Gli entusiasti e i detrattori.

La grande manifestazione giovanile globale del Frydaysforfuture oggi viene letta con grande entusiasmo da tutti coloro che ne hanno visto la grande portata di impegno e di speranza che comunque le giovani generazioni mettono nel nuovo impegno che incredibilmente non ha bandiere di partito, non ha ideologie contrapposte ma solamente la grande forza utopica che attraverso la loro mobilitazione possano in qualche modo cambiare la parabola suicida del nostro pianeta.

Poi ci sono quelli che hanno voluto vedere nello sporco lasciato nelle piazze, nei sacchetti del McDonald, nelle lattine di CocaCola pericolosamente lasciate a testimonianza del “ predico bene ma razzolo male” la scusa allegra per farsi una passeggiata festosa invece di andare tristemente in classe.

Io sono ovviamente dalla parte dei primi, perché ho trovato straordinario che un allegro passaparola sia riuscito laddove ormai riesce difficile anche a grosse organizzazioni ( partiti o sindacati) radunare tanta gente pacificamente nelle nostre piazze e nelle nostre strade.

Coloro che mugugnano magari negli anni settanta del secolo scorso hanno sfilato dietro grosse utopie politiche , oggi non c’è più la maglietta con il Che, soltanto qualche foto di quella stralunata bambina con le freccine che riesce a lanciare occhiatacce pure a Trump quando le passa davanti.

Solo ho un vago senso di sgomento nel sentire le date ravvicinate entro le quali bisognerà fermare il mondo se vogliamo salvarlo : io non ci sarò di sicuro , il mio ormai è un orizzonte breve ma ho tanti nipoti per i quali penso sia giusto comunque prendere una posizione costruttiva : per il mio prossimo viaggio mi sono dotata di una borraccia da riempire , se mi mettessero le colonnine penserei anche seriamente di cambiare la mia vecchia Panda diesel.

Per quanto riguarda l’economizzare acqua e luce il fatto di essere cresciuta in tempi oscuri nei quali si stava attenti a tutto quello che era superfluo credo di non avere bisogno di cambiare le abitudini.

Ho sempre preferito il panino col prosciutto alle merendine e non amo le bibite gassate , a pensarci bene mi ritrovo ad essere una strana nonna ecologista con l’unica differenza rispetto ai ragazzi.

Questi non hanno idee politiche , anzi con una certa ragione rifiutano la politica che non ha saputo gestire l’ambiente tutelando la natura , ma è ora che dall’allegra marcia con gli slogan creativi passino a tradurre in politica la loro forza rigeneratrice.

Su questo io ho le idee più chiare di loro.

Un argomento difficile

La sentenza della Consulta in merito all’enorme e delicato problema del fine vita , mentre ha dimostrato la totale incapacità del legislatore di affrontare il problema ,ha dimostrato che comunque nel nostro paese abbiamo un organo capace di affrontare e superare un articolo del Codice Rocco risalente addirittura al 1930 , codice nato nel periodo fascista e che di quel periodo evidenziava la filosofia di fondo che non considerava l’ipotesi di suicidio assistito ma lo rimandava addirittura all’istigazione del medesimo.

Non auguro a nessuno di dovere vivere la terribile esperienza di chi assiste impotente alla fine di una persona cara che muore senza speranza tra molte inutili e grandi sofferenze.

Vero che adesso si è fortunatamente sviluppato il ricorso alla medicina paliativa , spesso però questo può anche non bastare e nel silenzio delle corsie si muore meno dolorososamente di un tempo.

Per questo mi irrita la presa di posizione del Presidente dell’Ordine dei medici di Roma il quale si dice contrariato dal verdetto della Consulta e fin qui ognuno può pensarla come vuole , ma fare rirerimento al giuramento di Ippocrate davanti a casi estremi come quello del DJ Fabo mi pare una sottile forma di iprocrisia.

Adesso comunque il legislatore dovrà tradurre le indicazioni della Consulta in legge , mi sembra che la traccia sia ben chiara ed equilibrata , ci vorrà comunque coraggio da parte della classe politica; come sempre quando si entra nella sfera del più difficile , estremo , intimo momento in cui si intreccia la pietà con la sacralità della vita.

