Un lunghissimo Natale

In questo anno strano succedono cose curiose , nel mio caso la moltiplicazione del pranzo di Natale per tre .

E’ stato bellissimo apparecchare la tavola natalizia sul tavolo allargato per “ il distanziamento” , tovaglia importante , candelabri e sottopiatti .

Fatto per tre giorni di seguito : tre figli , tre famiglie ,sei persone per volta me compresa. Mi sono salvata dalla noia variando un po’ i menù salvo gli immancabili sformato di cardi e le quiches.

Un certo effetto “ giorno della marmotta “ mi aveva messo allegria , anche un po’ di stanchezza via via che si replicava , come una compagnia di giro in tournée.

Si sono dispiaciuti tutti di non incontrarsi tra loro ma è stato un male minore , in fondo dalla nonna ci sono venuti tutti .

A un certo punto l’albero era diventato una filiale bancaria , ogni zio lasciava oboli ai nipoti assenti che essendo in gran parte già grandi gradivano anche un banale pensiero pecuniaro.

Poi l’ultimo giorno è calato il sipario , caricata l’ultima lavastoviglie mi sono seduta in salotto davanti all’albero ormai spoglio e mi è calata addosso una profonda tristezza : sperare di rivederli tutti ? sperare che questo anno orribile resti un unicum ? sperare di esserci ancora il prossimo anno?

Il contraccolpo è arrivato , si fa presto a dire che è comunque stato bello ma la realtà alla fine bussa di nuovo alla porta , il silenzio scende sulla casa vuota della inevitabile confusione . E’  il giorno in cui inizia la vaccinazione  anche nel nostro paese , adesso si comincia a sperare di farcela di arrivare anche al proprio turno.

La neve al Nord , il vento forte sul mare Adriatico , ogni tanto anche la pioggia , la vita riprende il suo giro , anche se adesso ci toccherà anche fare i conti di fine anno di nuovo tappati in casa , mi manca da morire l’ipotesi di partire per andare ad ascoltare musica in un teatro qualsiasi , il surrogato televisivo  “ottimo e abbondante” comincia a mettermi tristezza.

Non dobbiamo lamentarci , in definitiva essere ancora qui è stato già vincere un round di una lunga gara dove ho perso già tante persone care .

Tiriamo avanti.

Natalizia

Mattina di Natale , alle otto sotto un cielo livido la città è vuota e spettrale.

Un’atmosfera strana che mi ha ricordato un classico del cinema apocalittico: dopo una strage nucleare :L’ultima spiaggia ( 1959 , Stanley Kramer ) , l’umanità è scomparsa ,in quella ipotesi fantascentifica l’Australia è l’ultima speranza ..

Invece stamattina la città vuota mi è sembrata più raccolta , il silenzio e le insegne dei negozi spente mi sono sembrate un segno di intimità : sentivo i pensieri della gente nelle case , ieri sera molti hanno aspettato la mezzanotte , questa riduzione alla piccola compagnia non ha fatto perdere , forse , un segno

Stamani in diretta ho visto il passaggio dei camion contenenti il vaccino alla frontiera , nevicava e quel pinguino sulla fiancata mi ha messo allegria.

Certo che il silenzio fa paura e un po’ di angoscia la mette dentro , abbiamo da attraversare l’ultimo miglio che sarà durissimo perché siamo tutti stanchi e depressi , quell’enorme cifra di persone perdute , il dolore ancora palpabile in molte famiglie , lo stupore per esserci tutti ritrovati in un MedioEvo post-moderno lo si legge sopra le mascherine negli occhi della gente silenziosa.

Un certo vuoto dello spirito  come se questa pandemia ci avesse tutti anestetizzati.

Io la butto là a modo mio : ci rivedremo alla stagion dei fiori…parafrasando e rovesciando le parole di Rodolfo e Mimì .

“Girala in positivo “ mi diceva un tempo una persona intelligente quando facevo politica . Ecco , oggi mi va di girarla in positivo.

Perlomeno questa è la speranza.

Traditional

Siamo arrivati a Natale nel modo peggiore : nessuno avrebbe immaginato di stare di nuovo tappati in casa , contingentati nei contatti anche tra parenti , con in mano l’autocertificazione , anche per andare alla Messa.

