Punto di svolta

Nikolaus Bachler lascia il BSO con uno splendido concerto : come una gran dama mette in mostra tanti ( quasi tutti ) i gioielli di famiglia e lo fa con il grande garbo che ha sempre contraddistinto la sua encomiabile conduzione del grande teatro .

I suoi tredici anni resteranno nella memoria di molti , nella mia in particolare , con lui ho cominciato a frequentare lo splendido teatro  e a viverne le meravigliose stagioni.

Sempre elegantissimo , bastava alzare gli occhi verso la barcaccia al secondo piano . Lui era sempre lì , in tutte le repliche .
Ricordo una volta , dopo un interessante messinscena del Boris Gudonov , la mattina dopo era alla porta degli artisti e io mi avvicinai a lui per ringraziarlo, sicuramente intimidita dalla sua altezza e incapace di esprimermi correttamente in tedesco.

Lui signorilmente si chinò verso di me con un sorriso , forse non capì nemmeno le mie parole ma mi ringraziò lo stesso , un gran signore austriaco.

Mentre seguivo il concerto ieri sera pensavo con tristezza al paragone con la pagliacciata dell’ultimo 7 dicembre scaligero , certo quando si hanno a disposizione tante eccellenze è più facile fare una cosa bella , ma occorre anche lo stile e quello purtroppo non tutti ce l’hanno.

Basterebbe pensare quello che tenacemente ha fatto durante il duro periodo della chiusura causa Covid : i suoi Montagstuck hanno reso meno duro il digiuno e ci hanno fatto sentire che la musica era sempre con noi.

Ovviamente non c’è stata nessuna gara : tutti i cantanti hanno regalato un momento di grazia della loro arte e non voglio qui fare graduatorie . Una sola cosa me la permetto con orgoglio italiano : Alex Esposito era l’unico che rappresentasse la nostra scuola di canto e lo ha fatto con vera maestria.

Con tenerezza ho riconosciuto il vestito di Cavaradossi addosso ad Andrea Chenier , il pulmino di Hans Sachs, il saio della piccola Hermonela , il quartetto di Beethoven del Fidelio che scendeva nelle gabbie sopra di lei, le arie della Rusalka con la vasca vuota , ma piena del vestito dell’Ondina.

Mi è piaciuta la Favorita cantata in italiano , il gesto prezioso delle mani di Petrenko, quanto lo rimpiangerò davvero questo elfo  dal sorriso dolcissimo!

Basta , le  citazioni diventano troppe e farei torto ad alcune e alcuni splendidi momenti di magia.

Arrivederci Herr Bachler  e Vielen Danke per tutto quello che ci ha regalato.

Un olandese molto borghese

Si racconta che Richard Wagner in fuga da Riga e dai suoi debiti durante la traversata del mare del Nord fosse incappato in una terribile tempesta e che questa sua paura quasi viscerale  abbia generato in lui l’idea di mettere in musica la antica leggenda dell’Olandese volante.

Leggenda romantica che ho molto amato , anche per la mia esperienza di marinaia che di tempeste ne ha vissute parecchie.

La nera nave che solca i mari e che tutti vedono da lontano con il suo equipaggio di morti , quel comandante angosciato che per una antica colpa è costretto a navigare incessantemente e solo ogni sette anni gli è concesso di gettare l’ancora per cercare una donna che lo ami e che sia disposta a seguirlo per morire per lui e con lui ha sempre infiammato la mia fantasia romantica.

Ho ascoltato per radio la splendida edizione di Bayereuth e dalla bacchetta magica e potente di Oksana Lyniv sono uscite tutte le note meravigliose che accompagnano la triste storia .

Direzione decisa e potente , raffinata e colta , mai avevo sentirto cosi’ nettamente sortire il tema d’amore e di morte che si intreccia con il vento e la disperazione dell’Olandese .

Anche il dolente appello d’amore inascoltato del perdente Erik è stato assecondato con tutta la raffinatezza necessaria ( c’è già Lohengrin dentro) e lo si coglie con faciltà nell’ultima bellissima aria che inutilmente l’infelice innamorato canta all’ostinata Senda ormai perduta nel suo sacrificio.

