. E AL FIN DELLA LICENZA….

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L’accanimento con cui i detrattori di Kaufmann cercano di trovare in lui un punto debole , una sfumatura d’errore mi ricordano lo stesso irrazionale livore che accompagnò la parabola artistica di Maria Callas .
Dopo di lei niente fu più uguale nella lirica , dopo di Kaufmann succederà la stessa cosa .

Due mostri di intelligenza , di straordinaria capacità attoriale , di profonda competenza musicale .

Triste sorte per tutte le soprano all’epoca della grande Maria , il cui mito resiste , anzi si amplifica nel ricordo di chi non ebbe la fortuna di vederla e sentirla dal vivo , non ci fu spazio per nessuno quando lei entrava definitivamente in un ruolo.

Lo stesso avviene oggi con Jonas Kaufmann : i suoi Werther , don Josè, don Carlo , Canio , Dick Johnson , Florestano , Sigmund, Lohegrin , Des Grieux eccetera eccetera restano pietre miliari e tutti gli altri tenori devono fare i conti con chi cannibalizzando i ruoli non lascia margine di emulazione a nessuno .

 

Piace a chi vuole per forza accanirsi col mito cercarne i difetti e non hanno capito che i cosiddetti “difetti” sono la componente più seducente del grande artista.

Io ritengo che il segreto di Kaufmann , in questo veramente unico , è il suo essere sempre stato anche un grande cantante di Leader e non per caso i suoi preziosi apporti a questo repertorio sono per me altrettanto strepitosi quanto le sue grandi interpretazioni liriche.

La sua tavolozza è magnifica perché nasce dalla ricerca del suono raffinato della liederistica : la sua Schöne Müllerin , il suo Wanderer della Winterreise , il suo Fahrenden Gesellen , i suoi Wesendorck Lieder sono altrettanti miracoli musicali .

L’avere affrontato ( e vinto ) la scommessa di cantare da solo Das Lied von der Erde di Malher è la risposta ultima del suo grande immenso talento musicale.

 

Il suo sterminato repertorio nasce anche dalla strepitosa capacità di cantare perfettamente in tre lingue , di esprimersi in quattro cambiando con una velocità acrobatica da un interlocutore ad un altro sempre con una ricchezza di vocaboli straordinaria come è straordinaria la sua memoria .

Ammette di imparare troppo velocemente ,lo condidera addirittura un limite e non è vero che piace solo alle vecchie signore , Ho visto serissimi uomini giovani e meno giovani accalcarsi all’uscita dei teatri per un autografo , per un breve momento di condivisione per tutta la gioia che trasmette ai suoi seguaci.

Lui attraversa leggero il suo successo , talvolta nascondendosi nelle sue mitiche risate a chiudere un discorso , riservato e tedesco nella preparazione , vago e latino nella sua espressivitä gioiosa.

Ohibò .mi accorgo di non avere scritto che è pure bello e anche fotogenico , ne vogliamo fare una colpa ulteriore ?

Diciamo anche allora che tifa Bayern , che si veste malissimo Dolce e Gabbana e che ha una notevole capacità di nascondere tutto quello che riguarda la sua famiglia con teutonica riservatezza.

 

E vengo al suo geniale Otello , costruito con intelligenza attraverso un cammino di avvicinamento al ruolo con la prudenza e la saggezza che gli sono proprie.

Il suo è un Otello definitivo . Inutile pensare ai miti di ieri , oggi l’unico modo per interpretare il fragile , complesso personaggio è il suo.

Con buona pace di chi non lo considera ancora maturo o ll’altezza del ruolo , ormai l’Otello dei nostri giorni è lui, si dovranno rassegnare tutti i tenori che verranno dopo di lui , è finita l’era di Otello superman,

Kaufmann ha già dimostrato anche con l’Aida che non serve urlare per restare fedeli a Verdi.

 

 

Otello al cinema

 

 

2796ashm_1194 a JONAS KAUFMANN AS OTELLO, MARIA AGRESTA AS DESDEMONA (C) ROH. PHOTO BY CATHERINE ASHMORE

Non conosco il nome del regista della ripresa televisiva di questo attesissimo Otello del ROH , la ripresa è cominciata dopo le inutili chiacchere della bella di turno ,ma sarebbe da segnarselo bene in mente onde evitare di reincontrarlo in altra occasione.

