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Sono a Berlino , stamani passeggiata di riflessione da Potsdamerplatz fino alla Brandenburger Tor. Scatto un po’ di foto , ma soprattutto penso alla storia di questo paese , alla sua capacità di ricostruirsi senza rimuovere , anzi accettandosi senza retorica. Le foto mi servono per ricordare : la mia prima volta , Berlino 1989 , Potsdamerplatz uno spazio vuoto , il muro ancora in piedi , solo il Checkpoint Charlie per andare di là…..e poi la seconda volta quando c’era già il Center Sony ma ancora il vuoto dall’altra parte.
Dalla cupola del Reichstag era una tutta una selva di gru, poi sono passati più di dieci anni ed eccomi qui , tra torme di giapponesi che fotografano tutto , anzi si fotografano davanti ai mega pannelli che ricordano com’era il mitico Unter den Linden alla fine della guerra. Davanti alla porta di Brandenburgo sventola una fantastica bandiera : no all’omofobia e la musica a palla richiama le folle alla manifestazione mentre un gruppo di ragazze pompon dalle belle cosciotte teutoniche in mostra si fotografa dal lato del Tiergaten. Ma un vero brivido l’ho provato camminando tra le lastre mortuarie del Stiftung Denkmal für die ermordeten Juden Europas di Eisermann. L’avevo visto tante volte in fotografia , ma il senso di angoscia che procura lo sprofondare del pavimento diseguale, quell’incertezza degli equilibri visivi le foto non me lo avevano reso, capisco che oggi l’arte può rappresentare solo cosi’ il suo farsi racconto e memoria.
La tanto decantata Berliner Luft oggi c’è tutta , anzi fa piuttosto fresco, ma completo il mio giro con un sopralluogo alla Philarmonie , anche per capire dov’è la stage door , magari domani mi serve. Al solito mi colpisce il fluire ordinato del traffico , il silenzio dei clacson , la cura maniacale delle aiuole, la pulizia per terra. Un patetico pezzo di muro piantonato da un ragazzo in divisa pseudo DDR con sventolante bandiera capisco che fa lo stesso lavoro dei gladiatori al Colosseo , aspetta i turisti per fare le foto ricordo. Mi impressiona di più il piccolo sentiero di mattoni per terra con la mini targa 1961/1989. Sarà che fa parte della mia memoria personale ma è la cosa che mi porta maggiormente a riflettere sulla colpa e sulla sofferenza di un popolo che in qualche modo ha pagato attraverso questa ferita la follia generata dal nazionalsocialismo che si trasformò nell’orrore nazista.
Il pomeriggio comincia con un incontro bellissimo. Una mitica amica che col suo sito web informa il mondo degli appassionati di tutta la musica lirica e sinfonica che si può sentire quel giorno e spesso anche per i giorni successivi nelle radio , tv e satelliti praticamente in tutta Europa e non solo. Karin rappresenta per me un appuntamento quotidiano , una finestra sul mondo musicale e averla li davanti in un delizioso locale dietro l’angolo dello Schiller Theater mi sembra quasi la realizzazione di un sogno. Inutile dire come mi sia volato il tempo in sua compagnia , la promessa è un arrivederci a Berlino!
Passo al bellissimo spettacolo allo Staatsoper in Schiller Theater : Die Entführung aus dem serail. Il teatro è vecchiotto , abbastanza piccolo , ma con un pubblico meraviglioso , con tanti , tantissimi ragazzi. Non ho letto niente dell’allestimento , ma già dopo pochi minuti mi accorgo di essermi atteggiata ad un sorriso interiore completo. Un Mozart concentrato in un allestimento tanto scarno quanto perfetto. Senza intervallo le due ore abbondanti di musica mi appagano l’anima , e continue trovate registiche mi lasciano sbigottita.
Fotos von Monika Rittershaus
In questo ratto non c’è il Serraglio , non c’è la scala , non c’è niente se non cinque sedie ma i costumi sono strepitosi , le voci perfette , l’orchestra pure. Tanto per dirne una : prima che inizi l’opera Pavol Breslik viene a sedersi accanto a me in terza fila e io che non ho letto la locandina entrando penso che in scena ci sia un sostituto , va be’ pazienza . Per la verità è un po’ troppo platinato e biancovestito ma si vede che non ha voce…e poi si alza e comincia a cantare . Infatti l’opera comincia così e prosegue con una pochezza di mezzi e una sovrabbondanza di trovate che accompagnano perfettamente il fluire della musica. C’e una certa aria da cabaret berlinese , leggo poi tornando in albergo che l’allestimento non è nuovo , si tratta di una ripresa , ma certo valeva la pena di riprenderlo. Come al solito scopro l’acqua calda. Ho sottomano la locandina che una simpatica ragazza italiana della reception mi ha stampato e la condivido. Direttore Christopher Moulds., regia Michael Thalhemer, scene Olaf Altmann, costumi Katrin Lea Tag, luci Olaf Freese. Gli interpreti oltre al già citato Breslik Laura Aikin , Sonia Grané Manuel Günter , Wilhelm Schwinghammer…con Peter Moltzen e il coro diretto da Frank Flade.
Comincio ad amare Berlino di un amore totale…