Nostalgia

 

 

Unknown

 

In un tempo molto lontano vivevo a Firenze , era la mia città perché ne ero padrona , letteralmente.

In Piazza Signoria giocavo sotto la loggia dei Lanzi , a cavalcioni dei leoni all’ingresso, conoscevo gli Uffizi perché ci andavo spesso , molto spesso e non mi ricordo neppure se pagassi un biglietto per entrare .

Il giardino di Boboli era uno spazio più libero ,lì avevo amici con cui giocare a nascondino tra le statue .

Poi crescendo ho cominciato a studiare di più le ricchezze fiorentine e scoprire cose anche più preziose . Per esempio ho fatto di corsa il Corridoio Vasariano insieme alle compagne di scuola , la mia favolosa insegnante di storia dell’arte ci raccontava la ricchezza dei tesori della mia città.

Ora guardo in televisione terrorizzata le file di turisti che aspettano di entrare in quelle stanze che furono mie e nelle quali ho imparato la bellezza pura del mondo.

Non vado più a Firenze da tanto tempo e solo l’idea di dividere la contemplazione di opere meravigliose stando in fila aspettando pazientemente che il gruppo che mi precede si allontani mi fa desistere dal tentare anche soltanto dal progettare una simile esperienza.

Mi rendo conto che il nostro è quel meraviglioso paese che vive letteralmente delle sue bellezze ma nessuno mi potrà mai restituire la gioia di sentirmi padrona e libera di godere di tanta arte in solitudine.

Ovviamente c’è ancora tanta parte della città da godere e soprattutto con mia sorella che è una guida bravissima riesco lo stesso a vedere cose mirabili , magari in momenti meno affollati che non nel per me tragico periodo delle gite scolastiche.

Ma la sensazione esaltante di essere da sola nella galleria dell’Accademia a guardarmi il Davide , quella so che nella vita non potrò permettermela più.

Non la conosceranno mai le file ordinate di giapponesi ( o forse sono cinesi) che ci passeranno davanti in fila ordinata , per questo non vado a Firenze a Pasqua , anche se mi era presa una gran voglia di partire vedendo un bellissimo servizio sul Museo nazionale del Bargello qualche giorno fa .

Ma di quel museo io ricordo la mamma in una specie di kimono nella calda estate dei ’44 spingere la carrozzina di mia sorella piccola e dentro c’erano le mezzine da riempire d’acqua al pozzo del cortile del Bargello .

Erano i giorni dell’”emergenza “, la città assediata e divisa in due : di là d’Arno gli inglesi , di qua i tedeschi , sui tetti i cecchini e noi stranamente sfollati in pieno centro .

Sono ricordi strani , di una bambina che viveva in mezzo alle ricchezze senza rendersene conto ,in quella Firenze che solo il genio di Rossellini ci racconterà poi in Paisà.

Oggi il blog ha girato in nostalgia , mi succede quando non prendo il volo per andare ad ascoltare musica …pericoloso restare a casa.

 

 

 

#spiatemi#

Unknown

 

Dopo avere letto un articolo provocatorio in cui un intelligente giornalista del Corriere proponeva di dare tutte notizie sballate e contraddittorie in modo da fare impazzire i database che potrebbero non riuscire a catturare i nostri profili mi è venuta un’idea diversa dal dare un Like a chi aborriamo e poi darlo a chi amiamo , amare libri che non leggeremo mai e poi dire che invece sono bellissimi .

I cervelloni potrebbero impazzire ma questo non mi piace , sulla mia bacheca mi piace dire la verità , chi sono e quali sono le mie idee.

 

Propongo invece un # hastag , una specie di appello o meglio una class-action tra quelli di noi , e sono tanti , che non hanno niente da nascondere , che comprano poco on line , che guardano a malapena quella colonnina pubblicitaria accanto alle nostre comunicazioni sulla bacheca .

Probabilmente Cambridge Analytica non sa che farsene della povera gente di questo tipo e credo che tutto sommato anche estendendo la terribile rete di ragno allargata ai nostri amici ben poco ne ricaverebbe , solo capirebbe che siamo persone pensanti e tutto sommato poco influenzabili . Quindi nulle ai fini contorti degli influenzatori dei costumi e soprattutto della politica.

