Sarà questa la morte?

Fare l’elenco di chi non c’è più pare sia un modo per curare la psiche.

L’ho letto come consiglio di un famoso psicologo con stupore perché è un esercizio che mi faccio spesso da sola e non credo di averne bisogno per curare una  depressione che penso proprio  di non avere.

Ci sono però dei giorni in cui l’elenco si fa più spesso e sono questi in cui per antica tradizione si va anche fisicamente in quei luoghi nei quali il ricordo si fa più ravvicinato.

So benissimo che ci sono persone che al cimitero ci vanno di rado e altre che addirittura non ci vanno mai.

Io ci vado spesso, in quello più vicino a casa dove ho le mie persone care . ma vado ,magari solo anche col pensiero ,al cimitero in terra di Toscana dove riposa gran parte della mia famiglia .

Mi è di grande compagnia la musica di Richard Strauss , il suo bellissimo Allerseelen lo ascolto anche perché ormai fa parte per me del rito di ricordare .

Ma anche la bellissima Abendrot, l’ultimo dei Vier Letze Lieder ha in sé una riflessione utile a avvicinarmi all’elenco suggerito.

Contiene quel bellissimo verso di pace con la domanda finale : sarà questa la morte ? che mette nell’animo una infinita tenera tristezza.

Si è sempre insieme a chi non c’è più e più si allungano gli anni della nostra vita , altrettanto si allunga la lista di chi ci ha lasciato

prima di noi.

Una contabilità in levare che è al contempo una accresciuta compagnia di presenze ravvicinate.

Non devo curarmi nessuna depressione ma sto bene attenta nel riformulare l’elenco di non dimenticarmi nessuno .

Semmai l’unica cosa triste è quell’aggiunta recente che forse che proprio perché essendo più ravvicinata sembra meno tenera e più dolorosa .

Il grande rimedio del  Tempo in certi casi ci mette un po’ di più a metabolizzare la distanza.

Però l’elenco non ho proprio bisogno materialmente di scriverlo ,la mia lunga fila di presenze mi accompagna con la musica.

Halloween

Una sera d’autunno , di quelle nelle quali si piomba nel buio presto , avevo già chiuso porte e finestre quando suonò il campanello :

dietro il cancelletto di legno tre nanetti mascherati da Zorro, Moschettiere e Fatina mi dissero :dolcetto o scherzetto !

tenerissimi e spaesati , la nostra è una strada di villette , abbastanza deserta ,quei tre bambini mi fecero una grandissima tenerezza e mi sarei sotterrata per la vergogna di non avere in casa neppure una caramella.

Da quella volta ho tenuto sempre un barattolo di caramelle in casa anche se nessun nanetto ha più suonato il campanello da quella sera lontana ; invecchiamo tutti e probabilmente i bambini sono cresciuti abbastanza da non andare più in una improbabile strada a citofonare senza successo.

Diverso l’Halloween che vidi una sera New York : tra zombi ,vampiri e streghe era tutto un finto horror con molto trash di falsi cadaveri.

Forse mi fece ridere anche se penso che quel tempo di finte paure sia definitivamente impossibile da sopportare in questi giorni orribili davvero .

Questi due ricordi lontani mi tornano alla mente perché adesso sulle piattaforme è tutto un pubblicizzare di zucche vuote e di pipistrelli anche se non so quanta voglia ci sia in giro per mettere in giro finte paure quando un sottile angoscioso senso di terrore ci  circonda appena apriamo la televisione .

L’orrore di guerre e attacchi terroristici sembra essere il nostro pane quotidiano quando avevamo pensato , a torto ,  che mai più l’orrore avrebbe minacciato le nostre vite.

Non credo che saranno più molti falsi cadaveri per le strade della Grande Mela quando sotto gli occhi di tutto l’Occidente la realtà ci viene sbattuta in faccia con la ferocia delle vere immagini la cui sola forma di pietà è rappresentata da quei sudari insanguinati che nascondono l’orrore vero.

