San Silvestro

Gioco dell’ultima ora : cosa salvare di questo anno passato ?

Senza guardare le foto , farei un elenco in ordine cronologico e invece cerco di pescare nelle emozioni e allora il momento più allegro è stato il mio viaggio a Monaco con la nipote Maria , quello nel quale il mio carissimo e amato amico tenore mi disse : proprio questa Tosca hai scelto per fargliela amare ?

Invece il momento più appagante fu la Liederabend di quello stesso mese durante a quale mi abbandonai felice alle arie tante volte ascoltate e cantate nel cuore.

Lo spettacolo più coinvolgete sicuramente la Rusalka a Napoli , mi sono divertita vedendo qualcosa di nuovo , soprattutto godendo di una  regia intelligente e piena di invenzioni.

Ho aperto a gennaio con una Turandot diversamente epocale e con la stessa grande interprete ho praticamente chiuso : Armin Grigorian mi è entrata decisamente nel cuore.

Due Gioconde non mi hanno fatto amare questo recupero storico , comunque sempre meglio a Napoli che a Salisburgo.

L’abbiamo riscoperta e la possiamo riporre tranquillamente tra le care cose di pessimo gusto.

Decisamente poco teatro e poca musica rispetto ai miei frenetici anni passati ma un momento speciale è stato quando sono rientrata nel mio teatro delle Muse di Ancona per seguire tutto il lavoro di ripresa della Butterfly , ho fatto un salto nella memoria di quando questo povero nostro teatro riaprendo dopo mezzo secolo ci aveva illusi che avremmo avuto delle vere stagioni degne di un capoluogo di regione.

Stasera cercherò qualcosa di decente in tv per arrivare a mezzanotte , tanto ci arriverò comunque e saranno i cretinissimi botti che faranno abbaiare tutti i cani del quartiere e che mi faranno recitare la solita litania circa l’imbecillità umana.

Come se non bastassero le bombe vere che seguitano a cadere sempre più vicine in questa nostra vecchia Europa! 

Meno due

Verso la fine di questo strano 2024 , calate le forze impercettibilmente ogni giorno , calate le emozioni , calato il senso di tristezza che aveva accompagnato altre chiusure di anni precedenti.

Si prende quello che viene attraverso un filtro che appanna i sentimenti , strana sensazione di non appartenenza a questo mondo che non è più il nostro.

Nel bene e nel male si va avanti , in questa lenta discesa vitale che non è paura , la definirei indifferenza se non fosse che sempre meno c’è la voglia di accendere la televisione: ormai la visione di macerie sembra un fondale in cui cambia solo il clima ; dal secco cielo azzurro di Gaza al bianco nevoso dell’Ucraina.

Sappiamo benissimo che nel corso della Storia sono avvenute migrazioni bibliche , genocidi e guerre feroci , ma il nostro tempo , quello di chi è nato nel 900 aveva conosciuto una serenità speciale dopo l’orrore della prima metà del secolo breve.

All’inizio di questo giro epocale ci siamo chiesti dove avevamo sbagliato e la risposta sta sicuramente nell’avere abbandonato precetti antichi e non avere saputo trasmetterne dei nuovi .

Ma forse è il solito ritornello dei vecchi e ci sono alcuni momenti in cui penso al vantaggio di che se ne è andato prima di me ,non hanno vissuto questo violento cambiamento nella scala dei valori su cui avevamo basato i fondamentali della vita.

Questo Natale è arrivato con bufere e vento , qua intorno svolazzano ancora rami d’albero stroncati e stracci di plastiche varie , servono a ricordarci che quello che è marcito e indebolito va tagliato prima che uccida , come è successo anche questa volta.

I netturbini segano , il cielo si è fatto azzurro , domani buttiamo via i calendari senza rimpianti.

Natale in Germania

Non ho mai subito il fascino dei mercatini di Natale e anzi ogni volta che , per coincidenze teatrali sono capitata a Monaco di Baviera in concomitanza delle festosa fiera natalizia ho sempre preso vie traverse per non attraversare Marienplatz.

Questo però non riesce a spiegarmi l’accanimento feroce di chi pensa di colpire i propri simili puntando proprio alla folla in festa che serenamente passeggia tra le casette illuminate.

Credo sia la terza volta che folli menti malate aggrediscono proprio in questi giorni e in questi luoghi di festa in Germania.

