Messaggi in catena

 

 

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Alcune persone ,magari anche normodotate seguitano a inondarmi di proposte tipo “catena di San’Antonio”.

Riguardano di tutto: se mandi a dieci amici questo messaggio ne avrai ogni tipo di beneficio ,oppure sempre ( variazione sul tema) se allarghi la platea questo servirà a sensibilizzare le donne a fare ogni tipo di controllo per la prevenzione sui tumori al seno .

Poi ci sono quelli patetici : augura ogni bene a tot amici , se te ne tornano tre avrai visto realizzati i tuoi desideri…e così via.

Io cancello tutto , non replico e non metto in giro queste scempiaggini ma il fatto mi dimostra che ci sono al mondo tante persone terribilmente sole che pensano di fare del bene affidandosi a simili messaggi.

Mi fanno l’effetto del messaggio nella bottiglia del naufrago, solo che il mare in cui gettano i loro pensieri è il web…nuovo mare informatico dove in effetti naviga di tutto.

Ne scrivo tranquillamente perché credo che chi mi manda questo tipo di messaggi non sia tra i miei amici , almeno così spero.

 

Oggi qui finisce il pensierino del giorno ,piccola notazione di costume e visto che ho amici un po’ dappertutto nel mondo , specie sul blog ,spero che chi non vive in Italia poco capisca di questa nota.

O tutto il mondo è paese?

 

manca un mese

 

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Ci mangiamo il tempo . Manca un mese esatto a Natale e oggi partono ovunque luminarie, mercatini, ruote luminose.

Sembra di vivere in un grande baraccone,una fiera perenne che nasconde la vera paura di fondo: basti vedere quello che è successo a Londra in un pomeriggio forzatamente affollato per una strana nuova giornata di consumi imposta.

Il black friday vero , quello che giustifica il nome è avvenuto in una moschea nel Sinai ma in questo mondo impazzito le immagini tirate a lucido di Oxford Street deserta cancellavano dagli schermi le immagini tragiche delle salme allineate nella polvere della Moschea.

 

Viviamo un tempo strabico, mi ha comunque fatto sorridere il commento pacato di una persona intelligente che ha scritto:vorrei sommessamente far ricordare che Natale non è il 25 novembre, ma il 25 dicembre.

Una voce forse ironica, sicuramente amara.

Poi nelle chiese si chiude l’anno liturgico , comincia l’Avvento, ma chi se ne accorge più?

Al nord si mette ancora la corona con le candele , qui neppure quella ,il natale (volutamente minuscolo) è diventato un giro di boa commerciale,

anche se poi tutti faremo finta di essere più buoni , tra canti e carole tra un mese esatto a partire da oggi.

 

Per fortuna ci sono i bambini…ubriacati dalla pubblicità perlomeno loro aspetteranno con ansia il babbo natale inventato dalla Coca cola.

 

Addio Dima

 

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Lo sapevamo tutti e ce lo aspettavamo pure ,ma leggere stamattina che Dmitry Hostorowsky ci ha lasciati per sempre mi ha fatto sperare in una fakenews di cattivo gusto.

Invece è vero: questo grande baritono russo ci ha lasciati per sempre,ma come scrive nel suo bellissimo necrologio Frank Muzzano in realtà la sua voce resterà nei nostri cuori e nella nostra memoria per sempre.

La sua inconfondibile chioma bianca sul viso giovane e sorridente,la sua potenza vocale,quella specie di spavalderia tanto russa e sincera ci mancheranno come ci mancherà la sua arte di grande interprete .

E’ stato un grande baritono verdiano,appassionato professionista sempre attento a valorizzare i/le partners .

La sua generosità era palese anche nell’interpretazione dei tanti ruoli del suo repertorio su cui primeggiavano soprattutto le sue performances nella lingua madre: memorabile il suo Onegin.

Stamani , nel rendergli il mio lontano omaggio ho riascoltato il suo Credo dall’Otello, con un brivido in più nel finale .

La morte è il nulla caro Dima ,il nulla perché tu sei vivo oggi come lo sarai ancora per molto tempo a venire con le tue interpretazioni che restano nei cuori di chi ha avuto la fortuna di sentirti dal vivo e dei molti che non avendo avuto questa fortuna ti potranno ricordare nelle testimonianze che la rete ci ha lasciato per sempre.

Riposa in pace, che la terra ti sia lieve.

 

 

e di Speranza….

