Aida con Jonas -2

foto di Valeria Blarzino

L’opera sta per cominciare e sul palcoscenico si aggira Kaufmann a controllare tutto , insieme al direttore di scena lo scrupoloso “bricoleur” guarda tutti i particolari.

Poi esce dal retro con Valentin in braccio , chissà se gli racconta la storia della schiava etiope….
Nel frattempo io contatto la Presidente della Fondazione perché ho un prezioso ( a mio avviso ) ricordo fotografico della giornata di Ancona .
Accordo preso , so la strada che alla fine mi porterà da Radames.
Mi siedo e penso a quanto si stia divertendo il “terrone tedesco” ( parole sue) a cantare in questo mitico posto che piace tanto ai tedeschi arrivati in massa per questa rappresentazione straordinaria di Aida.
Credo che gli piaccia tutto , gli applausi quando fanno il suo nome nel cast, l’arena gremita , i costumi « veri « e non minimalisti delle rappresentazioni di moda oggi.
Ci sono cari amici italiani presenti , ma tutto sommato mancano molte presenze abituali degli ammiratori / ammiratrici di sempre.
L’annuncio un po’ improvviso dell’evento ha spiazzato molti , l’estate sta finendo e molti avevano già chiuso i programmi.
Comunque ci sono fedeli seguaci , anche un gentile signore svizzero che lo segue dai tempi di Zurigo.
Ho già scritto dell’ovazione finale , poi dietro le quinte ci saranno le interviste , il saluto del Sindaco e la promessa di rivederci tra un mese a Monaco.
Fuori Christiane aspetta col bambino addormentato sul passeggino, le faccio compagnia fino a quando la segretaria della Fondazione le viene a dire che Jonas é stato fatto uscire da un’uscita secondaria!
Anche la nostra piccola compagnia si allontana , la serata è finita , alla prossima !
Come ultimo atto cambierò il selfie del mio profilo Fb.

Aida con Jonas

Qualcuno potrebbe dire che Jonas Kaufmann non ha una voce da Arena , e questo potrebbe qnche essere vero nei primi due atti dell’Aida , ma in quel caso ci pensa Zeffirelli con la sua splendida messinscena e con l’abbondanza della massa areniane .
Ma come sanno i melomani Aida si divide distintamente in due parti e il terzo e quarto atto sono una preziosa serie di arie in cui rifulge tutta la maestria del grandissimo tenore , i suoi filati , i mezzitoni in crescendo , la sua perfetta dizione e non ultimo la sua enorme presenza scenica in cui il grande liederista mette un nuovo tassello alla sua ormai infinita serie di trionfi.

Galvanizzata da lui la Siri è una partner eccellente e non ha fatto assolutamente rimpiangere la Monastryska annunciata in cartellone.

Daniel Oren é un direttore che si immerge totalmente nella musica che dirige e ha fatto il solito miracolo con l’orchestra dell’Arena , forse anche un po’ usurata alla fine di una stagione davvero impegnativa,’
Dal mio posto centralissimo dietro il direttore lo sentivo cantare insieme ai cantanti !
Grande successo personale della Presidente Cecilia Gasdia che , magari tra qualche stupido migugno , ha centrato il miracolo di portare Jonas , quasi un fuori-sacco , a cantare una opera intera in questa stagione .

Il Nuovo Sindaco , giustamente apprezzata la sua presenza, ha dato una sorta di imprimatur allo sforzo organizzativo di tutta la grande macchina areniana.
Alla mia domanda : ma quanti erano in scena? Mi è stato risposto con orgoglio : quattrocentocinquanta !
E tutti perfettamente vestiti e truccati .

Anche il cielo è stato clemente , anzi ha aggiunto effetti speciali di lampi a squarci nel cielo con nuvole veloci nel quale occhieggiava qualche timida stella .
Solo un fastidioso elicottero ogni tanto volteggiava rumoroso sopra le nostre teste , per fortuna disturbando più noi che i cantanti in palcoscenico.

Il mio lato snob é stato annullato dalla magnificenza della rappresentazione e mi sono trovata a formulare un grato ricordo al mio illustre concittadino Franco Zeffirelli che con la sua immaginazione raffinata seguita regalarci le raffinate immagini del suo mondo musicale

Il corpo delle donne

Si assiste qua e la nel  mondo ad un rigurgito di tematiche reazionarie in relazione alla libertà delle donne di essere padrone del proprio corpo :

mi riferisco alla libertà di scegliere se e quando essere madri e di conseguenza ad avere il diritto di abortire quando questa libertà possa esserre negata.

