Due diversi venerdì

Erano tanti i ragazzi stamattina per strada : a gruppi più o meno numerosi , tutti ben contenti di non essere a scuola . L’autunno mitissimo regala giornate ancora calde ed è la fine di novembre .

Convinta che sarebbe stato inutile domandare perché se ne andassero a spasso così demotivati mi ero ben guardata dal fare loro domande .

Al massimo avrei avuto la classica risposta : mi trova impreparto prof..,,

poi ho visto due ragazzine con i segni verdi sulle guance e allora mi sono avvicinata : c’era la manestazione oggi ? 

Si , al porto , ma eravamo pochi mi hanno risposto sconsolate :
ho detto loro che erano state brave e alla mia precisa domanda hanno risposto che di trattava del Friday for future , loro lo sapevano!

Poi il mio spiritello cattivo ha voluto divertirsi e a un gruppo di dondolanti adolescenti ho fatto l’altra domanda : che cos’è oggi ?

Il coro unamine e festoso : il black friday! e sembrava un grido di battaglia .

I palloni neri davanti ai negozi , le file davanti ai centri commerciali, la smania di acquistare , questo sembrava essere lo scopo primario della giornata .

Così netta la separazione tra quei (pochi) che sanno a cosa va incontro il nostro pianeta e i tanti il cui fine ultimo sembra essere l’interesse per comprare qualcosa , magari fatto in quei paesi del sud.est asiatico in cui si sfruttano le forze lavoro , in cui si inquina in barba alle regole di Kyoto , al Trattato di Parigi e via cantando .

Mi sono allora chiesta , al solito , quale potrà  essere stato il ruolo di una scuola assente e distratta nei confronti di questi ragazzi abbandonati alle loro poche certezze : quanti docenti avranno perso tempo a spiegare , magari ad aiutare l’organizzazione perché poi alla fine ho incontrato anche alcuni che chiedevano in giro : ma lo sa lei dove è la manifestazione ?

Ho detto loro che era al porto , ma che era già finita . Peccato, mi hanno detto e sembravano sinceri.

So di essere la solita vecchia rompiballe che torna sempre sugli stessi argomenti , io sarò anche fissata , ma è la scuola l’unico strumento che potrà salvaare il futuro , per me e per chi ha la bontà di leggermi ormai è troppo tardi , a me resta solo il triste ruolo di intervistatore fastidioso , penso che tra un pò per strada mi eviteranno con cura.

Morte ammazzate

Mettiamola così : ieri era la Giornata mondiale contro la violenza alle donne e oggi si pubblica una interessante ricerca addirittura istituzionale dalla quale si evince che insomma ..si , va beh .. però se le donne si vestissero in maniera più decorosa , se non se l’andassero a cercare , se insomma fossero un po’ meno puttane finirebbero meno vittime di violenza . 

Et voila! Ovviamente al sondaggio hanno contribuito , ovviamente anche donne e se questo è il risultato agghiacciante la strada da percorrere evidentemente è ancora troppo lunga .

Hai voglia a mettere tante belle scarpe rosse per terra , a vestirsi di viola ( in Francia) , a sfilare nelle piazze di mezzo mondo .

Ci sono dei pregiudizii così radicati per  i quali  forse bisogna guardarsi dentro anche in base a sollecitazioni culturali sotterranee di cui non si riconosce neppure l’origine.

Prendiamo per esempio il mondo della lirica : non è un luogo comune dire che l’opera fa parte del nostro patrimonio culturale e allora riflettiamo insieme cosa abbiamo imparato dall’opera riguardo alla violenza sulle donne .

Il solo Jonas Kaufmannn , tanto per non far nomi , ne ha ammazzate parecchie in scena : dalla sfigatissima Desdemona , alla “ meretrice abbietta” Nedda dei Pagliacci , alla sfacciatissima Carmen fino alla Marietta della Città morta ( che magari se la è soltanto sognata ) e sono già quattro cadaveri in scena .

C’è sempre il pugnale facile in  mano all’uomo –padrone ; tanto per restare in tema ho  vista recentemente  anche la povera Marie del Wozzeck e via via potrei seguitare per ore ad elencare vittime femminili .

Tengo in libreria come una bibbia un prezioso libro scritto tanti anni fa da Catherine Clement: L’Opera lirica o la disfatta delle donne.- Marsilio Editore .novembre 1979-

Penso sarebbe ora di pubbblicarne una ristampa.