 

Mi dichiaro quindi : sono persona mediamente accolturata , con tanti interessi per lo più musicali ( con tendenza alla musica classica e operistica) di buone letture classiche , ho molti figli e nipoti, difficilmente casco nelle fake news .

Andate pure a leggere il mio blog , spiate le mie fotografie anche se vi deluderò non mettendo in giro quello che mangio . Non amo le foto dei cibi nel piatto.

Amo cani e gatti, i tramonti sul mare , i fiori ,il cambio delle stagioni e ho una pericolosa predilizione per un tenore bravissimo ( ma non per lui solo) che potrebbe essere mio figlio .

 

E ora #spiatemi#

 

 

Lost in melomania

 

Unknown

 

Non è una malattia molto diffusa ma pericolosissima , prende uomini e donne e spesso non è avvertita nei primi sintomi .

Ci si scivola dentro piano piano , sembra non essere pericolosa , in realtà non solo è irreversibile ma tende a risuchiare la psiche di chi ne è colpito fino a diventare quasi lo scopo della vita .

La casistica è vasta e come si dice agli Oscar “ the winner is”….quel famoso critico –giornalista-scrittore che inanella titoli d’opera con furia compulsiva andando a cercare spettacoli ovunque ci sia occasione di ..metterli in lista.

Buon secondo viene un amico mio , persona serissima , docente rispettabile che ha cominciato per scherzo ma è arrivato al sublime mettendo in repertorio addirittura il Lindembaum dalla Winterreise ..e lo studia davvero!

Buon piazzamento la simpatica amica che traduce tutto il traducibile quello che riguarda un noto tenore ( e qui poi apro il sottocapitolo che riguarda la follia mono- tematica) guadagnandosi l’imperitura gratitudine di tutti quelli che non sapendo le lingue aspettano la traduttrice dei traduttori che riporta tutto all’inglese ..più fruibile.

C’è poi l’amico che a Vienna a forza di andare sempre a teatro è riuscito addirittura a farsene una sorta di lavoro vero .Devo dire che è stato agevolato dalla “location” e soprattutto dal fatto che è davvero un bravo fotografo.

Poi c’è la coppia girovaga : hanno cominciato solo da un paio d’anni ,ma ormai fanno concorrenza ai più paludati melomani in carriera .Con un ritmo accelerato credo siano riusciti a recuperare una media di uno spettacolo ogni due giorni.

Se poi mi allontano dai confini patri , e limitandomi ai monomaniaci tenorili si hanno le pittrici compulsive , le diaboliche cacciatrici dello screenschot , le pericolose creatrici di fotomontaggi.

 

L’uscita in questo periodo dei calendari dei grandi teatri ha provocato crisi violentissime nel melomane seriale : come conciliare la presenza a Monaco , Vienna , Parigi , NewYork e magari anche Amburgo e Dreda e Amsterdam e….

….Bayereuth è un mondo a parte , il wagneriano è un puro folle alllo stato avanzato , lo lascio ai luminari dedicati.

 

Per quanto mi riguarda devo qui confessare le mie molte colpe che cominciarono con il tardivo studio della lingua germanica fino all’avere sullo schermo tra i siti preferiti la webcam di Marienplatz a Monaco .Che poi mi alzi la notte per ricercare un ..un motto , un detto per il meschino che va….a chieder grazia alla sua regina fa parte della malattia allo stato puro.

 

Il perso in melomania fortunatamente non è geloso dei colleghi anzi gioisce delle gioie altrui , specie se sono malati da tanto tempo e allegramente si guarda le 89 foto del “mio mondo” della preziosa prussiana in trasferta o delle gioiose , altrettanto cospicue raccolte dell’amico finalmente pensionato che si sfoga abbracciato a tutti i suoi affezionatissimi cantanti ovunque inseguiti nel mondo.

 

Perché il melomane puro non si ferma ad un solo/a cantante : la curiosità della scoperta lo accompagna alla fedeltà per i miti in declino , il melomane puro sa tutto sugli allestimenti , sui registi e ovviamente anche delle stagioni sinfoniche , dell’avvicendamento dei Sovrintendenti , di chi sale e chi scende nel piccolo enorme mondo musicale .