Credo proprio che sia  il caso di accantonare Halloween in attesa di  auspicati tempi migliori.

Un vecchio film

L’avevo molto amato da ragazzina e poi lei era bellissima :Gene Tierney , al tempo la mia attrice preferita e  la storia del rude marinaio che le appariva nella romantica casetta sul mare mi aveva scatenato tutte le romanticherie possibili.

Ricordo che molti anni dopo , quando una sera mio marito con indosso la giacca da marinaio tornò da una regata lontana mi sembrò quasi  una reincarnazione di  Rex Harrison Del  fantasma e la signora Muir.

Rividi quel film molti anni dopo e mi sembrò cortissimo , era il tempo in cui i film duravano 90 minuti e quelle belle brughiere con il mare sullo sfondo erano dei bei velatini  made in Hollywood, la storiella era tanto improbabile quanto garbata e aveva perso quel fascino che ne aveva fatto uno dei miei film preferiti nella stagione dei sogni giovanili.

Mi restò però il ricordo confortante del finale : la vecchia signora sulla poltrona vicino alla finestra si addormenta nel sonno finale e il fantasma da un alto improbabile cielo la viene a prendere tendendole la mano.

Ci metterei la firma per un finale così , il mare dalla finestra lo vedo , un capitano ce lo avevo avuto anche io anche se non mi aveva arricchito attraverso le sue avventure di mare .

In definitiva invecchiando davvero si ritorna ingenui e un po’ rimbambiti .

Sto rivalutando the Ghost end Mrs Muir. Twenty Century Fox (1947)

Sparizioni

Avevo scritto tempo fa della scomparsa della liseuse e ogni tanto vedo che questo piccolo post ha ancora lettori forse incuriositi dal titolo.

Ebbene , in base alle mie recenti ricerche sul campo continua la mia indagine di costume che vede altre illustri sparizioni.

La più eclatante è la scomparsa della tovaglia dalle tavole italiane, ogni pubblicità che racconti più o meno realisticamente la famiglia o il gruppo di amici a tavola la tovaglia non c’è  più. Sostituita da tovagliette e sottopiatti  probabilmente usa e getta, il che  fa sembrare ogni desco una imitazione della pizzeria sotto casa .

Contemporaneamente è scomparso il cestino del pane , anzi è scomparso il pane tout court,  e se lo chiedi al cameriere spesso ti guarda incuriosito , tu jurassico reperto di vecchie abitudini.

Ma la scomparsa più pericolosa , o meglio l’abitudine antica a servirsene è quella dell’uso della freccia quando guidando la macchina si  decide di cambiare strada.

Nelle antiche memorie ricordo che alla scuola guida ti insegnavano a segnalare sempre a chi ti stava dietro quello che volevi fare , pena la bocciatura .

Adesso è diventato un optional usarla , sta a te guidatore dai poteri sovrannaturali interpretare la volontà di chi ti precede , fatti tuoi se non lo capisci da solo.

Una volta si diceva ironicamente rivolgendosi all’incauto che non segnalava : la freccia la usano gli indiani! , oggi non è il caso di fare dell’ironia ; il guidatore giovane ti guarda con stupore e probabilmente pensa che sarebbe ora che ai vecchietti non  venga rinnovata la patente.

I vecchi vanno piano , pretendono parcheggi regolari , intralciano i ragazzi nel loro correre spesso inutile e pericoloso , ma  la vita è qui e adesso e questa è la nuova legge della strada .

Shalom

Sono uscite dal buio le due donne ostaggi illuminate dalle lampade degli operatori televisivi , uscivano da un nulla terribile e i loro gesti riflettevano l’imbarazzo delle luci su di loro.

Gli uomini neri , volutamente terribili nelle vesti di terroristi parlavano , forse davano medicine , una ascoltava con fatica ,evidente in lei la confusione umana e mentale.