Comunque da oggi le giornate cominciano ad allungarsi , dopo il solstizio  quest’anno reso anche più interessante dalla congiunzione Giove-Saturno , (quante cose si imparano stando incollati ore e ore al pc.! ) e quindi molto laicamente si pensa che la famosa “luce in fondo al tunnel” ci sia in quanto le giornate si allungano davvero e tra pochi giorni comincia anche la sperata pianificazione della vaccinazione di massa , variante inglese permettendo.

A proposito della quale viene da pensare che davvero la potenza di un virus ha fatto molto di più per ” isolare il continente” di quanto abbiano testardamente fatto gli inglesi con la Brexit no deal che si trovano ad affrontare : davvero ai britannici piove sul bagnato.

Cominciano a fiorire gli auguri da parte di tanti amici che mi fanno compagnia un po’ dappertutto nel mondo e dato che non mi piace rincorrere i ringraziamenti mando un solo enorme GRAZIE a tutti coloro che mi hanno permesso di essere meno sola durante questo anno orribile , davvero per me i social non sono detestabile cretinata ma fonte di informazioni e di vita anche perché , aggiungo, ho la fortuna di avere molti amici intelligenti.

Mi divertono i gruppi “dedicati al Nostro” , mi divertono i siti dei tanti teatri ai quali sono iscritta , mi divertono le allegre polemiche tra melomani più o meno insigni , mi diverte Drusilla Foer, le belle foto delle amiche fotografe , i commenti sagaci di chi ne capisce più di me .

Anche se la notte qualche volta è difficile da passare senza qualche brivido di paura , anche se la statistica mi mette in pole position ringrazio il Fato di essere ancora qui , quindi…. 

grazie ancora a tutti …..e buon Natale alla bella compagnia…….. 

Quarta settimana di Avvento

Sempre peggio : il bollettino di guerra del Covid Sars 19 è spietato in tutta Europa.

Chi pensava di riprendere una vita culturalmente normale con l’avvio dell’anno nuovo credo debba rivedere le proprie speranze.

Le statistiche che poi vanno lette in maniera diversa nelle varie realtà europee ci raccontano di numeri  non proprio affidabili se poi si scopre che magari in Spagna si erano sbagliati a contare quarantamila vittime , in Inghilterra addirittura fanno adesso un lockdown inimmaginabile fino a pochi giorni fa e pare che il virus si stia dimostrando particolarmente cattivo da quelle parti.

In Francia dove ha decapitato addirittura i vertici repubblicani , in quarantena a Versailles il Presidente della Repubblica ( e da quello che si vede nel video che voleva essere rassicurante ) non sta messo bene per niente.

La Germania che ha una grande Cancelliera si è svegliata un mattino stupita del numero di morti incredibile anche tra loro che credevano di essere stati molto più bravi di tutti (e in effetti lo sono ancora) , ma la web-cam in Marienplatz a Monaco che vezzosamente mi ero messa sul mio pc. mi fa vedere una piazza grigia e squallidamente vuota del mercatino natalizio che in questi giorni la rallegrava.

Nella Austria felix restrizioni sempre più rigide e sono visti con sospetto dalla vicina Baviera anche se non hanno il coraggio di chiudere del tutto i loro impianti sciistici.

Per non parlare della Svezia dove si è mosso adddirittura il Re per dire che il loro modello liberale ha fallito totalmente lo scopo .

L’Italia batte tutti per fantasiose restrizioni “a gogo” e intanto abbiamo battuto tutti in questa tremenda gara : abbiamo il triste primato di morti   , fra i più alti in tutto il mondo.

In ultima analisi :è vero che lo spettro si aggira davvero in tutta Europa e quindi mettiamoci il cuore in pace, passeranno ancora molti mesi prima che i sopravvissuti possano rimettere piede per davvero in una sala da concerto o in un Teatro dell’Opera.

Sui social ciascuno mette il suo “come eravamo” , “dove eravamo” due, tre o anche più anni addietro.

Inondati da steaming più o meno a pagamento , più o meno recenti e di qualità abbiamo la triste conferma che niente al mondo potrà sostituire l’emozione di un vero applauso , l’odore delle poltrone di velluto , il fascino  delle luci che si spengono piano piano.

Anche se adesso trovano spazio i “populisti” che a teatro non ci andavano mai e che adesso si dicono democraticamente soddisfatti di quello che passa il convento- tv.