Raramente una ripresa in streaming riesce a imbruttire totalmente una messinscena che sulla carta poteva regalarci un valore aggiunto al capolavoro verdiano.

Invece mi sono trovata davanti con sgomento una ripresa decisamente infelice , piatta e banale quanto mai avrei immaginato.

La recensione di Joachim di In fernem Land è durissima ma non per sua colpa , diffcile giudicare lo spettacolo da quello che si è visto nei cinema di mezza Europa ieri sera.

La scena talmente buia da farci perdere qualsiasi particolare registico e le magagne dell’allestimento sono venute fuori tutte.

A cominciare dall’inconsistensa dei cori , di nessuna vibrazione emotiva, assolutamente inadeguati fino dai movimenti del grande coro iniziale per non parlare delle inesattezze dell’esecuzione.

La bombastica prova orchestrale ha messo a dura prova le orecchie degli spettatori , Pappano è un grande direttore e se non lo avessi sentito pochi giorni fa in teatro avrei qualche dubbio circa la raffinatezza necessaria di certe pagine mirabili.

Penoso lo scheletro di nave fantasma e l’emergere dal solito buco di scena il fiero condottiero il cui Esultate risulta anche scenicamente povero mentre Desdemona fa cucù sulla piattaforma laterale .

Non si capisce il gioco iniziale dei tavoli in cui si muove il povero Cassio sobillato da Jago, le altre figure in fila di lato , belle statuine inutili.

Le quinte mobili da cui filtrano ben poche luci non ci permettono di capire il progressivo restringere ossessivo della trappola mentale del protagonista, sfugge il ruolo dello specchio ( non si capisce neanche bene che ci sia) e soprattutto , con i primi piani spesso sballati si assiste solo alla trionfale , pacchiana grandiugnolesca interpretazione di Marco Vatrogna, “modesto Jago”.

Avevo già premesso che avrei parlato male dell’entrata dell’ambasciata veneziana , una specie di bianca processione dietro un leone di San Marco di cartapesta che per fortuna dura poco più di un attimo.

Brutti i costumi, si salvano solo quelli di Otello che hanno pure il valore aggiunto di sottolineare la sua discesa verso un esotismo di maniera, il resto è veramente penoso .

La mia adorata Maria Agresta imbruttita da abiti che tutto fanno meno che valorizzare la bella figura , ridicola la povera Emila ,col golfino e la mongolfiera in testa e mi taccio sulla carrellata delle ulteriori brutture.

 

Ovviamente si salvano solo i due grandi professionisti nei rispettivi ruoli di Otello e Desdemona .

Interpreti preziosi e perfetti anche attorialmente , soprattutto a partire dal terzo atto il discorso si fa diverso.

Mi sono stufata di leggere che Kaufmann non ha la voce adatta per fare Otello! Non solo ha la voce, il portamento e la grande capacità di entrare nel ruolo, ma anche la straordinaria tecnica che gli consente di cantare “ a denti stretti” , operazione difficilissima anche tecnicamente.

Maria Agresta è perfetta e dolcissima , con momenti di grande dignità e fierezza . Si capisce quanto ha lavorato sul personaggio e la sua ultima grande scena dalla canzone del salice fino alla vibrante Ave Maria fanno trattenere il respiro anche alle platee lontane.

 

Alla fine si esce dal cinema comunque emozionati, salvo che stavolta a Kaufmann avevano messo un litro di sangue in più sotto la camicia col risultato ridicolo di lavandino rotto che rovina , nel particolare ravvicinato, lo straziante ultimo bacio soffocato del grandissimo interprete.

 

Desdemona

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Mi capita di cercare un libro fra i tanti delle mie librerie sparse oer tutta la casa . Il libro cercato non lo trovo , ma curiosamente mi trovo tra le mani un libro che non mi ricordavo assolutamente di avere comprato e meno che meno letto .
Il titolo è curioso Se tu avesi parlato Desdemona , l’autrice sconosciuta Christine Brückner, lo apro incuriosita . Appartiene al filone femminista degli anno settanta , sono tutti dialoghi immaginari di donne che parlano con i loro uomini . Quello che da il titolo al libro immagina una Desdemona polemica che dialogando fa ragionare Otello e si salva.
Sorrido all’idea , ho un biglietto per l’Otello londinese e mi aspetta dopo lo spettacolo Maria Agresta . Decido che il libro ritovato avrà una nuova proprietaria e lo metto in valigia .
Il resto è la storia di una serata memorabile di cui parlerò diffusamente più volte .
Dopo averci sedotto tutti con la sua purissima voce , Maria Agresta in camerino nel ricevere il mio comunque modesto dono mi ha detto che lo cercava da anni , anche perché lei a suo tempo aveva fatto proprio sul personaggio di Desdemona la sua tesi.
Incredula di avere finalmente il libro tra le mani commossa lei …, commossa io per la sua interpretazione straordinaria , quando si dice : i casi della vita!