L’altra invece , quella all’apparenza più fragile seguiva con attenzione quello che le veniva detto, stranamente umano e partecipe il gesto dell’uomo di Hamas , curvo su di lei aveva suo malgrado un atteggiamento di rispetto o perlomeno mi è sembrato tale.

Tutto è durato pochi secondi , poi una mano amica si è protesa ad accogliere la vecchia signora e lei con un gesto che ha dell’incredibile si è girata verso il suo carceriere e dandogli la mano gli ha detto : Shalom , pace , Salam.

Un gesto più forte di mille proclami , un gesto che ha in sé tutta la storia di un popolo perseguitato e irriso nei secoli , un popolo che ha trovato in Herez quella terra promessa che è stata un lungo miraggio per gli ebrei della Diaspora.

Quel popolo che ha fatto fiorire il deserto , che è diventato un paese ordinato e democratico ma che ha avuto la disgrazia di non avere sempre dei governanti  degni della sua tradizione.

La piccola signora del kibbuz era tra quegli israeliani convinti che sia possibile la convivenza con gli antichi abitatori palestinesi di quella terra , una donna che nella vita si è adoperata per aiutare i deboli abitanti della confinante striscia di Gaza  , il cui marito ancora ostaggio è un giornalista che parla arabo e che insieme a lei si è sempre battuto per i diritti di tutti gli abitanti di quella terra contesa.

Pace a te , donna ancora bellissima nella vecchiaia , donna forte e sicura .

Credo tu rappresenti il lato bello del tuo popolo molto meglio di indegni rappresentanti che vi governano.

Conosco abbastanza i problemi interni che vi affliggono e che il prevalere di immigrazioni recenti hanno provocato squilibri politici verso una destra ultra tradizionalista i cui nefasti risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Avete sfilato per mesi per combattere contro una politica sbagliata e ne avete pagato un pegno troppo grande per essere perdonato, come ha detto Primo Levi ,ma che il ricordo non si trasformi in odio.

La piccola signora del kibbuz ci ha dimostrato col suo gesto tutta la forza di chi è stato capace ,sognando la terra promessa ,di avere  contribuito concretamente di esserne parte degna.

Pensierino

In questa valanga di informazioni , commenti , retro -letture in politichese  l’unica penna che ha centrato il vero problema di fondo della vicenda Meloni / Gianbruno sta nella sagace penna di una vecchia signora del giornalismo d’antan.

In tanta cronaca , informazione , gossip Natalia Aspesi è stata l’unica a domandare alla signora Meloni come mai la presidente del consiglio si sia dovuta accorgere solo dopo dieci anni di convivenza di avere vicino un bellone sciupafemmine col quale ha anche fatto una figlia e creato quella famiglia naturale che comunque è tale a tutti gli effetti nel costume ormai accettato nel mondo di oggi.

Nessuno scandalo morale , il mondo ha accettato serenamente la presentazione del compagno/ compagna al posto dell’arcaico : le presento mia moglie/ mio marito.

Ci si va insieme anche in  visita dal Papa e pure  alla Scala , i baluardi sociali del convivere sacro e mondano .

Ma , e qui sta la domanda maliziosa della graffiante penna cara ai miei vecchi tempi : come ha fatto a starci insieme per tanto tempo se non ne condivideva gli atteggiamenti e le volgarità?

Lo ha dovuto scoprire dal fuori-onda di Striscia o semplicemente quello è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso?

Sicuramente la donna premier esce vittoriosa da questa vicenda che le procurerà ulteriore gradimento elettorale , femminista suo malgrado è passata dalla parte delle donne , lei che le battaglie femminili proprio non le aveva messe nella sua agenda di battagliera beniamina della destra più retriva.

Un frame

L’ennesima visione delle news , un venerdì di odio e di rabbia.

Varie piazze arabe , alcune con folle veramente imponenti , bandiere palestinesi , urla e volti sconvolti dall’odio.

La telecamera inquadra la piazza di Ramallah con i gipponi della polizia che inseguono i manifestanti e sullo sfondo brilla luminosa l’insegna riconoscibilissima di una catena fast food.

