Facciamoci del male

Forse esiste uno strano complotto tra i registi affermati a chi fa il Don Carlo più brutto e Claus Guth è in buona posizione.

Aveva in mano tutti ( o quasi ) gli elementi migliori su piazza , il testo monstre della versione di Modena e che fa?

Condito con tanti luoghi comuni che bastavano la metà riesce a tirare fuori dal  massimo , difficile e problematico capolavoro verdiano una versione che definire modesta è già un regalo.

La televisione poi riesce a enfatizzare tutte le magagne , a cominciare da Don Carlo che ,vestito da cameriere di pizzeria che nel primo atto si è vistosamente perso pure il microfono per il resto ,non sapendo assolutamente recitare ,lo hanno sbattuto per terra in posizione fetale , così perlomeno si notava poco.

I pezzi da novanta Tezier e Garança alle prese col testo , cattivissimi i sottotitoli , fanno la loro parte come la sanno fare , da grandi interpreti ma lui , nonostante i ricci alla Jonas ,ormai è incinto di otto mesi e lei con una gorgiera sempre di traverso è pure costretta allo spogliarello inutile durante la sua grande aria.

La povera Elisabetta così nana da confondersi spesso col nano malefico svolazzante ,( un Monaciello inutile e molto fastidioso e purtroppo quasi perennemente in scena,) ha una voce potente , purtroppo le cola il trucco pesante ,ma alla fine” le sue vanità” sono di tutto rilievo

Pertusi il mestiere lo sa da secoli , forse quello che si salva meglio anche se mascherato da Guglielmo II si muove bene nelle pieghe del testo tante volte rimaneggiato.

Tagliato , e mi fa male , il Lacrimosa sul corpo di Posa ,seguitiamo a vedere i ragazzini delle proiezioni video , il teutonico “non innovatore” pensa così di spiegarci la vecchia amicizia come se non bastasse la splendida musica verdiana a sottolinearlo ogni due per tre.

Direzione arruffata quanto basta , Valçuna non regge l’organico e lo scroccare dei corni è fastidiosamente esaltato.

JeanLuis Basso , bravissimo con i cori , se la cava meglio , costumista e scenografo da passare alle armi.

E non diamo la colpa al pessimo audio RAI, stavolta la montagna ha partorito il topolino.

PS: irritante “spiegone “ finale , all’una e mezzo non si perdona più niente,

Chénier , mon amour

Un’opera che amo , il mio amatissimo tenore , la dolcissima Maria otre tutto carissima amica , avrei avuto anche la possibiità di comprare un bel biglietto , ma sono qua a guardare con rimpianto le foto delle prove .

Il banale motivo è l’esuberante costo del biglietto aereo Ancona- Vienna , oltre a tutto neppure diretto.

La saggezza , (ma si chiama anche vecchiaia ) mi trattengono a casa anche se vedo in lontananza la prospettiva di incrociare di nuovo il poeta , forse a Milano , forse a Aix.. 

Questa opera per tanti anni messa nel dimenticatoio dalle mode che avevano disdegnato il periodo musicale del verismo è ritornata in auge proprio grazie alla prima bellissima ripresa londinese con Jonas protagonista .

C’è stata poi la stupenda risposta di Monaco , uno Chénier diverso e altrettanto affascinante .

Poi l’opera è tornata in repertorio  ,corsi e ricorsi  ( anche se al mio amico Mattioli seguita a piacere poco la “Rivoluzione à la carte” di Giordano.

Eppure il mio blog che ormai , come un piccolo sismografo , segna i gusti di chi generosamente lo legge registra al primo posto un titolo “le arie di Andrea Chénier “ che seguita a essere gettonato anche col passare degli anni.

Ricordo quando in un lontano backstage a Salisburgo portai a Jonas una foto di Franco Corelli nelle vesti di Chénier presa dall’archivio del teatro delle Muse di Ancona , forse cominciò da lì l’ipotesi del progetto di consegnarli il premio che sarebbe stato il coronamento del centenario della nascita del grande affascinante tenore nato a Ancona.