Questa categoria gode pure di vedere Bocelli nelle grotte di Frasassi o gli pseudo tenorini in Piazza San Pietro . Contenti loro…. 

Napoli ritrovata

Il tempo deciderà se sarà stata una congiunzione astrale favorevole o se davvero la congiunzione Lissner – San Carlo produrrà frutti insperati in questo nostro panorama operistico nazionale.

Certo che l’annuncio dell’avvio di una piattaforma digitale personalizzata da parte del Teatro è notizia che merita tutta l’attenzione e una riflessione su come le cose avvengono in certi momenti storici ,attraverso le menti di alcune persone e direi anche con congiunture favorevoli.

Avviene così che un Sovrintendente bravissimo alla Scala di Milano lo sia stato meno a Parigi e che reinventandosi in un teatro bellissimo sì , ma anche abbastanza periferico, stia raggiungendo di nuovo traguardi inimmaginabili ancora l’altro ieri.

La Regione Campania ha un presidente molto speciale , ai limiti del comico in certe sue esibizioni ma certamente amante anche della cultura se già un paio di anni fa mi stupì trovarmi all’Aperia della Reggia di Caserta per un evento straordinario per il quale quel politico aveva riservato un ben cospicuo bugdet.-

L’arrivo di Lisnner in questa realtà fantasiosa e bellissima sta compiendo un’opera incredibile : riportare ai fasti ottocenteschi questo bellissimo teatro di una bellissima , caotica, affascinante e a tratti invivibile città.

I frutti , se i fruttti ci saranno lo vedremo col tempo . I segnali positivi ci sono tutti : la clamorosa prova dell’estate in Piazza Plebiscito , la Cavalleria mandata spavaldamente in rete addirittura attraverso Facebook , gli annunci di eventi futuri molto interessanti , tutto fa presupporre che si tratti di una “primavera napoletana”.

Del resto ci eravamo già accorti che per l’Opera stava succedendo qualche cosa di nuovo scendendo lungo lo stivale : l’Opera di Roma ci garantisce da anni stagioni molto più stimolanti da quanto avveniva qualche anno addietro  e la triste situazione di prigionia da Covid ci ha regalato delle sorprese  un po’ dappertutto , ma soprattutto laddove un tempo regnava la modestia.

Manca una settimana al Natale e l’Europa illividita conta i suoi morti un po’ dappertutto.

Ai vecchi l’ordine di restare in casa ma perlomeno abbiamo la possibilità di ascoltare tanta musica , vedere le opere in streaming, ai giovani diseducati all’ascolto la disperazione della mancanza dei grandi raduni nelle piazze.

Forse alla fine stiamo meglio noi.

Terza settimana di Avvento

Sembra di essere tornati indietro di sei mesi : c’è molto silenzio intorno .

Anche se sui giornali si vedono le foto di folle nelle strade dello shopping in realtà a guardare bene sullo sfondo si vedono le faccie annoiate dei commessi nei negozi vuoti . Le luci di Natale illuminano facce perplesse di un mondo popolato da persone mascherate , nessuna fantascienza avrebbe immaginato qualcosa di simile . Con le dovute differenze è tutto il mondo occidentale raccontato in questo fermo immagine apocalittico : un piccolo virus ha fermato una civiltà basata sul consumismo come valore universale.

Ho fatto un sogno : ero in fila in una piazza non meglio identificata e aspettavo con ansia di entrare in una tenda nella quale mi avrebbero fatto il vaccino , era un sogno bellissimo e quando mi sono svegliata ho capito quanta speranza non solo per me ci sia in quest’attesa salvifica.

Poi non si vaccineranno tutti , per quelli che ne dubiteranno forse basterà ricordare tutte le malattie dalle quali siamo stati salvati con i vaccini : l’antipolio che fu una grande conquista e prima ancora quei vaccini che facevo da bambina e ho ancora sbiadito sul braccio sinistro il segno di quello che chiamavamo il “vaiolo”.  Malattie scomparse grazie alla scienza che non ha smesso mai di andare avanti .

Sta per arrivare un periodo particolare dell’anno che sta per finire e se da un lato ci saranno problemi per chi ha nostalgia dei raduni familiari allargati ci potrà consolare il fatto che un maggior raccoglimento potrà forse essere foriero di una maggiore capacità di raccoglimento spirituale. 