C’è un filmato terribile che mostra le persone che cadono come falciate da un vento irreale,  e penso che il Suv che correva veloce aveva sicuramente davanti agli occhi la cattedrale gotica che si staglia in fondo al percorso tradizionale e sereno.

Per molte generazioni passate il popolo tedesco non è stato amato in Italia , la Storia ci faceva nemici anche se adesso fortunatamente il senso da fratellanza europea ha spento gli odii passati e in questo particolare momento in cui di nuovo l’ira feroce di chi aveva trovato accoglienza e lavoro in terra tedesca colpisce nelle più tradizionali tradizioni quel popolo mi sento colpita da un senso di angoscia e di fratellanza forte con chi credo veramente non meritasse questo ennesimo ultimo affronto.

Ex DDR , culla di rigurgiti nazisti , da lì parte tutto questo esplodere di odii repressi , irragionevoli nostalgie , violenze rinnovate.

Sassonia e Turingia , regioni antiche di storia e cultura soffocate dal quel regime comunista esasperato sono diventate la culla della rinnovata follia xenofoba.

Non so se basteranno studi di sociologia e psicanalisi per spiegare i folli gesti criminali.

Io so solo che quelle luci di Natale si sono spente un po’ anche nel mio cuore.

Il corridoio Vasariano

L’ultima volta che l’ho percorso , erano gli anni Novanta del secolo scorso era adibito a galleria di autoritratti.

Illustri volti ci guardavano dalle pareti mentre ogni tanto ci godevano nascosti in alto dietro le grate scorci inediti del Ponte Vecchio e dell’interno di Santa Felicita.

Avevamo avuto una forte raccomandazione e tra Sovrintendenze c’era stato un patto di mutuo soccorso.

Per la verità quel divertente passaggio tra gli Uffizi e Boboli lo avevo fatto tante volte da bambina , quando vivendo da quelle parti avevo scoperto la porticina segreta dalla quale entrare e poi correre per tutto il percorso e divertirmi a tornare indietro.

Quando ripenso alla mia infanzia fiorentina devo ammettere la mia fortuna di averla vissuta in pieno centro cittadino durante la guerra e immediatamente dopo la liberazione della città nell’agosto del ’44.

In Piazza Signoria ci ho giocato a capanna col gessetto per terra e a Boboli ci andavo a giocare come se fosse il mio giardino di casa.

Entravo e uscivo dal Bargello scorrendo con lo sguardo le statue preziose , Palazzo Vecchio era casa : entravo dalla piazza e uscivo in via dei Leoni e forse sarà per questo che adesso che per tornare a vedere i luoghi della mia infanzia devo mettermi in fila e magari prenotare on line la visita finisco per farmi passare la voglia e non ci vado più.

Fu un’infanzia dorata e colta e pensare che in casa era raccontata come uno sfollamento . La famiglia si era trasferita lontano dalle bombe anche se poi ci facemmo addirittura tutta una guerriglia partigiana.

Il corridoio Vasariano riapre , i turisti faranno la fila per visitarlo.

Quanto a me resta la memoria di una ragazzina che lo faceva correndo “ anda e rianda” come si dice da quelle parti.

Dialogues des Carmélites

Un evento incredibilmente passato sotto silenzio e che invece ha un  fortissimo impatto emotivo per chi come me ama moltissimo lo straordinario racconto delle sedici suore di Compiégne ghigliottinate sotto il Terrore e musicato da Francis Poulenc su una splendida sceneggiatura  di Georges Bernanos a sua volta tratta da un libro che ne ripercorse gli eventi : Die letze am Schaffot : i Dialogues des Carmélites .

Papa Francesco le ha recentemente canonizzate  e se non fosse stato per la segnalazione di un colto signore anche a me l’evento sarebbe sfuggito.

La straziante storia di Blanche De La Force e delle sue sorelle che non vollero abiurare e che salirono cantando al patibolo è ormai un’opera entrata nel repertorio dei più importanti teatri del mondo.

Fu idea dell’editore Ricordi quella di affidarne la  musica a Poulenc  con un libretto tratto dagli scritti di  Bernanos  a patto poi che la prima dell’opera sarebbe stata alla Scala di Milano , nella versione italiana che poi avvenne nel 1957.

Parigi dovette aspettare un anno per ascoltala in Francia e poi via via in tutta Europa e nel mondo.

