Erl , 2

Oggi è arrivato il sole , un vento leggero invoglia a camminare , si va al Festpielhaus a piedi.

Sémbra vicino ma é tutto un saliscendi . Alle dieci nella piccola sala al primo piano intervista di Kaufmann allla radio austriaca , siamo happy few , un numero limitato di ascoltatori.

L’intervista in realtà è uno show di Jonas , non solo nelle risposte alla conduttrice , sempre puntuali ma soprattutto nella sua mimica quando ascolta gli inserti musicali .

Ascoltando la sua voce il suo corpo entra nella musica , sul pezzo ” Amfortas di Wunde “, sembra cadere dalla sedia , rapito.

Poi si scatena dirigendo un walzer viennese , si ride fino alle lacrime.

Saluti , fotografie , la mattinata vola .

Lungo e lento il rientro il albergo , ma le gambe ancora miracolosamente reggono.

Lungo pomeriggio vuoto , cena molto presto , poi in camera sperando di dormire

Domenica di PASQUA 

C’è il sole ma niente Messa alle otto e mezzo ,

Aspettando finalmente di reincontrare Valeria e Ennio , sempre di ritorno dai loro fantastici viaggi.

E poi finalmente il PARSIFAL .

Il sipario velato proietta il cammino verso il Festpielhaus di un uomo di spalle , sale lentamente sul preludio , si capisce già il taglio della regia minimale e piena di citazioni.

Scenografia semplice , ricordiamo che siamo in Tyrol, lontani dai grandi teatri e qui i mezzi dichiaratamente semplici sembrano essere la chiave di lettura del messaggio wagneriano.

Il lungo primo atto si snoda lentamente, la musica scorre fluida , velario strappato , niente cigno , ma la storia è raccontata con rigore.

Il concitato e teatralmente più incisivo secondo atto vede le fanciulle-fiore salire dal profondo e dirò poi il breve siparietto dell’intendente che corre sempre ai ripari .

Il duetto con Kundry che appare sullo stesso capitello dal quale era uscito il Graal é

 fantastico , c’è eros nella musica e molta affinità tra gli interpreti . Chiude fra scroscianti applausi con Klingstor inchiodato in alto e Parsifal che tiene fieramente in alto la lunga lancia.

Terzo atto , la scenografia è devastata , Kundry giace nell’acqua , tema dominante di tutta la sacra rappresentazione.

Gurnemanz lamenta l’abbandono di Monsalvat , arriva un misterioso cavaliere che riporta la lancia e viene purificato e consacrato nell’acqua che lava tutte le colpe.

Il finale vede Parsifal in gloria e dietro di lui si alza un bianco velario che scopre tutta l’umanità che scende tra noi e sale in alto ,  il tutto é molto coinvolgente mentre l’orchestra sale dal golfo mistico .

Il lungo silenzio prima del boato finale è simile ad uno sciogliere un enorme grumo di emozioni.

Dire che questo dei tanti Parsifal visti é quello piu kaufmanniano sembra una banalità, i realtà ci si rende conto che il grande uomo di teatro è anche un intelligente ed esperto conoscitore del mondo operistico , se ne deduce che tutte le sue scelte in quanto Intendente sono influenzate dalla sua cultura teatrale.

Ottimo direttore Ashel Fish che ha guidato con sicurezza una compagine orchestrale  giovanissima ottendondo un risultato degno di ben più acclamate compagini.

Lo stesso vale per il regista Phillip Krenn che si è avvalso di  esperienze pregievoli tra le quali mi  piace  ricordare l’abbondante uso dell’acqua , il finale con l’orchestra che sale dal golfo mistico e senza usare effetti speciali ha intelligentemente attinto a soluzioni semplici ma non per questo meno evocative.

Sul’piano vocale comincerei dalla splendida Kundry Di Irene Roberts, una voce potente e un’ottima presenza scenica .

Tutti perfetti i personaggi maschili , voci wagneriane, per lo più giovani e validi scenicamente .