Il melomane puro è un malato incurabile e caso raro è pure felici di esserlo.

 

 

 

 

 

Tutto cambia

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Tutto cambia , in molti casi si scopre l’acqua calda:
avevo scritto poco tempo fa di quanto ciascuno di noi fosse poco protetto nel proprio privato e adesso scopriamo che i social possono influenzare anche la politica , ma davvero eravamo tutti simili a Biancaneve ?

Inutile correre ai ripari dopo che i buoi sono scappati dalla stalla e sprangare il nostro profilo .Tanto ormai di me sanno tutti di tutto e francamente non mi dispiace più di tanto.

 

Mi irritano però le mutazioni coatte di costume e oggi vorrei segnalare una tendenza a mio avviso demenziale circa la moda della cosiddetta alta cucina che ha invaso il costume della tavola.

Adesso lo spaghetto lo si presenta così: un cestinello arrotolato in mezzo al piatto con sopra , trionfalmente a scelta : uno scampetto , un riccioli di basiliso , una qualunque erba , possibilmente esotica.

Ma dove è finito il bel piatto di pasta fumante della nostra giovinezza?

Tutti gli improvvisati chef “ de noaltri” preparano su piatti grandissimi porzioni microscopiche di cibo , possibilmente poco reperibili sul mercato , dai nomi misteriosi.

 

La moda dei programmi televisivi di cucina dilaga , giri i canali e trovi sempre qualche baldo giovine che con coltelli affilatissimi , in pentole lussuose ci racconta cose un tempo buonissime che vengono rigirate e pasticciate e non parlo solo della tv italiana , anzi tutto sommato la valanga di informazioni culinarie è abbastanza contenuta , in Francia e Germania è peggio . I cuochi imperano ad ogni ora in ogni canale.

 

Fantastiche pubblicità ci raccontano del brodo pronto e penso con tristezza a quando il brodo si faceva semplicemente mettendo a bollire la carne con gli odori ma questo procedimento arcaico mette in difficoltà le giovani generazioni troppo impegnate a realizzarsi nella vita e nelle professioni .

E’ come una piramide rovesciata .Le cose semplici non si fanno più , in compenso l’arte raffinata della cucina è la conquista di chi non ha mai fatto un uovo al tegamino .

 

 

 

 

Le caste Susanne

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Oggi ho voglia di essere impopolare e fuori dal coro.

Stamani ho letto un post di Terry Gilliam , un regista inglese che ha osato andare controcorrente dicendo che tutta la faccenda sfociata nel movimento Me Too è una cosa abbastanza stupida e molto strumentalizzata.

Ho tirato un respiro di sollievo , finalmente una voce normale!

Soprattutto poi dopo la deplorevole vicenda del licenziamento di James Levine al Met , un povero vecchio malato che non ce la faceva più a dirigere è stato facile farlo fuori in un paese falso moralista come gli Stati Uniti.

Tutte queste creature angelicate ( uomini e donne , tanto per essere equanimi) che si risvegliano dopo trent’anni in media ricordandosi che un giorno un tale avrebbe loro toccato il sedere mi hanno lasciato perplessa da subito.

Tutt’a un tratto ci siamo trovati un popolo di traumatizzati/e che però hanno fatto carriera nel cinema , nelle arti e dovunque siano passati dalle forche caudine del non più documentabile ricatto sessuale.

Il risveglio moralista ha portato le attrici a vestirsi di nero ( tanto il nero è comunque elegante e spesso evita cadute di cattivo gusto) ,tutti/e con questo grande trauma dentro, ma come una valanga solo adesso hanno trovato il coraggio…coraggio? di denunciare l’oltraggio lontano .

Quando ero ragazzina e andavo a scuola in tram a Firenze ogni tanto qualche uomo sporcaccione mi si appiccicava dietro e questo in effetti mi dava noia e mi faceva schifo .

Allora mi spostavo e qualche volta facevo anche degli occhiacci all’imbecille di turno.

Non ne ho provato un trauma irreversibile , avevo però imparato a mettermi seduta quando potevo onde evitare spiacevoli episodi.