Tutto questo ho provato ascoltando questa splendida edizione poi grazie alla generosità di cari amici ho visto la messa in scena di Tcherniakov e non ci ho trovato niente di quello che speravo e credevo di vedere.

Un antefatto inutile , un villaggio molto stilizzato e moderno , una recitazione impeccabile e niente vele , niente albero di maestra nero , niente equipaggio fantasma, niente ritratto misterioso , niente del fascino misterioso del dannato capitano.

Una bravisima Asmik Grigorian  ,esaltata ragazzina sempre un po’ sopra le righe , un bar del porto , un interno borghese e quell’antefatto che ci racconta , come al solito avviene con le regie odierne , tutta un’altra storia che finisce ovviamente sovvertendo il finale dell’opera –

Ci sono rimasta male .

Pur apprezzando l’elegante regia , la cura della recitazione degli interpreti tra cui spiccano oltre alla già citata Grigorian ,il solito e solido Georg Zeppenfeld ho ascoltato un notevole marinaio ( Attilio Glaser) dalla bellissima voce  e un po’ meno a me gradito il canto molto wagneriano delll’Erik di Eric Cutler nonchè l‘inadeguatezza vocale di John Lundgren nel ruolo del titolo non mi resta molto altro da dire .
Forse , senza volere spoilerare niente risulta evidente la possibilità di utilizzare la musica wagneriana come colonna sonora adatta a tutti gli usi .

Oggi Wagnar avrebbe fatto i soldi inventando i suoi meravigliosi leitmotiv per raccontare storie di Kundry che ammazza Klingstor ( ed era pure accettabile ) di Isolde che spara a Tristan e fugge con Kurwenald ( molto meno accettabile) , di una non ben definita vendicatrice che spara all’Olandese e di questo passo si arriva cambiando anche l’autore , peraltro apprezzato da Nietzche, a Carmen che uccide Don Josè.

Notizie dal mondo

Mezzo mondo è sott’acqua per le inondazioni , l’altra metà brucia , il clima sta presentando il conto e c’era chi non credeva a Greta Tumberg.

Qui , per ora va ancora bene , si soffoca dall’afa e la luna è circondata da un alone di ovatta , anche di notte manca il respiro .

Sui giornali si vedono le facce di quelli che hanno protestato in piazza contro il Green pass , mi trattengo le dita per non scrivere che finalmente ho visto il viso degli imbecilli , ma è meglio il silenzio , diventa pericoloso anche un singolo commento che può scatenare valanghe di idiozie.

Non è esente da idiozia anche il mondo della lirica : non avevo fatto in tempo a riprendermi dall’emozione di un meraviglioso Tristan und Isolde che mi arriva la cronaca demenziale da Aix en Provence laddove una Isolde se na via con Melot lasciando Tristan morente in metropolitana a Parigi , ma poi anzi non muore neanche lui e prende il telefonino per chiamare qualcuno che lo consoli.

Dopo una bellissima serata napoletana in cui avevo fatto pace su tutte le dabbenaggini anche da me scritte sul Trovatore per farmi del male comincio a guardare il Trovatore dall’Arena di Verona e qui invece in un trionfo di cartapesta di zeffirelliana memoria Leonora e Manrico si allontanano addirittura su due cavalloni bianchi , il massimo del kitch!

Taccio sulle inquadrature offensive delle comparse che se non sanno che fare parlano tra di loro , forse della bolletta della luce o peggio si grattano la testa per non dire qualcos’altro.

Meno male che c’è ancora Monaco a tenere alta la professionalità delle messe in scena.

Anche se non mi è risultato chiaro l’uso di installazioni modernissime L’Idomeno trasmesso online offre il solito altissimo livello musicale e recitativo di tutti quelli che sono in scena.

Rimpianto di quando un tempo non tanto lontano mi godevo intere settimane da quelle parti durante il Festival.