Per ultimo lascio il sempre  più strabiliante Jonas che é riuscito anche a fare uno spogliarello in scena , dimostrandosi oltre a tutto ancora molto prestante fisicamente.

La sua disinvoltura nel recuperare in qualità di Intendente il momento di errore dei tecnici uscendo dal ruolo per spiegarci che ahimè non siamo al Met e provocando uno scrosciante applauso di solidarietà nel pubblico : ci viene voglia di dire

Ecco un uomo che sa come sa farsi amare , in fondo in lui c’è sempre Cavaradossi che convive.

Capace di uscire e rientrare nel ruolo  , disinvoltamente.

Diario da Erl

Potrei cominciare citando Chathwin : che ci faccio io qui ? 

In effetti questo paesino sperduto in Tirolo non è niente di speciale , una strada tranquilla lo attraversa , rari camion , poche macchine , una Zuel senza le Dolomiti dietro. 

Oggi è freddino , tipico Venerdì Santo , vicino alla chiesa il piccolo cimitero ben curato , un vecchietto rassetta una tomba , poi si allontana in bicicletta.

Poi tutto cambia , primo pomeriggio arriva il megabus alberghiero e finalmente vedo molte persone , alcune anche eleganti tipo Saltzurg e andiamo al Festpielhaus.

Posso solo raccontare la valanga di emozioni , pensieri e commozione finale quando sul canto spiegato « mit tränen sitz…. la mia mente cantava con il coro.

Ho pensato tante cose circa la nostra cultura occidentale che è arrivata ai sublimi oratori di Bach ed a un paese che ancora riesce ad ascoltare in religioso silenzio , ad applausi che tardano ad arrivare nella commozione ultima.

Poi penso che lo stesso popolo ha vissuto gli orrori dell’olocausto , poi penso che in Austria sono anche più a destra di noi e allora mi allontano e vado a cercare nei miei pensieri  , quelli più religiosi perché il Venerdì Santo è oggi e in terra di Palestina ancora e di nuovo si muore .

Già, i filistei chi erano ? Erano palestinesi ovviamente e quel  povero Cristo di Galilea era un povero cristo , in terra occupata da un Impero straniero.

Intanto la musica corre sul mio cuore e i versi di Matteo ( quante volte ho letto il Passio in chiesa! ) nella versione di Lutero é molto teatrale e forse più dura di quella più comune che conosco meglio.

Mi stupisco del mio tedesco , in realtà conosco talmente bene il testo che mi perdo solo nei meravigliosi intermezzi e allora alzo la testa al traduttore.

Il livello dei cantanti , quasi tutti giovanissimi è notevole , come il coro e l’orchestra dotata di solisti eccellenti.

Il sovrintendente ha fatto le cose perbene, mi pare sia partito col botto con la gestione.

É’ apparso sorridente , in vesti stropicciate a spiegare le sostituzioni nel cast , ho capito anche che ha fatto lo spiritoso quando ha detto che non è il solo tenore che si ammala.

Requiem

Un paese in Tyrol , una giornata calda d’aprile. 

La piccola chiesa è contornata dal cimitero ordinato , fiori  su ogni tomba 

Il piccolo gruppo di gitanti rientra lentamente in albergo . Sul piccolo marciapiede stretto striscie di strana umidità e un forte odore pesante che riconosco perché nella vita ci sono passata accanto tante volte, é l’odore della morte.

Penso sia una suggestione, il cimitero è dall’altra parte della chiesa ,nel tepore primaverile del Sabato Santo  forse è un richiamo della mente alla morte di Cristo.

Vedrò più tardi che  anche proprio sopra quel muro ci sono ordinate e infiorate altre tombe recenti.

Una Pasqua che ho celebrato con musica sacra e con forti richiami spirituali , il segno di una ricerca di fede forse neppure molto chiara nella testa.

Serenamente riparto con gli amici quando come una bomba mi arriva la notizia della morte di Papa Francesco.

Avevo tanto sperato che non ci lasciasse soli in questo pazzo mondo di  ingiustizie e dí guerre, mi pareva che la sua presenza ci garantisse ancora una luce di speranza.

