Una stagione ideale

Un tempo fermo , bellissimo . Oggi che poi siamo pure tornati all’ora solare che amo dovrei essere contenta.

Invece una sottile angoscia pervade la mente , siamo in una situazione irreale , di stallo delle stagioni , di attesa .Come se questo tempo bellissimo , questa stagione fuori stagione che ci viene regalata da una anticiclone africano contenga una minaccia nascosta.

Cosa ci aspetta quando davvero arriverà l’autunno ?

Quali violenti fenomeni atmosferici nasconde questa pace fittizia tra l’uomo e la natura?

Siamo in una stagione ideale per scampagnate , gite in barca, dèjeuner sur l’herbe fuori porta.

Eppure questo tempo che ci consente tutto un guardaroba da mezza stagione che non mettevamo più da anni sembra più una minaccia che un regalo.

Perlomeno è quello che sento dentro di me ; invece di goderne appieno mi preoccupo per il  prezzo che dovremo pagare.

Questo magico autunno in cui le foglie lentamente si arrossano , un foliage fantastico e molto pittorico ; un tempo però nel quale le piante non hanno capito bene cosa fare : le rose rigettano , la ginestra ha buttato nuovi teneri rami e anche la pianta di basilico buttata là, perché era finita la sua stagione butta fuori timidamente qualche nuova fogliolina.

E’ vero che dovremmo gioire del risparmio energetico che ci viene regalato , ma santa Greta Tumberg aiutaci tu!

Ci avevi avvisato del surriscaldamento globale , ma non bisognava esagerare in così breve tempo.

Scruto il cielo limpidissimo e azzurro cercando qualche nuvola minacciosa e che ne sono sicura arriverà in maniera scomposta e violenta causandoci magari il disastro che ci aveva procurato non più tardi di un mese fa con inondazione , danni alle cose e soprattutto anche innocenti vittime umane.

Sarà che la vecchiaia non aiuta ad essere ottimisti , non ce la faccio proprio a godere queste bellissime giornate senza un brivido di paura.

La Presidente

Il dibattito inutile sull’articolo che indica la funzione di presidente nasconde nel suo interno il vero motivo per cui mi è difficile rallegrarmi “ per la prima donna al vertice politico” in Italia.

Sono abbastanza certa che non ci sarà sotto la sua guida nessun pericolo di fascismo o di rigurgiti del medesimo , sono però certa che la sua formazione politica abbia in sé tutta la volgarità che certa destra nata nelle periferie incolte prima o poi verrà fuori.

La sua è una carriera politica tipicamente maschile , niente di originale nel suo percorso che probabilmente è avvenuto anche perché darle un posticino non spaventava i suoi compagni di viaggio ( forse nel caso sarebbe meglio dire camerati).

La piccola testuggine si è fatta largo intelligentemente , questo le va sicuramente riconosciuto , nessun afflato verso le vere battaglie delle donne , non ha spaventato con pensieri liberi , si è accodata e piano piano  con sistematica visione molto conservatrice si è trovata a interpretare il ruolo di comandante in capo.

Con molta retorica e pesanti vuoti di memoria ,  dal Risorgimento 

ai giorni nostri saltando la Resistenza sui cui valori fondanti fu scritta la Costituzione su cui ha votato , la giovane Premier si è presentata in tutta la sua naturale vena popolare e con questo ha certamente affascinato i superficiali osservatori della politica pret à porter.

Sarei contenta se nel prosieguo del suo mandato riuscisse a levarsi di dosso quel fastidioso pesante accento romano , non è necessario ribadire orgogliosamente l’origine .

Pare assodato che sia una donna che ama studiare e trovarsi preparata sui temi anche i più ostici della finanza e questo è un dato molto positivo.

A capo di una difficile compagine di vecchie volpi e di nuovi e vecchi arrampicatori la sua navigazione ( lo ha detto lei stessa ) non sarà facile.