a botta calda

 

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Se comincio dalla fiine dico che è il più bell’Otello della mia vita . Un’emozione così intensa all’ascolto di questa opera mirabile credo di non averla provata mai .

Ma vado per gradi e un po’ di raziocinio . L’inizio non mi ha sconvolto , il coro della ROH ha qualche vistosa lacuna , Kaufmann bellissimo , nel primo dei suoi quattro splendidi costumi canta un’accademico “Esultate “, mentre da una piattaforma in alto esce e rientra una luminosa Desdemona.

Pappano non ha voluto l’applauso iniziale , entra di soppiatto mentre la scena e’ tutta di Jago che da il via alla rappresentazione .

Citazione colta per ricordarci quanto Verdi volesse dare il titolo Jago alla sua opera?

Tutta la prima parte , il tramare di Jago con Roderigo , la pesante trappola del “bevi , bevi “ai danni del giovane ( e qui piattissimo Cassio ) non è da manuale .

Ovviamente la scena si fa elettrica con il rientro del Comandante , che però non pare né focoso ,né guerrescamente solenne, ma provoca un brivido la sua mezzavoce sull’’”onesto Jago”. Comincio a capire che quest’Otello sarà molto diverso da ogni altro Otello ascoltato prima.

La claustrofobica scurissima scena a pannelli tra cui filtrano le luci del torbido pensiero che avvolge la mente del labile condottiero  è un non luogo mentale in cui anche il Credo blasfemo del deus ex machina non provoca quel brivido che dovrebbe . Forse qui mi manca un baritono più ..diabolico.

Sembra che intenzionalmente la regia appiattisca tutto il contorno , si ritorna al sublime con il duetto d’amore . Due grandi , la più struggente musica del grande vecchio mago : “Venere splende”.

Il veleno cammina nella testa di Otello , nella trama diabolica , nel gioco  che Otello fa con i modellini delle navi mentre il suo pensiero corre lontano. Non stacco il binocolo dal volto di Kaufmann , comincia ad entrare nel personaggio che affida a mezzi vocalmente non prorompenti il suo inabissarsi nella follia .

La luminosa vittima perora la sua ingenua preghiera per il povero Cassio defenestrato ….il fazzoleto è troppo piccolo, il regista non mi convince.

Nel chiudersi della prima parte non sono entusiasta. Neanche di Pappano che forza troppo l’orchestra fino a coprire le voci , lui così generalmente attento a non farlo.

 

Poi avviene il miracolo , la seconda parte è tutta di una tensione palpabile , quell’Otello in piedi al proscenio è possente , nonostante la pashmina(!) l.’ombra di Jago sullo sfondo. Nel giocare sulla trasformazione allo specchio di quello che fu il comandante in un mostro fino alla pesante maschera nera messa sul volto di Otello da Jago , come a dire : ecco il Moro che è in lui , funziona. Otello è annichilito e perso , cade come un burattino snodato . Per Desdemona non c’è più appello.

 

L’ultimo atto è semplicemente splendido: dalla Canzone del,salice fino alla perfetta , incantata “Ave Maria” la Agresta inchioda il pubblico nel religioso silenzio del rito ( ma questi inglesi non applaudono mai ?) . Ci sta tutto il boato del pubblico !

Ha ragione Alberto Mattioli , l’applauso liberatorio è parte integrante dell’opera, già m’era mancato dopo il duettone , poi dopo il monologo di Otello….va bene il rigore , ma vorrei urlare un brava da loggionista., mi trattiene il rispetto ..per i’ascetica scelta del direttore.