Sono in treno e cerco piano piano di accettare la notizia inattesa e definitiva.

Allora mi torna in mente l’odore della morte sentito acutamente nel caldo dí una luminosa giornata di sabato . 

Si intrecciano nella mente le suggestioni di uno splendido Parsifal, le note della Passione secondo Matteo di Bach e mi sembra che anche la morte improvvisa del meraviglioso papa che ha accompagnato questi miei ultimi anni di vita completi nella sua involontaria teatralità la conclusione di questo mio strano viaggio spirituale.

La prima del Maggio

Premessa obbligatoria : non si giudica una messinscena solo da una visione tv ma la Salome fiorentina merita comunque più di un banale commento di seconda mano.

Dispiace soprattutto dire che Emma Dante a furia di ripetersi è diventata un cliché banalissimo e le donne prese per i capelli le abbiamo viste tante di quelle volte che irritano solo a guardarle.

Prendere un capolavoro assoluto sia musicalmente che teatralmente come la Salome di Strauss e farne una storia di pupi siciliani è qualcosa che cozza talmente tra la partitura e il senso dl testo che ha in sé qualcosa di offensivo.

Dove sta tutto l’erotismo della decadenza viennese? Dove sta tutta l’intelligenza di un testo che da Wilde è pieno di ironia e cultura ?

Dispiace solo avere sprecato la bellissima prova dell’Orchestra del Maggio in una occasione persa per fare davvero una inaugurazione degna di tanta tradizione.

C’è poi da lamentarsi anche della RAI che non riesce a fare una ripresa decente : le voci si perdono per mancanza di microfoni e la povera Lidia Fridman bella e dotata di notevole voce resti quasi l’unica a farsi sentire decentemente.

Si salva la Chiuri , anche se infagottata in maniera ridicola nelle  vesti troppo ingombranti di Erodiade , velo pietoso sulle voci maschili non prevenute.

L’idea di far danzare la luna malata è del tutto inutile e la morte di Narraboth è ridicola come tutto il resto dei pennacchi rossi .

Mi è venuta in mente una splendida Salome di Helsinki con Joannah nudo in scena e la Vida Mikneviciute  in smoking tipo Marlene Dietrich oppure la Salome della adorata Asmik di Amburgo  di Tcherniacov.

Volendo , quella con tutti a pranzo , dove l’intellettuale profeta alla fine se ne va distrattamente raccogliendo i suoi libri.

Tutte prove culturalmente diverse ma valide culturalmente e rispettose del testo .

Volendo , si possono ancora rivedere su You Tube

Quasi un oratorio

Nel mio ormai scarso calendario operistico tra una settimana dovrei risentire per una ennesima volta il Parsifal.

Intanto martedì prossimo sul canale ClassicaHD  passa un allestimento viennese che fu fatto senza spettatori in periodo Covid.

La regia di Serebrennikov , strana e molto russa mi era tutto sommato piaciuta perché una volta tanto il liet motiv del doppio aveva una sua ragione d’essere e giustificava un Parsifal invecchiato e non  per questo meno affascinante.

Così nella memoria mi sono tornati alla mente tanti altri allestimenti cominciando dal  primo infausto Parsifal viennese con un tenore cover di cui peraltro ho anche perso la locandina e il nome.

In quel caso le fanciulle fiore di Klingstor erano delle entreuneses illuminate dalla luce stroboscopica del nightclub.

Diversamente a Berlino erano bambine in abito a fiori con i calzetti bianchi corti, ma le più belle nella memoria restano quelle del Met immerse nel lago di sangue con le lunghe chiome orientali e le alte  lance a simulare quasi una foresta.

Diversamente le ragazze della rivista Schloss nell’allestimento con una meravigliosa Kundry di Elina Garanca erano impiegate e giornaliste , più o meno.

Poi ci furono le tutte nude di Monaco , ma erano volutamente laide e invereconde, forse quelle che mi hanno convinto di meno.

Pescando le memoria mi sovviene anche un Parsifal bolognese di Romeo Castellucci di cui ricordo solo un serpente bianco e una folla in marcia verso la fine che faceva molto rumore disturbando la musica.