Con tutta la diffidenza del caso sarei molto contenta di essere smentita , in fondo anche se la sua è solo una rivendicazione di maniera , sempre di una donna al comando si tratta ed è la prima volta che questo avviene nel nostro paese.

Il tetto di cristallo si è rotto , ci pensino le donne di sinistra e non restino , loro si, ancora legate alle correnti che le hanno spesso mortificate nei ruoli di  gregarie in cordata.

Contraddizioni

Anche selezionando con cura le mie visioni televisive non si possono evitare le tante incursioni pubblicitarie che interrompono i programmi e la mia riflessione riguarda l’evidente scollamento tra la realtà che la pubblicità racconta e il ritardo altrettanto evidente  tra la vita reale e la politica che non è riuscita a cogliere i cambiamenti in atto nella società.

In pubblicità si racconta una società multietnica , di famiglie allargate , di coppie monogenitoriali , di genitori dello stesso sesso che felicemente ci guardano dai teleschermi.

E’ come se i pubblicitari nel pensare modelli di vita capaci di fare breccia nel pubblico , anche se col solo intento di convincerci a comprare tutta  una serie di prodotti che vanno dalla qualità della vita associativa alle varie forme di prodotti per la persona si rivolgessero ad un mondo diverso da quello nel quale  ci muoviamo nella vita reale , ancora appesantiti come siamo da pregiudizi e discriminazioni di ogni genere.

Questo mi porta a una amara considerazione di fondo : dato che tutti i temi di diritti civili , tutte le forme sociali avanzate avrebbero dovuto essere appannaggio di quella che tradizionalmente definiamo politica di sinistra mi spiego chiaramente il motivo del successo di una politica conservatrice che probabilmente  , magari in forma strisciante è ancora ben ancorata nel pensiero di una fetta della società.

Un vecchio articolo

L’avevo serbato salvandolo con una foto perché quell’articolo del New Yorker mi era sembrato esprimesse il mio pensiero di sempre a proposito della straordinaria capacità di Kaufmann di entrare talmente nel personaggio da cannibalizzarlo per sempre , cioè a mio avviso , dopo di lui trovare una certa difficoltà a riconoscere altri seppur bravissimi interpreti nei “ suoi ruoli” , primo fra tutti il suo Werther parigino.

Così è stato anche per Don Carlo , Alvaro fino al suo sublime Canio a Salisburgo.

L’articolo   ha un occhiello in risalto che riporta esattamente : 

Kaufmann celebrity has trascended his ability to desappiear seamlessly into a role.

Ci avevo ripensato giovedì scorso a Monaco , quando al su terzo Dick Johnson pensavo alle sue altre diverse interpretazioni dello stesso ruolo .

Illuminante il piccolo video promozionale del BSO : il bandito è diventato più vecchio e forse anche più disperato , il suo approccio con Minnie all’inizio è molto più grezzo e volgare , il cambiamento arriva con la confessione del secondo atto : qui la baldanza si perde nella disperazione di una vita sbagliata e alla fine , quando con la corda ancora al collo si affloscia in attesa di un verdetto di liberazione che forse neanche spera più, il recupero del ruolo è totale e convincente.

Una Fanciulla bavarese

foto di Brigitte Helder

Ogni volta che ascolto La fanciulla del West penso a quell’amore che Giacomo Puccini aveva per  questa sua creatura e che , secondo lui non era così amata dal pubblico come il suo creatore avrebbe voluto.

La sua ennesima invenzione musicale nata  dopo la fortissima tragica Tosca e la mite durissima Butterfly e prima di quella principessa di gelo che avrebbe chiuso la sua stupenda vicenda di grande indagatore dell’animo femminile.

Un ruolo che sembra facile se non si considerano tutte le implicazioni musicali e le contaminazioni viennesi del maestro. 

Non è tanto l’idea di averla scritta per farsi perdonare dagli americani la pessima figura che aveva fatto fare a loro tramite Pinkerton , sono semmai le tante sollecitazioni venute dall’ascolto di opere novecentesche che gli hanno dato la spinta per comporre un’opera che sembra ambientata in un west di maniera ma che raccoglie in se la nostalgia dell’emigrante ( quel fratello morto in cerca di avventure oltre oceano c’entra eccome.)