Il senso del bancomat

Italia fanalino di coda nell’uso dei bancomat e delle carte di credito :i motivi sono tanti e vanno dall’atavico senso del considerare i soldi “ veri” quelli che si contano tra le mani fino al fatto che ancora il piccolo commerciate si rifugia dietro la considerazione che le commissioni bancarie su piccole transazioni sono troppo onerose per loro.

Oggi però leggo un post ripreso da una vecchia amica nel quale si sostiene che sia pericoloso dare la possibilità ai ragazzi di usare la moneta immateriale perché questo li porterebbe a non capire i senso del danaro e quindi ad esporli alla tentazione continua della spesa .

La tesi mi ha fatto un pò ridere perché oggi i ragazzi sono talmente più svelti di noi adulti e maggiormente abituati a  tutte le procedure veloci di pagamento da capire bene anche la portata delle loro azioni in questo campo.

Il tono paternalistico del post rivelava una formazione un pò vetero-sinistra , quella sinistra che proprio non esiste più se non nella testa di chi ragiona con la testa girata all’indietro .

Le nuove generazioni quando vanno a Londra non usano quasi più la carta moneta : metro , taxi , caffè , tutto si paga on-line e questo avviene un pò dovunque in Europa .

Guardando in filigrana il contenuto del post si capisce anche il divario politico che si è accentuato tra le generazioni .

Non esiste più il partito guida , il custode dei valori da trasmettere , anche la Chiesa ha perduto il ruolo educativo, se i giovani tornano ai valori che contano lo fanno attraverso le istanze ecologiche , infatti le nuove battaglie le fanno in difesa del clima : Chiesa e  partiti sono costretti a rincorrere il nuovo modo di pensare.

Tornando all’idea iniziale , quella del post serioso nel quale si pensa di proteggere i giovani non dando loro il Bancomat , forse bisognerebbe spiegare alla moraleggiante predicatrice che tra poco i ragazzi i pagamenti li faranno addirittura con lo smartphone, anzi io spero che in questo modo si potrà addirittura pagarsi il caffè, oltre ovviamente il biglietto del bus e le piccole spese quotidiane e forse questo sarà anche un modo indiretto per combattere anche la capillare evasione fiscale, perenne piaga del nostro felice paese.

Una Traviata in meno

Fioriscono molte Violette fuori stagione in questo settembre .

 A Parigi all’Opera Garnier , a Palermo e pure nella piccola striminzita pseudo stagione di Ancona al Teatro delle Muse ritorna la sfortunata protagonista della fortunatissima opera verdiana.

Questa volta non sarò a teatro , proseguo la mia lenta ripresa e allora non mi resta che ripensare le molte , moltissime volte che ho avuto il piacere e la fortuna di ascoltare le immortali note verdiane.

Comincio da quella che fu per me una fortuna sfacciata perché io la Traviata l’avevo sentita a Firenze addirittura dalla Divina Maria in persona .

Poi ne sono venute tante altre : ne ricordo una splendida della Devia diretta da un Mariotti giovane, giovane e poi Kaiwabanska, Georgiu ( senza l’Alfredo che che dal Metropolitan spiccò il volo ) e tante altre volte , anche una volta che nella messinscena idiota la povera Violetta se ne moriva in poltrona mentre la neve di Parigi le cadeva addosso.

Posso vantarmi da avere anche visto una Marguerite Gautier , uno dei suoi nomi  d’arte, interpretata da Edvige Feuliiére , classicissima con pamela di paglia nel secondo atto della Dame aux Camelias, in trasferta della Comedie Française a Firenze.

Tanto la conosco quella  Violetta  da averle dedicato anche un mio piccolo racconto , forse la cosa più “letteraria “ che ho scritto perché la storia di quella Marie Plessis, poi più elegantemente Du Plessis , ovvero Marguerite , ovvero Violetta Valery , veramente sepolta nel cimitero di Montparnasse , sulla cui tomba ancora qualche romantico parta dei fiori , è una di quelle storie eterne d’amore e di morte che hanno fatto piangere generazioni e generazioni di donne ormai da quasi due secoli.