In ultimo una modesta osservazione sull’idea del Teatro Real di Madrid di fare sei , dico sei , repliche di Tosca con tre cast : aldila della bruttissima scena ( una gabbia per uccelli ?) e la scomodità per i Cavaradossi di scendere una scala buia con rischio frattura in scena non ho trovato elegante questa specie di gara a chi cantava meglio … una cosa molto provinciale e molto negativa secondo il mio principio del buon gusto , anche se chi alla fine ha vinto è persona che amo alla follia.

Una strage

A ripercorrere gli eventi di questa fine luglio si trovano come pietre miliari eventi straordinari ed eventi feroci.

Lo sbarco sulla luna non aveva in realtà cambiato le azioni degli uomini , quella conquista tanto straordinaria ci lasciava con lo stesso a rincorrere le nostre vicende , alcune le ho ricordate nel mio ultimo blog.

Ed è di ieri un altro terribile ricordo : le foto di Utoya , la piccola isola ad un ora da Oslo e la follia di un singolo uomo che aveva spezzato 69 vite di giovinetti andati in vacanza per un raduno sociale.

L’organizzazione era socialista e il folle uomo solo sbarcò per eliminare il male del mondo sterminando tutte quelle giovani vite .

Le perizie poi ci dissero che in realtà non era neppure pazzo se si può considerare normale l’idea che un solo uomo possa commettere a freddo e in un tempo assai limitato un così grande numero di delitti.

La piccola isola oggi è stata meta di tanto mesto pellegrinaggio , sotto un cielo che comunque è sempre tanto più grigio , tanto che sembra piangere nel ricordo, ha riportato i familiari delle 69 vittime giovanissime ad accendere lumini , innalzare piccoli monumenti alla memoria , forse a pregare .

Se penso alla Norvegia mi vengono in mente solo pensieri puliti , la neve , i fiordi , la gente civile .

Ed invece anche lì si annida il male assoluto che fa più male forse in quei paesi con poco sole.

Personalmente non riesco a concepire l’uso delle armi , di nessuna arma , anche di un temperino per quello che può fare di male.

L’idea di persone che vanno in giro armate mi fa ribrezzo  e il ribrezzo ce l’ho anche sotto il più clemente sole mediterraneo.

Questo per chiarire il mio modesto pensiero di oggi.

Piazza Alimonda e dintorni

Faceva caldo come oggi venti anni fa quando guardavo incredula quello che stava succedendo a Genova in quelle ore.

I nipotini “ genovesi” erano fortunatamente già da me in vacanza ma tra quelle strade assolate di Genova c’ero passata tante volte e uno dei miei nipoti avevava anche frequentato la Scuola Diaz appena arrivato in città.

Così avevo visto in diretta la morte assurda di un ragazzo che era uscito la mattina perr andare al mare ( aveva il costume addosso quando la sera giaceva freddo cadavere in camera mortuaria ) e quel giovane carabiniere terrorizzato gli aveva sparato dalla camionetta .

Poi la follia di quei giorni e l’ignobile mattanza della polizia ,tutto causato dall’incredibile errore politico di volere blindare un centro storico nel quale erano state anche messe piante di limone a nascondere gli indecorosi panni stesi di una vecchia signora .

Andai anche io in Piazza Alimonda qualche tempo dopo e ricordo di avere deposto un bigliettino su quella specie di altare laico che la pietà popolare aveva innalzato .

Un G 8 vergognoso , molte cose sono cambiate da quegli anni , ma la nostra polizia non è ancora diventata una polizia civile di un paese civile della vecchia Europa se seguita a macchiarsi di colpe assurde purtroppo ricorrenti e di nuovo documentate.

————

In questi giorni di luglio se ne è andato forse per stanchezza di vivere anche un giovane attore che avevo cominciato a seguire tanti  anni fa  quando in un film per il quale venne pure premiato si aggirava sempre con un vecchio accappatoio addosso. La sua fulminante battuta  in risposta all’amico  che lo aveva invitato a levarselo  fu : “sta bene su tutto !” mi aveva fatto ridere ed avevo cercato sempre le sua voce e il suo sguardo nei tanti film in cui avevo cercato di riconoscerlo .