Negli USA c’è una vera rivolta in tema di libertà e la sentenza della Corte Suprema ( a maggiorana repubblicana , cioè conservatrice ) sta di nuovo portando in piazza le donne a difesa di un loro diritto primario di scelta.

Vivo in un paese nel quale una vicenda ormai lontana nel tempo dovrebbe insegnare alla classe politica che le donne , a qualsiasi partito politico appartengano , hanno come senso primario la libertà del proprio corpo.

Nel lontano 1978 l’Italia si dette una buona legge , non perfetta ma perfettibile come tutte le leggi e ci fu chi pensò che quella legge dovesse essere abrogata con un referendum che si svolse nel 1981 e che contariamente a chi aveva mal fatto i conti  in chiave politica respinse l’abrogazione col 68 % delle risposte  negative.

In questi giorni e nella mia regione in particolare , governata dalla destra è abbastanza difficile interrompere una gravidanza non desiderata vuoi perché molti sono i medici obbiettori , vuoi perché non è autorizzata la vendita della pillola abortiva.

Penso che l’avvicinarsi delle elezioni politiche di nuovo tenda a radicalizzare il problema , ma quando si tratta di diritti civili e soprattutto della libera scelta sul proprio corpo le donne possono stupire per i risultati che riescono ad ottenere .

La vicenda del referendum del 1981 dovrebbe servire a rinfrescare la memoria di molti.

Ancora un vuoto

Qualche anno fa avevo scritto in un post a proposito de Das Lied von der Erde che Bruno Walter avesso detto ( o scritto ) a Mahler che l’intero ciclo avrebbe potuto essere eseguito da due voci maschili :
avevo trovato la nota in un libro di  Quirino Principe e l’avevo portata a Kaufmann a Parigi quando ero andata a sentire la sua magica esecuzione dell’intero ciclo con la sua voce in ambedue le vocalità.

Un’attenta e colta amica : Anne Guernut , mi aveva chiesto dove avrei potuto trovare quel riferimento .

Cominciò così tra noi due un contatto , spesso molto più approfondito da parte di lei perché era  era una persona molto preparata e curiosa .

Quando ho letto della sua scomparsa attraverso le parole sempre puntuali e affettuose di Christine Chatillon , ho provato un vero senso di vuoto e di perdita , mi veniva a mancare una vera amica. 

Una volta Kaufmann , con pragmatismo , durante la pandemia ,disse in una intervista che quel tempo perduto avrebbe assottigliato inevitabilmente le sue seguaci.

Aveva ragione , il pubblico della musica “ seria” è sicuramente composto per lo più da capelli bianchi e non solo quello che segue il nostro amato tenore.

Ogni tanto qualcuno ci lascia , è la naturale legge della vita , ma mi fa più male quando a lasciarci è qualcuno legato tra noi da quelle Affinità elettive che ho tanto amato e che è , per caso , pure il nome della casa editrice per la quale ho pubblicato i miei piccoli libri.

La fatal pietra

In principio fu Pappano. Quando  sir Tony mi fece finalmente ascoltare l’Aida a Roma in forma di concerto capìi finalmente quanta splendida musica Verdi avesse messo in quel suo capolavoro  :

non che non avesso mai visto l’Aida prima , vista non sentita bene molte volte e non riuscivo ad apprezzarne la potenza e le grandi pagine soprattutto del terzo e quarto atto. 

Certo che a tutto questo contribuiva anche il cast e mi comprai subito il CD ascoltato mille volte.

Poi andai a Monaco per “vedere” un’Aida un po’ ridicola anche se c’era Kaufmann e idem un’assurda Aida con i burattini a Parigi e quella volta odiai veramente la regia cervellotica.

Poi il miracolo in forma di concerto si ripeté a Napoli in Piazza Plebiscito e anche in quel caso la direzione significava molto .

La preziosità della partitura era esaltata dalla bacchetta di un raffinato Michele Mariotti, i cantanti ; tutti , fecero il resto.