So per certa che quando qualcuno aveva provato a farmi galanterie pesanti bastava bloccare l’avance con risolutezza e la cosa è sempre finita lì.

Voglio essere pesantissima : se ci sono persone che hanno fatto carriera passando da qualche letto importante sono convinta che nessuno/a ci sia stato trascinato con la forza , evidentemente la scala dei valori pendeva pericolosamente dal valutare il fatto un ..male minore.

 

Ps. a commento del pezzo ho voluto mettere un quadro di Artemisia Gentileschi , una che di queste cose se ne intendeva davvero .

 

Ancora un anno

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Una domenica mattina fredda e noiosa , ogni tanto piove .

Davanti al computer per noia , quasi: poi ricordo che c’è lo streaming della futura stagione del Bayerischestaatsoper e mi collego :

scarica adrenalinica ! Una serie di eventi bellissimi , uno più interessante dell’altro : titoli ,compagnie di canto , regie , interpreti , tutti di altissimo livello e sopra tutti l’incantevole Kiril Petrenko con la su aria modesta e il talento mostruso.

Tre ,dico tre titoli con Jonas Kaufmann : nello sperato Otello di casa , nel Fidelio e in estate nella tanto anelata ripresa dei Meistersingers che tanti ammiratori lasciò a bocca asciutta tre anni fa.

Mi sento come quando da bambina entravo da Robiglio a Firenze e il mio babbo diceva : scegli le paste …

Come scegliere , avevo gli occhi più grandi della bocca e avrei voluto scegliere ..tutto!

Un programma non solo ricco , che già sarebbe un merito , ma soprattutto variato e colto .

Ogni tanto mi dico che devo smettere di correre per gli aeroporti , gli anni sono davvero tanti e forze e finanze cominciano a calare , ma come si fa a non essere eccitati da una proposta così diversificata e così interessante.

Benedico la Lufhansa che con il suo prezioso volo giornaliero dal mio piccolo , semiabbandonato e fallimentare aeroporto mi permette ancora di sognare e di sperare per il prossimo anno .

Ancora uno ..poi mollo…

e poi penso che forse il Tristano ..o il Tannhäuser..chissà forse ce la faccio a sentirli.

Finchè c’è vita c’è speranza.

 

 

Chénier catalano

Unknown

Ormai niente sfugge allo sguardo impietoso della rete e mentre una volta i cantanti potevano permettersi il lusso di non essere sempre al pieno delle proprie possibilità oggi YouTube ci racconta crudelmene ogni sbavatura o caduta di tono.

Mi riferisco ai video dello Chénier di Barcellona , abbondantemente propinati nei siti dedicati a Kaufmann.

Non mi riferisco però al famigerato attacco dell’”Ora soave” per cui si sono spese molte variegate interpretazioni .

Come dice una che ne capisce ,si tratta di tecnica vocale e soprattutto si tratta di una volontà di sfida a centrare quel pppp che il nostro grande tenore seguita a cercare e qualche volta , di rado , anche a centrare .

No , io mi riferisco ai duetti amorosi con Maddalena di Coigny nei quali i due cantanti , come nella più antica tradizione operistica , che Kaufmann spesso superava con la sua arte di attore, si danno le spalle tra di loro e stanno ben in vista alla platea , proiettati con la voce verso il pubblico , a vista di direttore .

Un bel passo indietro rispetto alle precedenti edizioni dello Chénier.

Lui e lei non si guardano , magistralmente si amano e quasi non si toccano neppure , veristicamente cantano l’amore come in uno Chénier degli anni sessanta .

Poi ognuno può dire che la voce di lei superava quella di lui , che magari il grande tenore aveva un po’ di tosse , ma si sa ogni prestazione di Kaufmann viene …passata alla moviola .

In realtà , alla fine trapela qualcosa : “the show must go on “, ma è doloroso pensare quanto sia difficile stare sulla scena quando la testa è altrove , e mi sento quasi in colpa per quello che ho scritto fin qui.

La vita che entra violentemente nella finzione e rivela la serietà teutonica di un cantante che non si ferma anche se il suo cuore è altrove , se la sua vita privata , quella che lui difende tenacemente da sempre, in qualche modo tradisce la sua prestazione .