L’albero di Natale brilla nelle case fatto quasi dappertutto con un certo anticipo, i segni contano , anche il presepio  che fa parte di questa sacra rappresentazione privata .

Mi fanno compagnia in questo tempo di attesa i bellisssimi canti sacri del concerto del lunedì di Monaco , scelta preziosa di un cantante a me caro che racconta di Maria attraverso il bosco di spine e nel canto bachiano sulle parole di Lutero in piedi davanti alla tua grotta  .

I giorni passano lenti , la vecchiaia piombata addosso nella consapevolezza che tutto quello che mi resta da fare è starmene chiusa in casa . Mi concedo solo il rischio di andare a prendere ogni tanto a scuola l’ultimo nipote , bravissimo e mascherato mi sorride con gli occhi dopo tutte quelle ore di scuola rigorosamente imbavagliato e obbediente.

Un Sant’Ambrogio speciale

Rivedere il Lohengrin del 7 dicembre 2012 alla Scala questa mattina su RAI 5 è stato più di un semplice ricordo : è stato rivivere una strana svolta che da quel giorno prese la mia vita . Ero a letto con un ginocchio a pezzi e ne avrei avuto per molti mesi ancora , ma da quel momento decisi che avrei camminato per tutta Europa (e non solo ) per seguire quel ragazzo riccioluto che già da qualche anno guardavo con attenzione.

L’ho scritto nel mio primo libro che gli portai addirittura a New York perché per me , ma non sono la sola a dirlo , nel mondo della lirica come ci fu un prima e un dopo la Callas ,adesso c’è un prima e un  dopo Kaufmann.

Ho avuto la fortuna , vista la mia ormai lunga vita di poterli vedere e sentire tutt’e due e lo considero un raro privilegio.

Per tornare a quel Sant’Ambrogio e all’emozione che quel Wagner mi procurò devo dire che seguito  avrei  rivisto quella messinscena a Parigi , ma non fu la stessa cosa ; la Scala di quegli anni era davvero una cosa speciale.

Stamani ho anche riapprezzato in filagrana la scelta registica di Guth , i suoi temi ripetuti molte volte e qui forse al massimo del risultato . Il gioco del doppio , qui sono i bambini , le scene di Christian Schmith sempre così uguali a se stesse e sempre rigorosamente necessarie, i costumi bellissimi e coerenti con un discorso storico ineccepibile.

Poi non tutte le ciambelle gli sono venute col buco , io però ho pure apprezzato la sua Bohème lunare …un po’ meno il Fidelio di Salisburgo , quello senza il singspiel per interderci.

A Milano poi quella Otrund diabolica della Erlitzius in versione Cosima era davvero strepitosa. 

Devo ammettere che raramente torno da mamma RAI , oggi però il regalo me lo ha fatto davvero grande , peccato il taglio sull’Inno di Mameli in coda , un bel pezzo di teatro “per caso”.

L’ho postato sulla mia bacheca per chi volesse rivederlo , magari con tutti i commenti sul post di Alberto Mattioli che spero alla fine abbia dato la pappa ai gatti , non è di Wagner la frase “ la brevità gran pregio” anche se il Lohengrin non è una delle più lunghe tra le sue opere.

Un Barbiere di qualità !

Ho riscoperto un capolavoro ascoltato in mille versioni , è la prima opera con la quale si spera di coinvolgere i bambini ( ma non sempre ci riusciamo) , è l’opera tra le più gettonate tra quelle dei cartelloni classici , è l’opera che per molti resta legata alla bellissima regia “ cinematografica “ di Ponnelle, è l’opera nella quale , in una modesta riciclata edizione a Monaco un Juan Diego Forez ebbe l’ardire di far dire a Don Alonso la battutaccia sul chi siete: Riccardo Muti .. e giù i bavaresi a ridere .

Per dire in ultima analisi che il Barbiere di Siviglia è un’opera di cui non si butta via niente , ma che ormai credevo , a torto , consumata nei suoi effetti e nella sua musica.

Invece no , il capolavoro rossiniano mi è rimbalzato davanti in tutto il suo splendore in questi giorni di costrizione davanti ai teleschermi e credo che la messinscena del Teatro dell’Opera di Roma resterà nella storia del melodramma come i grandi classici Flauto magico di Ingmar Bergmann e il Don Giovanni di Losey.