Direi che non mi piacque.

La verità è che la musica di Parsifal è quasi un oratorio e tutto sommato la si può ascoltare in forma di concerto e forse in questo modo ciascuno di noi è libero di immaginarsi uno spettacolo personale.

Mi bastano le note del preludio per entrare in una dimensione altra , questa ultima opera wagneriana ha un fascino tutto suo e basta chiudere gli occhi per essere accompagnati nel mistico mistero del Graal , nella dimensione della misericordia e del perdono che coinvolge i nostri animi affaticati.

Non è un caso che la si trovi spesso nel calendario durante il  periodo pasquale.

Una lettura interessante

Come molti cittadini europei mi capita di domandarmi perché i partiti della sinistra hanno perso il richiamo degli elettori e spesso ci si trova battuti da una destra sovranista e populista se non addirittura minacciati dall’estrema destra di stampo nazi -fascista.

Ebbene una riflessione seria mi è venuta dalla lettura di una intervista fatta ad uno studioso inglese – Daniel Chandler che ha pubblicato un libro interessante : Liberi e uguali – manifesto per una società più giusta.

L’economista e filosofo tenta di dare una risposta a questo fenomeno e lo fa in maniera a mio avviso molto convincente .

Partendo dal presupposto che le sinistre europee si sono spesso perse in battaglie contingenti  hanno contestualmente perso di vista un elemento importante che riguarda il grande fenomeno dell’ìmmigrazione .

Di fronte ad una accettazione di stampo umanitario non hanno tenuto conto che una regolamentazione seria e rigorosa del fenomeno ha lasciato largo campo alla destra .

Indubbiamente i cittadini europei , anche i più aperti e disponibili al richiamo di chi parte da situazioni di estremo disagio ,sente una necessità di arginare con regole precise i flussi migratori indiscriminati.

Anche se è vero che la denatalità e la necessità di forza lavoro nuova sono necessari non si deve dimenticare che una entità nazione che si riconosce in valori condivisi ha la necessità di proteggere le proprie tradizioni e le proprie regole di appartenenza.

Oltre tutto sono anche gli immigrati di più lunga permanenza nelle nuove patrie che lo richiedono.

Chi arriva deve sottostare a regole nuove , rispettare i costumi di chi accoglie ,deve in ultima analisi uniformarsi al nuovo paese che accogliendoli , non indiscriminatamente, progetti una nuova cittadinanza rispettosa delle usanze della nuova patria che li accoglie.

Su questo , è la tesi dell’economista inglese , la sinistra deve operare un ripensamento importante altrimenti lo spazio di difesa dei cittadini impauriti viene lasciato alle forze più conservatrici , spesso anche poco preparate sul piano politico ma capacissime di raccogliere molti consensi facendo leva sulle paure ancestrali verso il nuovo che comunque avanza.

Abbandonando un universo di valori distintivi e la loro identità i  partiti di centrosinistra si sono alienati il loro stesso popolo e hanno perso il senso di chi erano.

Una guerra nuova

Fu così che Donald Trump dopo avere promesso in campagna elettorale che avrebbe risolto in poche ore le guerre di Ukraina e  della striscia di Gaza si è inventato una nuova guerra  come arma di distrazione di massa : la guerra dei dazi.

Con una messinscena formidabile nel giardino delle rose alla Casa Bianca ( prima non gli piaceva e aveva anche detto che ci avrebbe fatto una gettata di cemento perché le signore con i tacchi ci affondavano) lo ha invece usato come fondale per la sua pazzesca sceneggiata con tanto di cartello per chi non capiva e chiamando a sé anche il vecchio operaio pensionato che gli è servito da spalla per dimostrare al meglio la sua immaginifica  trovata.

Poco importa che si siano bruciati miliardi di dollari in poche ore , che le Borse di tutto il mondo siano sprofondate nel profondo rosso che eguaglia , se non  supera , la grande recessione del 2008.