Proprio in questi giorni a coronamento di un anno di manifestazioni in onore della gloria cittadina hanno posto una lapide davanti la sua casa natale .

Ci eravamo passati davanti anche il giorno della consegna del premio a Kaufmann.

Oggi il mio blog sospira e rimpiange . Senza invidia e con tanti affettuosi toi toi toiper la Prima tra pochi giorni. 

Casamicciola

Ragazzi non fate casamicciola! Era un’esclamazione e un monito che in tempi lontani si gridava ai ragazzini che facevano baccano in casa e in cortile e che non obbedivano agli ordini.

Quando adulta visitai per la prima volta  Ischia mi incantò la bellezza dell’isola, il profumo dei suoi magici giardini,’ di cui uno famosissimo , quello del compositore inglese Warton : la Mortella a Forio d’Ischia  , un miracolo di profumi e colori .

Ma quello che mi stupì fu che a Ischia ci fosse davvero “Casamicciola” cioè un comune dell’isola che aveva avuto tante traversie naturali da essere diventato un sinonimo di disastro. 

Si capivano tante cose guardando la meravigliosa isola , quel monte Epomeo , bellissimo nome greco che guarda dall’alto minaccioso le sue contrade verso il mare , i suoi scoscesi terrazzamenti termali , la benedizione del creato e le trappole insite nella sua bellezza.

Aggiungiamoci anche l’avidità e la leggerezza dell’uomo , lo spericolato abusivismo selvaggio che la pervade tutta e l’isola verde diventa una specie di trappola per i topi quando arrivano le forze della natura a ricordarlo.

A Ischia terremoti e frane sono di casa , poi torna il sole , i profumi annebbiano la memoria e gli ischitani tornano a vivere piangendo , ma per un poco soltanto , le vittime della loro disinvolta gestione del territorio.

Risale al 1922 la prima legge di tutela della bellezza del paesaggio perché le catastrofi e le fragilità dei nostri luoghi erano ben noti al firmatario e porta la firma di Benedetto Croce , lui che quei luoghi li conosceva bene: nel 1883 proprio a Casamicciola in una notte di luglio , lui diciassettennne aveva perso tutta la sua famiglia.

Oggi metà delle case costruite di recente  sono abusive e ancora non sappiamo quante vittime ci sono ancora sepolte dal fango.

Invece di gridare allo scandalo forse una volta per tutte un paese civile , europeo dovrebbe smettere di dare i numeri della lotteria delle vittime e cercare di cominciare a sanare i tanti , troppi errori commessi nel chiudere tutt’e due gli occhi davanti ai disastri naturali che si ripetono con sempre più frequenza in questa terra magica e gentile e comunque da sempre benedetta dagli dei.

Il buio oltre la siepe

C’è un’immagine più eloquente di ogni dichiarazione pacifista nei confronti della guerra in Ukraina.

Dal satellite si vede l’Europa illuminata nella notte con un buco nero nel mezzo, quel buco nero è il paese martirizzato da una guerra di conquista iniqua e violenta da parte della Russia di Putin , un paese che eroicamente resiste anche per tutti noi contro la sopraffazione dittatoriale di un regime che cerca di distruggere la resistenza di un popolo sovrano che rivendica il diritto alla propria sovranità e attraverso la sua resistenza anche quella di tutta l’Europa libera che lo circonda.

Sottile e antica la malvagia distruzione delle centrali elettriche e delle tubature dell’acqua : cercare di distruggere la volontà di un popolo privandolo delle normali ed essenziali risorse per vivere normalmente , adesso poi che a quelle latitudini già è caduta la prima neve e l’inverno più duro bussa alla porta.

Già molti anni fa avremmo dovuto pensare che l’annessione della Crimea da parte della Russia avrebbe rappresentato qualcosa di molto simile all’invasione dei Sudeti da parte di Hitler , l’Europa si girò dall’altra parte , la storia non insegna nulla di nuovo e gli errori si ripetono pericolosamente.

Il ventre molle della grande madre Russia vive passivamente il martirio di un popolo fratello e lo sfilacciamento delle repubbliche satelliti di quella che fu l’URSS riguarda solo i vertici di una oligarchia che governa dal Kremlino i destini di un popolo ancora in gran parte inerte.

