Strano destino quello di Giovanni Battista Moroni , un pittore bergamasco del Cinquecento che viene onorato in questi giorni da una mostra importante in quelle benemerite Gallerie d’Italia che , fino a pochi anni fa gratuitamente e adesso a pagamento offrono in Piazza della Scala l’occasione di mostre intelligenti e raffinate , nonché in una parte permanente molta pittura milanese dell’Ottocento ( e non solo).
Il Moroni è noto soprattutto per tutta una serie di ritratti eccelsi di personalità influenti del suo tempo , ma la sua opera più famosa resta il ritratto del sarto , un artigiano immortalato con gli strumenti del suo mestiere.
I suoi bellissimi eleganti ritratti hanno forse un po’ la monotonia della ripetizione delle forma : dopo un po’ ci si accorge che in effetti si assomigliano tutti come delle preziose fototessera di un passato glorioso.
Moltissimi uomini , donne più rare , evidentemente il potere si esprimeva anche attraverso l’importanza che poteva avere farsi ritrarre dal Moroni nella ricchezza delle vesti , nell’incanto dei gesti fermati nella memoria dei ruoli indicati da preziosi particolari tra le mani dei gentiluomini che sembrano uscire dall’ombra della memoria .
Uno scherzo cattivo però è l’avere preziosamente inserito nella mostra opere di grandissimi del tempo , per cui la qualità di Lorenzo Lotto ( meraviglioso il suo gentiluomo dell’Accademia ) e due Tiziano perché mostrano quasi impietosamente quel salto artistico che va oltre quel mistero inspiegabile dell’arte che forse al Moroni è mancato.
Non nel suo Sarto ,forse perché il pittore più libero dal dovere di rispondere con devozione alla committenza ,ha finito qui per fare il suo ritratto più vero e in definitiva più famoso.