Storia di donne , storia della cattiveria degli uomini e della stupidità dei medesimi.

Anche se la so praticamente a memoria , anche se il preludio del terzo atto mi fa venire ogni volta un nodo alla gola , è soprattutto nella sublime ribellione : gran Dio morir si giovane” che mi sento ogni volta sopraffare ed è la voce sublime della Callas che mi ritorna inesorabilmente nelle orecchie.

La casa Europa

Qualche perplessità e anche molte polemiche ha suscitato la denominazione del nuovo commisario nella Commissione Europea delegato “ alla protezione dello stile di vita europeo”.

Probabilmente questa definizione verrà rivista anche perché ognuno si può domandare quale sarebbe questo stile di vita ?

Quello di una grande citta del Nord Europa o quello di un piccolo paese del Sud della Francia ( o dell’Italia ) ?

L’Europa intesa come un pensiero unico esisteva solo nell’idea dei Padri fondatori a Ventotene , in realtà la verità è che uno stile vita europeo non esiste , esistono una pluralità di storie spesso contrapposte , una storia fatta di guerre , di lacerazioni storiche importanti che adesso , nel momento della globalizzazione tendono a fondersi in qualcosa che va ben oltre il semplice riconoscersi in uno stile comune.

Probabilmente nel riassestare le deleghe , con tutte le complicazioni che comportano ,al greco Schinas è capitata questa che rischia di essere una patata bollente , ritengo che in sede di approvazione questa delega cambierà il nome , così tanto per tranquillizzare tutti coloro che l’hanno vista come una concessione alle destre xenofobe, quelle sì molto omologate in tutti i paesi dove hanno un certo peso politico.

E per restare sui discorsi seri trovo quanto meno ipocrita suddividere i rifugiati che arrivano nel nostro continente , sia dal mare che dalla rotta balcanica in rifugiati politici e in rifugiati economici per i quali sarebbe più facile il respingimento  ( ammesso che poi questa sia una strada praticabile nel concreto).

Come si fa pensare che un rifugiato “economico” lo sia perché ha voglia semplicemente di cambiare il proprio stile di vita?
Questi esseri umani scappano fa fame , carestie , desertificazioni , tutte piaghe che spingono alle migrazioni bibliche intere popolazioni soprattutto in Africa.

Una sottile ipocrisia permette che questa distinzione accontenti per esempio il gradimento elettorale di Macron e ammetto che il problema riguarda soprattutto il nostro paese, zattera protesa sul Mediterraneo.

Non è attraverso i nominalismi che riusciremo ad arginare questo fenomeno migratorio , ci aspettano anni di lotte e di esasperati nazionalismi.

Quando riusciremo a iniziare a vedere il bicchiere mezzo pieno ?

La vecchia Europa , anche se non ha uno stile di vita da proteggere , ha sicuramente bisogno di iniziare a ripensarsi anche culturalmente .

Leggevo oggi un articolo di archeologia : pare provato che gli abitanti di Roma inizialmente fossero di pelle nera …..rassegnamoci.

L’estate sta finendo

Forse era anche il verso di una canzone .

La percepisco dai social che mi raccontano ancora viaggi degli amici.

Il mare dalla finestra lo vedo piattissimo, ieri è ricominciata la scuola , per me è sempre stato una specie di inizio di anno.

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 Il mio capodanno ha sempre coinciso con il ritorno sui banchi , forse perché in famiglia da generazioni , le donne di casa mia sono sempre state insegnanti..

Notizie dal mondo della lirica non tutte eccellenti : Pavol Breslik malato , Ludovic Tezier  idem…..del resto non so..

Chissà perché quando ci si ferma per qualche motivo contingente ci si accorge di più di quante cose inutili facciamo ogni giorno.