E’ una delle poche opere dello scorso secolo ormai entrata stabilmente in repertorio e sono molti i registi di fama che affrontano la difficile storia che si chiude in quei sedici terribili colpi di lama che feriscono il nostro orecchio e che restano nei nostri cuori turbati.

Questo nostro vecchio Papa si è dimostrato ancora una volta imprevedibilmente moderno e coraggioso , io lo ringrazio dal profondo del cuore per questo suo ultimo coltissimo gesto che ci ricorda ancora una volta la sua grande fede e la  volontà di mantenere il ricordo di un umile gesto femminile di eroismo passato per tanto tempo sotto silenzio.

Una piccola sorpresa

Instagram ha deciso da solo : ho trovato tra i logos di mia abituale consultazione quello del Tirolerfestpiel e il fatto mi ha strappato un sorriso.

Non solo fino a poco tempo fa ignoravo l’esistenza di questo festival  e  ancora non ci sono neppure mai andata anche se confesso di avere prenotato due spettacoli per Pasqua.

Ci deve essere un buon ufficio pubbliche relazioni , non mi è mai bastato avere tante prenotazioni per avere informazioni  e spesso anche di prestigiosi festival e teatri me le devo andare a cercare.

Se penso che qualche volta per avere informazioni scaligere ci metto delle mezz’ore, capisco che dalle parti di Erl c’è qualcuno che sa fare funzionare in maniera promozionale gli eventi.

Ho visto che hanno fatto un bellissimo Oratorio di Natale e credo stiano preparando una Bohème.

Unico problema , ma è lo stesso di tutte le sale ,si vedono solo tante teste canute e i giovani , perlomeno per ora, scarseggiano.

Ma il livello promozionale della nuova direzione avrà la capacità di attirare anche qualche appassionato di musica più giovane ?

Sono aperte le scommesse , intanto la mossa di Instagram è già un segno positivo.

Vedremo il resto in seguito.

Report mattutino

Piccolo manuale di consultazione dei social .

Saltando di corsa tutta la pubblicità , gli appelli a salvare cani e gatti ,preziosi comunque e utili per chi abita nelle zone da cui partono gli appelli, evitati con cura i commenti sulla politica , tanto se ci si infila dentro si può solo uscire sparando a tutti gli avventori di quel virtuale bar dello sport, mi concentro su alcune “firme” garantite, proprio come se leggessi  un giornale e ne cercassi la pagina culturale.

Soltanto  uno di quei post negativi sul piano umano mi offende  è un brutto commento sulla vicenda della povera ragazza appassionata speleologa che è caduta dentro la voragine di una grotta.

Cercherei di non intervenire ma per fortuna i commenti che una volta tanto guardo sono tutti civilissimi e pieni di utili informazioni circa il volontariato di chi la sta soccorrendo : civiltà vince , il tentativo di strumentalizazione cade. 

Passo quindi alle mie “firme” : comincio dal top .
Il raffinato cultore del bello  ci racconta le bellezze della sua trasferta musicale parigina , il giornalista massimo esploratore delle scoperte della nostra italica provincia : garbato e godibilissimo il suo report udinese e poi per restare in zona Marche  l’esperto “vero” di Sanità che spiega i mali  della gestione sanitaria regionale .

Mi sembra un Don Chisciotte contro i mulini a vento , la sua battaglia civile è ben documentata , qualcuno nei commenti dice che non dovrebbe essere lasciato solo .

Condivido.

Poi la perla :un espertissimo cultore pucciniano , uno che sa tutto del Maggio d’antan , mi racconta tra le pieghe di un commento su un giovane direttore che da Firenze passò per caso ,un ventenne Petrenko ! la notizia mi emoziona anche se retrodata , chissà se c’ero perché di Bischkov a Firenze mi ricordo bene e in quegli anni correvo spesso alle segnalazione che mamma e sorella mi facevano delle cose belle da non perdere.

Tutto sommato la mia lettura all’alba dei social mi regala sempre qualche perla.

Non bisogna considerarli sono spazzatura, c’è  anche un sacco di buona roba la dentro.

Come un attimo

Sono davanti alla moschea degli Omayyadi a Damasco , ho indosso un cencio nero lurido e polveroso , mi sono levata i sandali e scalza sto per entrare .

Forse Riccardo mi fece una foto ? mi ricordo , forse di essermi girata ridendo verso di lui , ma la foto in quel vecchio album in cui ancora si raccoglievano le foto attaccandole con la coccoina  quella foto non c’è.