 

 

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Piccolo siparietto a margine della tournèe cinese di Jonas Kaufmann.

Arrivano poche foto della prima parte, le Liederabend preziose con Helmuth Deutch sono state, credo, abbastanza ostiche al pubblico cinese, le enormi sale nelle rare foto d’agenzia e quelle anche più rare dei pochi spettatori che le hanno fatte filtrare mostrano qualche poltrona vuota, addirittura spettatori con l’igienica mascherina sul viso….

Poi , da Bejin le cose cambiano. Qui c’è già molta gente con cultura più internazionale, il repertorio operistico molto più facile e sul podio una deliziosa ragazza italiana: Speranza Scapucci.

A Jonas deve piacere il suo gesto ampio e soprattutto la sua attenzione a seguire il cantante ( leggo dei suoi anni di apprendistato come assistente di maestri attenti ad assecondare le voci).

Ed ecco il siparietto : guardo distrattamente il bis di Shanghai ,il solito”nessun dorma” ed ecco che Kaufmann ad un certo momento fa uno strano gesto verso il direttore….mi viene da ridere perché lui è anche capace di questo:

dirigere il direttore!

E invece no : nel dire..e di speranza….si gira divertito e indica la treccia bionda del suo direttore Speranza.

Non sono sicura che i cinesi l’abbiano capito , certo che una volta ancora questo incredibile artista , tanto padrone dei suoi mezzi da permettersi anche simili divagazioni mi ha regalato una delle sue incredibili performance, al solito in italiano , perché per lui l’italiano è veramente la lingua del cuore.

La tournèe finisce in gloria , la brava Scapucci può essere soddisfatta. Il grande tenore le ha reso un omaggio delizioso.

 

Mika a Casa Verdi

 

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Ci voleva un dinoccolato altissimo cantante pop anglo-franco-libanese vestito di improbabili abiti per regalare alla modestissima televisione italiana una lezione di stile e un momento di grande poesia nel ricordo e nella memoria di un paese che si rinnega.

Non sono abituata a guardare la nostra tv generalista anche perché , salvo rare eccezioni , è più facile che mi deprima piuttosto che divertirmi.

Ma ,messa sull’avviso dalla gentile figlia del mio cugino Angelo ,ho visto pazientemente anche le puntate precedenti di questo Casa Mika dove ho scoperto un ragazzo sensibile che, tra una canzoncina e l’altra infilava dei discorsi garbati e pieni di umanità.

Non che le sue canzoni mi attirassero particolarmente ,ammetto che il pop non è proprio il mio genere.

Ho dovuto aspettare oltre la mezzanotte di ieri ma ne valeva la pena.

Mika ha fatto una cosa apparentemente semplicissima : è andato a Casa Verdi,ha parlato con i vecchi ospiti , poi ne ha caricati alcuni su un pulmino e li ha portati alla Scala.

Ebbene ,l’immagine di quei vecchi cantanti inquadrati di spalle sul prestigioso palcoscenico è uno di quei rari momenti di poesia che ci è dato vedere anche sul piccolo schermo.

 

Avevo già parlato della mia personale emozione ad entrare in quel posto speciale. La tomba di Giuseppe Verdi in fondo al cortile illuminato , il brivido nel salire le scale ,gli ospiti nella grande sala da musica, il pensare che il nostro grande compositore considerasse questa sua Fondazione la sua opera più importante , ebbene tutto questo un giovane cantante sensibile lo ha portate nelle case di tutti gli italiani.

L’ora tarda avrà impedito a molti di assistere al piccolo miracolo di poesia, per fortuna preziosi e volentierosi appassionati hanno riproposto l’intero servizio su Facebook e molti così lo potranno rivedere.
Devo anche ammettere che quando si hanno buone radici (da piccolo il cantante stava nel coro della ROH in una Frau ohne schatten diretta da Solti) questi semi danno buoni frutti.

L’ho capito quando ha cantato una piccola canzone nella quale ha raccontato del papà della sua mamma che era partito per una guerra dalla sua Damasco e la di lui madre era salita ad aspettare il suo ritorno sul tetto .

Al ritorno quel bisnonno non aveva più trovato quella mamma che era nel frattempo morta per il troppo sole preso nell’attesa.

Ebbene in quella canzoncina pop c’era qualcosa di speciale come speciale deve essere davvero quell’incredibile raffinato personaggio.

 

A nome di tutti i melomani italiani”grazie Mika”!