Ho pensato che più o meno aveva vent’anni al tempo dei fatti di Genova e un attore anticonvenzionale e ribelle ( era stato un formidabile Giancarlo Siani ) probabilmente si era scandalizzato come tuttti quei giovani ribelli che riempirono le piazze genovesi. 

Chissà perché oggi pensando a Carlo Giuliani che oggi avrebbe più o meno l’età di Libero De Rienzo mi è venuto in mente di associarli nel ricordo .

Manu Chiao è tornato a cantare a Genova ma non siamo più tanto liberi di radunarci : in questo mondo che avevamo sperato potesse diventare migliore ci sta imprigionando un granello di male che si cela sotto la forma di un virus.

Non mi pare una bella prospettiva per il futuro.

Cantava il Trovator

Succede che trasportata all ‘interno del teatro la rappresentazione del Trovatore in piazza divenga una serata incredibile , in cui i cantanti , tutti in stato di grazia , tutti clamorosamente eccelsi trasformino quella che poteva essere la festa popolare in qualcosa di irripetibile e nella quale ci si ritrova a pensare quest’opera improbabile e troppo nota in una specie di revival di tutto il nostro sentire nazionale : dal Risorgimento raccontato da Visconti in Senso all’urlo belluino della vittoria dei campionati europei di calcio, perché hai voglia a pensare sempre ai fratelli Marx ma quando tutte le arie notissime delle grandissime voci ce le cantano in quel modo ci si sente orgogliosi e felici di essere italiani.
È cominciata bene : trasferiti in un palco centrale di primo ordine ci apprestiamo ad ascoltare comodamente alloggiati.
Ma è quando al primo atto il coro non butta la le zingarelle alla “carlona” che comincio a pensare che l’arrivo di Jean Luis Basso , portato direttamente da Lisnner da Parigi , faccia lievitare anche la musica a livelli preziosi.
Poi è tutto un crescendo: Anita fa schizzare in alto tutto il teatro , una standing ovation a metà opera non l’avevo vista mai , e così cresci cresci la Netrebko ci mette del suo e vola altissima tra le note , Luca Salsi ci mette l’anima nel Dardo … e persino Youssif si ripete la Pira , commosso fino alle lacrime e sommerso dagli applausi.
Decisamente è una serata particolare.
Armilliato lo capisce e segue il bistrattato pamphlet verdiano in maniera impeccabile , il pubblico un po’ eterogeneo ( i prezzi popolari della piazza non avevano attirato solo gli happy fews melomani , ma chi era li per caso o per fortuna ha avuto la possibilità di ascoltare un grandissimo Trovatore , una di quelle sere in cui siamo tutti figli del genio di Busseto.
Un mio retro pensiero mi riporta a Monaco , tutta un’altra storia , qui stasera è grandItalia , godiamocela felicemente .

Napoli è

Napoli è confusione , motorini sfreccianti nella notte con grassissimi adolescenti a bordo che ti sfrecciano accanto e sembrano dei killer .
Napoli è le scale luride dei Quartieri spagnoli , si sale tra discariche improbabili, gente seduta sulle porte dei bassi in cui capisce che la luce non ci filtrerà mai .
Napoli è il pazzo posteggiatore abusivo che in piazza Trieste e Trento ( tutto rovesciato in questa toponomastica fantasiosa) ) ripete come una litania che sembra un canto greco il suo invito ad entrare nel suo abusivo regno.
Napoli è il sole anche quando dovrebbe piovere su tutti i siti meteorologici è così ci regala una serata inimmaginabile nello splendore assoluto del più bel teatro del mondo.
Napoli è la gioia di riprendere , mi sembrava un sogno durante la dura reclusione collettiva, un caffè scekerato al Gambrinus ( e aggiungerci anche il babà per completare la realizzazione di un sogno.)
Napoli è la facilità con cui la gente ti parla davvero : un momento di attenzione e tutto diventa oggetto di pensiero filosofico , possibilità di vivere in comunione : siete sola signò, ? Nella microscopica camera in cui ci si gira a fatica . Mi dispiace ! Ed è sincera la informalissima cameriera che mi porta la colazione.
Napoli è il fascino di una città antichissima e magica , dove la gioia della vita si tramuta in un sottofondo rumoroso e carico di vita .