Mi dispiace che al Parlamento Europeo un’isoletta rossa di deputati italiani abbia creduto di essere più realisti del re votando contro una risoluzione che condanna il regime di Putin definendolo terrorista e totalitario .

Le nostre anime belle forse dovrebbero guardare meglio quella foto dal satellite , quel buco nero riguarda tutti noi , non basta andare ben imbottiti in piazza a sventolare bandiere della pace per poi ritornare nelle nostre case ben illuminate e riscaldate per sentirsi dalla parte del giusto.

La mattanza

Oggi , giornata internazionale contro la violenza sulle donne  siamo a 104 femminicidi nel nostro bel paese e manca un mese a Natale , periodo festivo nel quale si potrebbero anche riaccendere e aumentare le pulsioni di possesso nel maschio -padrone che non accetta la vita libera delle compagne in  fuga dalla violenza.

Credo sia inutile riempire le scalinate di vecchie scarpe rosse, come credo che guardando fuori dai nostri confini non basta tagliarsi una ciocca di capelli per liberare le donne iraniane dalla violenza che impone loro il velo e la sudditanza totale.

Troppe sono ancora le violenze sulle donne nel mondo : dalle spose bambine in India , alla aberrante pratica della mutazione dei genitali in Africa siamo sempre di fronte alla “maggioranza silenziosa” che vive come una minoranza in tutto il mondo.

In realtà poi le donne , quando riescono a capire che unite si vince riescono nel tentativo di bloccare , anche se a fatica ,  il rigurgito che ha caratterizzato l’ondata di norme regressive che tentano di proibire l’aborto negli Stati Uniti.

Lo stop alla temuta onda rossa trumpiana credo passi anche dalla ribellione femminile al pericoloso trend passatista che ha influenzato la campagna di “midterm”.

Se poi guardiamo a fondo il problema in tutte le sue ripercussioni nella vita delle vittime penso ai bambini orfani , spesso di entrambi i genitori perché il maschio violento finisce anche per ammazzarsi ( e questo non mi fa per niente pena ) ma mi fanno tremare le vene dei polsi quei bambini che restano soli e in balia di un destino che non hanno scelto e che si trovano catapultati in una realtà di abbandono non solo materiale perché spesso la violenza la subiscono anche nella presenza fisica ai fatti di sangue.

Se da qualche parte dobbiamo cominciare per fare qualcosa di utile davvero comincerei a interessarmi di loro  ( si calcola che in Italia siano attualmente 2400 i minori abbandonati in questa situazione).

La violenza di genere è un germe pericoloso , insita forse nella stessa mentalità che ricaccia nell’ombra anche tante altre discriminazioni , non si tratta di essere di destra o di sinistra . Si tratta di essere civili o incivili, si parta da scuola , non per elogiare e valorizzare il merito  , semplicemente stando sempre dalla parte di chi subisce le mortificazioni e le discriminazioni , un “sottile veleno” che inquina e alimenta la violenza nelle menti deboli.

Ricordare Sant’Agata

Un concerto particolare in tv, un senso di orgogliosa appartenenza di tutti coloro che l’hanno organizzato , di chi ha voluto esserci con il proprio strumento , dei cantanti che hanno potuto esserci , stante i tanti impegnati  attualmente sui palcoscenici del mondo , tutti nel nome di Giuseppe Verdi , il nostro immenso compositore , colonna sonora della nostra memoria collettiva.

Il concerto si è svolto a Milano , lo scopo è stato quello nobilissimo di portare all’attenzione di tutti l’urgenza di intervenire nella triste vicenda della chiusura della villa Museo di Sant’Agata .

Andando su Google , non volevo sbagliarmi sul nome esatto della Villa Verdi si legge : museo chiuso definitivamente .

Fa male pensare che si debbano fare appelli accorati perché lo Stato intervenga , il nostro grande compositore non se lo merita proprio.