 

 

 

La paura del vuoto

 

 

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Forse ho scoperto l’acqua calda ma stamani a una prima lettura dei giornali sia della carta stampata che on-line ho capito che la moltiplicazione degli spazi d’informazione non moltiplica le notizie .

Allora avviene che gli eventi si gonfino, si enfatizzino o addirittura si inventino.

Nascono così i filoni su temi su cui sprecano pagine e pagine fino a che si arriva alla saturazione , allora il tema su cui si sono sprecati fiumi d’inchiostro si accantona per trovare un tema nuovo su cui buttarsi con rinnovato entusiasmo.

Purtroppo gli argomenti , spesso tragici, non si superano ma si esaurisce la spinta che ne aveva fatto principale motivo d’interesse per i lettori .

Adesso siamo arrivati alle denuncie sulle molestie , agli stupri “d’antan” e la gogna mediatica si arricchisce ogni giorno di nuove /nuovi verginelli pentiti di avere offerto le proprie grazie per ottenere una parte in un film.

Se ne ricordano tutti insieme ,mai nessuno che racconti un fatto di ieri, il pentimento avviene sempre a scoppio ritardato.

 

Questa è l’ultimo esempio ma tornando indietro di poco la stampa ci aveva inondato di storie spesso molto simili tra loro che avevano anche la pericolosa conseguenza di provocare episodi di emulazione.

Si tira un sasso dal cavalcavia e subito altri imbecilli si mettono a tirare sassi.

Si sballano nelle discoteche , poi la cosa finisce male o addirittura malissimo e non è che questo fermi gli episodi, anzi la lente d’ingrandimento li moltiplica per imitazione.

 

Pagine e pagine : la stampa è un grande contenitore di “distrazione di massa”, cosicchè le notizie vere, quelle che dovrebbero influenzare il pensiero dei lettori scivolano dietro l’evento principe del momento.

Sicuramente gli organi di informazione si nutrono di notizie ,ma quanta malafede c’è dentro questi meccanismi perversi?

Non credo basti a giustificare la rincorsa a riempire le pagine la paura del vuoto .

il disegno finisce per diventare pericolosamente perverso.

Anche nella modesta stampa locale avviene lo stesso :raccolgo una cartaccia unta di pizza davanti al supermercato( a due metri ci sarebbe il cestino dei rifiuti) e la signora benpensante mi guarda e dice:tutti questi stranieri ci sporcano le strade !

Sono giorni che si parla della movida nel centro storico che lascia al mattino quintalate di bottiglie di birra vuote dappertutto.

Peccato che siano molto spesso i nostri ragazzi , quelli che a casa aiutano la mamma a portare l’immondizia nella differenziata a lasciare questo strascico di schifezze nelle piazze e nelle strade cittadine.

 

Ma la signora benpensante legge il titolo del giornale , vede il Tg locale e percepisce che il problema è l’estracomunitario .

 

Decodificare, filtrare, capire: sarebbe un bell’impegno per la scuola , mi pare però che salvo rare luminose eccezioni , sia ancora molto lontana dal prefiggersi questi obbiettivi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Lied romantico

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C’è stato un momento nella mia vita in cui mi sono imbattuta nel Lied e attraverso questa conoscenza ho cercato di intraprendere una specie di viaggio nella cultura austro-germanica.

“Il Lied non è un frammento, ma un mondo autosufficente,non la provincia minore di un regno, ma un reame sovrano.

Sono parole di Quirino Principe che prosegue :il Lied è come uno spazio parallelo ad ogni altra musica .Si entra nel suo spazio come Alice attraverso la tana del coniglio.”

Ripensavo a queste parole in questi giorni nei quali mi capita di riascoltare quasi come un rito il bellissimo Allerseelen di Richard Strauss.

Allerseelen ( il giorno dei morti) è il doloroso tempo del poi: il ricordo e l’illusione di ritrovare la persona amata . Il ricordo si colora oltre la nube colorata di profumate resede e di rossi astri che una mano silenziosamente depone sul tavolo.

Spesso ritroviamo i colori nelle poesie che ispirano questa musica particolare, fatta di sospensioni ,come una sequenza impercettibile di stati d’animo.

Parlo di questo Lied in particolare , ma basterebbe tutta l’opera10 , tutti gli Acht Gedichte di questo autore per amare questa musica straordinaria.