Questa opera splendida riportata nel teatro , non a caso c’è pure scritta “ in presa diretta” è un capolavoro nel capolavoro , scintillante di trovate , brillantissima nella conduzione musicale , infarcita di trovate una più sfavillante dell’altra .

Niente di più tradizionale e al tempo di più legata al contingente  e sono contenta che la si  possa vedere su Raiplay per i prossimi sei mesi.

A tutti comunque ne consiglio la visione per passare una vigilia di Capodanno veramente straordinaria la sera del 31 dicembre su RAI 5.

I colpi di teatro inventati da Mario Martone sono così tanti e non vorrei elencarli tutti per non levare la gioia della scoperta ai futuri spettatori ,ma l’idea di far arrivare Figaro in scooter a teatro seduto dietro a un Daniele Gatti  guidatore col casco e con le code del frack che sventolano sotto il giubbotto è già un inizio travolgente .

Quel Gatti sornione che gioca con un Rossini sfavillante , ma che si gira col taser in mano a misurare la febbre a Don Basilio mentre tutti si allontanano impauriti e indossano le mascherine.

Tra i giovanissimi cantanti brillano come perle i due “arcinoti “ Don Bartolo di Alessandro Corbelli e il Don Basilio di Alex Esposito , spesso la regia si ferma su di loro e giustamente , siamo all’empireo dell’interpretazione.

Bravi i giovani Figaro di Andzrej Filònczck, Almaviva di  Rizul Gatin e una vivacissima Rosina Vasilisa Berzhanskaya , credo che molte “scoperte” le dobbiamo ad Alessio Vlad , attento e curioso direttore artistico che  non sbaglia mai le sue scelte.

Vanno citati anche Roberto Lorenzi come Fiorello e Patrizia Miccichè, Berta.

Bellissimi i costumi eleganti e d’epoca , il coinvolgimento di tutto il teatro  (verrebbe da dire Bravo! anche alle poltrone rosse), tutto è rigorosamente anti-Covid e tutto sfruttato ai fini musicali.

Il colpo di genio è la ragnatela che coinvolge tutto : la casa di Rosina e noi che restiamo legati nelle spire di questa pandemia dalla quale vorremmo uscire con quei liberatori colpi di cesoie finali .

Un proverbio toscano dice : il bisognino fa trottar la vecchia” , all’Opera di Roma hanno realizzato un massimo capolavoro nella costrizione più dura :

a dimostrazione che quando c’è la volontà e la cultura necessaria non c’è impedimento che tenga , penso che il Sovrintendente Fuortes debba essere molto orgoglioso del suo teatro e delle sue maestranze tutte.

SottoScala per tutti

E’ necessario partire da una premessa : questa non-Prima della Scala è un prodotto televisivo  RAI destinato al primo canale della Tv di stato , quello per intenderci che una volta si chiamava la rete ammiraglia.

Deve arrivare ovunque e catturare anche i non addetti alla lirica .

Mi domando :l’obbiettivo è stato raggiunto ? direi proprio di no perché questa specie di polpettone di arie legato a siparietti “ colti” e inframmezzato da balletti ( Bolle a parte) decisamente all’antica non ha coinvolto nessuno che non fosse già amante della lirica e in questo modo ha fallito il suo scopo primario.

Ho voluto resistere fino alla fine , ho sperato in un guizzo geniale ( visto mai che anche Livermore abbia una qualche idea nuova?) e invece niente , a parte il trionfalistico parlarsi addosso di chi crede che ancora la Scala sia quel faro culturale che un tempo fu…

Quasi tre ore , un bello spreco di voci , alcune preziose  ( Abdazakov , Tezier , Oropesa , Rebeka,e soprattutti Bernheim ) altri meno coinvolti emotivamente , qualche bella stecca preziosa di big , riscoprire Domingo tenore , ma vista l’età ormai si scorda che deve cantare da baritono e l’effetto è davvero straniante.

Velo pietoso sulle location , ripescaggi scenografici misteriosi ( Don Carlo ha preso il treno per la Russia?) , molto acqua su cui galleggiano cantanti imbarazzati dal poco spazio a disposizione , toilettes di lusso alle signore , pettinature un po’ meno . Lì forse hanno risparmiato parrucchiere.