Kaufmann forever

Infine parliamo di lui , il motivo della mia fissazione e anche della facile ironia di tutti coloro , a cominciare dai miei figli che da anni mi prendono in giro per la mia kaufmmaniana passione .

Lo scoprii tanti anni fa , quando era ancora facile avvicinarlo , quando non era lo “stratenor” conteso dalle folle di tutto il mondo , quando non c’era ancora quella specie di diritto di progenitura vantato da chi invece lo ha scoperto tanti anni dopo.

Anni in cui lui ha intelligentemente costruito la sua infinita carriera , sempre col sorriso di chi in fondo si diverte davvero a fare quello che gli piace : cantare e cantare con curiosità passando di ruolo in ruolo , seminando successi , accompagnato sempre da quella sua risata clamorosa , una specie di sipario dietro il quale ha nascosto le difficoltà e una certa teutonica volontà di mantenere con discrezione la vera distanza anche con il suo pubblico adorante.

Tutti sanno che arrivare a cantare il Tristano è stata per lui una lenta e inesorabile salita verso il suo personale Everest .

Ci è arrivato lentamente, costruendo anno dopo anno la sua preparazione al ruolo ,e come ha detto un gentilissimo capo dell’impeccabile organizzazione del BSO al quale avevo affidato un messaggio personale per Jonas : lei che ne pensa? A me pare che il Corona ( qui il Covid lo chiamano così) gli abbia fatto bene !

In effetti ci è arrivato in grandissima forma , accompagnato dalla fida partner amatissima Anja e soprattutto da quel mago incredibile , capace di sostenere , accompagnare , sfidare ed esaltare il tenore che risponde al magico nome di Kiril Petrenko.

Durante lo spettacolo ad un tratto mi sono ritrovata a pensare quello che Jonas disse quando qualcuno ammirato gli chiedeva il perché della sua immedesimazione nel Werther : è tutto scritto nella musica ! Non c’è altro da fare .

Non c’è altro da fare , Kaufmann si è anche vampirizzato Tristano. Da oggi in poi tutti dovranno misurarsi con lui per interpretare questo fantastico ruolo.

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Jesi , evviva!

Circondata da una cerchia di mura Jesi , città delle Marche con i suoi 39mila abitanti , è piena di tesori e di glorie.

A Jesi nacque , per la verità un po’ per caso Federico II di Svevia, in piazza e sotto una tenda allestita all’uopo.

La sua mamma Costanza d’ Altavilla non era più giovanissima e ci fu anche chi dubitata della nascita di un erede che così si svolse addirittura in piazza Era il 1194 e da quella volta in città tutto divenne “federiciano” , vista l’importanza dell’evento.

Ma Jesi raccoglie anche altri tesori : nel Palazzo Pianetti , sede della pinacoteca ci sono ben cinque bellissimi dipinti di Lorenzo Lotto e la più bella galleria Rococo del mondo . E’ lunga 76 metri e da sola meriterebbe il viaggio Da queste parti nacque un certo Giovanbattista Pergolesi  e in tempi più recenti Valeria Moriconi fu la splendida gloria cittadina  a cui fu anche intestato un piccolo teatro-museo : il San Floriano.

Ma oggi Jesi è all’onore delle cronache di nuovo : con l’undestatement tutto marchigiano che lo contraddistingue ( inglesi imparate ) ci è nato anche l’uomo che ha fatto sognare e gioire questo popolo arruffone e scalmanato che pagherà cara l’abbuffata di sventolamenti e urla che ha accompagnato la vittoria degli eureopei di calcio : quel Roberto Mancini tutto casa , chiesa e calcio che partì da questa sua tranquilla cittadina per assurgere alle glorie nazionali che resteranno nella storia calcistica italiana .

