Notizie dal web

Unknown

 

 

Chi mi dice che Faceboock non è divertente non conosce un mio amico architetto molto spiritoso che oltre ad essere una persona competente in moltissimi ambiti , compreso quello sulle politiche ambientali , si diverte attraverso alcuni suoi siti a segnalare cose molto curiose .

Tanto per fare un esempio ha uno spazio che si chiama “ gli affaroni imperdibili “ in cui segnala le più improbabili offerte , spesso al limite del surreale ,di oggetti che poi in realtà sono veramente messi in vendita  soprattutto in America .

 

Oggi mi è arrivato un suo nuovo messaggio che riporto fedelmente perché lo trovo divertentissimo:  visto il perdurare dei voti inutili del Parlamento inglese si consolida il neologismo da urban dictionary “ to Brexit”, che viene usato quando annunci di andare via da qualche posto , più volte , ma rimani piantato dove sei.

“I have been brexiting from this party the whole evening”.

 

Aggiungo del mio che se qualche inglese d’ora in poi farà dell’ironia sul nostro modo bizantino , arcaico e contorto di fare politica tanto che difficilmente all’estero ci riesce difficile spiegare il perché di tante storte evoluzioni della italica politica , me lo mangio letteralmente.

Devo tristemente aggiungere che siamo riusciti trionfalmente a esportare il made in Italy della moda , la nostra cucina , O sole mio , gli stereotipi del Sud con mandolino incorportato e ahimè anche la mafia.

 

Non avrei mai immaginato che saremmo riusciti anche nell’intento di ridurre a barzelletta anche la secolare serissima politica britannica.

Il mio amico , interpellato se potessi usare il suo messaggio sul mio blog  nell’autorizzarmi mi ha anche correttamente informato che non l’ha inventato lui .

Questa è una cosa che già circola in rete.

 

Per oggi passo e chiudo , la perfida Albione mi attende.

 

 

Un ricordo personale

Unknown

 

 

Leggo sulla stampa di oggi che venerdì ci sarà un concerto a Roma per ricordare il grande storico della musica Mario Bortolotto .

In quella occasione uscirà anche un libro per ricordarlo , anche se leggo che ahimè la diffusione é fuori commercio.

Sono andata subito a riprendere in mano uno dei suoi libri , difficili e bellissimi che mi hanno molto accompagnato durante i miei anni di ascolti musicali.

 

Ho ripreso l’Introduzione al Lied romantico e credo che per riuscire a leggerlo mi siano serviti tutti i tre anni di studio del tedesco.

Lo rileggo qua e là saltando come se attraversassi un ruscello sui sassi, è molto difficile leggere la prosa colta fino all’inverosimile del grande studioso , ma quando trovo un sasso che conosco , un momento di riferimento più chiaro per la mia ignoranza abissale, questo mi fa sentire felice.

 

Ho una piccola storia personale con il famoso musicologo : per uno strano momento ci siamo incontrati a Salisburgo , il grande signore veneziano mi ha levato dall’imbarazzo in un momento spiacevole e l’ho voluto ringraziare nell’intervallo , lui camminava appoggiato a bastone e io mi sono fermata a salutarlo ancora una volta : eravamo  ai  Meistersinger.

Mi disse di scrivergli e alla mia richiesta dove avrei trovato l’indirizzo mi rispose sorridento : sull’elenco telefonico.

 

Gli scrissi e lui ogni tanto mi mandava delle deliziose cartoline , per solito di quelle che reclamizzano i programmi di Santa Cecila o del Teatro dell’Opera .

Erano brevi saluti garbati , con una calligrafia minuta e antica , io ho messo le sue cartoline a segnalibro dei suoi libri , ma nonostante vada a Roma ogni tanto non l’ho più reincontrato.

 

Il professore se ne è andato , ma i suoi preziosi scritti li tengo con devota cura , se qualche volta a teatro capisco qualche cosa di più nell’ascoltare di tutto  lo devo anche alla difficilissima , raffinata e qualche volta anche ironica prosa del grande musicologo che ho avuto l’onore di incontrare un giorno al Festival di Salisburgo.

 

 

L’opera in manicomio

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Una cara amica austriaca che scrive sempre in maniera spiritosa sia in tedesco che in inglese e che io leggo …anche su Googlletraslator…ha rilasciato una divertente recensione su una Lucia di Lammemoor a Graz che mi consente di riprendere il discorso sulle messe in scena “ innovative” in generale.