Ha un che di irreale quella visione e la telecamera la inquadra più volte , sono tre M , più esattamente tre volte il logo della multinazionale sopra quelli che sono probabilmente tre ingressi del conosciutissimo ritrovo dei giovani non solo negli USA ma anche in tuttaEuropa.

Non sarà una vittoria palestinese e neppure quella più probabile dimostrazione di forza israeliana a risolvere il conflitto che sconvolge da decenni quella parte del mondo : sarà il dio del consumo , il modello di vita occidentale quello che spianerà l’odio e la vendetta , il potere economico che appiattisce le ideologie di un tempo.

Basterà dare tempo al tempo e se già in Cisgiordania c’è un McDonald vuol dire che nella parte meno povera del paese c’è già una breccia che è simbolo di potere economico , di predominio del consumismo.

Certamente questo non rappresenterà il mantenimento di antichi valori ,non sarà segno di civiltà avanzata : sarà semplicemente il trionfo del  consumismo che livellerà l’odio antico e ne sfumerà i segni secolari.

Come sempre è sempre questione di soldi , se nelle povere economie medio-orientali dove la ricchezza delle fonti energetiche non è suddivisa democraticamente nelle popolazioni  si aprisse un varco di benessere minimamente diffuso il demonizzato consumismo , il Dio Mammona biblico finirebbe per sconfiggere quelle divinità per le quali si sono battute per secoli le civiltà antiche con buona pace di coloro che ancora sperano nei valori della  pace universale.

Fare teatro

Esiste una magia che contamina tutti coloro che di  teatro non sono solo spettatori ma tocca una corda intima e segreta  che rende il vedere teatro qualcosa di diverso , di più intimo , anche se spesso fa essere meno indulgenti dell’anche più appassionato spettatore.

L’avere per qualche decennio fatto teatro con i ragazzi di una scuola e contemporaneamente avere visto millanta di questi spettacoli , qualche volta incantevoli ma più spesso appena guardabili fa essere spettatori esigenti  anche di forme di teatro lontane da quelle ingenue del teatro della scuola.

Ho spesso pensato che la mia lunga frequentazione del teatro lirico mi abbia  reso più facile la valutazione e anche la realizzazione di uno spettacolo , soprattutto se teatro classico antico.

Mettere in scena Euripide può equivalere a mettere in scena Verdi o Wagner , i meccanismi teatrali sono sempre gli stessi e non credo di dire una eresia ma il grande teatro di parola di Shakespeare non differisce molto da Ibsen , magari passando da Cechov.

Sicuramente è molto più facile far piangere che far ridere ed è molto più difficile avventurarsi nel comico o semplicemente affrontare la commedia.

La musica è un grande valore aggiunto , lo spettacolo si arricchisce dei suoni come delle luci e lo spettatore capirà alla fine se si è lasciato stregare o se la quarta parete è rimasta chiusa alle emozioni vissute.

Perché c’è qualcosa di magico nel gioco del travestimento , essere altro da sé nasconde un desiderio inconscio di perdersi nel gioco  esistenziale.

E’ per questo che i grandi attori , i grandi cantanti , i grandi registi sono i veri maghi che ci permettono di uscire dal reale per entrare nel gioco infinito dell’irreale fantastico .

Se poi questo gioco lo si è fatto in prima persona , se il rumore dei passi sulla scena lo si è provato , se il piacere fisico di vedere il teatro da dietro una quinta , se il catartico momento del sipario che si chiude , se le luci si chiudono sull’applauso più o meno meritato allora si è decisamente vittime di questa magica droga dalla quale non ci libereremmo  mai più.

Un film sbagliato

Pensavo fosse interessante la realizzazione di un film tratto da una storia famosa che colpì molto la pubblica opinione ormai quasi due secoli orsono.