Poi arriva Otello con la scimitarra curva, ultimo guizzo di Magreb nella lussuosa jellaba. . E dopo il sereno accarezzare il volto di una abbandonata creatura ( un colpo di genio , per me se lo è inventato da solo), l’ira feroce , la ricerca del mezzo , il rovistare tra i cuscini , tutto perfetto!

E il “niun mi tema” , con quel gesto finale a tradimento , veloce , col sangue che schizza sulla parete fino al rantolante ultimo bacio nel lago di sangue sono da Oscar.

Jonas ha fatto centro ancora una volta.

 

Poi ci ritorno quando lo rivedo e allora dirò tutto il male possibile dell’arrivo degli ambasciatori veneziani.. intanto ci aspetta la prova cinematografica.

 

Una riflessione

21 giugno – giornata europea della musica –

Devo alla bravura informatica di mia nipote Bea la pubblicazione , in ritardo , di questa mia breve riflessione. Non c’ è foto , non siamo arrivate a tanto! 

Mi piace pensare che in questa giornata infuocata in cui tante funeste notizie si rincorrono , con l’immagine dell’ennesimo terrorista a terra , questa volta a Brussels ieri a Parigi , in Europa oggi si pensi alla musica e lo si fa davvero perché capitata per caso un paio di volte in giro , una volta proprio in Francia e una volta in Germania mi sono trovata in mezzo a tanta musica , letteralmente per le strade.

A Parigi in ogni angolo giovani che suonavano : terzetti , piccoli ensemble , gruppi corali. Lo stesso a Lipsia e a Dresda . lo ricordo bene perché invece nel nostro beneamato paese in cui tanta musica nacque se ne parla solo alla radio e un po’ alla tv , nei canali dedicati.
Se qualche cosa avviene è sempre in tono nazional-popolare: in una terra che esalta Bocelli e i tre cosiddetti “tenorini” cosa possiamo sperare di più?

A scuola si insegna il piffero e se nasce una corale poi nel reperorio si gira sul falso Gospel ,quando va bene.
Ieri una signora non incolta nel chiedermi un parere su una simil stagione operistica nella mia città mi ha detto testualmente : ma io la Carmen l’ho già vista! come dire che sentirla un’altra volta le sembrava tempo sprecato .
Eppure l’immagine di Emmanuel Macron che entrava lentamente sulla grande Esplanade del Louvre con il sottofondo dell’Ode alla gioia delle Nona dovrebbe far capire qualcosa anche ai nostri poco volentierosi governanti .

La musica, la grande musica è parte determinante del nostro essere europei, per gli italiani in particolare è nostra la grande tradizione del melodramma in musica .
Anche se sembra una citazione a caso , pure fuori luogo se vogliamo, visto che oggi per darci una sploverata di cultura qualche buontempone ha pensato bene si mettere la poesia di Giorgio Caproni tra le tracce della prova di italiano nell’esama di maturità riporto questi pochi versi.
Alla Patria 
Laida e meschina Italietta 

Aspetta quello che ti aspetta

Laida e furbastra Italietta 
Giorgio Caproni

…prima di Otello

 

 

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foto di Helga Geistanger

Prima di affrontare le emozioni visive di questo Otello , di cui già peraltro all’alba del day after si hanno le foto tremanti delle fortunate presenti alla generale,ho cominciato a ripercorrere le mie memorie circa il Moro.

Già , il Moro di Venezia , la barca di Raul Gardini , il cui vessillo col Leone di San Marco sventolava sulle gloriose imprese veliche italiane in anni lontani .

Poi il ricordo pazzesco di una mia corsa a Milano in aereo , con nebbia e atterragggio a Bergamo per un Otello classicissimo con Domingo.

L’Esultate più affannato della mia vita , ero riuscita ad entrare alla Scala due secondi prima della chiusura delle porte!

L’Otello scespiriano di Vittorio Gasmann che si alternava con Salvo Randone: un giorno Jago lui , un altro il suo perfido sobillatore .

Grandissimo teatro dei miei anni verdi.

Poi l’Otello col “lucido da scarpe” in faccia , classicissimo Del Monaco.

Per un ‘Otello comprammo il primo televisore a colori : Josè Cura non era male desnudo , poi , forse perché lo fece troppo presto , la sua carrriera non è stata così all’altezza delle premesse.

Vado avanti ,tra Shakespeare e Verdi , il personaggio incredibile di Carmelo Bene , tutto….in un fazzoletto.