Ricordo il terribile dimagrimento quando entrò in crisi il suo matrimonio , per quanto lui cerchi disperatamente di difendere la sua privacy , di raccontare sempre la vita come una favola bella , in realtà esiste anche la sofferenza .

Il fascino della sua arte di interprete passa anche attraverso la capacità di trasmettere ogni sentimento dell’anima , questo Chénier gli deve essere costato molto , strano destino di un’opera in cui forse l’aria più nota , più universalmente conosciuta sia proprio“ la mamma morta”.

Lo scienziato nello spazio

 

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Non capisco niente di fisica , di astrofisica e ben che meno di buchi neri .

Però ieri sera , come uno strano omaggio alla memoria di Stephen Hawkins ,ho riguardato il video della Damnation de Faust di Berlioz nella messinscena ( brutta) dell’Opera Bastille di due anni fa.

La musica di Berlioz mi è sembrata giusta per ricordare un Doctor Faust del nostro tempo e non solo per quella carrozzina omnipresente nello spettacolo su cui si adagiava , perfettamente riconoscibile lo scienziato inglese interpretato mirabilmente dallo straordinario ballerino del Wupperthal di Pina Bausch.

La voce al sintetizzatore scandiva il pensiero di Hawkings : il futuro dell’uomo è nello spazio, quello spazio neanche tanto misterioso che è nel futuro delle prossime generazioni.

Quel piccolo video in cui la povera figura deformata dalla malattia volteggia felice con la tuta da astronauta è quasi commovente, il destino di una mente straordinaria che ha combattuto una terribile malattia con la sola forza del pensiero mi mette i brividi.

Credo che non ci sia manifestazione più grande di questa incredibile vita che serva a dimostrarci quanto in ognuno di noi esista una particella divina .

Quel Dio lontano ,misterioso e irragiungibile dalla nostra mente si manifesta attraverso creature straordinarie capaci di dimostrarci la sua esistenza , aldilà delle codificazioni chiamate banalmente religioni .

Esistiamo se siamo pensiero , questo è il grande messaggio del grande scienziato , delle cui teorie personalmente non riesco a capire proprio niente .

Però come dice San Paolo ognuno ha i suoi carismi , infatti io riesco solo a scrivere piccole cose e devo accontentarmi.

Mi rimane la curiosità di sapere se Hawkings avesse saputo di questa sua rappresentazione in scena .

Leggo che era molto spiritoso , spero ne avesse sorriso.

 

 

 

Gianni Schicchi

 

 

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Non sarò certamente io l’ultima a dir male del povero Renzi . Ormai c’è solo da scegliere tra chi gliele dà e chi gliele promette !

Penso invece che sia un politico che ha avuto spesso coraggio , molta furbizia toscana e un po’ di quella spregiudicatezza necessaria per farsi avanti nel mondo complicato della politica in generale e in quella italiana anche di più.

Un ragazzo di paese arrivato ai fasti fiorentini : chi non ha amato quel ragazzo che voleva rovesciare le carte , “rottamare” un ceto politico fossilizzato sia al centro che in periferia , rinnovare e finalmente fare della vecchia sinistra dai tanti nomi cambiati un vero partito moderno ? Fluido era la parola magica , quello che non era riuscito ad un altro pifferaio magico dalla parlantina incantevole ovvero Walter Veltroni .

C’è arrivato in cima , con qualche sgambetto spregiudicato e lì ho cominciato a preoccuparmi per lui perché i suoi consiglieri non erano abbastanza bravi da fargli evitare alcune cadute di stile pericolose : mia cara “Angela” mi ha fatto sobbalzare sulla sedia, suvvia tutto quel dare del tu a tutti …mi veniva da ridere .

Tu vuoi fà l’americano , cantava Carosone e Matteo Renzi questo ha fatto .L’americano ed è anche riuscito ad arrivare a cena da Obama , chiaramente un mito e non solo per lui.

Poi ha fatto cose buone ,anche delle belle dimissioni con la moglie accanto dopo l’insuccesso del referendum e qui aveva ragione lui, se ne accorgeranno i suoi compagni di partito che gli remarono contro e non erano neanche pochi.

