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Non avevo mai amato l’Aida che per me era sempre stata il ricordo delle palme e delle colonne kitch dell’allestimento tipico dell’Arena di Verona. Poi la folgorazione : l’Aida a Roma in forma di concerto . Il cast eccezionale , la direzione stellare di sir Tony Pappano e tutt’ ad un tratto ho capito gli amici melomani colti che mi spiegavano le raffinatezze della partitura, la trama intimista messa a fuoco dalle sublimi arie anche troppo note che mi avevano fatto perdere la perfezione verdiana. Con queste premesse sono partita per Monaco , ovviamente per risentirmi il mio amato JK , ma convinta che il BSO mi avrebbe dato una versione magari minimalista e forse un po’ provocatoria alla tedesca , ma comunque valida. Evidentemente non è un buon momento per la Germania : mi delude la garanzia assoluta di serietà della Volkswagen , mi crolla il mito della serietà tedesca e mi trovo ad assistere ad un’ Aida che in certi momenti non esiterei a definire imbarazzante.
La regia di Christof Nel comincia quasi bene , durante il preludio, dietro in velatino, i guerrieri in mezza luce, mi sembrano un po’ fuori tempo , ma non è male come visione. Il velatino si alza e comincio a distinguere meglio : tra i guerrieri in fila c’è ovviamente Radames con orribile semi.pentola di alluminio sulla testa , la corazza , si fa per dire , che accentua l’effetto barattolo , pantaloni a zampa d’elefante , scarpe bianche da ginnastica. Ovviamente perfetto canta la sua aria tanto attesa : Se quel guerrier io fossi . Sublime , intonatissimo , voce squillante , finale in diminuendo poi crescendo poi diminuendo , gli piace anche variare , beato lui che può permetterselo , si diverte anche a variare sennò si annoia, sono parole sue. Ma alla fine il teatro non crolla nell’applauso . Cosa è successo ? Manca il miracolo , quel feeling magico tra la scena e il pubblico, non scatta il brivido . Kaufmann è distratto e lo si sente , purtroppo soprattutto per chi lo conosce e lo ama come me.
La scena si illumina in una scatola scenica rotante , buona per tutte le stagioni , ci puoi allestire qualsiasi opera in calendario . E’ un allestimento non nuovo , una sola settimana di prove , un direttore, Dan Ettinger, assolutamente modesto. Il coro fatica a prendere gli attacchi , c’ è un certo disagio tra i figuranti che spesso si devono guardare per trovare un minimo di sincronia per i movimenti. Le trombe , ahimè scroccano pericolosamente nella marcia trionfale , stando centrali alla platea si vede lateralmente e in controluce intravedo addirittura Kaufmann ridere mentre stanno per bendarlo(?) per l’iniziazione guerriera. Eppure le voci , tutte , sono di altissimo livello , niente da dire dal punto di vista vocale . Oltre al caro Radames l’Aida della Stoyanova e Amneris di Smitova sono assolutamente ineccepibili . Vassallo è un Amonasro che fa rimpiangere la parte troppo breve , Spotti su improbabili trampoli è comunque una garanzia vocale. Anche il basso , altissimo e bello Ramfis ,Christophoros Stamboglis, una sostituzione last minute, è perfetto. Ma la prima parte si chiude in un imbarazzato applausino , delusione totale . Nel trionfo e nelle danze Radames si aggira , braccia incrociate , finto severo , entra ed esce dalla scatola girotondo e ho la netta sensazione che stia contando i minuti alla fine . Solo ad un certo momento lo vedo muovere a tempo impercettibilmente la testa , sembra quasi che senza accorgersene stia dirigendo il direttore. Commenti un po’ imbarazzati nel foyer , ovviamente le groupies numerosissime non accennano a ipotesi di critica , ma il teatro nel suo insieme non ha quell’aria magica e felice di tanti straordinari allestimenti che questo teatro mi ha regalato nel tempo. Poi comincia la seconda parte e la musica , non solo letteralmente cambia . Si susseguono le grandi arie che tutti amiamo Aida , Amneris , Amonasro , Aida e finalmente Kaufmann è sceso dal suo annoiato aggirarsi senza scopo .
La sua voce calda , dolce e potente riempie i cuori , la Stoyanova perfetta ( ma anche a lei hanno negato l’applauso a scena aperta dopo la sua grande aria ) , sicuramente tutto prende quota , ce ne importa un po meno se i sacerdoti giudici arrivano con delle borse legali e poi si mettono il cappuccio da beati paoli , ormai l’ Aida c’è , Kaufmann c’è ! Come griderebbe un cronista sportivo durante una gara di moto…Resta la sensazione di un’allestimento imbarazzante nel suo pressappochismo che avrei male tollerato anche nei nostri scassatissimi teatri di provincia italiani. Da uccidere scenografo e costumista sadico con le povere cantanti , specialmente la oversise Smirnova massacrata da un vestitino bianco ammazza tori e la parrucca ridicola modello scopa di saggina messo in testa alla povera Aida. Che dire , va bene che c’è l’Oktoberfest , che l’ Aida è un titolo nazional-popolare , ma siamo a Monaco , mica nella profonda provincia squattrinata italiana. Non c’ era backstage e alla fine il divino non è riuscito a salutare il gruppetto di fedelissime e fedelissimi che comunque in religiosa attesa volevano perlomeno un suo sorriso . Va bene che anche lui e’ un po’ vittima di tale sconcertate caduta di stile , ma forse proprio per questo l’autografo poteva regalarlo sul Dvd Aida che gia’ tutti avevano in mano e che fortunatamente mi aspetta a casa spedito da Amazon alla fine di questa settimana. Ovviamente ne parlerò , recupererò la magia delle foreste imbalsamente e mi illanguidirà sulla fatal pietra, Verdi vince sempre ovunque.