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Rileggo un libro che credo di avere anche recensito sul blog qualche anno fa , racconta la saga di una famiglia viennese

che spazia dalla fine dell’Ottocento attraverso il Novecento : mi sembra di ascoltare la musica di Mahler , il viaggio 

programmato da tempo oggi mi sembra lontano e improbabile , ma forse è la nebbiolina autunnale che sale attraverso questo tramonto

ancora bellisimo.

La collina con la mia casa vista dal cielo : un regalo in prospettiva . Un papà amorevole ha fatto un regalo al figlio piccolo e questo 

è l’omaggio per nonna.

Ci sarebbe tanto da dire sul perché certi giorni la solitudine , da me tanto apprezzata , diventa un pò meno “apprezzabile”.

Ma non ne vale la pena.

Uno sfraglio e via…

La lettura del Corriere di stamani e un bel pezzo di Beppe Severgnini mi hanno riportato alla memoria un racconto di Renato Fucini dalle Veglie di Neri.

Un importante personaggio della Lega se ne era uscito con l’affermazione che tra le professioni che vanno scomparendo ci sarà anche quella del medico di base , quello che una volta era il medico di famiglia.

Non serve più ha detto l’importante uomo politico perché ormai per ogni male c’é il suo specialista e questo renderà inutile quella figura obsoleta prova di specializzazione che un tempo fu il pilastro della medicina .

Severgnini non ci sta e forse proprio perché ha vivo il ricordo del nonno dottore che girava per trovare i suoi malati in bicicletta e poi dello zio che proseguendo la stessa vocazione i suoi pazienti li andava a visitare in Vespa sostiene che invece di auspicare la scomparsa di questo prezioso primo filtro della Sanità sarebbe invece importante rivalorizzarne il ruolo che permetterebbe , attraverso il filtro della conoscenza ravvicinata dei propri pazienti, tante visite specialistiche inutili e soprattutto tanti intasamenti nelle strutture pubbliche di base.

Anche io pensavo a questo quando una mia nipote , la prima e unica della famiglia , lei è ancora liceale , alla mia domanda su cosa pensa di fare nella vita mi ha detto : il dottore.

Stupita e interessata le ho chiesto di più e la sua risposta assomigliava davvero a quell’idea di vicinanza con chi ha bisogno di sentirsi protetto e seguito da vicino , come facevano i vecchi dottori di una volta che i pazienti se li andavano a visitare a casa quando erano malati.

Il mondo cambia , è vero , e forse mia nipote avrà tempo di cambiare tante volte idea circa il suo futuro professionale , però a ripensarci bene mi convinco che recuperare dignità e vocazione a questa figura professionale potrebbe essere anche un modo per risparmiare su tante dispendiose ricerche , non tutte necessarie , che oggi vengono prescritte con grande abbondanza .

Sono andata a ricercare il vecchio libro : il racconto Dolci ricordi racconta del figlio di un medico che avendo sperperato il suo mensile è tornato a casa a testa bassa e chiede al padre un aiuto per rimediare alla sua leggerezza.

E quel padre che sta partendo a cavallo nella neve per andare per la Maremma a visitare i suoi malati il suo aiuto glielo da ed è mirabilmente  plastica la figura che si allontana nell’alba gelida nella neve : una spronata ,uno sfaglio e via…..

Da rileggere , è consentito il nodo alla gola.

Dal pianeta Sanità 2

Come un mantra : la destra , la destra.

Dal percorso in camera fino alla sala operatoria l’avrò ripetuto venti volte .Ho finito per tenerci vistosamente la mano sulla parte da operare , terrorizzata dal fatto che la prima bella infermiera che riempiva frettolosamente i moduli , mi aveva detto : la sinistra ,vero?

Se ne sentono tante , sembra che solo l’errore faccia titolo e sicuramente ogni tanto le cose non funzionano bene . 

Anche io avrei tanto da raccontare in proposito, purtroppo nella vita succedono tante cose , non tutte belle , che accadono a noi e ai nostri cari .

Ma leggendo la recensione di un libro scritto dal Vanzina in memoria del fratello scomparso c’è una frase da lui riportata che riguarda  ciò che gli disse un grande professore a New York : ormai i protocolli di cura sono uguali in tutto il mondo , non fa molta differenza dove fai le cure , la differenza è che qui la cura vi costerebbe qualche migliaio di dollari ed in Italia la fate gratis.