L’emozione provata ascoltando il Coro Bellini mentre provava un anno fa l’incipit : una vela ,una vela….

 

Quante emozioni e adesso il Moro non è più moro . Un simil Florestansalisburghese , ovviamente scalzo con tutto il sangue del Werther newyorchese addosso.

Niente Otello desnudo , anche se qualcuna ci aveva sperato , a lui basta il suo volto “mediorentale “ , la sua istrionica capacità di entrare nel personaggio fino al bacio accademico di un Pappano estasiato.

Però il sullodato poteva baciare anche Maria …. la scoprono adesso questa limpidissima voce , questa dolcissima donna che ha trovato il tempo ,nonostante la pressione della vigilia ,di esprimere il suo dolore per l’incendio della maledetta torre in cui sono morti anche due ragazzi italiani. Dimostrazione , se ce ne fosse stato bisogno , della sua grandissima sensibilità umana.

Qui , per oggi , mi taccio: ne avremo di tempo per parlare di questo evento epocale.

Penso che molto ancora ne dovremmo parlare, anche nel qui mio blog ovviamente.

 

Diritti e accoglienza

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Le facce sgomente di due ragazzi affacciati dalle tribune del pubblico durante il dibattito sulla legge che vorrebbe introdurre lo Jus soli nel nostro ordinamento sono il commento più eloquente a quello che è successo ieri nell’aula del Senato .

Del Senato della Repubblica italiana , non al mercato rionale di un paese sottosviluppato.

I due ragazzi hanno volti sorpresi e afflitti , non abbiamo l’audio ma sicuramente immagino che si esprimano in un buon italiano, probabilmente il fatto di essere affacciati a quelle tribune significa che non ci sono arrivati per caso , probabilmente sono due campioni di quella gioventù italiana di fatto che nel nostro ( e loro) paese ha già avviato dei buoni studi e che sperano venga loro riconosciuto un diritto che già da molto tempo viene loro promesso dalla classe politica che ci governa.

Quei senatori che urlano , che sgomitano , che si sbracciano con ridicoli cartelli dimostrano , loro sì, di non avere i requisiti minimi di civiltà per essere considerati cittadini italiani aventi un qualsiasi diritto di rappresentanza.

 

Un loro grande capo intervistato altrove spara cifre da apocalisse circa gli esiti di questa legge , qualora venisse approvata .

La verità è che se sanata l’anomalia dei ragazzi nati in Italia da genitori stranieri , con tutte le norme indicate nella legge , porterebbe alla cifra non iperbolica di ottocentomila nuovi cittadini e che in prospettiva si dovrebbe aggirare con un aumento di circa cinquantamila ogni nuovo anno a venire .

In un paese con il forte saldo negativo tra nascite e morti si tratterebbe in definitiva di mantenerci un po’ meno vecchi e un po’ meno poveri, visto che questi nuovi cittadini italiani porteranno contributi assistenziali , lavorando pagherebbero tasse regolari , in ultima analisi si tratta di nuova linfa vitale per il nostro “paese per vecchi”.

 

Non tira una buona aria nel nostro paese se la sindaca di Lampedusa , esempio di civiltà e di apertura culturale arriva addirittura terza nel risultato elettorale della sua isola : al netto delle beghe isolane che possono spiegare tante meschinità e rivalità nelle pieghe nascoste di un voto resta l’idea negativa di questo risultato che rimanda molto indietro la nostra immagine di paese dell’accoglienza.

 

Anni fa con i ragazzi del Liceo cittadino misi in scena un adattamento delle Supplici di Eschilo che si intitolava Supplici a Lampedusa , lo spettacolo finiva con la lettura di una pagina scritta da Giusi Niccolini quando le tragedie avevano ancora numeri piccoli rispetto alle stragi che poi si sono verificate nel Mediterraneo.

Quella lettera . letta da una giovane attrice ,chiudeva lo spettacolo lasciando tutti commossi.Giusi Niccolini ci invitò a rappresentare lo spettacolo nella sua lontana isola.

Non avemmo i soldi per organizzare la trasferta , ma da quel giorno , con una vera amicizia su Facebook siamo rimaste in contatto.

Questo mio blog si chiude con un abbraccio di solidarietà alla ex sindaca lontana , la foto di copertina è quella dello spettacolo di cui siamo ancora molto orgogliosi.