Lui che in vita ha pensato di erigere un ospedale per gli abitanti delle vicine terre emiliane , lui che ha lasciato quella meravigliosa istituzione che è il ricovero per vecchi artisti  Casa Verdi a Milano , pensare che si debbano lanciare appelli per mantenere la sua  casa -museo dove ha composto pagine immortali fa capire quanto nel nostro paese manchi il culto della memoria delle abitazioni delle nostre glorie nazionali .

A Vienna ci sono le case museo di Haydn, Schubert  , Beethoven , Strauss ; in Italia la casa natale di Dante Alighieri è un pastiche falso medioevale .

Pare che adesso lo Stato , cioè il ministero della Cultura abbia promesso di interessarsene : mi fido poco visto il livello di sensibilità istituzionale fin qui dimostrato.

Non dobbiamo aspettare fiduciosi . bravissimo Francesco Meli ( che fra l’altro ha cantato benissimo ) a farsi promotore del concerto milanese , vigiliamo tutti perché , perlomeno alla ripresa estiva del turismo culturale ,quando verranno da tutto il mondo a visitare la preziosa casa del grande compositore ,i visitatori non trovino davanti il cartello con su scritto Chiuso.

Giuseppe Verdi non si merita proprio l’estrema onta della chiusura della sua casa museo verdiano. 

Coincidenze

Molti anni fa , quando era di moda il ’68 e la frasi sui muri che imbrattavano anche prestigiosi monumenti mi colpi una scritta sotto il porticato di Piazza Santissima Annunziata a Firenze . Credo fosse copiata da analoga scritta francese recitava più o  meno così: l’uomo è come la scimmia , più in alto sale più mostra il culo.

Due recenti e molto diversi casi riempiono i giornali in questi giorni : 

un paladino degli oppressi africani , sfruttati col caporalato nei campi d’Italia e un illustre primario molto noto come influencer ai tempi della pandemia si trovano oggi più o meno infangati per eventi che li riguardano .

Per l’illustre e molto simpatico professore ormai in pensione l’amarezza di essere chiamato in giudizio per concorsi , direi benevolmente influenzati .Per il paladino degli oppressi , neo deputato , l’avere una compagna e la madre di lei coinvolte in storie poco pulite sulla gestione di cooperative agricole.

Per il professore forse il torto più grande è stato essere in gioventù molto attivo politicamente a sinistra , per il neo deputato avere una compagna molto griffata e molto vistosamente sexi.

Del resto questa presenza vistosa aveva colpito anche me , quando durante un dibattito vidi la vamp in prima fila durante la presentazione di un libro dell’allora battagliero africano.

E’ chiaro  che le coincidenze non determinano colpe , intanto però i giornali vanno riempiti di notizie e di queste si nutrono anche i social.

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Coincidenze per coincidenze : mi colpisce che molto spesso nelle storie tremende di femminicidi e in generale di efferati delitti che sistematicamente avvengono nel nostro paese quando si leggono i nomi dei carnefici e delle vittime spesso si tratta di stranieri , non necessariamente della stessa provenienza :
E’ come se il melting pot producesse più violenza , come se la vita di persone più difficilmente inserite nel tessuto sociale degenerasse più facilmente nel crimine.

Non è automatico incolpare le strutture pubbliche che dovrebbero vigilare sulla tenuta sociale dei cittadini ( anche degli immigrati ) certo non è un caso questa serie di coincidenze che lascio allo studio dei responsabili della cosa pubblica.

Rivedere Otello

Non mi era mai successo di emozionarmi così tanto tanto rivedendo

In streaming un’opera che avevo già visto ben due volte dal vivo.

Merito primo di Mario Martone che oltre a essere un grande uomo di teatro è anche ottimo regista cinematografico e quando si hanno a disposizione cantanti – attori straordinari si può realizzare un’opera addirittura originale semplicemente sfruttando la forza dei primi piani.

Questo Otello del San Carlo di Napoli che a distanza di un anno è  arrivato  al grande pubblico del web segna un passo importante nella produzione di questo importante teatro e degli sviluppi del suo attuale successo sulla scena nazionale.