Di quella piazza c’è una foto controluce di quello che probabilmente era mio marito , la scritta Damasco dimostra che c’eravamo andati davvero.

Fu un bellissimo e lungo viaggio a bordo di una nave da carico il cui armatore era cliente di mio marito e in un mese girammo il Mediterraneo dal Libano alla Syria ,poi indietro in Egitto , in Libia , a Malta –

In seguito in quei paesi ci sono tornata molte altre volte perché per me il Medio oriente è sempre stato un richiamo costante ,ma di quel primo impatto ho il ricordo forse più  netto.

Un mio figlio mi ha chiesto stupito perché fossi così interessata ad entrare in quella moschea e io ho dovuto spiegargli che li dentro , venerata anche dall’Islam c’è  la testa di un profeta :San Giovanni.

Il ricordo quasi fotografico mi è riaffiorato qualche sera fa , quando ho riconosciuto le porte di piombo, la piazza e i rivoltosi che  festeggiavano in quel luogo sacro dopo la caduta del regime dittatoriale di Assad.

Ero andata sicura verso quella specie di tabernacolo e avevo accarezzato la grata , ero un’infedele fra tanti credenti ,ma nessuno mi disse niente , ebbi solo paura di non ritrovare le mie scarpe europee tra tante babbucce impolverate abbandonate all’entrata.

Quando ci sono tornata qualche anno dopo il negoziante ebreo che vendeva bellissimi tessuto damascati mi disse che aveva un doppio passaporto e che si teneva pronto ad andarsene , ma non mi ricordo per dove.

Anche da turisti si avevano delle percezioni di paura diverse , già dal ricordo del primo viaggio . 

Un Re a Napoli

Felipe di Borbone , re di Spagna si affaccia dal palco reale del teatro SanCarlo di Napoli insieme l nostro Presidente della Repubblica e una voce dalla platea grida : Viva il Re !

C’è tutta Napoli in questo grido festoso e non perché il re i napoletani lo vorrebbero davvero ma perché fa festa , commedia , colore.

Basta girare l’angolo e di fianco a teatro si sale per Via Toledo e da li a sinistra i Quartieri spagnoli sono tutto un richiamo ad un ricordo, nella chiesa di San Ferdinando la statua di una madonna nerovestita con le spade dei sette dolori pare uscita da una processione a Siviglia , le voci che si intrecciano sulle strade in saluti a don Domé. a donna Filomena sono ancora retaggi di un parlare spagnoleggiante. 

C’è molta Spagna a Napoli , ma è una Spagna rivisitata in una caotica confusione di voci , umori e odori tutti partenopei.

L’idalgo spagnolo non abita a Napoli , qui si fa guappo e tragicamente semmai camorrista.

E’ come se una patina di colore esotico si stratificasse sui secoli di questa antica capitale e un re che arriva contento di essere festeggiato può al più rivendicare che quel bel teatro lo fece per la prima volta un suo antenato Carlos terzo di Borbone ,ma poi dopo un incendio fu il milanesissimo Barbaja che lo ricostruì in tre anni.

Allegra affascinante eterna confusione alla quale torno sempre volentieri e dalla quale riparto felice per la mia silenziosa tranquilla Marca adriatica.

Forse anche il re di Spagna sarà ripartito frastornato da tanto calore , Napoli affascina e seduce ma stia tranquillo , anche a Napoli non è più tempo per i re , nonostante il monarchico grido dalla platea .

L’ultimo re di Napoli si chiamò Maradona.

Saturno contro

In questo nostro mondo impazzito  sta passando sotto silenzio un evento celeste che avrebbe terrorizzato i nostri lontani antenati.

Nel 2025 Saturno non avrà i suoi anelli , quei due classici cerchi che nobilitavano il nostro più grande pianeta.

Immersi come siamo in una frenesia di notizie di guerre terribili e sempre più incredibilmente vicine alla nostra vecchia Europa nessuno più guarda il cielo , i nostri occhi sono rivolti allo schermo del televisore di casa e questo evento che avrebbe fatto fremere tutti gli astrologi del mondo antico noi lo viviamo con indifferenza , anche perché non ci rivolgiamo più all’astrologia per sapere il nostro destino.