E adesso alla vigilia dell’Aida areniana veronese so che qualunque sarà l’effetto tecnicolor della storica regia zeffirelliena mi basterà ascoltare per immergermi in quel falso Egitto che in parte mi rovinò l’Egitto vero perché mi sembrava di essere sempre tra le scene dell’Aida.

So che Zeffirelli fece un’Aida piccola piccola al Teatro Verdi di Busseto . un miracolo di raffinatezza per solo trecenti spettatori.

Purtroppo non sono sta ta tra i pochi felici che la videro e me ne dispiace . 

Alla vigilia della piccola trasferta veronese mi canticchio in testa “ la fatal pietra che su noi si chiuse” da un paio di giorni , un piccolo mantra personale con un occhio alle previsioni meteo , sempre importanti in queste occasioni. 

Spigolature sportive

Con occhio distratto guardo in tv gli Europei di atletica : strane creature si arrampicano su improbabili pareti con agganci disposti diabolicamente in modo assurdo , sto per cambiare canale poi mi accorgo di un colonnato deve passano le atlete : lo riconosco ! Siamo in Koenigplatz, tanto sole tra la Glyptoteca e il Museo di fronte , tanti giovani che guardano divertiti gli sforzi delle ginnaste e penso di avere visto spettacoli molto diversi in quella piazza , con nostalgia cambio canale .

Il giorno dopo una gara podistica , corrono verso il traguardo in Odeon Platz, siamo paralleli all’English Garden e lo speaker spiega che quello in fondo è proprio la copia della Loggia dell’Orcagna a Firenze, fa talmente caldo ( a Monaco ! ) che mi stanco io a guardare gli atleti , anche se mi fa tenerezza rivedere luoghi tanto frequentati quando , prima della malefica pandemia passavo gran parte dell’estate da quelle parti , ma per ascoltare musica.

A Roma invece siamo ai campionati europei di nuoto . Facendo un taglio all’enfasi dei commentatori : la piscina del  Foro Italico la più bella nella città più bella …mi piace sentire l’inno nazionale cantato tante volte e soprattutto da tutto il pubblico.

Solo suggerirei di imparare la seconda strofa , non la sa proprio nessuno e quel SI ! trionfalistico e molto pompier in fondo ci assomiglia , siamo bravi con l’effettaccio di ripetere due volte solo la prima strofa , senza levare niente alle glorie nazionali ( ci sono anni di sacrifici veri dietro ogni medaglia conquistata) sappiamo però che mancano i russi e che altre intere squadre hanno disertato questi giochi per essere più pronti per le prossime Olimpiadi.

Un po’ di misura nei commenti sarebbe gradita.

Quello che mi piace davvero è vedere come i nostri atleti hanno nomi e colori della pelle diversi , nello sport la totale integrazione è compiuta.

La politica ancora non l’ha capito.

Ancona

Un disegno appena accennato con tratto leggero : William Turner era passato da Ancona nel suo viaggio in Italia e aveva preso questo appunto : la sua visione dell’Arco di Traiano in  primo piano e del colle Guasco con il duomo di San Ciriaco in alto è praticamente la stessa visione che ne abbiamo ancora oggi.

Un colto amico l’ha postato sul suo profilo e io l’ho salvato perché è un bellissimo documento che non conoscevo di questa città in cui vivo da tanti anni e che ormai considero casa mia.

Ci passarono in tanti nei secoli e non tutti ne parlarono o ne scrissero ; era un porto dagli strani traffici con l’Oriente , a metà di quel Mare Adriatico nel quale faceva sicuramente da padrone la Repubblica di Venezia , c’era partito Traiano , c’era passato Casanova , Leopardi la considerava una stazione di posta , i rari viaggiatori del Settecento ne magnificavano i colori del mare e addirittura Robert Musil ne aveva raccontato qualcosa nelle pagine incomplete dell’Uomo senza qualità.

Una città dal destino vago come quel leggero disegno a matita di Turner.

Eppure a conoscerla bene si capisce che nelle sue strane misconosciute vicende si nasconde un segreto di vita che va ricercato con amore , anche nello strano modo di nominarla . 

Nelle Sorelle Materassi di Palazzeschi le sorelle fiorentine parlavano con tristezza della loro terza sorella persa aldilà degli Appennini , in quello strano luogo che si chiamava Ancona.

