
Capita un giorno , non ne avevo neanche deciso positivamente , di andare a onorare la memoria di un amico poeta che non c’è più.
Un convegno nella sala consiliare del comune ,già incredibilmente piena di gente ancora prima dell’inizio del convegno.
Si susseguono i saluti istituzionali , il ricordo della moglie , le testimonianze di chi ha curato un libro che esce in memoria .
La cosa strabiliante è il silenzio dell’uditorio , attento e partecipe .
Mi guardo intorno: è come se fossero uscite da uno strano sottosuolo le tante , tantissime persone di una città povera di eventi e maldestra di cultura quale la città dove vivo che stanno ascoltando rispettose e attente.
Mi domando dove viva questa Ancona che onora la poesia , che accorre in massa a ricordare un poeta , ad ascoltare i cantori di una tradizione che sembrerebbe persa ed invece vive vivacissima nel cuore di molti .
Non è un convegno di eruditi , niente di accademico , solo il ricordo vivo di molte che quel poeta lo hanno avuto vicino nella vita , di chi ha letto nel tempo le sue poesie .
Ho il ricordo netto di tante iniziative nelle quali si è parlato di poesia , poi la vita mi ha portato lontano , in fuga da questa città vuota di eventi in fondo alla quale come un fiume carsico la poesia ha continuato a vivere nei cuori.
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Cantano anche gli amici di sempre della Macina con la voce roca di Gastone Pietrucci, cantano Francesco Paladino e la figlia attenta dalla voce pura, recita con garbo i versi un dicitore dolce, Giorgio Sebastianelli.
Forse , come dice l’assessora alla cultura , basta tirarli fuori dal loro nido nascosto , la gente di Ancona ha ancora la sua antica anima di popolo antico