Le belle scenografie di Margherita Palli risultano  estremamente valorizzate dalla ripresa cinematografica che alterna i campi lunghi ai ravvicinati e ci fa notare delle raffinatezze  che non avevo colto appieno , un esempio per tutti , il cambio di luce eclisse di sole che piomba su Otello nel momento in cui cade definitivamente nelle spire del sospetto.

Questo è il mio terzo Otello con Jonas Kaufmann , ormai di lui si può solo dire che ogni volta riesce a superare se stesso , difficile davvero trovare un così grande attore , misurato e ormai attento a scavare in sottrazione ogni minimo gesto del suo personaggio.

La sua fredda rabbia interiore così lontana dagli Otello della mia gioventù ,ferocemente belluini nel loro lucido da scarpe, il suo apparente ironico destreggiarsi tra l’incredulità e la rabbia fredda ne fanno un personaggio così vero da fare veramente paura.

Ma  chi si giova in maniera strepitosa della distanza ravvicinata sullo schermo è l’interpretazione di Maria Agresta .  

La sua totale immedesimazione in questa Desdemona moderna ed nel contempo antichissima, i suoi sguardi di amore , di ira , di paura si avvalorano nei primi piani che comunque , anche stando nelle prime file a teatro ,avevo comunque perduti.

Si vede quanto lei ci creda in questa donna forte e tenera , ribelle e vittima comunque di una condizione femminile ancora subalterna.

Anche Igor Golovatenko. si avvantaggia delle scelte registiche , quel suo fondersi nella notte buia aldilà della porta , nel Nulla è semplicemente strepitoso , come certi particolari nei gesti dei personaggi di contorno ( il gesto protettivo di Cassio nei confronti di Desdemona offesa) e soprattutto un’Emilia a tutto tondo , una Manuela Custer da manuale , tutto concorre a ricreare un’atmosfera più vera del vero. Un Otello da rivedere e da risentire perché anche la preziosa e raffinata direzione di Michele Mariotti ne esce valorizzata dall’attenta cura nello scavare lo sottigliezze della partitura per non tacere della preparazione preziosa dei cori di Jean Luis Basso.

In sintesi , una felice operazione di immagine , spero che molti si affaccino incuriositi a rivedere questo splendido spettacolo, onore e gloria del mai abbastanza acclamato SanCarlo.

La resistibile ascesa di B. V.

Quando vidi per la prima volta una pubblicità di un balsamo per capelli con una modella dalla chioma svolazzante pensai che fosse divertente servirsi della musica classica per elogiare un prodotto .

Mai avrei immaginato che quella bionda fosse davvero un “direttore d’orchestra” come lei si definisce.

L’ascesa della misteriosa musicista , mai sentita in una sala da concerto seria o sul podio di un’opera piano piano me la sono trovata dappertutto , anche a Londra con Bocelli ( ops!) per un concertone reale.

Poi sono sobbalzata sul divano quando ho visto il seppur bravo direttore di Sky intervistarla compunto manco fosse Bernstein redivivo!

Oggi leggo che la bella  ragazza è diventata consigliera  per la musica del ministro della cultura ; quanta strada si fa in assenza di senso della misura nel nostro paese , così stra-paese quando si cerca di entrare nel difficile mondo culturale.

Certamente il babbo conta , specie se è un nostalgico di vecchio conio, ma lei mi fa un po’ pena , così esposta all’ironia di tutto un mondo musicale vero che ne valuterà con ferocia i pochi ( o molti?)talenti nascosti.

Nel mondo musicale si fanno strada a fatica una pattuglia vera di donne sul podio , alcune davvero brave e preparate , non faccio nomi perché lascio a tutti i veri intenditori la lista non lunghissima di valide musiciste che lavorano con dignità in tutto il mondo.

Credo faccia male all’intera pattuglia questa ascesa vertiginosa di una ragazza , magari anche preparata , ma la cui carriera è viziata all’origine da spinte non proprio professionali.

Ma ormai non ci dobbiamo stupire di niente , dopo il sottosegretario  (quasi- (mi -sono -espresso -male- ) no vax ,farmacista) , i consulenti pret à porter di questa governo sono adeguati alla bisogna .