Il Wozzeck

Una occasione mancata  . Il teatro di Stato della Baviera ha trasmesso in streaming la prima di uno spettacolo importante : Wozzeck di Alban Berg.

Mi sono messa devotamente a guardare in attesa di quello che speravo  fosse  un evento importante , ma ne ho avuta una vera delusione.

Mi spiego meglio , in un momento in cui si celebra un po’ dovunque la giornata contro la violenza contro le donne pensavo ( a torto ) che una messa in scena di questa opera sarebbe stata utile per richiamare l’attenzione su questo terribile fenomeno 

Sappiamo che l’opera è tratta da una piece teatrale scritta addirittura nel 1836/37  da Georg Büchner  , restò incompiuta per la morte dell’autore e solo  nel 1913 a Monaco l’opera fu completata e messa in scena . L’autore non la vide mai rappresentata .

Fu un successo , molti videro nella la storia del povero barbiere- soldato la tragedia di un uomo ridicolo tiranneggiato da un serie di personaggi  ( il capitano , il dottore , il caporalmaggiore ) che ne fecero la vittima predestinata  ad essere un assassino , bastava mettergli in mano un coltello, una tragica ballata di denucia sociale.

Dall’originale Woyzzech Alban Berg nel 1925 , su suo libretto che dedicò ad Alma Mahler , trasse la sua opera   in tre atti e quindici scene che chiamò Wozzeck.

La storia ricalca fedelmente la trama teatrale , la  pesantezza ironica del testo , la tragicità e l’orrore di una guerra finita da poco ne fecero un testo che si prestava ad una lettura di condanna delle classi superiori nei confronti del povero individuo , povero di testa che diventa  naturale vittima del potere.

Ma c’è un altro personaggio importante nel racconto ed è la povera Marie , la vittima della vittima , a sua volta vittima e madre di un povero bambino che non ha scelto di vivere nella miseria e nella abiezione morale che lo circonda .Ebbene , io ricordo di avere visto un Wozzeck in cui questa dolente figura di Marie giace alla fine , gettata nelle acque fredde del fiume , pgnalata a morte mentre il bambino ripete indifferente il suo canto su un cavallo a dondolo per poi allontanarsi indifferente con gli altri bambini.

Questo non l’ho trovato nella rappresentazione datata in maniera pesante , ovviamente in relazione alla stupenda musica di Berg , ma decisamente inattuale per quello che io avevo sperato di vedere.

Ne è venuto uno spettacolo freddo , decisamente datato , in cui il realismo di un fatto di cronaca realmente avvenuto viene raccontato in maniera surreale e antinaturalistica . Per me uno spettacolo vecchio , peccato.

Sardine

Nel mare torbido e limaccioso della politica italiana sono comparse le sardine.

Il circo mediatico si è messo in moto , il portavoce delle sardine bolognesi viene invitato ovunque , non c’è programma televisivo che non voglia vederlo tra gli ospiti più gettonati del momento.

Ma , e qui sta il fatto quasi miracoloso : quel ragazzo telegenico e riccioluto ha un sorriso disarmante sul viso , non strilla slogan ad effetto , soprattutto resta seraficamente tranquillo davanti alle provocazioni ed ai discorsi in politichese che lo inondano.

Lui , e gli altri ragazzi promotori di questo clamoroso gesto civile seguitano a ripetere le motivazioni che li hanno spinti ad andare in piazza , senza retorica e senza slogan : si erano stufati di subire la volgarità e la violenza quotidiana della nostra politica e si sono chiesti se non fosse l’ora di svegliarsi e di reagire .

Si sono stupiti per primi per il clamoroso successo della loro sfida , ammettono serenamente che non si aspettavano proprio una risposta così importante .

Adesso le iniziative si moltiplicano , non tutte saranno così spontanee e ci sono già i partiti che tentano di metterci sopra il cappello.

Io vorrei raccomandare ai quattro ragazzi e al loro gentile ambasciatore di mantenere il sorriso con cui hanno dato una scossa al paese tutto.

Non si lascino strumentare , la loro sferzata di energia potrà far bene se resterà quella cosa lì, quella burla gigante che però è servita a risvegliare tanta parte di noi addormentati nella pigrizia di una ineluttabilità quotidiana.

So benissimo che qualcuno ha paura di loro , il loro non è un girotondo alla Moretti e non ha la violenza dei forconi o delle manifestazioni violente di tipo francese.