Misteriosamente ci hanno privato di Wagner che però c’era per chi ascoltava in radio , forse hanno avuto paura che qualche vecchietto pensasse ancora al nazismo ? E’ da escludere perché quelli sono già morti quasi tutti nelle preziose Rsa nostrane.

Ma la Tv de noaltri aveva i suoi tempi televisivo , alle otto c’è il telegiornale e allora si tagli quello che piace di meno al melomane  medio italiano.

Non c’è gara ,nessun paragone impietoso , la cultura non è fatta per arrivare primi alla meta , questo sport non ci dovrebbe appartenere , ma un pensiero maligno in testa lo possiamo anche avere  : che Napoli e Roma abbiano fatto cose decisamente più egregie in questo momento difficile salta all’occhio , impietosamente.

Si rivaluta anche l’Otello di Firenze ed è tutto dire.

L’Opera , comunque

Che vocalmente la Cavalleria di Napoli sarebbe stata perfetta lo sapevamo tutti : grandi voci , la magia di un teatro bellissimo , ottimo direttore e coro , quello che non ci aspettavamo anche se lo temevo vista la strana formula di appoggiarsi a Facebook era il disastro della ripresa in low-motion , le scuse , la ripresa a rampazzo ….anche se gli stranieri  non lo capivano perché era un “live” alla napoletana  e le cose andassero così alla fratelli Marx.

Altri livelli di streaming ci vengono offerti da piattaforme molto più tecnologicamente collaudate ( vedi BSO ) , ma pazienza , speriamo che piano piano anche in Italia comincino a imparare come si fa .

Detto questo bisogna dire che ci sono diversi livelli e soprattutto diversissimi risultati.

Velo pietoso sull’Otello fiorentino : Binasco non ha un’dea al mondo di quello che sia un’opera lirica (eppure lo stimo come attore e regista teatrale) , non è colpa di Sartori se è così improbabile in presenza video ( può benissimo cantare a teatro , magari in forma di concerto e forse in ruoli meno fetish…).

Si salva la grande maestria di Metha , anche se il grande vecchio è stanco e il suo  Verdi lo si sente velato dalla melanconia e dalla fatica .

Comunque i teatri italiani ci hanno provato e questo è comunque un gran merito , se si pensa che in Francia è tutto fermo e in Inghilterra pure.

Mentre pesa sui nostri cuori , il mio poi è tanto vecchio da sentirmi ogni giorno miracolata se sono ancora qui, leggere come una ecatombe il numero di quelli che ci stanno lasciando ogni giorno: sono numeri biblici davvero.

Però una cosa mi sento di dirla ai nostri governanti ignoranti ( nel senso letterale che ignorano) perché con tutte le precauzioni e gli orari ridotti si possa entrare nei luoghi di culto ( sono una che va a Messa!) e non si considerino ugualmente luoghi di culto le sale di concerto e i teatri d’opera.

Esiste una cultura laica seria , la musica è una medicina per l’anima   e niente conforta di più che il sedersi in silenzio , ben distanziati e attenti  ad ascoltare un Corale di Bach o una sinfonia di Mozart.

Ma è chiaro che sto parlando una lingua ignota ai più e allora ringraziamo gli sforzi di chi comunque da lavoro ai pochi  musicisti chiamati , rischiando, a rasserenarci  mentre tristemente li sentiamo attraverso  schermo dei nostri pc.

Ci aspetta il concertone della Scala , privato del Nessun dorma di Jonas che ha dato forfait e  speriamo sia solo una costipazione invernale, grazie al satellite ci sono vari appuntamenti con lui , che resti in Germania che è meglio!

Chiudo sulla Cavalleria : in forma di concerto si apprezza la stringatezza e la genialità musicale di Mascagni , poi se il cast è davvero stellare c’è poco da dire di più, la risentiremo per questi giorni nei quali resta on line , sperando senza i disagi della simil-premiere.

MIMI!

Sul grido disperato di Rodolfo si è  chiuso , mentre piangevamo in tanti sparsi per il mondo l’ennesimo dono che il teatro di Stato della Baviera ha regalato a tutti noi chiuso nelle nostre tristi stanze prigionieri del Covid.