Voi avete il miglior sistema sanitaro del mondo .

Non abbiamo molto da rallegrarci nel nostro “bel paese” ma la conquista di una sanità pubblica garanzia per tutti la si verifica al momento del bisogno: lo stesso intervento fatto in struttura privata costa cifre da capogiro. Qui sicuramente ci sono le procedure che ingolfano ,le liste d’attesa  e anche quel famoso divario tra le regioni virtuose e quelle ancora lontane dagli standard medi europei e questo infatti provoca anche transumanze evidenti verso il nord di tanti pazienti meridionali bisognosi di cure .

Aggiungo anche che facendo la fila davanti ad un ambulatorio nell’Ospedale regionale mi è capitato di leggere un cartello scritto in tantissime lingue , compresi i caratteri cirillici e quelli cinesi. 

Unico inconveniente , mi racconta un figlio con a sua volta figli ancora piccoli , non andare al Pronto soccorso sperando di fare presto , ci trova sempre una fila di cingalesi , indiani e filippini che hanno il pupo con la febbre .

Infatti il calo delle nascite lo compensano ampiamente gli immigrati che qui hanno famiglia ;

 quelli che non amano il melting-pot si rassegnino, la vita un pò più diversamente colorata è già una realtà palpabile.

Comunque a me hanno operato la gamba giusta.

Dal pianeta Sanità

Il mondo non si è fermato , i social hanno seguitato a riempire la ma bacheca , ma il blog è scomparso .

Non  se n’è accorto nessuno , probabilmente , in effetti ogni tanto qualcuno andava a cercare negli archivi vecchie pagine e recensioni .

In realtà la dimensione del reale cambia di prospettiva quando si entra in un pianeta diverso, nel mondo della malattia.

Un intervento da tempo programmato , giorni tutto sommato pochi ma abbastanza bui, scanditi da orari improbabili , da notti bianche in attesa della luce che lentamente rientrava nella mia camera .

Ora sono di nuovo nel mio letto , ed è già una prima conquista .

Cosa dire di questa prima vera esperienza di vecchia signora allettata? Che ho visto con gioia tutti i figli , tutti i nipoti al mio capezzale e mi sono sentita abbastanza gratificata , non ci avrei scommesso prima di ricoverarmi.

Mi sono abbastanza divagata a discorrere  con i tanti giovanissimi infermieri che si succedevano al mio capezzale . Ho scoperto un mondo di giovani molto preparati e anche motivati nella scelta della loro professione.

Non ho visto una brutta Italia : tutti laureati in infermieristica , tutti con conoscenze linguistiche , tutti però ahimè pagati a contratto con agevolazioni per la loro giovane età.

Uno in particolare che si tratteneva volentieri a parlare con me che avevo sempre acceso il televisore sulla crisi di governo , mi ha raccontato del suo Erasmus e delle offerte di lavoro che gli vengono dai paesi del nord Europa.

Probabilmente se ne andrà dall’Italia e gli dispiace . Mi ha salutato con garbo: grazie signora per la compagnia e guardando il teleschermo ha aggiunto : riusciremo a cambiarlo questo nostro paese ?

Al Sud quando fanno i concorsi ci sono meno partecipanti che al Nord perché sanno già chi li vincerà !

Questa disillusione in un giovane di ventitré anni è una colpa che ci dobbiamo sentire addosso tutti noi che non abbiamo saputo dare risposte alle nuove , anzi nuovissime generazioni che premono per il loro giusto posto nella vita.

Per oggi mi fermo qui , dal pianeta Sanità ,passo e chiudo.

Spazio amplissimo nelle news televisive agli acquisti e agli scambi dei calciatori nelle squadre italiane.

Generalmente cambio canale , oppure chiudo tutto per riprendere la lettura , sempre accanto a me , di un libro di leggere o rileggere.