Non so neppure se il loro manifestarsi riuscirà a cambiare il trend pericoloso che vede ancora una destra becera in testa nei sondaggi .

Ma come giustamente hanno detto richiamandosi ai bellissimi versi di una canzone di Lucio Dalla : come è profondo il mare….

Le sardine sono pesci piccoli , prendono poco posto ,  sarebbe bello che anche noi disamorati adulti e stanchi vecchi ci ritrovassimo pigiati come sardine a dire basta sulle piazze . 

L’Italia delle alluvioni , dei disastri economici , dell’ILVA e dell’Alitalia , dei treni in perenne ritardo , delle buche nelle strade di Roma si risvegliasse dal torpore e cominciasse a pretendere con un sorrriso , quello che resta stampato ironicamente sulla faccia del telegenico ambasciatore , di ritornare ad essere quel paese civile che sotto sotto ancora siamo.

Nota a margine

Per ascoltare con la dovuta attenzione Die Tote Stadt trasmessa via radio da Monaco la sera della prima ho trovato un prezioso programma di sala della Fenice di Venezia del 2009.

In quell’anno ( sindaco Massimo Cacciari) l’interessante stagione si apriva proprio con l’opera di Korngold e con la regia di Luigi Pizzi.

 Ricordavo di averne anche visto brani su YouTube e che la combinazione Bruges/Venezia era accentuata da una messa in scena decisamente acquatica.

Con in mano il libretto , direi egregiamente tradotto , con testo originale a fronte , ho seguito l’opera da Monaco con tutta l’attenzione che meritava l’ascolto.

Ma quello che mi ha ulteriormente interessato è tutto quello che il programma conteneva in più : saggi diversi e tutti molto interessanti , quello che mi ha incuriosito di più è stata una intervista a Giacomo Puccini .

Puccini apprezzava moltissimo Korngold e la sua opera , apprezzava un po’ meno Strauss ( d’altra parte sappiamo che l’antipatia era ferocemente ricambiata) e le sue dichiarazioni sono molto divertenti.

Ho scoperto , con mio grande gaudio che la sua opera preferita di Wagner erano i Meistersinger  ( guarda caso anche per me la sua opera più amata) e che amava pensare che per gli italiani ci voleva la musica italiana …

Mentre leggevo ascoltavo la bellissima opera di Korngold , direi magistralmente diretta da Petrenko e altrettanto magistralmente cantata da quel mostro di bravura che è Jonas Kaufmann , il quale da perfetto “cannibale” ha fatto suo il personaggio di Paul portandolo alla sua vocalità e alla sua capacità interpretativa.

Mi mancano ancora tanti giorni ( tante repliche ) fino al giorno in cui potrà con maggiore cognizione di causa parlare dell’opera dal vivo .Conto i giorni e incrocio le dita , l’inverno può fare brutti scherzi , soprattutto  alle voci miracolose.

Intanto siamo inondati da tante di quelle fotografie di scena da evitarci sicuramente l’effetto sorpresa.

Consiglio agli amici italiani che andranno a Monaco di scaricare il libretto veneziano. Puà essere molto utile.

La voce della Garança

Questa  è una piccola storia che si riferisce ad un spot pubblicitario e quello che segue riguarda il fatto del perché la musica che lo  accompagna mi colpisca così tanto  e che ogni volta che lo vedo provi la stessa emozione.

Lo spot è della TIM e serve a valorizzare le potenzialità della rete 5G .

Una piccola storia in pillole , un matrimonio nella piccola suggestiva chiesetta di Portovenere .

Il padre della sposa . evidentemente un cardiochirurgo viene chiamato per telefono ed esce dalla chiesa , inforca occhiali alla Minority report e opera a distanza sul cuore di una bambina .

Rientra in chiesa , stacco intelligente sugli ex-voto a forma di cuore della chiesa , gli sposi escono felici , all’ospedale i genitori della bambina abbracciano i medici fuori della sala operatoria ..e io mi commuovo .

Il motivo è la bellissima musica che accompagna lo spot : credo di conoscerla , una voce di donna bellissima , ma non riesco ad individuare cosa sia.

Allora mi metto in  ricerca in rete e trovo ( in rete si trova tutto) che è una “canzone” (sic!) cantata da una certa Elina Garança intitolata Mon coeur s’ouvre à ta voix..

Oplà : è il Samson et Dalila di SainsSans! ecco perché la conosco e mi piace tanto!