Il solito male della sinistra , si chiama anche sindrome di Tafazzi.

 

Poi sono arrivati i tempi duri davvero , il mio non è un pezzo di politica , ma di costume e mi fermo qui , altri luoghi e altre stanze ,

altri spazi servono , non il mio piccolo blog.

Ma un’ennesima scivolata il ragazzo , ormai grandicello l’ha fatta quando con orgoglio ha rivendicato che adesso farà il senatore di Firenze ,Scandicci ,Impruneta e Signa ….

e chi sa di teatro , di lirica e di Puccini ha sorriso ,inevitabilmente .

Non è colpa sua se il collegio è quello , ma elencarlo trionfalmente evoca “ la mula e i mulini di Signa “ degli avidi parenti del vecchio Buoso Donati.

Se qualche volta , invece di far finta di andare a teatro ci fosse andato davvero , se non si fosse accontentato della Playstation , se invece di parlare di cultura l’avesse frequentata un po’ di più davvero forse quella trionfalistica elencazione l’avrebbe potuta evitare . Il collegio è quello di Firenze , punto e basta.

Macron , che gli piace tanto ,da questo punto di vista non sbaglia :ho visto le sue foto nei posti giusti , impeccabilmente.

 

Orwelliana

Unknown

 

Mentre il nostro beneamato tenore riveste i panni del romantico poeta ( nella versione alla Ivory della ROH) in quella Barcellona che grida al miracolo per la presenza del “più grande tenore del mondo” con grande clamore sia mediatico che di pubblico suscitando però in me una strana ilarità perché forse da quelle parti non si erano accorti che era lì appena dieci giorni prima al Palau de la Musica quando cantava i preziosissimi Lieder di Wolf , io mi concedo una divagazione molto diversa e un po’ inquietante.

 

Mi è capitato di comperare e smarrire non so dove una scatola di medicine , un farmaco che compro abitudinariamente e solo dopo qualche giorno mi sono accorta di non trovare più la solita scatola nel solito posto.

Sono allora tornata in farmacia per ricomprare la medicina e alla farmacista mi è capitato di chiedere , senza molta speranza, se per caso l’avessi lasciata sul banco.

La gentile farmacista partecipe della mia perdita guarda addirittura sul computer e mi conferma che si , dieci giorni prima io avevo comprato quel farmaco ma che non lo avevano trovato in giro.

Ricompro la mia medicina ed esco perplessa .

La perplessità nasce dal fatto di come avevano potuto controllare il mio acquisto se io non ho mai passato la tessera sanitaria , tanto il rimborso è irrisorio e nonostante che io sia cliente nella stessa farmacia da anni non mi risulta che conoscano il mio nome.

Non è che non ci abbia dormito la notte ma la curiosità mi è rimasta fino a che non mi si è accesa la lampadina in testa : ho pagato col Bancomat, ecco il meccanismo della schedatura svelato!

Morale della favola , siamo tutti sorvegliarti davvero dal Grande Fratello , ormai non sfuggiamo più neppure al più banale dei gesti che facciamo , salvo poi riempire di firme tantissimi moduli per la garanzia della privacy ogni volta che ci capita di aderire a qualche cosa.

 

Non mi fanno paura i social ,anzi mi fanno compagnia tante persone in giro per il mondo che mai avrei avuto modo di incontrare, certo però che appena io dichiaro un minimo di interesse per l’acquisto di una sedia mi arrivano valanghe pubblicitarie di mobilieri e se per caso mi rompo un ginocchio ( mi è successo davvero) la pubblicità di ogni tipo di protesi diventa un’ossessione quotidiana.

 

E mi fanno ridere quelli che pensano pericoloso per la loro riservatezza scendere nell’inferno dei social e guardano con diffidenza gli sprovveduti che ci si affacciano .

Stiano tranquilli che comunque una traccia su un bancomat anche loro l’ hanno lasciata e dall’alto il Grande Occhio segue i nostri viaggi , i nostri acquisti e la nostra intera vita . Amen.

 

 

 

 

 

 

Il Mattiolipensiero

 

 

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Recensione molto scherzosa del “librino” di un amico.