Però , anche se sono quella che alla petulante promoter che mi offre di ampliare con i canali sportivi la mia offerta a pagamento rispondo soave : sa , io sono quella che segue quasi soltanto Sky Classica ! 

silenzio dall’altra parte , poi con un “mi scusi” la allettante offerta viene ritirata , mi sono comunque accorta che generalmente non sento nomi italiani che accompagnano questa giostra milardaria.

A questo punto mi sono chiesta se in Italia non esistano più ragazzini che scendano in cortile per dare calci al pallone .

Oppure che questa sorta di gioco nel gioco riguardi solo i ragazzi dei paesi poveri , che vedono nella carriere di calciatore un riscatto alla loro povertà di origine?

Per quel poco che mi interessi e quell’altrettanto poco che ricordo ci fu un tempo in cui l’Italia del pallone vinceva , o mi ricordo male?

Certo che se i club , ormai anche loro nelle mani di personaggi che con lo sport non hanno più niente a che fare, seguitano a riempire le squadre di nomi ostici da pronunciare forse avrebbe un senso smettere di chiamare italiano anche il campionato di calcio.

Seguitando ad avventurarmi in un terreno per me misterioso mi pare che invece ci siano in giro allenatori italiani apprezzati nel mondo.

Un po’ come con i direttori d’orchestra , sembra un miracolo , vista la poca importanza che nel nostro paese viene data all’educazione musicale , ma i giovani direttori ci sono e ci fanno fare ancora una gran bella figura in giro per il mondo.

Un’ultima similitudine azzardata riguarda la giostra dei direttori artisti dei teatri in giro per l’Europa , assomiglia notevolmente alla altrettanto frenetica corsa al cambio delle panchine calcistiche.

I nomi sono spesso gli stessi , una giostra che sposta pedine , un calcio-mercato musicale che ha solo il pregio di incuriosire i melomani .

I miei lettori sono autorizzati a ridere di queste mie considerazioni off-record, ma nel silenzio di giornate abbastanza vuote mi sono permessa di uscire dal seminato delle mie cosiddette competenze.

Gli argoritmi immaginari

Lo ammetto , ci sono cascata anch’io . 

Corsi e ricorsi su Facebook , appare con ciclica frequenza l’appello relativo ad una restrizione delle nostre “amicizie” per colpa di un selezionatore a PaloAlto che ci condiziona a ricevere i circa 25 amici ..più gettonati.

Non è vero , perlomerno non lo è per me che di amici ne ho molti di più, ma questo avviene , credo , per la mia adesione a tanti gruppi diversi  per cui in realtà sono sempre più dei fatidici 25 lettori manzoniani quelli con i quali ho spesso rapporto.

Ma tant’è, la noia di giornate lente in attesa di qualcosa che devo fare , e così stamattina ho fatto il mio bravo Copia e Incolla e quello che mi ha colpito che persone amiche mi hanno pure copiato a mia volta!

Però all’altro ciclico appello non dò seguito : è quello , altrettanto ricorrente che mette in guardia di non dare l’amicizia a… ( segue per solito nome e cognome molto di fantasia) perché si tratta di un pericoloso hacker.

Ora qui devo confessare che non corro rischi . Ogni giorno mi trovo il fatidico “ persone che potresti conoscere “ sulla mia bacheca e con monotona regolarità cancello e rifiuto tanti strani inviti .

Ho circa seicento amici , che potrei dire di conoscere anche fisicamente , se non tutti , molta parte sicuramente e mi diverte seguire quello che fanno , i loro viaggi , le loro recensioni musicali e perdono loro anche le foto di quello che mettono nel piatto!

Amo i loro giardini , i gatti e i cani e le foto dei quadri che vedono alle mostre.

Prima di dare o chiedere una nuova amicizia faccio accertamenti polizieschi :le bacheche e i profili raccontano molto più di quanto uno crede di metterci.

Quindi se per straordinari incroci un haker entrerà un giorno anche nel mio privato mondo fesbucchiano ci troverà solo quello che che penso e che spesso sbandiero anche nella mia idea di condivisione del pensiero.

Il grande fratello non mi fa paura.