Scopro anche che il cardiochirurgo è un cardiochirurgo  vero , che il regista dello spot è un nome per me sconosciuto , sicuramente però un bravissimo regista tedesco, capace di raccontare una storia completa in pillole.

Quello che mi ha fatto sorridere è il fatto che nel comunicare che tipo di musica sia la colonna sonora non si sia minimamente usata la parola “aria” oppure “romanza”  e segnalare che si trattava di una  bellissima opera lirica.

La “canzone “ probabilmente anche remixata però resta lo sgambetto che lo spot  riesce a fare sul mio cuore , evidentemente il mio orecchio musicale funziona bene anche se mi è dispiaciuto non riconoscere una  musica che conosco benissimo e che non sia stata capace di riconoscerla da sola.

Morte a Venezia

Il segno tangibile della decadenza di un paese lo si avverte dagli eventi epocali che lo attraversano.

Venezia che muore , Venezia condannata dall’ignavia , la corruzione , il vuoto decisionale , l’indifferenza di chi dovrebbe custudirla quale bene prezioso per la storia dell’umanità intera è la conferma che tutto il nostro paese è veramente arrivato verso un tramonto storico irreversibile.

Io c’ero nel 1966 quando la mia Firenze fu inghiottita dal fango , quando Venezia sembrò scomparire sotto le acque della laguna , ma forse ancora io  ero giovane , ancora credevo che il fango sarebbe stato lavato , che le acque si sarebbero ritirate .

Oggi tutto questo mi sembra tanto lontano , allora  credevo che un paese come l’Italia non potesse affondare così come invece sta avvenendo in questo Duemila inoltrato dove la prospettiva di risollevare la testa mi pare ormai una figura retorica irraggiungibile.

Ci aggrappiamo all’Europa come ad una matrigna distratta , anche lei non sta del tutto bene, diventa difficile scaricare colpe , raccontarci una bella storia di solidarietà che non ha più motivo di essere creduta.

Si potrebbe dire : Se Atene piange Sparta non ride …ma non me ne viene una grande consolazione, anzi tutto questo mi fa ancora più paura per il domani dei giovani ai quali lasciamo un paese in malora .

Se uno legge la storia del Mose e conosce minimamente la laguna sa quanto può essere cattiva la marea da quelle parti : ho camminato da Chioggia a Pellestrina , ho navigato con piccole barche a vela e ho anche attraversato la Giudecca su grandi navi da crociera.

Quelle grandi paratie alle Bocche di porto sono già un monumento al degrado

e non credo che riusciranno mai a finirle in maniera positiva , anche se oggi si cerca di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.

Faremo la solita grande colletta , qualche spicciolo per risarcire i commercianti verrà  trovato , ma lo sgretolamento sottile delle colonne della Basilica di San Marco non farà rumore fino a che , staccati i preziosi mosaici, piano piano affonderà tutto e noi perderemo la memoria di quello che Venezia fu per il mondo intero.

Lo Smarrimento della Mascino

Gli spettatori entrano a sipario aperto . Sulla scena , un ambiente razionale ,abbastanza freddo ,pochi arredi , molti libri.

Una donna al telefono , o forse sta ragionando a voce alta , ogni tanto prende appunti.

Comincia così Smarrimento , un testo scritto e diretto da Lucia Calamaro per Lucia Mascino, sola in scena per un’ora abbondante di spettacolo.

Cosa ci dice di questa donna ?, oppure sono due ?: lei e il suo personaggio, perché la Donna è una scrittrice che fatica a portare a termine il suo ultimo romanzo.

Una sottile nevrosi pervade il racconto , non sai mai quando è la scrittrice che parla , oppure Anna , la sua creatura , il suo doppio .

Il testo ci dice molte cose a cominciare dalla fatica della creazione artistica fino alla necessità del quotidiano passando attraverso molte emozioni fino ad arrivare a raccontarsi  anche nella veste dell’uomo Paolo, quello della telefonata all’inizio , quello che in qualche modo alla fine ,insieme alla sua creatrice ,ci consegna la sua versione dell’infelicità di vivere.

Lucia Mascino si muove in un continuo alternarsi di pensieri e voci interiori , in una conversazione “contunuamente interrotta” , in una acrobatica , perfetta rappresentazione del sé di una Donna per la quale la ricerca del racconto si fonde con la ineludibile ricerca del senso di esistere.