La povera Lucia è spesso vittima di queste performance , a mia recente memoria me ne ricordo due o tre , diciamo così per esemplificare, moderne.

In alcuni casi il risultato è elegante , le idee mi hanno convinto  ( vedi Monaco) , in altri casi un po’ meno .

Ma il discorso lo allargherei al solito su messe in scena belle o brutte.

Intanto l’idea di ambientare l’opera in manicomio di per sé non è poi così originale : spesso nelle opere i personaggi si comportano talmente da matti che  non ci vuole molto a metterli addirittura in un  ambiente adeguato .

Citando a memoria qua e là ricordo una Dama di picche a Firenze , diversi anni fa, poi più recentemente una Suor  Angelica e ora tocca alla povera Lucia che evidentemente ispira molta truculenza e molto sangue .

Ne ricordo una letteralmente affogata nel rosso liquido di tutto il palcoscenico.

Ho dovuto assistere anche a una Desdemona “disturbata” , tanto per restare in tempi relativamente recenti .

 

Ora , se è chiaro che non si possono più vedere le messe in scena “in costume” , specie se accompagnate da fondali classicamente dipinti come le tele pompiers dell’Ottocento , né si reggono più i cantanti impettiti al proscenio , magari a morire letteralmente in piedi , altrettanto non si può sopportare ulteriormente la prevaricazione registica sul “concept”.

 

Devo a una recente visione in streaming l’avere finalmente capito la  “trama” del Boccanegra : eppure ne avevo viste anche di mirabili , compresa quella di Strehler / Abbado ma se avessi dovuto raccontare ad un neofita la storia mi sarei ancora intrecciata sui vari Adorno&Grimadi&Fiesco&Albani…..

Al solito , mi convince la resa drammatica , il recitar cantando , l’emozione finale che è tutta nella musica e che abbisogna di ben poco altro per arrivare al cuore.

 

Un’ultima notazione . D’accordo ,  facciamo tutto in abito moderni : costano decisamente meno e si trova tutto riciclabile nel trovarobato , ma già che ci siamo evitiamo i colori verdino-acidi cari ai costumisti germanici .

C’è la bella soluzione in bianco /nero : uomini giacca e cravatta , donne in tubino . Variazione per extra –large : tutto beige . Garantisco che funziona.

 

Je n’ais pas le temps

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La sera prima di morire in un duello  il giovane genio matematico francese Evariste Galois cercava di rimettere in ordine le carte dei suoi studi che anticipavano soluzioni innovative : poi a margine scrisse . “je n’ais pas le temps”.

Morì giovanissimo in quel duello intorno al 1840, ma la frase lapidaria rimase e ne fu scritto un libro : 13 ore per l’immortalità di Leopold Infeld.

Da quel libro nel 1973 un regista italiano Ansano Giannarelli trasse  un film intitolato “Non ho tempo “ che ebbe anche una versione più lunga in tre puntate trasmessa alla televisione in quegli anni lontani.

 

Non so per quale meccanismo della memoria ( sono strane le concatenazioni mentali) la frase mi è tornata in testa leggendo la lapidaria risposta di Macron a Conte che seguitava a perorare ingarbugliate rivendicazioni sul costo della tratta italiana del TAV.

Non ne ha il tempo , cioè non ci perde tempo con le beghe tutte interne al governo italiano su questioni già concordate e firmate a suo tempo.

 

La lingua francese è tagliente quando vuole , chiarissima : Se il suo conterraneo quasi due secoli fa non aveva trovato il tempo di riordinare i suoi preziosi scritti prima di morire stupidamente in duello ad appena vent’anni , anche il suo lontano pronipote ..non ha tempo da perdere con questi italiani queruli e pasticcioni.

 

Bello schiaffo all’elegante professore di diritto che forse non ha ben compreso il ruolo politico che si trova a svolgere : mica è un cliente da difendere il Governo italiano, anche se indubbiamente lo hanno già comunque pagato bene!

 

Il film , noioso e interessante quanto basta lo si può vedere ancora su YouTube, non era male il cinema italiano di quegli anni ! Una curiosità : uno sceneggiatore era Edoardo Sanguinetti e tra le comparse nella parte di uno studente Michele Placido. Buona visione.