Quindi ad ogni nuovo ascolto in quella che sembra una colonna sonora perfetta bisogna ricercare il filo di una ispirazione tanto felice quanto nascosta in filigrana .

Con questo spirito credo che debba essere interpretata l’opera e nel caso della ripresa al BSO non tutti gli elementi filano come dovrebbero.

Una scenografia quasi nuda e questo non è un male davanti a certe pacchiane ricostruzione western , ma una regia tagliata con l’accetta e sicuramente la mancanza adeguata di prove,  ci si trova di fronte a uno spettacolo decisamente minore rispetto alle aspettative.

Il coro soprattutto e la miriade di personaggi minori , ciascuno peraltro ben caratterizzato psicologicamente non emergono in una insalata di movimenti senza senso nel quale fatichiamo a ritrovare Sonora , il cui ruolo finale è decisamente importante.

L’orchestra ha volumi sproporzionati ,, viene voglia in certi momenti di fare il gesto di abbassare l’audio , forse Rustioni non si è reso ben conto dell’acustica bavarese , ben diversamente lo avevo sentito a Pesaro e in altre occasioni più calibrate.

E veniamo alla compagnia di canto : ovviamente la platea osannante era tutta per quel bandito che “ viene da Sacramento “ e certamente non è rimasta delusa .

Le sue due arie importanti e quel duetto finale del primo atto condotti con la solita maestria attoriale anche se chi come me lo aveva visto a Vienna tanti anni fa non può non notare il cambio ..di peso e per contrappasso il volume più forte e deciso della  sua splendida voce. 

Mai una sgranatura , una minima imperfezione , dichiaratamente il fuoriclasse Jonas Kaufmann non delude mai.

I problemi invece ci sono con la Minnie di Malin Byströms  . Molto , forse addirittura troppo giovane e carina , ha come spesso accade alle giovani cantanti d’oggi splendidi acuti , vuoti intermedi e anche qualche problema di dizione.

Comunque al pubblico piace , penso di essere la solita incontentabile .

Buono , fisicamente aitante , il Rance di Claudio Sgura un po’ tanto “cattivissimo me” , ma il ruolo lo richiede .

In certi momenti la sua altissima figura si staglia plasticamente in proscenio ed è proprio un bel vedere.

Non mi sento di elencare i cantanti dei tanti ruoli caratterizzati dalla musica pucciniana  , sono tutti ottimi professionisti, niente più.

Concludendo,direi che comunque valeva la trasferta . Basta la grande scena della partita a poker per togliere il fiato.

Lauree

Fa un certo effetto arrivare al quarto nipote laureato anche se in realtà sono a metà percorso perché ce ne sono altri quattro che , prima o poi , completeranno i loro studi.
Non credo realisticamente di arrivare a vederli …intanto sono molto orgogliosa di questi primi quattro.
Tutti con modalità diverse , in diversi Atenei , una addirittura da remoto e io clandestina ero uscita di casa rischiando perché eravamo nel lockdown più duro.

Devo dire che ogni volta la cerimonia di laurea mi commuove e non mi commuovo solo per i miei ragazzi .
Spesso mi fanno tenerezza quelli con voto di laurea più basso , stranieri e con la pelle non sempre chiara.
Ricordo al Politecnico di Milano l’orgoglio di una ragazza , sicuramente di origine slava che si è stretta al petto la sua conquistata laurea e una intera tribu di amici , con strumenti africani , che hanno accompagnato il loro laureato fino alla strada sotto una triste pioggia dicembrina , portando un bellissimo colore felice all’ amico finalmente ingegnere. Qui ad Ancona dove si riconoscono le intere famiglie del sud ( per loro questo è già un Ateneo nordico ) i nonni , gli zii, tutti orgogliosi di questo traguardo prestigioso per il loro ragazzo e la loro ragazza.
Un cinesino in videochiamata con la famiglia lontana , quello mi fece più tenerezza di tutti.
Ho avuto anche un bocconiano , lì l’atmosfera era molto « americana » , molto meno interessante sul piano umano. Della nipote laureata in remoto ricordo le facce, non tutte ben inquadrate dei docenti che ancora non avevano imparato bene l’uso dello smartworking e poi fui cacciata addirittura dalla stanza!
Potrei andare tanto più lontano nella memoria , alle lauree dei figli , ma quello era un secolo diverso e non me lo ricordo neanche più tanto bene.