Se poi mi allargo e ritorno all’amatissimo Schubert dei grandi poemi : dalla Schöne Müllerin alla Winterreise per poi proseguire fino ai grandi cicli di Gustav Mahler mi accorgo che col tempo sono diventata un po’ “Lied dipendente”.

Non abbiamo niente di simile nella nostra pur vasta e importante produzione musicale dell’Ottocento . le belle romanze di Tosti e di Leoncavallo non hanno niente a che vedere con questa musica nata in un tempo e in una terra circoscritta dalla lingua tedesca.

La traduzione corretta significa ”canzone” e forse è più facile ritrovare un filo con questa magica fioritura nell’incanto di alcune canzoni napoletane e qui il paragone diventa più facile ,basti pensare a Era de maggio di Salvatore Di Giacomo.

Ma sono momenti sospesi , non un’organica linea di ispirazione che ha attraversato tutto un secolo per poi sfociare fino al primo Novecento.

Ovviamente è facile riscontrare in questo mio innamoramento la colpa di un interprete particolare anche se devo ammettere che attualmente per esempio Christian Gehrahrer è ritenuto da molti l’interprete più raffinato di questa musica così particolare.

Mi domando anche quanto le folle cinesi plaudenti possano entrare in questo mondo europeo di poesia e di nebbie germaniche e per quanto riguarda il caro Jonas Kaufmann lo penso un po’ “lost in traslation” e mi si perdoni la sottile vena di scetticismo per una cultura altrettanto raffinata e antica come  quella cinese.

 

 

 

 

 

 

 

 

cogli l’attimo

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Ci voleva l’occhio lungo e la diabolica capacità di catturare i frammenti di video di una cara amica francese per regalarmi un divertente attimo di memoria.

La scorsa estate ero stata a Londra per vedere l’Otello e  per ben due volte.

La prima volta ero stata, privilegiatissima, in camerino con Maria Agresta e nell’uscire dal teatro l’avevo aiutata a portare i suoi molti omaggi floreali.

Arrivate alla gabbia vetrata del custode ho visto che dentro c’era ancora Jonas Kaufmann intento pazientemente a firmare autografi che la folla di ammiratori  reclamava.

Io che da privilegiata lo avevo incontrato prima sapevo che sarebbe dovuto scappare di corsa perché aveva una cena di amici che lo aspettava.

Nel vederlo ancora là dentro mi sono avvicinata sorridendo e gli ho detto :

sei ancora qui? e lui scherzando ha preso il piccolo microfono e mi ha detto con voce impostata: Si signora, ma adesso andiamo via!

Sono uscita ridendo e fendendo la folla che ancora premeva alla Stage door.

Mi ero accorta che dietro le spalle di Jonas c’era un cameraman, ma non gli avevo dato importanza.

Passano i mesi e all’uscita del documentario BBC sul tenore “del secolo” oltre a guardarlo riesco anche a scaricarlo prima che scompaia.

Credo di averlo visto perlomeno due volte ma…non mi ero mai accorta che ero stata ripresa nel brevissimo incontro.

C’è voluto l’occhio lungo della mia amica Josiane che mi ha mandato due “capture d’ecrain”…un piccolo regalo delizioso per ricordarmi il divertente siparietto.

 

La mia piccola riflessione adesso è : quanto realmente vediamo di quello che ci passa davanti agli occhi se addirittura io non ero vista in un filmato di un momento realmente vissuto?

Quante cose crediamo di vedere e soprattutto quante cose vediamo che non corrispondono al vero?

 

La piccola storia finisce qui , il regalo tardivo mi è rimasto , ora ben catturato dal contesto generale , ma mi resta l’interrogativo di fondo….

 

 

 

 

Un caso particolare

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Nel mio ultimo pezzo del blog ho citato un libro molto bello e nella mia mente ho intrecciato il nome dell’autore con il nome , anzi uno degli eteronimi del protagonista.

Ricardo Reis è uno degli eteronimi con cui ha scritto i suoi libri Fernado Pessoa, in realtà l’autore del bellissimo romanzo è un altro grande, un autore di culto che forse avrebbe sorriso del mio errore: Josè Saramago.

 

Molti hanno letto il mio pezzo , molti hanno anche commentato , nessuno si

è lamentato del mio grosso refuso , anzi del mio grossolano errore!

Il bello è che il libro , sulla cui copertina è metaforicamente ritratto Pessoa io l’avevo anche ripreso in mano per parlarne.