 

 

Il mondo salvato dai ragazzini

 

Unknown

Una vicenda che poteva essere una tragedia orribile , sembra di leggere di un incubo degno di un film americano, persino il Procuratore capo di Milano ha parlato di una sequenza cinematografica  e dobbiamo anche ringraziare la preparazione dei mai abbastanza lodati Carabinieri per questo .

Ma quello che è veramente di grande rilievo è ascoltare i ragazzini che raccontano :

lucidi , antiretorici , consapevoli e svelti di testa come sicuramente non sarebbero stati i loro padri e le loro madri:

hanno fatto sì quello che vedono nei telefilm , ma lo hanno fatto senza retorica e si permettono pure di raccontare senza implicazioni politiche che quel povero matto e quasi assassino urlava anche contro Salvini e Di Maio, senza commentare e senza voler caricare di contenuti polemici le loro testimonianze.

Lo pensavo già , ma ora ne sono convinta : i ragazzini nativi digitali sono migliori della generazione precedente : ho qualche esempio tra i molti nipoti .

Ne sanno molte più dei loro docenti , spesso quel loro digitare con disinvoltura li porta da una rapidità di conoscenze inimmaginabile nel secolo scorso.

Da quello che si può immaginare si capisce che non si sono lasciati andare al panico e bravi anche i professori e la bidella , ma soprattutto loro , i ragazzini di una seconda media ,che non si sono fatti prendere dal panico isterico , ma hanno fatto la cosa intelligente .

L’avranno pure visto tante volte nei telefilm ma una cosa è essere spettatori e una cosa è essere dentro una vicenda cosi al limite dell’orrore.

 

Sperando che la stampa non ci voglia ricamare su più di quello che la storia,che comunque di per sé ha dell’incredibile, senza gonfiarla di retoriche varie.

Vorrei semplicemente stringere la mano ad uno ad uno ai ragazzini in gamba che per superati limiti di età probabilmente non vedrò crescere ,ma che mi danno ancora una volta una qualche speranza per queste nuove generazioni europee.

 

La scomparsa della liseuse

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Notti di insonnia , succede ogni tanto : piccoli problermi di salute e il sonno si allontana.

Una notte , erano verso le tre mi arrendo , riaccendo la luce e mi metto a leggere sperando che il sonno torni  ma la camicia da notte ha le maniche larghe e mi viene freddo .

A questo punto penso che mi servirebbe un indumento arcaico , che da qualche parte nei miei cassetti ci dovrebbe essere .

 

Non lo trovo , chissà in quale tempestosa smania di riordino l’ho fatta sparire , la liseusenon si trova più.

Allora comincio a pensare alla scomparsa degli oggetti , non solo quelli vecchi miei , ma  quelli che proprio non ci sono più perché passati di moda.

Infatti , dopo una ricerca in giro per negozi ho visto solo facce stupite di commesse giovani , letteralente cadenti dalle nuvole .

 

Cos’è questa cosa che cerca signora ? Anche la parola “liseuse” sembra scomparsa dal vocabolario di oggi . Se poi ci aggiungessi magari che la vorrei “mauve” mi prenderebbero per pazza!

 

Piccoli slittamenti del costume , nei film dormono tutti nudi , beati loro , a me verrebbe il mal di pancia e non parlo di film sexi o passionali . No, oggi certamente non va più la papalina per dormire , ma la sana camicia o il pigiama a seconda dei gusti penso potrebbe ancora avere il suo antico fascino .

 

Intanto il riscaldamento delle case è spesso sovradimenzionato , i gas inquinano , le città muoiono di smog , ma pensare a mettersi un sano golfino in più non passa per la mente alle giovani generazioni , quelle per intenderci che hanno quel pezzettino di gamba nuda tra le scarpe e il pantalone.

La caviglia viola fa il paio con la linea di pelle nuda tra la cintura e la felpa . In compenso abbondano le grandi sciarpe pluriarrotolate da cui emergono appena le teste.

 

Pensiero profondo : la scomparsa della liseuse è un segno inequivocabile della mutazione antropologica in corso.