Infatti si dice “in Ancona “ invece di dire “ad Ancona “ come mi disse incuriosito un noto uomo politico che incontrai per per caso all’Harri’s bar a Venezia .

I Bronzi di Riace

Sono passati cinquanta anni da quando il mare della Calabria ci ha restituito i due strani guerrieri , bellissimi e pieni di mistero.

Ora loro sono nel museo di Reggio Calabria ,ma la mia storia e il mio rapporto personale con loro cominciò qualche anno dopo , a Firenze.

Era il1976 , nasceva il mio primo nipote e io arrivai da mia sorella per il lieto evento .

L’altra mia sorella ,il sensibile architetto che non c’è più mi disse : qua di fronte ci sono in una sala del museo Archeologico due strane bellissime statue , è aperto e non ci va nessuno, valli a vedere.

Così io entrai nella sala aperta per l’occasione dove erano esposti dopo il restauro i due alti guerrieri.

Emanavano uno strano fascino , il loro silenzio era pieno  di echi di quel mare che li aveva nascosti per tanti secoli. Io li guardavo nel silenzio della sala vuota  . Sembravano trasmettermi uno strano richiamo e infatti  ci tornai a trovarli tutti i giorni che stetti a Firenze.

Esercitavano su di me uno strano influsso che poi ricercai invano quando tornando un mese dopo ( era esplosa la scoperta mediatica del restauro ) e li vidi , dall’inguine in su tra una folla decisamente più rumorosa di quando ci eravamo parlati da soli le prime volte.

Non feci la fila per andarli a vedere a Roma e ho evitato con cura di rivederli durante la gita che mi portava in Sicilia con i ragazzi del teatro.

Avevo avuto la fortuna di godermeli da sola , nel silenzio riflessivo di una sala dove erano stati portati perché la gente ammirasse i metodi di restauro , c’erano infatti anche le foto del lavoro fatto per liberarli dalle incrostazioni del mare , ma loro erano lì bellissimi ed enigmatici nelle loro ieratiche pose e io ci giravo intorno incantata non sapendo quale dei due mi parlasse di più.

Fu un dialogo incantato ,come un amore improvviso e poi perduto tra le cose del mondo.

Erano riemersi per me , un dono personale che serbo nell’animo.

.

Un colpo di vento

Niente da scrivere , un giorno di pioggia al mattino , poi nel pomeriggio il vento ha portato via le nuvole.

Suona il campanello , non aspetto nessuno , ma potrebbe essere qualcuno di casa , scendo le scale , addosso solo una Tshirt lunga ( stavo pigramente guardando i campionati di nuoto alla tv ,) e mi affaccio a metà sulla porta  .

Faccio appena in tempo a dire :cosa vuole ? a un operaio della Tim non chiamato da me che –Bang! – la porta alle spalle mi si chiude di colpo.

Sono praticamente in camicia da notte , senza chiavi di casa , ovviamente senza telefono , l’operaio non doveva venire da me e io sono praticamente in strada .

Non ricordo NESSUNO dei tanti numeri di telefono dei figli , nuore , nipoti e neppure i fissi ( ammesso che ce li abbiano ancora! )

L’operaio mosso a pietà chiama i carabinieri i quali dirottano la chiamata ai Pompieri , io sono tra lo scemo e l’incavolato , forse anche un po’ tremante.

Passa una buona mezz’ora poi arrivano gli angeli  con  ben due mezzi : un enorme camion rosso e uno più piccolo con tante scale , praticamente una intera squadra di Vigili del Fuoco .

Ma gli angeli in pochi minuti dopo avere rassicurato la vecchietta scema (che sarei io ) mi aprono la porta da perfetti scassinatori.

Si fermano a chiacchierare , forse anche per rassicurarsi che non tremi ancora e mi salutano augurandomi Buon Ferragosto !

Una situazione così assurda e quasi tragica , ero pure scalza e il vento si era fatto anche un po’ più forte , non l’avevo mai vissuta .

Un tempo avrei avuto in testa i numeri di telefono di tutti , oggi senza il telefono in mano sono una povera grulla.

Si dice che siamo sempre connessi , enorme balla ! siamo tutti rincitrulliti ed è perfettamente inutile che io sappia a memoria le poesie imparate un secolo fa a scuola.

Per fortuna ci sono gli angelici Vigili del fuoco a cui va il mio grato e imperituro grazie!