Ho letto avidamente e tutto d’un fiato il libro di Alberto Mattioli Meno grigi più Verdi che ha un difetto terribile     : mi sembrava di sentire Alberto parlare , perché Alberto parla come scrive , o meglio scrive come parla il che tutto sommato a ripensarcI meglio proprio un difetto non è.

Appartenendo io a quella eletta schiera dei lettori del Nostro conoscevo già molto del Mattiolipensiero , delle sue idee, non solo su Verdi ma su tutto il variegato mondo della lirica passato al vaglio di un umorismo sempre graffiante   , mai volgare e colto senza essere saccente mi sono molto divertita a ricordare le sue molte provocazioni a proposito delle vecchie regie , delle sue idiosincrasie per le care salme che allietano le nostre platee musicali.

Giustamente l’autore dice di non avere voluto scrivere un’ennesima biografia verdiana e il suo taglio originale è quello di avere esplorato il mondo verdiano rapportandolo al nostro oggi e scoprire con questo che gli italiani raccontati , o meglio ,nascosti nello spesso improbabile mondo dei contesti operistici verdiani non è molto dissimile dai nostri contemporanei.

Ancora ricordo quando parlava dell’Aida ..colf di colore o quando paragonava i suoi eroi d’antan , tutti abbastanza riconoscibili negli stereotipi odierni ( il duca di Mantova , Riccardo del Ballo) e quindi parlare con fierezza di questo Verdi così anti-italiano da avere in qualche modo raccontato i nostri perenni difetti nazionali senza falsi moralismi.

Quando sarà passata l’onda :“tutti mi chiedono , tutti mi vogliono” del nostro amato Figaro mi farà piacere invitarlo anche nella nostra profonda provincia , ovviamente con cena familiare incorporata.

Nel frattempo coltivo i pomodori necessari per l’accoglienza!

 

SULLA NEVE

 

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Dopo una settimana di neve finalmente è tornato il sole .

Quando arriva la nevicata in questa parte d’Italia che è rivolta al mare Adriatico la neve viene da Est ed è un fenomeno veramente imponente , tanto che qui viene definita “il nevò” che sta per nevone e per farlo capire meglio basta ricordare come l’aveva raccontata Fellini nel suo Amarcord.

Ancona è un po’ a sud di quella Rimini della memoria del grande regista ma la neve copiosa e abbondante è la stessa.

Copre tutto per giorni e giorni e fa di queste lande abbastanza meridionali un paesaggio incredibilmente nordico.

Si sta chiusi in casa , si gode del silenzio ,si guardano i fiocchi che cadono lenti e allora la memoria corre ai “nevò” d’antan , a tutte le volte che ci siamo trovati prigionieri e molto più liberi di leggere e di pensare.

La prima memoria è una filastrocca che imparai da bambina e che ancora riesco a recitare con tenerezza:

 

Lenta la neve fiocca fiocca fiocca

senti :una zana ,dondola pia piano

un bimbo piange , il picciol dito in bocca

canta una vecchia , il mento sulla mano .

La vecchia canta.

intorno al tuo lettino

di rose e gigli

è tutto un bel giardino

nel bel giardino il bimbo s’addormenta

la neve fiocca lenta lenta lenta .

 

Magia pascoliana , tenerezza infantile.

 

Ma il pensiero più forte e ricorrente è stato quello di un ‘immagine che mi ha regalato Claudio Abbado intervistato in un documentario che raccontava Mahler .

Nel cercare di rendere la fine nel silenzio della Nona del grande compositore Abbado fa un paragone bellissimo e lo spiega facendo una similitudine suggestiva.

Paragona lo spengersi della musica al silenzio che fa la neve quando cade sulla neve..

Non ci avevo mai pensato , non è un silenzio vero ; è un’impalpabile rumore appena percettibile , appunto un rumore che coglie l’anima e si ferma nel nulla.

Parafrasando il titolo di un bel libro in cui si narra di Smilla , una Inuit che sapeva leggere la neve ( gli Inuit ne sanno riconoscere fino a cinquanta diverse specie) oserei dire che quello che suggestivamente il grande direttore suggeriva è “ Il silenzio di Abbado per la neve”.