Però qualcosa si muove : la ragazzina che teneramente dice di non portare più la bottiglietta di plastica per l’ acqua a scuola ma ha ripreso ad usare la vecchia borraccia di metallo non risolverà il problema dell’inquinamento ambientale , ma forse dimostra che per gli umani non tutto è perduto.

 

 

 

A proposito di Kovançina

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Leggo della bella edizione di Kovançina alla Scala e so che per tanti motivi non troverò il tempo di andarla a sentire .

Per fortuna un amico gentile mi ha regalato il video di una bellissima edizione con un Giergiev giovanissimo e abbastanza integrale , cosa rara e preziosa .

Lo dico perché fin da quando  ero giovinetta e cominciavo a conoscere anche le opere più rare che si davano al Maggio Musicale Fiorentino associo sempre le grandi opere russe al grande amore ed  entusiasmo che provocavano nella mia mamma , la quale mi spiegava che queste opere erano spesso date in forme più o meno complete e che ne esistevano delle revisioni importanti addirittura fino a Shostakovic.

 

Ricordo in modo particolare , e le associo nella memoria , sia la Kovançina che il Boris Gudonov :mamma era entusiasta quando queste due opere erano in cartellone e mi raccontava le cupe storie di congiure , di delitti e di monaci ascetici , nonche dell’Innocente , la figura che non mancava mai in queste lunghissime opere in cui poi in reltà oltre ai prestigiosi bassi di quegli anni il protagonista vera era il popolo russo , anzi come mi spiegava la mamma , la grande anima russa.
Boris Kristov, bulgaro e Nicola Rossi Lemeni , italiano a metà erano i grandi amori della mamma , anche a casa risuonavano le arie suggestive ed esotiche di queste immense e lunghissme opere .

Personalmente non ero ancora nella fase delle opere corali , amavo di più le storie del melodramma italiano ,ma queste due opere , forse proprio perché legate ad un insegnamento che aveva del didattico le amo ancora di un amore direi filiale.

Allestimenti cupi , con pesanti costumi , storie che potevano essere date anche in ordine sparso , da qui i tagli spessi ingenerosi che subivano spesso sono comunque restate nel mio cuore .

Qualche anno fa , a Monaco di Baviera un Boris strepitoso in abiti moderni mi era volato in un attimo , poi un amico colto mi aveva fatto notare che mancava addirittura un intero atto , ma la congiura finale c’era tutta e soprattutto c’erano le grandi voci che ancora oggi servono per cantare queste opere bellissime e sono ovviamente di cantanti di origine slava.

Sempre a Monaco anche una Kovançina che  passa con una certa frequenza su Classica , ovviamente non ci sono mai i pesanti costumi d’antan , le musiche però hanno la stessa grande suggestione e se non si rappresentano più le cupe corti degli Tzar ci sono lo stesso le grandi tragedie  di un popolo che aveva trovato in Mussorsgki e nei suoi amici della preziosa cinquina ottocentesca i cantori per ricordarne la triste e secolare storia.

 

 

 

 

Sliding doors

 

Stamani sulla stampa un trafiletto . Un ignoto signore greco ha messo in rete il suo biglietto aereo di un volo che ha perso per pochi minuti : il volo Ethiopian arlines che si è infranto a terra dopo sei minuti di volo.

I giornali hanno parlato e anche molto ,in maniera giustificata , di chi era su quel volo : un ritratto di un mondo bello , preparato , di persone che si impegnavano per il futuro di tutti noi .

Ma di quel’anonimo signore che il volo lo ha perso non sappiamo nulla .

Io però una cosa la so e avrei paura per lui . in certi casi quello che è certo è che con quella casuale mancanza di incontro con il destino si è giocato il Jolly, difficile che gli ricapiti ancora.

 

Lo dico un po’ per esperienza personale , un tempo una persona a me carissima e vicina fu fortunata : cadendo da cavallo e rompendosi letteralmente l’osso del collo fu operato con grande perizia da un chirurgo che praticamanete passava per caso e per breve tempo in un ospedale periferico .

Il chirurgo poi volò per lidi più importanti , il traumatizzato fu rimesso miracolosamente in piedi , fine della prima parte del racconto.

Qualche anno dopo il quasi miracolato si ammalò misteriosamente : non riuscivano a trovargli niente di vistoso nei suoi disturbi , lo stesso ospedale periferico ci perse  molto tempo e studiare e quando fu troppo tardi l’ex fortunato , per una sorta di incidente di percorso , passò a miglior vita e non era ancora tanto vecchio da non essere ancora , come si usa dire , ben presente nella società .

