sveglia un grande scroscio temporalesco e la temperatura si abbassa di colpo . Tutto ok ,ma mi coglie impreparata per la mia solita gita del mattino. Eppoi ho un sonno pazzesco , anche ieri sera ho fatto tardissimo , prima in teatro e poi con il blog , non ho più la resistenza di un tempo. Esco barcollante , ma fa di nuovo caldo ,l’asfalto ribolle e le poche gocce di pioggia che cadono rade nella tarda mattinata mi riportano a leggere in albergo , nel corridoio che non è neanche una hall. Una gentile addetta alla portineria : greca parlante un ottimo italiano mi informa che dopo il Torbräu è il più vecchio albergo di Monaco. Dalla facciata sembrerebbe piccolissimo , ma poi si allunga molto in dentro. Crollo in camera e mi risveglia verso le due un diabolico promoter di Sky : questi hanno addirittura il mio cellulare, li odio!

Stasera in programma l’Orfeo di Monteverdi al Prinzregententheater. Ci vado volentieri , non ci sono stata mai prima d’ora. Vale la pena di andarci , me lo avevano detto che, nel piccolo , ricorda Bayreuth. Anche per la cerimonia delle trombe prima dello spettacolo e la spietata chiusura simultanea delle porte. Ma questo è un piccolo gioiello tutto affrescato e le poche foto che ho fatto lo documentano . Cerbere guardiane impediscono anche le foto degli applausi e quando il sovrintendente Bachler  ha insignito del titolo di Kammersänger il bravissimo baritono Christian Gerhaher…mi si era scaricata la batteria! Lo spettacolo si è rivelato prezioso come il teatro che lo ospita . A onor del vero io non ho proprio una gran propensione per il barocco e pensare due ore ininterrotte di  spettacolo mi avrebbero potuto anche impensierire. Ma la visione in streaming di questo gioiello mi aveva già convinto che sarebbe stato molto interessante. Molto di più , lo spettacolo è bellissimo , pieno di trovate , spiritoso , con costumi favolosi e al solito (qui a Monaco sembra normale) dato in maniera strepitosa.

La storia del cantore rock anni ’70 che arriva con la sua compagnia del genere hippy di Hair sul pulmino Wolkswagen è già un buon inizio , poi le trovate si susseguono : Caronte , Plutone , Proserpina e il mondo degli inferi , tutto una girandola di apparizioni e le due ore corrono veloci. Ovviamente tutto cantato in un bell’italiano correttamente scandito per ricordarmi amaramente quanto tutto questo mondo  sia nato a casa nostra e ora sembra proprio che in Italia ce lo siamo dimenticato. Nella compagnia di canto , oltre al già citato protagonista Gerhaher, una sola italiana , applauditissima: Anna Bonitatibus, il resto composto da cantanti di ottime scuole di canto francesi, tedesche , inglesi ,  austriaci , croati. L’Ensamble barocco del Bayerischen Staatsorchester diretto da Christopher Mould , il coro , tutti giovanissimi , Zürcher Sing Akademie., la regia di David Bösch. Consegna finale dell’onoreficenza al protagonista , pubblico in delirio, anche stasera torno in albergo appagata.

© Diritti riservati

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Questa volta non ho detto “Sì, ma la Callas…”

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Monaco,  di mattina. Vado in Michaelskirche a salutare Ludwig . Nella cripta tante bare scure , inteneriscono quelle piccolissime dei bambini. Quella di Ludwig II è piena di omaggi floreali , faccio una foto , ma essendo vietato mi viene tutta sfocata , anche per il senso di colpa. Poi tornando , come al solito , verso il teatro scopro un preziosa mostra di opere di Keith Halding , vastissima e molto ben ordinata presso la Kunsthalle . Scolaresche di bambini piccoli ascoltano seduti per terra in tondo un bellissimo ragazzo che con il dolce accento bavarese (accidenti se lo colgo!) spiega ai bambini incantati le opere dell’artista. Anche qui foto rubata e sfocata…guai fotografare i bambini , ma a me interessava il maestro , vallo a spiegare.

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Compro un biglietto per una sera in cui non avevo spettacolo , mi incuriosisce il  Festspiel-Kinderchor al Cuvilliés Theater. In programma Britten e un testo ispirato all’Antigone di Sofocle . Direzione di Stellario Fagone , un nome che mi ricorda qualcosa. Poi al parco sulla solita panchina col fido libro assisto per la seconda volta alla scena della scolaresca in circolo. Questa volta sono ragazzi grandi : arrivano con le biciclette , le posano ordinatamente e poi ascoltano per circa un’ora una sorta di lezione all’aperto con applauso finale per la docente. Poi mi si dice che sono estasiata dalla civiltà dei luoghi. Ultima notazione carina : mentre mangio da Brenner un’insalata arriva un bellissimo rodesian senza collare , si tuffa nella vasca di lato dei tavolini , si fa una bella bevuta , spruzzata gigantesca ed esce tra il sorriso degli astanti e l’occhio attento della padrona.

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Lucia di Lammermoor, capolavoro donizettiano , per me rovinato per sempre da quando giovinetta avevo sentito la Callas nella scena della follia. Non vi aspettate dal mio blog spiegazioni musicali colte , quelle le lascio fare a chi le sa fare. Io parlo volentieri della messa in scena che mi aveva già molto interessato vedendola in streaming quest’inverno , provocante rilettura anni cinquanta di una faida familiare ai tempi dei Kennedy. Vista dal vivo come al solito le cose sono anche piû belle. Questa Lucia mi ha fatto capire , se ce ne era ancora bisogno , che alcune riletture non sono solo interessanti , sono l’unico modo per farci digerire il polpettone di sir Walter Scott. Le stupende arie si legano una all’altra attraverso una narrazione iperrealistica , grazie soprattutto al talento di attori dei cantanti , ormai molto vicini ad interpretazioni cinematografiche.