Questa perlomeno è meno pericolosa , dalle bande di paese ai cori dell’oratorio la musica , comunque la si suoni , danni non ne fa.

La classe operaia

L’inizio dei Campionati del mondo di calcio in Quatar non ha per me interesse alcuno , lo confesso e non solo perché l’Italia non gioca , cosa che francamente non mi procura turbamenti.

Ma un articolo su Repubblica  di oggi  segnala un  fenomeno legato allo sfruttamento dei lavoratori stranieri che hanno lavorato alla costruzione degli stadi e di tutte le strutture relative allo svolgimento della manifestazione.

Mi è così tornato alla memoria un ricordo che mi aveva molto colpito l’unica volta che , visto che costava poco e che era una sulla carta una piacevole crociera in pieno inverno, era andata con una amica a Dubai e dintorni  incuriosita dalle foto degli strabilianti grattacieli che sortivano dalla sabbia.

Premetto che non rimasi affascinata dal viaggio in sé , né dalle  meraviglie promesse dai  depliants.

Però come sempre imparai qualcosa della geografia di quei paesi allineati nel Golfo e se mi rimase la voglia di tornarci fu solo in Fujera , l’unico emirato ancora genuino e con bei panorami che purtroppo vidi solo di sfuggita.

Ma la cosa che mi colpì in maniera forte fu l’enorme differenza tra i biancovestiti , ricchissimi abitanti degli Emirati e la moltitudine di operai , come povere formiche silenziose che lavoravano intorno alle faraoniche costruzioni.

Erano tutti in tute blu , anche dal colore degli abiti li riconoscevi nettamente : egiziani , indiani , cingalesi , tutti confusi a mangiare velocemente nelle rigorosamente veloci pause pranzo.

Volli vedere dove dormivano e capii che esistevano  intere baraccopoli di lamiera ai margini del deserto, dove , come formiche operose si ritiravano la notte ammassati e sfiniti dalla stanchezza.

La mia amica non aveva avuto lo stesso mio senso di repulsione , lei guardava ammirata i  lussuosissimi alberghi , le fontane zampillanti , la bellezza scintillante dei grattacieli di cristallo e di luce.

Leggendo oggi un articolo che mi confermava quello che avevo intravisto in una modestissima crociera una diecina di anni fa sono andata a ricercare la foto che , sfidando il divieto della guida biancovestita avevo fatta agli operai in Bahrain , mangiavano di nascosto su uno scoglio dietro il meraviglioso teatro dell’Opera che stavano costruendo.

La mia testimonianza di “ cronista” a conferma di quello che ho letto anche oggi.

Un ascolto

Un caro amico gentile mi manda il link e in un piovoso pomeriggio di novembre ho ascoltato il concerto inaugurale della stagione della Scala : la Terza di Mahler diretta da Daniele Gatti.

Certamente non era la prima volta che l’ascoltavo , amo talmente il compositore ,ne ho anche tutti i Cd delle sinfonie , ma sarà stato il tempo così intimamente triste di questo mese ,forse il mio particolare stato d’animo , forse una specie di raccoglimento dell’anima che sempre la musica mahleriana mi procura succede che questo particolare ascolto mi ha riportato indietro , ai ricordi familiari , ai concerti ascoltati con la mamma , a mia sorella che amava Mahler ma ne trovava faticoso l’ascolto perché la faceva soffrire con quel suo accavallarsi di temi spezzati , il rincorrersi di temi e pensieri musicali.

Allora ho pensato alle parole di un filosofo lette qualche giorno fa e che cerco di riportare a memoria perché mi avevano tanto colpita :

Siamo fatti di tutti i nostri morti e le morti della nostra vita , cioè di tutte le separazioni e le lacerazioni , dei pezzi di noi che ci siamo persi in ogni perdita subita.

Forse solo in questa musica difficile e faticosa nella quale rincorriamo attraverso i nostri pensieri tutte le nostre lacerazioni , le nostre memorie mancanti ci possiamo ritrovare interamente.