Una nuova bacchetta

Ha alzato la bacchetta , è iniziata la sinfonia del Matrimonio segreto e ho subito capito che quel ragazzo di venticinque anni mi avrebbe regalato un ascolto di splendida musica. Ascoltando l’impeccabile esecuzione  ho pensato alla strana coincidenza , al percettibile caso  dell’aumento di giovani talenti italiani nella direzione d’orchestra.

Ceretta ha 25 anni , già a 10 violinista aveva suonato in orchestra, anche questo non è un caso che molti direttori vengano da questo strumento.

Figlio d’arte oggi si muove già sui palcoscenici del mondo , non è difficile prevedere una bella carriera futura per lui.

L’elenco dei giovani talenti si allunga , ormai sono qualcosa di più di una piccola prestigiosa schiera.

Gli chiedo , incuriosita , del suo percorso : dopo il diploma al Conservatorio di Milano , Siena per tre estati e poi da questa l’esperienza maestro collaboratore di Daniele Gatti all’Opera di Roma.

Abbiamo avuto la fortuna di sentirlo  qui alle Muse alla guida dell’Orchestra Rossini ( e a proposito di questa : congratulazioni per il riconoscimento quale I.C.O! ), così adesso abbiamo in regione due orchestre riconosciute  dal Ministero e questo è comunque un gran bene.

In quanto al giovane e sorridente giovanissimo maestro spero solo di poterlo rivedere sul podio del nostro teatro e godere ancora della sua sicura , precisa e appassionata direzione.

Miracolo in provincia

Sicuramente il Matrimonio segreto di Domanico Cimarosa è un capolavoro ma ad Ancona si è aggiunto un miracolo : una messiscena lieve e perfetta , un gioco musicale prezioso , un divertimento elegante .

Come questo sia avvenuto lo dobbiamo a una serie di elementi ,direi astrali, favorevoli se non fosse per l’intelligenza e la conoscenza del mondo della lirica che risponde al nome importante di Vincenzo De Vivo , il direttore artistico della piccola stagione delle Muse , che di piccolo ha solo  il calendario troppo corto.

Mettere insieme un grandissimo uomo di teatro : Marco Baliani , uno scenografo esperto Lucio Diana e anche una costumista garbata e misurata Stefania Cempini e il risultato elegante è assicurato . Se si aggiunge poi un‘Orchestra Rossini in stato di grazia guidata da un giovanissimo e fantastico direttore : Diego Ceretta ( una sicura promessa e grande talento ) e un altro tassello di grazia si aggiunge al compimento dello spettacolo.

Ho lasciata per ultima la compagnia di canto, tutti giovani , tutti vocalmente eccellenti e soprattutto tutti divertiti dallo stare insieme.

Un ritmo vorticoso , mai una sbavatura , un gesto inutile.

 La macchina perfetta pensata da Baliani aveva anche un valido supporto nei quattro mimi “servitori” , una volta tanto non vuoti riempitivi  , ma funzionali al balletto scenico inappuntabile.

Li nomino tutti e per tutti la lode cominciando dalle due soprano : Veronica Granatiero , già più che una promessa e Maria Sardayan che ha molte frecce al uso arco, ultima Mariangela Marini un mezzo di ottima vocalità. (ed è  l’unica “indigena” del gruppo).

