Finalmente Manon Lescaut

[bing_translator]

Sembrerebbe impossibile parlare ancora di questa Manon Lescaut di Monaco arrivati all’ultima replica. L’hanno vista tutti, recensita in ogni dove. Attesa per la curiosità provocata dall’abbandono in corso d’opera da parte di Anna Netrebko e l’arrivo di Kristina Opolais che per sostituirla ha lasciato la Mimi del Met nonché per la regia che comunque il nome di Neuenfels prometteva provocatoria.

Mettiamoci che poi arrivata alla settima replica ero così impaurita che non la cantasse il mio adorato Kaufmann che ero arrivata a imbottirmi di amuleti come una Klitemnestra. Insomma ci sono arrivata tesa come una corda di violino e invece di non avere più niente da dire sull’allestimento mi sono trovata piena di stimoli e di curiosità.

Devo dire Innanzitutto che la messa in scena è molto bella, assolutamente scarna e intelligente, per niente provocatoria. C’è poi inoltre da dire che qui troviamo il Puccini wagneriano nella sua essenza totale, non tanto per la direzione di Altinoglu, in certi momenti anche un po’ troppo debordante, ma per il taglio intellettuale della regia.

Jonas Kaufmann

Jonas Kaufmann

Mentre ascoltavo l’opera mi è venuto in mente proprio questo pensiero: l’avrebbe trovata sua questa Manon, (anzi questo De Grieux, il vero protagonista) l’autore che ben sappiamo lo è stato anche del libretto, aldilà delle molte mani per cui è passato tanto da uscire anonimo? A questa domanda cerco di darmi una risposta, ahimè arbitraria e quindi tranquillamente confutabile. Io penso di si, anche se certe rarefazioni del coté fortemente sentimentale dell’opera si trascolorano in una lettura decisamente più intellettuale e distaccata che ha comunque momenti registici di grande raffinatezza e attenta lettura della partitura .

Ho apprezzato il tono elegiaco dell’aria Tra voi belle spesso interpretata come una spavalda ballata galante e l’abbandono totale di Donna non vidi mai resa magistralmente da quel rotolarsi vinto e sfinito di Des Grieux. Ho trovato geniale il soprassalto di Manon che si sveglia spaurita con la sola giacca del suo compagno e il suo Sola perduta abbandonata diventa quasi un grido di paura, come l’evocazione dell’amore mascherato, quasi un sogno di Manon nella sua aria nel secondo atto. Momenti di una regia estremamente sapiente e attenta al dare significato concreto ad ogni frase musicale nell’insieme e invece di una rarefazione dei sentimenti da farne una sorta di quel Tristano italiano di cui aveva parlato Fedele D’Amico.

Jonas Kaufmann e Kristine Opolais

Jonas Kaufmann e Kristine Opolais

Forse il regista ci vuole spiegare troppe cose con i suoi cartelli brechtiani, c’è già tutto nella musica di Puccini e la landa desolata lo è stata in ogni allestimento con la differenza che la totale uscita in quinta di Des Grieux lo costringe a mantenere una carica adrenalinica che pochi cantanti saprebbero mantenere come invece riesce miracolosamente al nostro tenore, sicuramente il più grande interprete di questo ruolo che io abbia mai visto. Ho avuto la fortuna di vedere ravvicinati i due allestimenti, quello di Londra e questo di Monaco con gli stessi due protagonisti e senza volere fare graduatorie dirò che nella loro differenza sono ambedue edizioni di grande rilievo.

La coppia Kaufmann-Opolais, perfetta fisicamente nei ruoli, si avvale della grande maestria del tenore che ha sviscerato con sapienza tutte le sfumature di questo ruolo tanto da farlo intimamente suo e la più giovane Kristina ha dovuto solo seguirlo per esserne, anche se in certi momenti ancora acerba, la partner ideale.

La Manon di Londra è soprattutto la Manon di Antonio Pappano, un direttore sapiente e appassionato la cui arte ci ha raccontato tutto l’intima passione del giovane Puccini in questo suo primo capolavoro, la Manon di Monaco è la Manon di Neuenfels, un regista a suo modo unico che di questo capolavoro ha voluto lasciare una sua incisiva interpretazione.

Viva Puccini!

[bing_translator]

Quando sulle ultime note della Manon Lescaut una voce chiara e italianissima ha urlato Viva Puccini! anche il mio cuore ha esultato in totale sintonia.

Ho anche aggiunto un mio personale viva Jonas! perché in quel momento le due emozioni erano inscindibili.

Inchiodata da quattro ore all’ascolto dal Bayerichestadstoper della stupenda opera pucciniana ho avuto il vantaggio di non vedere la insulsa e intellettualistica (e aggiungerei inutile) regia di Hans Neuenfels ma di ascoltare una grande performance di Jonas Kaufmann, coadiuvato dalla sua compagna Kristine Opolais che quando canta con lui cresce di voce e di interpretazione.

Kristine Opolais e Jonas Kaufmann © Tutti i diritti sono riservati all'autore

Kristine Opolais e Jonas Kaufmann © Tutti i diritti sono riservati all’autore

Solo un grande enorme artista regge l’opera, tanto a lui quello che accade intorno non lo interessa, lui vive il suo tormentato eroe direi addirittura incurante di quanto lo circonda.

Il suo italiano è sempre più fluido e non ha neppure quelle piccole impuntature che comunque me lo facevano amare lo stesso, adesso è perfetto e ben consapevole del valore delle parole.

Si conferma anche un musicista vero: nel trailer ufficiale alla domanda quale momento preferisca, dopo aver detto che è difficile scegliere, però indica la ripresa nella romanza del terzo atto delle note dell’Interludio e capisci il suo orecchio perfetto, la sua tenuta vocale e soprattutto la sua totale immedesimazione nel ruolo.

Jonas Kaufmann © Tutti i Diritti sono riservati all'autore

Jonas Kaufmann © Tutti i Diritti sono riservati all’autore

Credo che attualmente la sua arte di tenore sia senza confronti.

Spero molto che lui regga tutte le repliche, io ho il biglietto per l’ultima, comunque qualche volta l’ascolto solo via audio dà l’ulteriore vantaggio di godere forse meglio la preziosità della sua voce e se sarò fortunata mi auguro anche di riuscire a dirgli ancora una volta grazie per tutti i bellissimi doni che ci offre.