Sappiamo che si tratta di un fenomeno naturale e passeggero , nel tempo i cerchi torneranno visibili e Saturno avrà di nuovo il suo regale ornamento, ma siamo proprio sicuri che qualche strano influsso astrale non colpisca gli abitanti di questo indifferente pianeta chiamato Terra ?

Perché sennò altrimenti non guarderemo ogni giorno l’oroscopo sul giornale e l’idea di avere Saturno contro non è che in fondo alla nostra ancestrale paura ci lasci perfettamente tranquilli.

Saturno aveva anche un secondo nome presso i nostri padri greci ed era Cronos , da lui nacque il tempo e il nostro tempo è quello  da lui generato.

Mi sgomenta un po’ sapere che in questo frangente temporale abbia voluto nasconderci i suoi anelli , aldilà di ogni dovuta superstizione non mi pare comunque una notizia rassicurante

Un regalo notturno

Capita talvolta a chi non è più fresco di anni di risvegliarsi nel cuore della notte : in questi casi le soluzioni sono poche : prendere un libro , ma i problemi con gli  occhiali  bifocali e la postura scomoda  sconsigliano , allora si accende la tv , magari andando a cercare qualcosa di interessante nelle pieghe di una proposta sempre più vasta ma ahimè altrettanto respingente per i miei gusti.

Finché trovo un titolo : II treno dei bambini di Cristina Comencini , ne ho letto qualcosa da qualche parte e poi io sono una di quelle che con la Comencini hanno in comune un’avventura che si chiamò “ se non ora quando” e la considero un’amica anche se fisicamente non ci siamo mai incontrate.

Così , tra le due e le quattro di notte ho visto un bel film , delicato e realistico , affatto mieloso , ambientato con deciso realismo tra una Napoli dei bassi e una campagna emiliana altrettanto vera e senza retorica.

Secco  l’inizio col grande violinista che turbato da una strana telefonata entra in scena e comincia a suonare il suo violino : dalla sua musica scaturisce la storia di due madri , bravissime attrici entrambe e di un bambino che aveva il grande dono di amare la musica.

Non c’è retorica , la storia è vera e averla raccontata così senza enfasi politica ne fa un piccolo gioiello .

C’era uno strano partito comunista nell’immediato dopoguerra e c’era un popolo italiano povero e generoso.

Uno prezioso  film di Natale , se posso dirlo.

Cercatelo in Netflix , vale la pena ogni tanto ritrovare i valori lontani quando in un’Italia post bellica si potevano fare dei gesti privi di retorica ma pieni di umanità.

Il ponte di Calatrava

Per tutti coloro che arrivano a Venezia dalla terraferma c’è un ponte bellissimo da attraversare.

Lo progettò il grande architetto Santiago Calatrava ed era il quarto ponte sul Canal Grande dopo i famosi ponti dell’Accademia , degli Scalzi e  il  più famoso di tutti , quello di Rialto.

Grande fu l’interesse culturale intorno a questo nuovo progetto , doveva essere leggero , elegante e nuovo.

Ma la prima volta che lo attraversai , era inverno e calava la nebbia sul Canale , ebbi quasi paura di cadere .

Il ponte aveva gli scalini di vetro , una patina umida e bagnata li rendeva scivolosissimi , ricordo di avere pensato che non sempre gli architetti ci azzeccano con le loro idee.

Eppure gli architetti li amo , se non altro per il grande numero di parenti che hanno esercitato la nobile professione a cominciare dalla mia adorata sorella , da  ben due nipoti e una carissima congiunta , tanto che quando uno dei miei figli manifestò l’idea di fare l’architetto dicemmo che ce n’erano già tanti in famiglia!

Amo le moderne architetture eleganti che ormai costellano i nostri paesaggi urbani e ricordo che l’unico motivo di interesse che provai in un viaggio negli Emirati Arabi furono le interessanti costruzioni delle torri che risaltavano  sullo skyline del deserto.

Leggo oggi che a Venezia si sono arresi all’evidenza , dopo le tante cadute e le fratture conseguenti , dopo che gli scalini ogni tanto dovevano essere sostituiti perché sbeccati dai trolley e dai carretti dei portabagagli l’amministrazione comunale ha deciso di sostituire gli scalini di vetro con un qualche materiale meno pericoloso per la deambulazione dei viandanti.

Pare che si sia arreso all’evidenza anche l’illustre progettista , non sempre pensare il bello assoluto può significare pensare anche il pratico, dolorosa conclusione di una bellissima e avveniristica utopica idea .

.