Vero è , come diceva Churchill che gli italiani vincono le partite di calcio come fossero guerre e perdono le guerre nello stesso modo , ma tant’è, nel bene e nel male questa è la nostra indole.

Ne consegue che Mancini entri di diritto nel Pantheon cittadino , una nuova gloria di un paese che ha la dignità di città . 

In una regione che ha in tutto un milione e mezzo di abitanti questa è la giusta proporzione.

Un rientro particolare

Lunedì 5 luglio . Aeroporto di Monaco di Baviera .

Sono arrivata prestissimo , il volo parte nel pomeriggio ,ma tra certificazioni e documenti con i quali , pare , potrei avere dei problemi  e visto che sono ancora sotto choc per il meraviglioso spettacolo al quale ho assistito la sera prima non ho voglia di andare curiosando in giro ed eccomi seduta al Gate indicato sulla carta d’imbarco.

Il cielo fuori dalla vetrata è livido , i nuvoloni si rincorrono , ma io sono ancora con gli occhi pieni del ricordo di un meraviglioso spettacolo : questo Tristan und Isolde epocale che sono felice di avere ascoltato .

Le ore passano e io le impiego scrivendo le tante impressioni che mi porto dentro , mi serviranno per riempire il blog per tanti giorni futuri.

Poi pochi minuti prima dell’annuncio del volo mi arriva la telefonata di un figlio : mamma ti devo dare una triste notizia , è morto Aldo .

Aldo che stava tanto male da quasi due anni , Aldo che al più tardi lunedì scorso mi aveva telefonato dall’ospedale con il suo bell’anconetano popolare e la sua incrollabile fede nella vita , Aldo che aveva navigato con la nostra barca per tanti anni , che aveva portato in gommone tutti i miei nipoti, 

Aldo che era venuto di corsa a mettermi un corrimano di legno quando ero ritornata a casa dopo l’intervento all’anca , Aldo sempre presente in casa o in studio quando avevamo avuto bisogno delle sue forti braccia e della sua capacità di organizzare ogni riordino e ogni emergenza.

Sono con gli occhi pieni di lacrime fissi sul tablet e così leggo l’annuncio della morte di Raffaella Carrà, strana concomitanza di morte , questa volta di un volto popolare della tv con la morte di una persona cara.

Sono seduta immobile e pensierosa e tutto a un tratto mi accorgo che il volo non è stato chiamato : passa una hostess e le chiedo il perché.

Lei efficentissima guarda i tabulati e mi dice serena che il mio volo  partiva da un altro Gate , un po’ più lontano.

Corro, per quello che riesco , con il mio trolley e arrivo trafelata : Il volo è chiuso , mi dice il sorridente steward verso il  quale partono le mie contumelie nelle tre lingue che conosco , più qualche colorita esclamazione in dialetto , che non guasta mai per rendere meglio il livello di agitazione ( e qui uso un elegante eufemismo).

In realtà nessuno mi aveva avvertito del cambio , forse ero arrivata troppo presto , forse negli ultimi momenti ero stata troppo presa dai miei cupi pensieri , il fatto vero ( e poi mi hanno pure chiesto scusa ) che si erano scordati di me.

Ma i potenti mezzi della Lufthansa hanno rimediato : con un bus da 50 passeggeri in cui ero l’unico a bordo sono arrivata sotto la scaletta con l’aereo già pronto a rullare!

Non ho salutato la Baviera , non  ho visto le Alpi , sotto di me c’era già l’Adriatico sul quale abbiamo tanto navigato con il nostro amato Aldo .

Sul mio telefono c’è il suo nome per l’ultima chiamata che mi ha fatto .

Credo che mi ci vorrà molto tempo per cancellarla.

Kaufmann forever (3)

Infine parliamo di lui , il motivo della mia fissazione e anche della facile ironia di tutti coloro , a cominciare dai miei figli che da anni mi prendono in giro per la mia kaufmmaniana passione .

Lo scoprii tanti anni fa , quando era ancora facile avvicinarlo , quando non era lo “stratenor” conteso dalle folle di tutto il mondo , quando non c’era ancora quella specie di diritto di progenitura vantato da chi invece lo ha scoperto tanti anni dopo.