Il caso Mortara , una brutta storia che aveva visto protagonista un bambino ebreo sottratto alla famiglia da parte della Chiesa perché all ‘insaputa dei genitori  una domestica ignorante aveva detto di averlo battezzato

Bologna , la città dove avvenne il fatto faceva ancora parte dello Stato pontificio e il Papa ne era il sovrano assoluto.

Venute a conoscenza del fatto le autorità ecclesiastiche pretesero di sottrarre il bambino alla naturale famiglia ebrea che lottò vanamente per riavere il figlio.

Fu così che Edgardo, portato a Roma , fu educato con i crismi del più rigido cattolicesimo e probabilmente ne rimase anche affascinato se quando finalmente l’Italia si liberò dal potere temporale della Chiesa il bambino , ormai giovane sacerdote non volle ritornare alle sue origini , pur essendo prima che cristiano sicuramente ebreo di nascita e di educazione.

Ma , come disse probabilmente un gesuita : dateci l’infanzia di un uomo e ne faremo ciò che vogliamo .

Il film di Marco Bellocchio che si intitola Rapito aveva due possibilità : raccontarci la storia con spirito anticlericale o cercare di capire il percorso tormentato della vita di un uomo che restò nella religione cattolica fino alla fine dei suoi giorni, probabilmente con qualche tormento  interiore.

Il regista ha scelto la prima via e ha fatto un brutto film con immagini da cartolina della Roma ottocentesca , con un Papa improbabile,( era in realtà Pio IX )  nel quale anche bravissimi attori come Filippo Timi e Fabrizio Gifuni sembrano messi lì a fare “ la faccia cattiva”.

Diverso sarebbe stato il film se si fosse approfondito il percorso di un’anima tormentata. Ho colto una unica battuta valida detta da un personaggio minore : “è molto bravo e l’ebraico gli servirà per il proseguo dei suoi studi.”

Molta acqua è passata sotto i ponti del Tevere , oggi leggiamo le scritture della Bibbia sapendo che anche i cristiani sono venuti da quella terra nel deserto in cui nacque anche un povero cristo ebreo che si chiamava Gesù.

Fare oggi un brutto film anticlericale mi è sembrata una strana scivolata di cattivo gusto , peccato , mi è parsa soprattutto una occasione persa.

La forza delle donne

Le folle indignate , le folle violente , le folle rabbiose che ci trasmettono i social in questo giorno di rabbia che ha accomunato tutti i paesi arabi ha un unico denominatore : sono solo uomini .

Uomini giovani , anzi giovanissimi ed è logico perché l’indice di vita nei paesi arabi ci dice che i giovani sono la grande maggioranza .

Questo però non avviene per esempio in Iran dove per le strade abbiamo visto anche tante donne rischiare anche la vita per chiedere un barlume di dignità , ma in Iran sono persiani  e le differenze con gli arabi non si fermano qui.

Dovremmo cominciare a studiare per capire la realtà tanto intricata dei paesi medio orientali.

E’ uscito ieri un bellissimo articolo di un’amica israeliana: Manuela Dviri che conosco personalmente per antica consuetudine , direi quasi familiare.

Manuela parla delle donne israeliane protagoniste della propria  vita donne in armi ma anche donne pronte a scendere in piazza per lunghissimi venerdì di protesta , donne coraggiose che lavorano , scrivono , studiano come i loro compagni , donne che hanno scelto anche la dura vita del Kibbuz, quel sogno socialista che fu una delle armi di seduzione per le generazioni dei giovani del Novecento.

Credo che la grande differenza tra la democrazia israeliana e i regni , le autocrazie e le dittature che la circondano sia in grandissima parte frutto del diverso ruolo delle donne in quel paese.

Mentre seguitiamo a vedere foto di madri palestinesi , immagini dolorose che conosciamo solo nel pianto e nel lutto , le donne israeliane hanno dalla loro la forza di una cultura antica e al tempo stesso permeata della cultura occidentale che in ultima analisi sarà la vera differenza che porterà quel paese a reagire e a sconfiggere le forze oscure che la circondano.