Se ne sono accorti anche i piccoli risparmiatori , quelli che non giocano in borsa ma che tengono i loro preziosi risparmi in banca e soprattutto se ne accorge il povero carrello della spesa a tutte le latitudini.

Nessun paese è stato risparmiato dalla furia iconoclasta del tycoon,  come su un pallottoliere mondiale il gioco delle cifre ha colpito ovunque : dai grandi miliardari del web che erano corsi in massa alla sua incoronazione agli industriali grandi e piccoli di tutto il mondo.

Adesso persino Elon Musk posta il video di un grande economista che spiega con una matita in mano che in un mondo globalizzato il vecchio strumento della gabella è una pura idiozia irrealizzabile.

Il rimbalzo , rivelatosi un fake di mezz’ora nella giornata di ieri aveva riportato un attimo di ossigeno : fantastico grafico rosso profondo che per pochi attimi schizza in un attimo in alto verso il verde nella speranza di una moratoria .

E’ il gioco pazzesco che tiene il mondo col fiato sospeso.

Intanto le guerre vere continuano imperterrite : si continua a morire ogni giorno , ma l’interesse sembra essersi spostato dalle speranze di pace alla speranza di un rimbalzo monetario.

Non so come andrà a finire la vicenda , la parola d’ordine di non farsi prendere dal panico trova poca rispondenza nei comportamenti dei governi europei , ancora non si vede una strategia unitaria di difesa.

Intanto la Cina osserva da lontano e non si è ancora mosso il colosso India.

Credo che il mondo di domani ne vedrà delle belle.

Basta

Un elemento accomuna i recenti fatti di sangue di cui sono vittime le giovani donne che si sono liberate dal senso di vassallaggio nei confronti del maschio dominatore  che ancora condizionava le loro madri.

Cadono così , accoltellate e strozzate giovani studentesse di cui ci resta una bella foto nelle prime pagine dei giornali.

L’assassino , gli assassini sono sempre , a detta dei parenti e dei vicini bravi ragazzi un po’ chiusi , se ne risaltano anche le passioni come se la loro normalità malata fosse una giustificazione degli aberranti gesti compiuti.

Siamo ancora nella sfera di valori antichi : alle donne non è   permesso essere libere e magari tanto vanitose da farsi dei selfie , da truccarsi pesantemente : la stampa esalta la colpa senza dirlo apertamente , brutta piega di una stampa scandalistica di regime che esalta i particolari seguita da una tv trash che sembra gioire nei racconti pesanti.

Il tocco finale lo da il vecchio ministro che afferma dai banchi del governo : “per certe etnie la donna è ancora un soggetto di cui ci si sente padroni “ anche se le storie riguardano ottanta casi su cento in cui  l’assassino è sempre l’italianissimo ragazzo della porta accanto e che perlomeno la metà di questi delitti avviene in ambiente domestico.

Spostare la colpa un po’ più in la , farne una denuncia razzista , tanto tutto serve ad una destra fondamentalmente xenofoba a spostare la drammaticità della cronaca sempre più pesante.

Non esiste in Italia un report ufficiale ,ci si affida al volontariato di associazioni che seguitano a denunciare e in qualche modo a proteggere le donne : esistono numeri di telefono di urgenza , esistono metodi fisici , (come una mano dietro la schiena per avvisare del pericolo ) , sappiamo che le richieste di aiuto aumentano in modo esponenziale .

Più le donne sono libere di dire NO più si accaniscono le violenze del maschio insicuro.

Non servono leggi nuove , servirebbe una scuola più attenta sul piano educativo e soprattutto servirebbero famiglie in grado di educere e proteggere i figli trasmettendo valori , quelli si antichi , che iniziassero dal rispetto dell’altro , uomo o donna , tutti degni di essere liberi di dire no alla sopraffazione.

Sugli allestimenti

La telefonata di un vecchio caro amico melomane riapre un discorso mai veramente concluso : “guarda sul canale , e qui dice il numero, c’è un’opera che potresti conoscere.”

Ci vado subito e ovviamente riconosco una Tosca di quelle che dopo un po’ cambio canale e se sono in teatro mi viene voglia di alzarmi e andare via.