 

 

 

 

 

 

 

 

succedono cose

 

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Il mio blog non parla di politica : è’ nato con una vocazione musicale e si è limitato a raccontare di musica salvo poi sforare nel mondo reale quando la realtà era troppo incombente per tacere su tutto , in fondo il mio blog è una specie di barometro della mia coscienza ,

Poi succedono tali e tante cose nel mondo che diventa difficile perlomeno non fare una riflessione.

Ovviamente ho le mie idee politiche ( e chi non le ha) ma le mie idee ormai poco si accompagnano ad una bandiera di partito.

Fino a qualche tempo fa ( non molto in effetti ) avrei scritto che non ha più senso parlare di destra e sinistra , tale era la confusione delle sigle e degli accorpamenti.

Poi succedono cose …che i sondaggisti non riescono ad interpretare , qualche volta si resta stupiti dell’elezione di Trump in USA, dell’uscita della Gran Bretagna dall’Europa , ma contemporaneamente le elezioni in Austria , in Olanda e soprattutto in Francia ci dicono che il mondo non gira solo dalla parte sbagliata .

Poi succedono cose e Theresa May ha i suoi problemi a formare un governo e The Donald ha qualche gatta da pelare con il suo Russiagate

Poi succedono cose , non tutte e non certamente riconducibili al mondo tradizionale della politica in senso stretto e questo avviene un po’ dappertutto in Europa e non solo.

Sembra che l’elettorato nei paesi democratici cerchi di ritornare ad una capacità di essere artefice del proprio destino.

Nel nostro piccolo , perché l’Italia è veramente un piccolo paese del sud dell’Europa, anche noi abbiamo i piccoli ripensamenti dell’elettorato , le gloriose falangi grilline che calarono su Roma e Torino sgomentando molti hanno solo fatto capire all’elettore medio che una cosa è discorrere e un’altra è saper governare davvero.

La velocità della luce è niente in confronto all’evolversi rapidissimo degli eventi della politica nel nostro tempo “fermate il mondo , voglio scendere!” verrebbe da gridare mentre assistiamo alle migrazioni bibliche dei popoli poveri nella nostra vecchia Europa ,mentre ci stiamo abituando anche al periodico riaffacciarsi crudele delle immagini di un terrorismo che non sembra trovare argini o possibilità di essere fermato perché è un male nato dentro di noi e sarà molto difficile fermarlo.

Passava in Tv le scorse settimane una serie  per me interessante : raccontava il 1993 nel nostro paese e mi ha fatto molta impressione rivedere con occhi appena un po’ più distanti in prospettiva una realtà che avevo vissuta tanto da vicino da non averne colto al momento la portata storica per quello che stava succedendo.

Una fiction molto triste , molto amara nella quale si vedevano la miopia dei capi di partito , la spregiudicatezza degli arrivisti , la logica gattopardesca del tutto cambi perché niente cambi . Parlava infatti di Mani pulite.

 

 

 

 

Onesto Pappano

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Tutti i melomani verdiani sanno che inizialmente il grande compositore voleva chiamare la sua grande opera scespiriana Jago invece di Otello e i motivi sono molti .

Il primo e forse più importante per il compositore era la sua predilizione per il registro vocale del baritono , Verdi i baritoni li amava proprio ,sono infatti per baritono le sue arie più incisive e più importanti , ne prediligeva la vocalità e spesso anche i ruoli.

Secondariamente il grande uomo di teatro vedeva nel ruolo del “vilain” Jago la possibilià di giocare tutta la tavolozza e la coloratura del ruolo in chiave musicale .

Ho molto apprezzato nella bella conversazione di presentazione che la ROH ha trasmesso in streaming e riportata su You Tube che Antonio Pappano abbia dedicato tutta la sua sempre interessantissima parte della conversazione alla illustrazione del ruolo di Jago.

Ovviamente gli ultimi venti minuti , quelli con l’amato divo , sono stati ripresi da tutti i siti dedicati e non , l fermo immagine sono tutti per Jonas Kaufmann ma in realtà quello ch è stato molto più interessante da sentire è stata la parte che il magnifico direttore ha dedicato al lato oscuro dell’opera.