Il lato maschile è capitanato da  un bass-bariton buffo Filippo Morace la cui mimica mi ha ricordato il grande Cobelli , un tenore leggero dal fisico perfetto Pierluigi D’Aloia, sembra un tenore tedesco ed è invece molisano e ha veramente una voce che ritroveremo sui palcoscenici importanti .

Chiude il terzetto  il basso  Tommaso Barea , anche per lui notevoli le doti attoriali e una bella voce tonda , avrà successo col suo fisique du role  notevole.

Nell’insieme devo dire che mi dispiace non si abbiano i mezzi per farne un video prezioso , dalla provincia qualche volta arrivano dei miracoli e questo è uno di quelli.

Anche perché non a caso ieri si celebravano i vent’anni dalla riapertura del vecchio glorioso teatro , non c’era modo più degno di celebrarlo.

Freddo in Europa

Si è messa uno scialletto di lana sulla giacchetta striminzita d’ordinanza Ursula von der Leyen e sembra l’immagine iconografica di questa Europa al freddo e non solo in senso metaforico.

La foto che la ritrae coperta per proteggersi dal freddo forse viene dalla Lettonia , già da quelle parti il problema della mancanza di  materie prime per riscaldarsi deve essere più urgente che dalle nostre parti.

Per quanto riguarda il nostro paese leggo per contrappasso da una ricerca dell’ONU che probabilmente fra quattordici anni a Cortina non ci sarà più la neve per sciare .

Con il crudele egoismo dei vecchi ho pensato che la cosa ormai non mi riguarda  più , certamente tra quattordici anni , qualsiasi sia il resto di giorni che mi resta sicuramente la mancanza di neve non sarà il mio problema: chiusi  gli sci dopo una bellissima discesa alle Cinque Torri un lontanissimo lunedì di Pasqua di inizio secolo.

Mi sembra che dopo la pandemia  che ha   sconvolto la vita di tutto il pianeta si stia correndo verso una strana strisciante catastrofe planetaria.

La guerra in Ukraina , la pazzia di uno Zar resuscitato dalla Storia , le speculazioni finanziare globali , il mutamento climatico: questo è il mondo che lasciamo alle nuove generazioni .

Mi domando solo se saranno in grado di affrontare tutto questo , se troveranno in sé la capacità di rinnovare il senso della vita in una dimensione nuova.

Lo penso con la speranza che mi  infondono i miei numerosi nipoti già avviati nel mondo del lavoro e quelli che ancora si preparano alla vita.

Una giovane voce

Un fisico adolescenziale , una voce pura , un dolce viso e pensi e pensi subito a Adina , Amina , Nannetta .

Ho davanti a me Veronica Granatiero che si racconta sorridente:
viene dalla Puglia , ma non pensava di fare  la cantante lirica. 

In casa c’era già una sorella soprano e a lei piaceva cantare , ma tutti i generi musicali , con grande duttilità.

Poi per imparare a leggere le note ( che le sarebbe servito per cantare in coro ) è andata al Conservatorio di Foggia.

E lì ,durante una masterclass con importanti cantanti ha sentito : “ sono andati, fingevo di dormire..” e capisce che è quello che vorrà essere anche lei.

Non voleva fare la cantante lirica , ma ha deciso che quella sarebbe stata la sua strada,

Io l’ho sentita la prima volta Oscar nel Ballo in maschera : perfetta e scattante , piccola e sicura con la voce perfetta del ruolo , mi aveva colpito anche per la sicura presenza scenica.

Qui ad Ancona alle Muse è venuta anche altre volte e la sua Sonnambula era quella leggiadra creatura di sogno che ci piace immaginare e lei  mi aveva incantato ancora una volta.

Ovviamente il suo è ancora il repertorio del soprano leggero; la sua maestra , una preziosa insegnante ( Mariella Devia) non la spinge a forzare , ma c’è nella sua voce un tono ambrato che le consente di essere già Mimì , Musetta , Liù.