Non sono le indicazioni  che avrebbero dovuto scandire il senso dei movimenti ( e che poi Mahler aveva cancellato dal programma ) ad accompagnarci .

E’ quel senso grandioso del creato che ci accompagna fino al Lied di Nietzche e che poi si    conclude nel festoso scampanio infantile  a darci la dimensione di un senso compiuto alla nostra esistenza cosicché il pacato Largo finale mi ha riportato ad una pace faticosamente ritrovata .

La voce della commentatrice racconta dell’apparizione di Elina Garança apparsa dietro le arpe biancovestita e pareva che avesse le ali.

La sua voce e la bacchetta di Gatti mi hanno davvero portata lontano , il miracolo della musica sta tutto lì , nell’essermi sentita in un piovoso pomeriggio di novembre ,una piccola parte del Tutto .

Vedere Caravaggio

Non è un film per cinéphiles, non è un film per quelli che , a prescindere, dicono che gli è antipatico Scamarcio e che non sa recitare , non è un film per intellettuali frequentatori di festival , è semplicemente un bel film per il grande pubblico , quello che magari al cinema ci va per vedere una storia e si accontenta di uscirne sapendone forse un po’ di più di un grandissimo pittore , forse anche troppo facile da capire per la immensa bellezza delle sue opere .

Raramente si vede una ricostruzione così naturalistica di una Roma seicentesca violenta e sudicia , di interni sfarzosi e di costumi corrotti.

Michele Placido aveva in mente da tanti anni questa storia e solo con una grande coproduzione italo-francese più la Rai è riuscito a realizzare il suo sogno.

Un Angelo Merisi,molto pasoliniano , un uomo tormentato e difficile che cercava tra gli ultimi i soggetti per le sue ispirate tele che tanto preoccupavano una Chiesa romana impaurita dalle scissioni del nord Europa con  il dubbio che Lutero arrivasse con le sue idee a minare il potere papale fanno si che , unico personaggio inventato del film , il Papa mettesse alle calcagna di Caravaggio un’Ombra  (da cui il titolo del film) per spiarne la pericolosità e le innovazioni del grande pittore che aveva comunque grandi protettori in alto loco e che ne hanno protetto , anche contro se stesso, la vita e le opere.

Pieno di riferimenti e di preziosi cameos il film si avvale di tanti nomi importanti ( per me la più preziosa delle visioni è Micaela Ramazzotti , tenera Lena ritratta nella Madonna della serpe e nella Madonna dei pellegrini.)

Straordinaria è la ricostruzione finale della scandalosa Morte della vergine del Louvre con la puttana suicida morta affogata nel Tevere ..

La sceneggiatura va forse un po’ troppo avanti e indietro nella storia , certi dialoghi sono un po’ troppo didascalici ,ma bisogna comunque sempre ricordarci che il film è destinato ad un grande pubblico in gran parte digiuno di storia dell’arte e di storia in generale.

Scamarcio si è davvero immedesimato nel pittore maledetto e a parte la forte somiglianza fisica stavolta recita con convinzione e senza compiacimenti , sicuramente la sua migliore interpretazione.

Il film piacerà al grande pubblico e sicuramente in Francia dove uscirà sotto Natale Grazie anche alla partecipazione di Louis Garrel e di una al solito grandissima Isabelle Hupper nel cast.

Anche se il film servisse solo a incuriosire la gente a entrare in Santa Maria del Popolo o in San Luigi dei Francesi avrebbe raggiunto il suo massimo scopo 

Il lungo elenco di presenze può anche divertire : San Filippo Neri_ Moni Ovadia, Alessandro Haber San Pietro  ,Vinicio Marchionni  il Baglione , Gianfranco Gallo  Giordano Bruno, nonché il regista stesso ,prezioso Cardinale Del Monte.

L’ipotesi finale , leggermente diversa dalla vulgata comune non cambia molto la tragica fine del pittore , vissuto pericolosamente e comunque morto troppo presto dopo avere lasciato da Napoli a Malta e soprattutto a Roma le sue strepitose inarrivabili tele rivoluzionarie.