Pappano sfoglia la partitura con l’entusiasmo di un figlio verso il padre , con il dovuto rispetto  nel momento di affrontare una nuova avventura. Lo fa sempre nelle sue presentazioni affascinanti e coinvolgenti quando parla delle opere ma soprattutto direi quando le affronta con il suo  grande amore per tutto quello che riguarda l’opera italiana.

Il suo inglese così dolce e musicale mi consente di seguirlo con facilità e devo dire che mi sono vista con calma l’intero video con la gioia di chi ascoltando sir Tony si arricchisce delle proprie personali conoscenze dell’opera.

Mi piace addirittura il suo gesto veloce e affettuoso di girare le pagine contrassegnate dai suoi piccoli post-it gialli.

Ugualmente interessante e al tempo curiosa la presentazione dell’esperta inglese che con humor britannico ci ha spiegato paradossalmente e quasi con stupore che in definitiva Shakespeare avrebbe scritto una buona opera italiana con tutte le dovute differenze ovviamente tra Othello e Otello e soprattutto tra Desdemòna e Desdemona …

Insomma un’ora e mezza di piacevoli conversari di cui inevitabilmente resta nel web quell’ultima mezz’ora del Divo che comunque mi sembra abbastanza divertito nel cimentarsi in questa nuova avventura , lui che altrimenti si annoia a entrare sempre nei soliti panni .

Infatti ci tiene a dire che questo Otello non assomiglia per niente a Don Josè e forse si è scordato di quel Canio da lui mirabilmente interpretato che invece qualche affinità col Moro di Venezia sicuramente ce l’aveva .

Non fosse altro che alla fine si trova tra le mani quella stessa preziosa e dolcissima Maria Agresta che già gli fu compagna e vittima nella passata avventura.

 

Total information

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Lo avevo annunciato : passo alle “informatrici totali” e non me ne vogliano se le definisco così , in fondo con il mio piccolo blog anche io faccio parte della categoria.

Vince la cara amica che traduce tutto quello che capita nella stampa mondiale a proposito del caro tenore , solo che qualche volta mi succede di leggere con attenzione col mio inglese ex-para.-scolastico un articolo e a metà mi accorgo che è lo stesso che avevo letto con più facilità in francese o spagnolo o addirittura in italiano .

Ma tant’è , il lavoro prezioso dell’instancabile amica merita una segnalazione doverosa.

Parafrasando è come “ il traduttor dei traduttor d’Omero” ….peccato che il greco non sia fonte di abbondanti informazioni.

 

Buona seconda arriva an’altra preziosa informatrice : se non ci fosse lei ci potrebbero sfuggire interi programmi di stagioni d’opera , di festival internazionali , di streaming dai teatri d’opera del mondo .

Posta anche recensioni dei vari siti operistici , ad abdundatiam , su tutti i canali dedicati .

Una vera manna per i distratti , una benedizione per coloro che ..ne sanno meno di lei . Lei generosa spiega anche i meccanismi che regolano il mondo della lirica . Guadagnandosi imperitura gratitudine.

 

Al terzo posto tutte quelle , e sono una moltitudine che ci raccontano i viaggi .

Ce n’è una , preziosa anche per un altro più utile sito , che quando mette le foto bellissime dei sui viaggi aggiunge un +97 …come dire ci si può passare un intero pomeriggio.

Metto un velo pietoso sui selfie , siamo tutti colpevoli! Si salvano quelli bravi che riescono a postarsi con uno sfondo geograficamente utile e il vincitore è un amico sorridente che si fotografa sempre con tutti i teatri dietro.

 

Insomma chi è senza peccato? Non certamente io che ho tutte le colpe di tutti e sono felice quando i miei amici , che non sono un esercito perché sono una incallita snob che non concede amicizie , mi mettono quel Like prezioso che vuol dire semplicemente che in giro per il mondo , o meglio nella rete, c’è qualcuno che mi vuole bene.

 

Graduatorie

imagesUn inizio d’estate esagerato , con la saggezza dei vecchi verrebbe voglia di dire : la pagheremo.

Intanto però un caldo fuori norma per i primi di giugno, un ponte festivo che riempie le spiaggie in maniera esagerata , in casa si sta meglio ma è meglio non guardare la tv , oltre il clima impazzito sicuramente è impazzito anche il mondo.

Ripiegare sui social , perlomeno quella piccola fetta che frequento normalmente e ne traggo alcune considerazioni se vogliamo banali ma che mi diverte condividere .