Alle spalle già un  notevole curriculum , ha viaggiato anche in terre lontane ma come tutti i giovani cantanti ha risentito del fermo crudele imposto dalla pandemia.

 Io la ritengo più di una speranza , ha nelle sue corde ( non solo vocali) una potenzialità ancora da scoprire.

Ci salutiamo , lei va velocemente alla prova del Matrimonio segreto.

La rivedrò in scena , buona vita Veronica !

Un Nobel particolare

Il Nobel per la letteratura è un evento  strano , qualche volta è stato  la conferma di un mio amore letterario , qualche volta mi ha stupito e spesso mi sono scordata il nome del premiato .

Questa volta è successo qualcosa di diverso : per caso pochi giorni prima dell’assegnazione del premio a Annie Ernaux avevo visto un film molto bello nella sua semplicità :

lo avevo scelto  perché era stato premiato in qualche festival e  in genere questo  mi da un minimo di garanzia che non sia quelle cose orribili che piacciono ai giovani , pieni di effetti speciali e di lunghezze esasperanti.

Questo piccolo film intitolato  in italiano La scelta di Anne racconta una storia semplicissima nella sua  linearità ma  anche un atto di estremo coraggio: quando negli anni settanta in Francia l’aborto era ancora un reato una giovane donna decide di rischiare tutto e di abortire . 

Ma l’originalità è nel fatto che le motivazioni della sua scelta sono legate al suo diritto di scegliere il proprio destino, non da motivazioni drammatiche.Lei semplicemente vuole studiare , vuole la sua vita libera da condizionamenti e questo mi era sembrato il vero portato rivoluzionario del gesto.

Poi l’altro ieri leggo l’assegnazione del premio Nobel a una scrittrice francese di cui ahimè non avevo letto niente , ma dall’elenco dei suoi libri ritrovo quel titolo L’Evéniment , mi ricordo il bel film premiato a Venezia e la storia che mi aveva tanto colpito per la sua provocatoria semplice dichiarazione dei diritti della donna .

Da vecchia femminista che in tempi lontani era andata anche sulle piazze a difendere il diritto all’aborto mi sono subito sentita sorella della scrittrice francese che aveva scritto il libro da cui era stato tratto il film che mi aveva così colpita.

So che adesso piano piano leggerò i suoi libri , questa volta il Nobel  è stato assegnato ad una scrittrice che ha sempre parlato a nome delle donne , cercherò i suoi libri che in Italia sono pubblicati da una piccola casa editrice e che probabilmente solo adesso non sarà necessario ordinare on line.

Una foto scandalosa

La lettura mattutina dei giornali scorre e ad un tratto mi fermo : in alto nella pagina c’è una foto dei leader europei a Praga.

Con tanto di numeri per riconoscerli : sono 44 e in tutto e ci sono soltanto  7 donne.

C’era una canzone per bambini che recitava quarantaquattro gatti in fila per tre col resto di due e penso subito che per le donne c’erano appena due file per tre !

Tutti quegli uomini grigi e impettiti , tutti uguali e le sei donne , sparse qua e la ,invece stranamente visibili e vestite in maniera colorata e diversa tra di loro.

Quella diversità non è soltanto una leggerezza legata alla moda , è il modo diverso e niente affatto banale con cui le donne comunque e in ogni luogo vogliano rappresentare una libertà di pensiero che porta alla diversa visione della cosa pubblica meno ancorata ai sempre imperanti segni del potere.

Anche se adesso in Italia si parla del successo politico di una donna , (bisognerà poi vedere se il suo sarà un pensiero al femminile ), mi resta in testa la convinzione che fino a quando nelle foto ufficiali le donne saranno così vistosamente minoranza ci sarà ancora molto da fare per stabilire una diversa e più equilibrata visione del mondo.

Svolto ancora le pagine e vedo in fila i ritratti dei 7 segretari del Partito Democratico che si sono succeduti negli ultimi anni : non c’è da rallegrarsene , le foto sono ancora una volta di soli uomini.