Con una strana non –regia di impatto straordinario è apparso come un nero sipario il cartellone dello streaming futuro lasciandoci defraudati di quel momento catartico che segue la fine di un’opera tanto conosciuta ed altrettanto amata  : non c’è stato sipario e applausi , siamo rimasti tutti fermi per un attimo con il nostro groppo alla gola  .

Poi ci siamo riversati sui social con l’emozione in cuore e fiumi di foto rubate allo schermo che avevamo davanti agli occhi .

Le foto rubate più belle mi sono arrivate da Vienna , le ho condivise più che potevo.

Una messinscena straordinariamente povera e fedele , con quel vuoto di folla al Caffè Momus che in qualche modo impreziosiva la prestazione dei protagonisti della storia.

Solo il cameriere muto con la mascherina ci ricordava la nostra condizione , le folle e i ragazzini li sentivamo dietro , nel buio che ci circonda tutti.

Ne ho viste tante di Bohème nella mia vita , molte frasi del libretto fanno parte del mio lessico e il “tutti qui sorridenti a Mimì” capita ogni volta che ci si sente contornati dagli affetti familiari.

Quando è che si comincia a piangere ? personalmente al terzo atto . a quella “stagion dei fiori” così straziante e così ricca di tristi presagi.

Un cast di tutto rispetto , come sempre capita a Monaco , certo che questo Rodolfo , poeta affamato e sconfitto dalla vita è l’ennesima grande prova del più grande tenore oggi sulla scena internazionale.

Canta Puccini senza fare del puccinismo , la voce sempre più sicura corre fluida sulle note , ma lui in realtà le parole le dice in maniera semplice , colloquiale , come se fosse naturale esprimersi, così ,semplicemente .

Incredibili le controscene : dopo la sua impeccabile “Gelida manina “ i primi piani rubati alla seppur bravissima Sorensen ce lo facevano vedere prima seduttore fintamente attento poi lentamente preso e alla fine emotivamente coinvolto . Da rivedere e da studiare , non è da tutti riuscire a tanto in pochi minuti. Poi un crescendo fino al tenerissimo finale accanto al letto di Mimi morente . Lo conosci Puccini , ti fa lo sgambetto più crudele e non bisogna neppure resistere , tanto si piange lo stesso.

Poi se ti trovi un Rodolfo così non c’è difesa , riesce a far sanguinare i cuori di chi ormai la scena la  sa a memoria tanto che appena avevo letto di questo prezioso programma aggiunto mi ero affrettata a comprami il biglietto , sapevo che sarebbe stato straordinario.

Poi le cose sono precipitate ma devo ammettere che questo prezioso streaming , che volendo si può anche rivedere tra un paio di giorni a pagamento resterà negli annali per la sua semplicità e per il suo forte impatto emotivo , a prescindere .

Mi pare doveroso citare tutti i cantanti : dalla già citata Mimi della Sorensen , bella e sicura nella voce e dolce nell’interpretazione , unico difetto :appartiene al gruppo delle cantanti giganti  ( mi è concesso di rimpiangere Maria Agresta , la mia Mimì preferita?) .

Ottimo Marcello Andeli Zhilikhowsky, come pure Shaunard di Sean Michel Plum e un encomio a Tarik Nazmi , il suo Colline è di tutto rispetto.

Musetta , con il valzer più straziante e più ironico scritto dal Nostro  è Miriam Mesak anche lei bravissima.

Un encomio particolare a Christian Rieger , un generico prezioso della BSO, qui Benoit : nel guardarlo me lo ricordavo ufficiale pontificio scendere la mano a indicare la fucilazione di Cavaradossi . Tanta opera gli è scorsa sotto i piedi!

Sicuro e attento anche Ashel Fish , un direttore di casa a Monaco , gli dobbiamo spesso direzioni attente e rispettose dei cantanti.

Per la cronaca : l’ultima volta che Kaufmann ha cantato Rodolfo fu a Salisburgo , un 4 agosto del 2012( lo ricordo perché è il mio compleanno) da dietro le quinte . Arrivato di corsa in soccorso di Bekzala afono dell’ultima ora : lui era corso da casa sua in macchina chiamato da Pereira , la Netrebko lo ebbe partner in voce mentre la sala vedeva il povero muto cantare da “pesce” in scena.