Dall’ordine geometrico dell’inizio fino alla distruzione di ogni ordine costituito nel quale alla fine rimane solo la consapevolezza del ricordo , la necessità del dolore, l’importanza della memoria .

Tante , buttale là le dotte citazioni , i rimandi che attraversano la mente di una intellettuale che in qualche modo si diverte a smitizzare citando, malizioso il non richiamarsi alla Voix Humaine, poi grande nei due momenti dolorosi in cui non si sottrae al richiamo delle morte ,della malattia , della perdita della memoria.

Qui la Mascino ritorna al classico , la sua voce non si spezza più , sono come pannelli scorrevoli dolorosi per poi ritornare come una capriola al tono colloquiale ,facile del racconto quotidiano.

Lucia gioca con gli spettatori passando dai toni comici  , si ride spesso all’inizio, molto meno via via che la confessione suo malgrado prende forma.

Attrice completa , padrona della scena la Mascino ci regala , attraverso il testo che la Calamaro le ha cucito addosso , una stupenda prova delle sue capacità di teatrante.

In stato di grazia per il debutto nella sua Ancona la prova felice di questa produzione di Marche Teatro si avvale della scena e luci di Lucio Diana e dei costumi di Stefania Cempini.

Per questa prima tournè le tappe saranno dal 12 al 17 novembre Ancona

20 novembre Vicenza

21 Novembre Novara

25 novembre Lucca…

Non mi resta che augurare lunga vita a questo spettacolo , lo merita davvero.

Per Liliana Segre

Una foto tragica nella sua banalità: vi si vede una elegante vecchia signora accompagnata da due giovani , la vecchia signora è Liliana Segre , ottantanovenne sopravvissta al capo di sterminio di Auschwitz e i due ragazzi che l’accompagnano sono la sua scorta ! 

Due carabinieri che credo siano molto onorati del servizio che oggi , in quello che dovremmo considerare un paese  civile della vecchia Europa si trovano impegnati a proteggere la vita di una donna che al limitare della vita si vede costretta alla protezione contro chi , giornalmente , vomita odio nei suoi confronti sui siti sociali e sulla rete.

La senatrice a vita Segre , la cui unica colpa è stata quella di sentirsi in dovere di ricordare e di farsi testimone , oggi nel 2019 , grazie alle politiche di odio e di diffuso antisemitismo di ritorno è diventata bersaglio dell’idiozia e del rigurgito razziale che mai avremmo pensato di dovere rivedere nel nostro paese.

E si deve vergognare quella specie di ributtante leader della destra xenofoba mascherato da nazionalismo che osa paragonarsi a lei in quanto vittima , anche lui poverino , di minacce e intimidazioni .

Ma come si permette ? 

La vecchia signora , che signora è davvero nell’animo ha detto che se vuole incontrarla la sua casa è sempre aperta per tutti , ma non l’ha capito l’esimio parolaio che anche questa è una risposta di altissimo profilo e che la sua arrampicata sui vetri di una falsa bonomia è un ulteriore segno della sua vigliacca voglia di strizzare ancora una volta l’occhio alla destra più estrema?

Cresce nei sondaggi dell’anima buia del paese questo bieco figuro che si nutre dell’ignoranza e della miseria morale di una larga parte dei miei concittadini .

Una sinistra colpevole di avere lasciato la scuola , sia nelle sue fatiscenti strutture che nell’avere svilito e abbandonato gli insegnanti alla improba impresa di nutrire , con i loro magri stipendi, i cervelli delle giovani generazioni deve farsi molti mea culpa e si deve guardare intorno perché questi sono i risultati.

Primo Levi non ce l’ha fatta , dopo avere tanto testimoniato attraverso i suoi libri l’onta della Shoa ha chiuso tragicamente e volontariamente la vita , Liliana Segre al contrario ancora combatte a testa alta .

Dobbiamo tutti inchinarci di fronte a questa donna e chiederle scusa per questo ultimo affronto , io personalmente mi sento di farlo dal piccolo spazio del mio piccolo blog.

Un luogo alternativo

L’ autunno , se non arrivano i nubifragi, è tempo di gite brevi , magari in luoghi diversi dai soliti itinerari costellati dalle mostre sempre più reclamizzate e spesso poi molto meno attraenti di quanto promettano sulla carta.

Io propongo un luogo strano , tra i più strani che esistano in Italia , un posto che abbina un pellegrinaggio sacro ad un posto straordinario e fuori da ogni catalogazione culturale.