Il caro amico è molto conservatore e spesso sono stata dalla parte di chi innova e ho fatto l’avvocato difensore degli innovatori che rendono gli allestimenti più interessanti delle classiche messinscene di una volta.

Ma sulla Tosca in particolare  ( all’età mia se ne sono viste davvero tante ) il museo degli orrori è particolarmente ampio.

Non sto qui ad elencarle tutte , so soltanto che si arriva a rimpiangere la storia vera  “ com’era e dov’era “ , perché il libretto fantastico e la splendida musica pucciniana non hanno bisogno di stravolgimenti della storia.

Se da una parte il modo tradizionale di allestire un’opera può risultare obsoleto e al contrario vederne una edizione rivisitata in maniera colta e intelligente fa sì che si riesca a  vedere del nuovo anche dove si conoscono i più piccoli particolari la via giusta per affrontare la regia è sempre la stessa.

Ci vuole un’idea valida , buon gusto e soprattutto l’educazione musicale che abbia il giusto rispetto della partitura.

Tutte le famose firme , da Carsen a Warlikowski, da Guth a Tcherniakov hanno fatto cose bellissime ma anche loro qualche volta ci hanno lasciati perplessi.

Ognuno di questi famosi registi  , ma la lista è più lunga, ha uno stile personale e spesso riconoscibile per la cifra interpretativa tanto che ormai si guarda il cartellone anche per vedere il nome del regista che rappresenta una delle componenti di richiamo insieme a quello del direttore e degli interpreti.

Forse , con la scusa di avvicinare un pubblico nuovo alla lirica , si è un po’ esagerato nell’innovazione , per quanto mi riguarda in generale preferisco rischiare un nuovo allestimento  ma dobbiamo sempre ricordare che ci può essere un nuovo spettatore che quell’opera non l’ha vista mai e rischia di non capirci nulla se il regista ci ha messo le mani un po’ troppo.

Come quando ad una mia nipote neofita ho detto : ascolta la musica che la storia te la spiego io durante l’intervallo.

Primo aprile

Sembra uno  scherzo se guardiamo la data sul calendario ma guardando fuori della finestra vedo soltanto un cielo grigio e il povero albero di Giuda che a dispetto dei santi ha deciso comunque di fiorire sbattendo  furiosamente dietro una spaventata palma spelacchiata.

Il metereologo spiega che dalla Svezia ci è venuto dritto dritto un freddo polare che ha attraversato diagonalmente tutta l’Europa e si è fermato sulle nostre regioni del medio adriatico fermandosi qui al di qua degli Appennini.

Fin qui tutto è chiaro  ,meno chiaro il fatto che fa freddo come a febbraio e il codice morale impone di non accendere i termosifoni , anche perché banalmente sono da poco arrivate le bollette invernali ed è meglio infagottarsi in sciarpa e scialletto e recuperare il piumino stupidamente tolto in base alla data beffarda.

Una certa tristezza impone scelte drastiche e per allietarmi ho ripreso l’amato Selige Stunde  perché ho letto meraviglie di un ultimo Lied a chiusura del programma del tour in giro per l’Europa.

Ich bin der Welt abhanden gekommen  , forse la più struggente musica di Mahler , cantata con una dolcezza dolente che non ha eguali in altre interpretazioni e le note del pianoforte scandite da quel mago di accompagnatore che è il professor Deutch completano la perla musicale.

Il ricordo felice è di averli sentiti dal vivo : eravamo nel mezzo della pandemia che sembrava essersi rallentata : in una Scala semivuota , una poltrona occupata e due no , Jonas che entrava con la mascherina e se la toglieva quell’attimo prima di cantare , un pubblico raro e non abituato ai Lieder che batteva le mani dopo ogni canzone , io che contavo i brani e mi pareva tutto così breve il tempo che mi consumava la gioia preziosa, un attimo di vita da mettere tra i ricordi gioiello.

Oggi me lo sono risentito tutto , c’è pure un autografo fatto con la biro in copertina , sembra una incisione .Non mi ricordo più quando mi fu donato.