Anni in cui lui ha intelligentemente costruito la sua infinita carriera , sempre col sorriso di chi in fondo si diverte davvero a fare quello che gli piace : cantare e cantare con curiosità passando di ruolo in ruolo , seminando successi , accompagnato sempre da quella sua risata clamorosa , una specie di sipario dietro il quale ha nascosto le difficoltà e una certa teutonica volontà di mantenere con discrezione la vera distanza anche con il suo pubblico adorante.

Tutti sanno che arrivare a cantare il Tristano è stata per lui una lenta e inesorabile salita verso il suo personale Everest .
Ci è arrivato lentamente, costruendo anno dopo anno la sua preparazione al ruolo ,e come ha detto un gentilissimo capo dell’impeccabile organizzazione del BSO al quale avevo affidato un messaggio personale per Jonas : lei che ne pensa? A me pare che il Corona ( qui il Covid lo chiamano così) gli abbia fatto bene !
In effetti ci è arrivato in grandissima forma , accompagnato dalla fida partner amatissima Anja e soprattutto da quel mago incredibile , capace di sostenere , accompagnare , sfidare ed esaltare il tenore che risponde al magico nome di Kiril Petrenko.
Durante lo spettacolo ad un tratto mi sono ritrovata a pensare quello che Jonas disse quando qualcuno ammirato gli chiedeva il perché della sua immedesimazione nel Werther : è tutto scritto nella musica ! Non c’è altro da fare .
Non c’è altro da fare , Kaufmann si è anche vampirizzato Tristano. Da oggi in poi tutti dovranno misurarsi con lui per interpretare questo fantastico ruolo.

Idee di regia ., ovvero il pelo nell‘uovo.(2)


Ho letto da qualche parte che Warlikovski non avrebbe diretto abbastanza i cantanti . Non è vero , le sue idee registiche semmai sono anche troppe , alcune forse pleonastiche , molte bellissime e vorrei soffermarmi su ambedue gli aspetti senza cercare di raccontare la trama , come hanno fatto in troppi.
Comincio da quelle eccellenti: la vestizione di Isolde da parte di Tristano , usata come una frustrazione nei confronti dell‘eroe .
La sublime idea di fare dell‘accendi / spegni della luce da parte della medesima , la dimostrazione pratica della sua voglia del buio e il gesto di rimprovero di Brangäne altrettanto ironicamente sublime .
Il lento inabissarsi nella poltrona di Tristano quasi in posizione fetale durante il doloroso rimprovero dello zio e la sua uscita carponi verso la onnipresente poltrona , rifugio ultimo della sua desolazione.
Il suicidio mancato , quando era già tutto deciso e il gettarsi di Tristano sulla spada di Melot con il disperato appello a Isolde : vieni a raggiungermi nella mia terra , dove la land non è certamente di questo mondo.
Tutto il terzo atto è un lavoro di regia raffinatissimo, il delirio da coma giustifica ogni azione e anche il bicchiere d’acqua offerto da Kurnewald è intelligente e serve a spezzare il lungo monologo di Tristano riarso dalla sete.

Ovviamente c‘é tutto lo splendido lavoro di regia dei filmati , ne ho già parlato , ma sicuramente il trasformarsi e ingigantirsi del motivo fiorito ad accentuare il diffondersi del filtro d‘amore è strepitoso , come il mare che sommerge i corpi degli amanti suicidi che riemergono informi e statuari , come in un catafalco regale per poi ritornare realisticamene vivi nel placato sorriso finale.

Alcuni piccoli nei o meglio inutili spiegazioni : la simbolica coppia moderna iniziale , gli orfanelli calvi che ricordano troppo bambini malati e soggetti a chemioterapia , alcune figure di contorno , come il bendato e incoronato Morold , figure di contorno con poca utilità narrativa .

Una volta tanti bellissimi i costumi della solita collaboratrice del regista , funzionale la scena anche se le teste di cervo su una nave lasciano perlomeni perplessi ad una prima visione gli spettatori più attenti.