Follia estiva

Se me lo avessero detto fino all’altro ieri che sarei andata all’Arena di Verona per vedere l’Aida di Zeffirelli ci avrei fatto una risata sopra e invece ….”l’assidua penitenza ,le veglie , l’astinenza “ ho ceduto proprio come Alvaro nell’Innominabile .

la notizia arrivata in un pomeriggio noioso mi ha fatto sobbalzare e anzi adesso che ho già prenotato mi viene solo da ridere pensando a Jonas vestito da Radames con lo sfondo piramide ferrero-roché.

Adesso però comincerò a fare le macumbe perché alla fine di agosto può succedere di tutto e ancora mi ricordo le lunghe attese tra un temporale e un altro in un Ballo in maschera durato fino alle tre con un figlio mio bambino che dondolava mezzo addormentato in piedi.

Sarà felice la Gasdia che l‘anno scorso mi diceva : però deve fare un’opera intera , non solo un concerto !

Brava perché ci è riuscita abbastanza presto , tenace la ragazza.

In  quanto a me mi sono ripetuta mentalmente un classico “Mai dire mai “  e ora disabituata come sono ormai anche a un banale viaggio in treno mi comincio a preoccupare di tutto e mi consolo pensando che in fondo un regalino di fine estate me lo sono proprio meritato. 

Domenica d’agosto

Una certa serenità , forse sono utili un paio di gradi di meno di caldo , nessuna invidia per chi ha ancora voglia di correre per festival vari .

Sarà forse l’età o come ha scritto uno che capisce : “ormai ho visto quasi tutto” ma le visioni dei concerti fotocopia usa e getta o le roboanti bruttezze di Bayereuth nonché la bella pensata di cambiare l’ordine dei fattori al Trittico di Salisburgo non mi attirano più come una volta.

Qualche cosa di bello l’ho persa di sicuro , certo una Liederabend a Monaco  e uno spettacolo in Sicilia, ma non ho molti rimpianti.

Il lieviare pazzesco dei costi di alberghi e voli mi ha spento le ultime voglie , inoltre ( ma questo è un dato negativo che andrebbe combattuto) mi serpeggia dentro uno strano senso di godimento , quello che in tedesco si chiama Schadenfreude per le solenni bufale che si trovano in giro.

Durante il periodo duro della pandemia , andata in soffitta la possibilità di buttare via soldi in imprese costose e non remunerative c’era stato come un vento di rinnovamento col poco che si poteva fare , cosicchè certe “catene” in rete , certi tentativi senza spettatori avevano un loro fascino ma quando i teatri e le orchestre sono rientrati nel pieno di attività senza le odiose maschere mi è sembrato che si riaccendesse una sorta di Carnevale un po’ sfrenato.

Aspettiamo la pioggia , tanto prima o poi arriverà ! intanto leggo i resoconti più o meno veritieri dei forzati della gloria festivaliera.

Truffe in rete

L’ultima in ordine di tempo è stata una allettante offerta della ROH, con tanto di invito personale mi regalavano uno spettacolo , una cena e anche una bottiglia di buon vino : tutto però purchè il aderissi ad un sito eccetera ..eccetera.

Precedentemente me ne era arrivata una raffinatissima nel logo ( quello vero di Jonas Kaufmann) che conosco e so riconoscere da quelli falsi , ma nel quale dandomi un appuntamento personale in quanto io sono una fedele  (u.z.w) seguace e il tutto faceva riferimento all’acquisto delle borse regalate in occasione del tour attuale in Germania e Austria,

.Mi sono allora ricordata dell’accorato appello di Jonas quando è venuto ad Ancona nel quale ci ha detto di stare attenti e di bloccare tutte le truffe che vengono tentate in suo nome.

Avevo addirittura pensato che esagerasse un po’ , ma quando mi è arrivato questo strano “personale invito” ho potuto avvisare l’interessato e poi ho bloccato la fonte che ovviamente poi è scomparsa dal mio computer.


Questo mio piccolo diario oggi spero serva di avviso a tutte i seguaci del tenore e non solo , certe trappole si stanno moltiplicando e molte di queste arrivano dall’Est.

Le  truffe sono divertenti se non ci cadiamo vittime , cerchiamo di vigilare , l’imbroglio è sempre dietro l’angolo.