Via la selva , via tutti i tartan della mia vita ,resta un plot da sceneggiato televisivo , ma resta per una volta anche la partecipazione emotiva della vicenda grazie a una fantastica Diana Damrau e ad un Pavol Breslik che di avvia ad essere un tenore da file di fans all’uscita degli artisti. Alla Damrau che affettuosissima mi aveva in lista nel backstage ho detto la verità, la sua interpretazione per la prima volta non mi ha fatto ripetere la fatidica frase: si , ma la Callas…Ebbene , questa é la Lucia della Damrau , bravissima nella sicurezza del canto , padrona del suo ruolo, perfetta scenicamente. Nel farle i complimenti anche per il fisico snellito  mi ha confessato di avere pianto per i costumi della Traviata alla Scala, le ho detto che la capivo perfettamente.Un cenno alla regia e alla direzione d’orchestra .

Tutto al femminile . La regista giovanissima Barbara Wysocka e Osksana Lynin sul podio , uno scricciolo pieno di grinta., anche le scene di una donna  Julia Kornacka, queste giovani ci sanno fare. Un cenno particolare per il bravissimo basso russo Alexander Tsymbalyuk , un nome da tenere d’occhio. Ma poi devo dire bravi tutti , anche il coro che sî é esibito in un twist all’inizio della festa di nozze .L’unica cosa che seguita a non convincermi é il ritorno alla glassa armonica , una curiosità filologica che però mi fa rimpiangere il flauto che duetta con la soprano nella grande aria della follia.

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Il bacio della “vespa-groupie”

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Riprendo dove avevo lasciato ieri : ecco i nomi preziosi dei quattro bis, e spero di essere corretta nella scrittura : Der jüngling an der Quelle, Die Forelle , Durch Feld im Wald zu schweifen (Der Musensohn) e Am Flusse.mPoi mi piace riportare anche ciò che ha scritto il giornalista esperto sul giornale oggi  sul pianissimo che chiude la ninnananna del ruscello e che ha preceduto il boato finale: letteralmente “anche la caduta di uno spillo si sarebbe potuta sentire”. E credevo di avere esagerato io!11755856_1274107119283128_7303519005061473116_n

Una parola ancora per il perfetto  accompagnatore, il suo pianoforte è un canto che aggiunge preziosità alla musica dolcissima di Schubert , Jonas ha veramente un sostegno ineguagliabile. Questo pezzo si può intitolare “anche alle vespe piace Jonas “ oppure  “una vespa groupie voleva baciare Kaufmann” , vanno bene tutti e due , li ho trovati come commenti divertenti su Fb…

Giornata di riposo , dopo due giorni carichi di emozioni, metto qualche foto di costume per raccontare meglio questa Monaco accaldata. La birra piccoletta che quando mi è arrivata davanti ho potuto solo fotografarla, la famigliola felice, tra molte virgolette , in Marienplatz e per chiudere l’addobbo annuale delle colonne del Bayerichestaatsoper per il festival .

Una cara amica bavarese mi ha mandato un messaggio con dei consigli per piccole gite nei dintorni, ma oggi è già tardi e ho bisogno di ricompormi per domani, mi aspetta la Lucia !

Kaufmann canta Schubert

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Die schöne Müllerin è stato il mio primo Cd di Lieder, l’ho molto amato , tradotto e canticchiato, poi l’avevo messo un po’ da parte perché  Winterreise era stata una ulteriore scoperta di Schubert e il mio primo amore lo avevo un po accantonato . Stamani in un bellissimo parco verde e silenziosissimo l’ho risentito in cuffia , quindi stasera ero convinta di andare sul sicuro alla Liederabend di Kaufmann accompagnato dal fido Deutsch.

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Ma non avevo fatto i conti con il grande mattatore che passati i sei anni dall’incisione con una ulteriore padronanza della voce , ormai capace di scorrere dolcissima dai pianissimo sussurrati fino al dispiegamento ampio e totale , con una capacità attoriale strepitosa , ha cantato il ciclo schubertiano in modo nuovo e di una bellezza straordinaria. Non credo veramente che oggi ci sia un altro cantante in grado  di reggere il confronto con le sue magiche prestazioni e il silenzio totale che ha preceduto il boato al termine della performance è stato ancora una volta la conferma del coinvolgimento totale di tutto il teatro veramente appeso al filo magico della sua voce.

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Sudatissimo , accaldato e si è anche scusato per il lieve ritardo dell’inizio perché era stato punto da una vespa in bocca , ma che tutto ormai si era  risolto e che poteva cominciare a cantare! Ha fatto anche quattro bis , ma quando gli ho chiesto i titoli mi ha detto solo che erano tutte poesie di Goethe musicate da Schubert, il primo dolcissimo parlava di Luise , poi un altro parlava di una forellen e poi…i titoli non li aveva a mente  neanche lui, figuratevi io! Nel delirio di un teatro che sembrava vibrare all’unisono ogni volta che Deutsch rientrava con un piccolo spartito in mano questi quattro piccoli gioielli ci sono stati regalati come gocce preziose. Se qualche santo li ha registrati gliene saremo grati in tanti.