Intanto comincio dal nome : la Scarzuola . 

Pare che fosse il nome di un’erba povera che cresceva anche dove non c’era molta acqua  ( da cui Scarsa o Scarza) e San Francesco ne fece un luogo , uno dei tanti che si trovano in Umbria, in cui fondò un convento per i suoi confratelli.

Luogo mistico , di modeste proporzioni , con curiosi reperti qua e là, che ne dimostrano l’originale appartenenza all’Ordine .

Ma è oltre questo luogo che si apre la vera scoperta : la porta si apre su uno dei posti più strani e incredibili che si possano vedere in Italia.

Per andarci bisogna prenotarsi e pagare una ben modesta cifra , il proprietario farà da guida a chi cercherà di capire il perché di tanta misteriosa architerttura.

L’ideatore e realizzatore del complesso si chiamava Tomaso Buzzi e di mestiere faceva l’architetto , questo suo grandissimo monumento composito è quello che ci ha lasciato e che suscita curiosità e lascia in fondo anche perplessi.

Tutto il complesso misterico fu ideato e costruito fra la metà del secolo scorso e la sua fine , ma non fu mai finito perchè questo ne era in fondo il fine ultimo :opera aperta , opera misterica , opera metafisica.

Si trovano in rete anche le dotte spiegazioni di ogni parte del complesso munumentale , spiegate dall’attuale proprietario che è nipote dell’architetto e che ne conserva memoria e manutenzione

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Non è un monumento al bello : le sovrapposizioni , le citazioni , i richiami classici e i simboli massonici ne fanno un bel guazzabuglio di stili e di misteri, una specie di LunaPark culturale .

Forse però un certo disagio lo trasmette e se si è trattato dell’opera di un pazzo certo bisogna ammettere che lo aveva fatto con un certo metodo e una notevole  sovrabbondanza di informazioni .

Dimenticavo di dire che è in provincia di Terni , che bisogna prenotare per tempo la visita e che non bisogna andarci in gruppi troppo abbondanti.

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Ragazze e ragazzi

Si somigliano tutte : le ragazze che si vedono per strada hanno tutte i capelli lisci divisi nel centro , hanno tutte gli occhi truccati allo stesso modo , hanno tutte le sopracciglia curate .

Si vestono tutte uguali , penso la terribile situazione di quelle poverine che hanno il sedere grosso , a quelle che madre natura ha fatto lo scherzo di essere un po’ più originali.

Mediamente molto più alte della generazione passata devo ammettere che sono mediamente molto più carine delle loro mamme che , spesso vanamente, le inseguono con abbigliamenti adolescenziali.

Ne vedi una e sembra di vederle tutte , è impressionante il livello di omologazione a cui arrivano , forse alcune anche a costo di notevoli sacrifici personali.

I ragazzi  poi , appena ne hanno il benchè minimo accenno si fanno crescere barbe risorgimentali degne di ogni garibaldino che si rispetti.

Succede così che anche loro finiscano per assomigliarsi un po’ tutti ,  anche perché non si hanno grandi variazioni nell’abbigliamento , buono  ormai per tutte le stagioni e per tutte le tasche.

Per fortuna si distinguono soltanto quando hanno  un diverso colore della pelle , ma su questo particolare  i giovani non ci fanno proprio caso , li vedo camminare allegramente mischiati e questo avviene ovunque , non solo nella tranquillla provincia in cui vivo.

Omologati e indifferenti , salvo poi risultare terribilmente incolti quando per caso li ferma il cronista della Tv locale per fare le domande banali tipo se sanno l’anno della Liberazione dal nazi-fascismo oppure se si ricordano l’articolo uno della Costituzione.

Qui si apre l’abisso , non ne sanno niente e non vogliono neppure sapere : a Roma come a Milano è la stessa risposta : su questo mi trova impreparato… 

poi vanno a votare , appena ne hanno l’età, con la stessa mancanza di saperi e con la stessa indifferenza culturale.

Statistiche alla mano la ricchezza è nelle mani dei nonni ai quali l’ex comico buontempone vorrebbe togliere il voto , poi magari c’è chi pensa addirittura di far votare i sedicenni .

C’è poco da ridere , poveri ragazzi ! l’unica loro speranza è tornare a studiare davvero in questo mondo appiattito e totalmente alla rovescia in cui si somigliano tutti ma probabilmente  tutti si troveranno in un futuro molto più grigio di quanto credano di avere.