 

Ovviamente resta valido quello che avevo in mente di dire , mi scuso con i miei lettori per lo strano caso

.letterario in cui sono incorsa

 

la quotidiana follia

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Palpiti e fremiti nel mondo della lirica circa l’apertura della Scala , ma il mondo va avanti lo stesso nella sua quotidiana follia.

 

Ciclicamente sembra che la nostra stampa e soprattutto la nostra tv non sappia fare altro che inseguire se stessa.

Da giorni si parla solo di violenze passate , memorie anche lontanissime di palpeggiamenti osè, la fila delle povere stuprate per fare carriera è lunghissima, anche i poveri ex giovani attori subirono in silenzio.

Poi tutti insieme se ne sono ricordati e la stampa si riempie di storie pruriginose in cui oggi le vittime sembrano essere piuttosto gli accusati.

Del povero Kevin Spacey, attore bravissimo, sapevamo tutti che era omosessuale , anche se personalmente non ho grosse frequenze nel mondo dello spettacolo negli States. Non mi cambiava niente, stimavo la sua arte e tutto finiva lì. Invece no, uno strano puritanesimo di ritorno invade la stampa e molti affermati personaggi devono passare brutte notti a ripensare cosa hanno fatto durante una sbronza trenta anni fa.

 

Contemporaneamente il solito folle radicalizzato terrorista prende un pulmino e lascia una tremenda scia di sangue su una ciclabile a NewYork e la notizia si perde dopo due giorni nelle pagine interne : dal lungomare di Nizza ai ponti di Londra, dai mercatini di Natale alle Ramblas di Barcellona.

La fila è così lunga che l’opinione pubblica mitridatizzata perde il conto delle vittime.

Intanto il Mediterraneo seguita a restituire cadaveri, i numeri non contano quasi più.

Siamo di fronte ad una mutazione totale dei valori etici o la stampa, i social e la TV sono i veri colpevoli di questo imbarbarimento della specie ?

 

La televisione si può chiudere, i giornali non leggerli ma i fatti restano e restano anche le conseguenze politiche di questa deriva malata.

Infatti poi nei nostri paesi cosiddetti civilizzati assistiamo a rigurgiti di destre profonde , viviamo un mondo malato e imbarbarito.

Un bellissimo libro di Ferdinando Pessoa :L’anno della morte di Riccardo Reis parla del 1936, in quell’anno le sinistre perseno ovunque il loro afflato di speranza: rileggendolo capiamo che i corsi e ricorsi della storia non insegnano niente, si torna a sbagliare ciclicamente,con l’aggravante che adesso il mondo gira a una velocità impensabile solo la generazione precedente.

 

Oggi il mio piccolo spazio del blog non riesce ad essere leggero , me ne scuso con gli affezionati lettori,ma anche questo esagerato bellissimo autunno non sembra essere motivo di serenità.

A quando con la pioggia arriveranno esondazioni e smottamenti? Al solito i vecchi ombrelli non basteranno.

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Fakenews

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Non era ancora mai successo . Ora abbiamol le fakenews anche per la lirica.

Ovviamente si tratta dello startenor Jonas Kaufmann e la notizia invero appetitosa di una sua comparsa all’inaugurazione della Scala il sette dicembre ha messo molti in palpitazione.

Credo che il protagonista della , fino ad ora, informazione sballata non ne sappia assolutamente nulla.

 

In partenza per la Cina , con un calendario affatto leggero al suo rientro,quattro Chenier a Monaco, più due concerti prestigiosi alla vigilia di un nuovo tour che lo porterà da Mosca a NewYork via Giappone l’idea di un suo inserimento al Sant ‘Ambreus potrebbe voler dire molte cose.

 

Sicuramente che la scelta di mister Netrebko non è felicissima ,ma avevano tempo per pensarci , sono mesi che il calendario è ufficiale.

 

Probabilmente l’allestimento scaligero non è di quelli collaudati esssendo una prima ,allora si dovrebbe trovare anche il tempo per le prove…anche se Kaufmann se la cava bene anche senza le medesime ma la partner divina e impetuosa accetterebbe l’oltraggio?

 

Diverte che tutto sia partito dalla Barcaccia, unico organo informale ma ascoltatissimo per la lirica nel nostro paese.

 

Alla Scala non ne sanno nulla ….. dolcetto o scherzetto ?

 

il seguito alla prossima puntata.