Concerto di Budapest

Un programma classico , arie italiane nella prima parte , poi Wagner per la gioia di tutti quelli che come me ne apprezzano in modo particolare l’esecuzione.

Il concerto è in ottima qualità audio e video e  seppure ci siano dei vuoti in sala il pubblico è sempre lo stesso , fedele e attento alla forma del nostro amato tenore.

Da conoscitrice antica posso affermare che la forma vocale di Kaufmann è ottima e l’attenta direzione dell’amico Rieder ne valorizza i passaggi.

Conosco nelle sfumature tutti i pezzi e posso dire che sia l’aria di Alvaro nella Forza , Cielo e mar dalla Gioconda ( lo sentiremo in primavera nella prise du rolesia a Salisburgo che Napoli e soprattutto il suo Vesti la giubba che è sempre la migliore interpretazione del pezzo , compresa una risata sempre più calibrata e un effetto drammatico garantito , sono cavalli di battaglia perfettamente eseguiti.

Ma è nella mia amatissima serie di arie wagneriane che lo stile tutto personale del nostro heldertenor , così diverso da tutti i cantanti che lo hanno preceduto che io trovo la grandezza del nostro amato tenore.

Adoro il Preislied dei Meistersinger e ogni volta penso che non avere potuto avere la memoria della sua interpretazione in DVD dalle spettacolo di Monaco è davvero un peccato .

Due i brani dalla Walküre , il pezzo incredibile (ogni volta conto i secondi dell’appello al padre ) e il Wintersturm cantato come bis mi confermano  che non esista al mondo un altro Sigmund così vero.

Un sorriso per Lohengrin , il suo In Fernem land da manuale e poi 

Il regalo di Träume , l’incanto dei Wesendonk Lieder.

Una bellissima serata per chi era in sala ma altrettanto piacevole per tutti noi che abbiamo potuta seguirla abbastanza presto sulla piattaforma Opera on Video.

Una pace impossibile

Davvero la Storia presenta il conto e in maniera crudele lo Stato di Israele   si trova davanti ad un bivio epocale , qualunque sarà la svolta che prenderà questa terribile vicenda niente sarà più uguale come era fino alla settimana scorsa.

Non sono bastati i grandi scrittori , i poeti , gli scienziati che hanno fatto grande lo stato israeliano a fermare la deriva perché questo ultimo contestatissimo governo non mettesse a nudo i nodi irrisolti della sua storia.

Non è stato sicuramente solo l’orribile e vile attentato di Hamas a scatenare tutta una serie di nodi irrisolti verso i quali prima o poi Israele si sarebbe trovata  a rispondere.

Il popolo palestinese non è come la polvere da nascondere sotto il tappeto ; è carne e vita , sono uomini , donne e bambini ( tanti) che stanno gridando il loro diritto ad uno Stato riconosciuto .

Due popoli , due Stati , non è uno slogan utopistico , difficile semmai è la strada per arrivarci , lo è sempre stato ma  oggi è diventata l’unica soluzione fondamentale.

Non sarà , e auspico che non accada , una azione militare cruenta a risolverla , la fine di Nethaniahu è già politicamente segnata , piuttosto un non facile e lento cammino diplomatico sperando che nel frattempo non si scateni un nuovo fronte nel nord del paese.

Il nodo degli ostaggi si intreccia col destino degli abitanti di Gaza City, sono ore contate per migliaia di feriti negli ospedali che non hanno più riserve di medicinali , è la mancata apertura del varco dall’Egitto per fare entrare aiuti umanitari e contemporaneamente fare uscire gli stranieri , tutti fattori drammatici che possono fare precipitare gli eventi.

Sarà la ragionevole pazienza diplomatica per riallacciare quel patto dei Figli di Abramo di cui per primo parlò tanti anni fa Giorgio La Pira e potrebbe essere anche una Europa consapevolmente unita a coadiuvare un processo di equidistanza , non parlo di pace , che riesca a pacificare quel Medio Oriente da cui molti di noi sono un giorno venuti.