Primo- è cresciuta di molto l’età media dei Facebookiani , i ragazzi sono andati verso altri lidi , forse lo stare con i genitori o peggio con i nonni non li convinceva più.

Secondo- se non hai un gatto sei tagliato fuori : Possederne uno o più è garanzia di successo. Hai ancora accesso se perlomeno ne condividi il ricordo o al massimo se comunque li ami tanto.

Terzo- in lieve calo ( meno male!) le foto del “piatto in cui si mangia” , il trend è in discesa , ce ne faremo una ragione.

Quarto . Parimenti è in lieve discesa anche l’uso degli #Hastag per ogni cavolata da postare , gli utenti della prezosa mania sono passati in massa su Istagram.

Quinto – in ascesa invece , forse perché è primavera ,le foto di fiori , meglio se del proprio giardino, ma vanno bene anche le foto degli altri da condividere : in questo mondo dilaniato da tante atrocità i fiori restano uno degli angoli di pace in cui rifugiarsi.

 

Passo poi al settore in cui ho più amici e qui la psicopatologia del facebookiano doc si fa più precisa :

the winner is….il mio carissimo amico che elenca in ordine numerico le opere che torna , qualche volta per la ventesima volta ,a sentire.

buon secondo un altro carissimo amico che gira come una trottola l’Europa ma essendo un buon fotografo ci regala immagini spesso bellissime delle opere che va a vedere.

seguito a ruota da un altro matto che non si ferma mai , ma lo dichiara apertamete , infatti sul suo profilo dichiara apertamente “ il mio mondo”.

 

Poi ci sono tutte le mie care colleghe kaufmanniane che godono senza pudore quando riescono a postare foto dell’ultimo concerto del Nostro.

Dicono di farlo per le povere assenti , in realtà con un sottile velo di sfacciato orgoglio che sottende “ io c’ero”.

In assenza di presenze effetive sulla scena del sullodato si ricorre alle foto d’infanzia , a quelle dei primi passi , a quelle d’antan quando era bellissimo davvero.

 

Per oggi chiudo qui , il prossimo capitolo sulle “ Informatrici coatte” , stay tuned!

 

 

 

La fontana dei due soli

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Enzo Cucchi , uno dei grandi di quel movimento artistico che fu definito da Bonito Oliva la Transavanguardia aveva un conto aperto con Ancona ,

Ci viveva ignorato quando già la sua fama faceva si che un giorno in Central Park a New York un giovane podista gli gridasse dietro : good exibition!

Io che quel giorno passeggiavo con lui insieme a mio marito perché lo avevamo seguito nella Grande Mela in occasione di una sua mostra, ebbi un moto di orgoglio italico , lui non ci fece caso , invece si irritò moltissimo quando qualche anno dopo un’ amministrazione comunale miope rifiutò di realizzare il progetto di una vasca che Enzo aveva ragalata ad Ancona e che sarebbe costata troppo !

Si chiamava Il piede di Caravaggio ed era una bellissima installazione che rimase ..un disegno e un’occasione perduta.

Non si resero conto di avere offeso il grande artista che da quella volta se la legò al dito e si allontanò anche fisicamente da Ancona.

 

Adesso invece le cose sono cambiate e un suo diverso progetto ha finalmente visto la luce nell’area del porto.

Una idea semplice , come spesso sono le idee dei grandi artsti , un’intuizione che rimanda i miei lettori al mio precedente blog dove avevo raccontato di una particolare caratteristica di questa città adriatica e avevo spiegato come ad Ancona il sole nasca e muoia nel mare.

 

La Fontana dei due soli : due linee rette che richiamano la caratteristica cittadina e non solo , ricordano anche una fontana storica della città , la fontana delle Tredici cannelle .

A sbalzo , sotto l’acqua che scorre si riconoscono segni e monumenti importanti della città e quando la notte è illuminata la fontana acquista anche una maggiore suggestione.

Mi piace raccontare questa novità , in questo nostro mondo fatto perlopiù di cassonetti stracolmi ( ma non è il caso nostro) , di strade dissestate ( e questo invece riguarda anche noi ) potere parlare di Arte con la A maiuscola, credo che oltre ad essere una belllissima eccezione rappresenti onore e vanto per quello che una volta era chiamato “il bel paese”.

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