E’ passato più di un anno da quando a Monaco ebbi la fortuna di vedere Die tote stadt al Bayerischestaatsoper .
Ne ebbi una emozione violenta che raccontai a suo tempo , poi sperai di rivedere l’opera l’estate successiva , ma tutto questo finì nel grande tritacarne della pandemia e per molti mesi ho solo sperato nell’uscita del DVD , anche perché ero in sala la sera in cui fu fatta la ripresa.
Ieri , come uno strano miracolo è uscita in una forma semi-clandestina una ripresa video , tutto sommato di ottima qualità e ho potuto rivedere quello spettacolo che allora mi aveva tanto emozionato.
Nel frattempo mi ero ordinata il libro Bruges -la –morte di Rodenbach da cui era stata tratta l’opera , mi arrivò in francese , ma era un francese facile , forse perché l’autore era belga (?) e lo lessi tutto d’un fiato.
La storia era abbastanza fedele al testo , la città di Bruges inquietante protagonista , forse la messinscena di Monaco era meno fedele di altre che avevo visto in rete , ma si basava sulla grande capacità attoriale dei due interpreti , da questo il suo grande fascino e l’enorme successo ottenuto in sala.
Devo dire che rivedere l’opera sullo schermo di casa mi ha rinnovato l’emozione , anzi quello che si perde nella visione video , cioè tutto lo sfaldarsi e il ricomporsi della casa del protagonista che era molto chiaro dal vivo si perde un po’ nella visione sul piccolo schermo ma la si guadagna negli spettacolari e insistiti primi piani dei due protagonisti.
La visione , abbastanza pirata credo , non ha i sottotitoli , ma essendomi scaricata a suo tempo un libretto in originale col testo a fronte mi è stato possibile seguire questa storia allucinata di un uomo che crede di rivedere in una ballerina incontrata per strada la sua amatissima e perduta Maria.
Marietta non è e non sarà il doppio della moglie scomparsa , la sua volgarità , il suo fascino carnale travolgono il povero Paul che finirà in un vortice onirico complicato dalla colpa cattolica e dal senso di vergogna che questa opprimente città gli fa cadere letteralmente addosso.
Tutta la decadenza e il fascino Jugendstil del testo si perde un po’ nella realizzazione iperrealistica monacense di Simon Stone ma sotto la bacchetta di un Kiril Petrenko al solito in stato di grazia la musica strana di Korngold emerge in tutto il suo fascino ambiguo.
Un’opera strana in cui si alternano pagine di una liricità “pucciniana “ a pagine di uno stridente accentuazione che porta dai leidmotiv wagneriani ad accenni mahleriani , in un miscuglio stilistico di difficile approccio ad un primo ascolto.
Jonas Kaufmann e Marlis Petersen sono eccezionali nei rispettivi ruoli e anche gli altri componenti della piccola compagnia di canto a cominciare dal baritono Andreij Filonczkyk cui l’autore riserva una delle bellissime pagine liriche sono tutti degni di grande rispetto per la professionalità , che d’altra parte è cifra di garanzia delle produzioni del BSO.
Kaufmann in una breve intervista per Musik di Rolex dice che forse la giovane età del compositore ha contribuito a rendere praticamente impossibile nel primo atto la gamma pazzesca del canto tenorile , comunque l’autore poi fuggito negli USA in seguito alle leggi raziali riversò tutta la sua particolarissima gamma musicale nelle colonne sonore hollyvoodiane che contribuì a rendere affascinanti e di grande successo.