Ma il suo Jolly se lo era giocato qualche anno prima …

 

C’è una corrente di pensiero illustrata da uno psichiatra che si chiamava Georg Groddeck e nel suo libro intitolato “ il libro dell’Es” cerca di dimostrare che un certo signore non  aveva preso un certo treno poi deragliato perché un realtà non voleva morire .

Tesi curiosa e affascinante perché allora vorrebbe dire che in destino non è un capriccio del caso ma nasconde una nostra inconscia precisa volontà.

 

Io non ho risposte sicure anche se un convincimento  ce l’ho e mi rifaccio a Lorenzo de’ Medici : “chi vuol esser lieto sia , del doman non v’è certezza.

 

Otto marzo

 

Unknown

domani è l’ottomarzo , solito rituale stanco , meno male che il tempo colpevolemente clementissimo ha fatto fiorire tante mimose che sfacciatamente trionfano da dietro i  muri dei giardini , nei vasi alle finestre.

inutile riassumente tutte le cretinate che vengono dette in un giorno esattamente come tutti gli altri in cui le donne in età lavorativa si alzeranno come tutti gli altri giorni e andranno a lavorare con stipendi e salari mediamente molto inferiori a quelli dei compagni maschi .

Oppure cominceranno il loro lavoro casalingo , oscuro e non retribuito e porteranno i bambini piccoli in scuole per l’infanzia non ancora sufficenti per tutte le richieste o pagheranno moltissimo per parcheggiare i bambini in asili privati dalle poche garanzie educative e morali.

Costudiranno gli anziani , da brave figlie oppure affideranno  i suddetti alle brave badanti filippine e dell’Est europeo , anche loro sono donne che spesso per questo ingrato lavoro lasciano a casa a loro volta bambini e anziani affidate ad altre donne più anziane.

Qualche volta questa splendida catena si interrompe violentemente perché il maschio signore ha pure un sistema tutto suo di interrompere la catena : le donne si possono ammazzare , in fondo adesso hanno pure scoperto la “tempesta emotiva”…

 

Sono passati tanti anni da quando ho fatto le mie battaglie politiche per migliorare la condizione femminile :

cartelloni e sfilate , canti e bandiere.

Le giovanissime hanno abbassato la guardia convinte di avercela fatta, ma basta guardare un qualunque Cda per capire quanto la parità sia ancora tanto lontana ,le riunioni politiche ad alti livelli vedono schierati tanti uomini soddisfatti e in mezzo qua e là , come un mazzo di fiori , la donna colorata fra tanto grigio.

E quelle donne spesso ce l’hanno fatta perché hanno corso alleggerite dalle incombenze familiari , a guardare bene spesso sono delle single che hanno lasciato una fetta della femminilità completamente realizzata per strada.

 

Questo testo lo archivio , mi servirà da copia e incolla per il  prossimo anno.

 

 

Carnevale a Dusseldorf

 

Unknown

Non parlo mai di politica sul mio blog , me lo sono imposto tanto tempo fa , qui si parla di musica , di libri , di cantanti e anche di costume, ma sempre in modo generico , perlomeno lo spero.

Per questo ho i miei pochi , carissimi lettori sparsi davvero per il mondo e mi piace così.

Di politica poi in realtà parlo sui social e in parte la faccio ancora , con un certo distacco dalla partecipazione attiva , mi sento abbastanza pensionata anche su questo.

 

Ma un carro di carnevale a Dusseldorf   mi consente di entrare un po’ nel merito dalla disastrata situazione attuale in Italia .

Il carro , neanche di quelli belli e raffinati tipo Carnevale di Viareggio ritrae un orribile leader italiano . sovranista e xenofobo.

In teoria avrei dovuto offendermi per questa ingerenza nelle cose italiane , non è poi che “se Atene piange Sparta non ride”…

Però ho apprezzato la lucidità germanica di vedere le cose realmente come stanno , un aspetto quello tedesco riguardo alla capacità di critica e di analisi che oltre a tutto dimostra la capacità di rivolgere innanzitutto a se stessi una profonda analisi delle colpe  che è mancata in Italia , paese del “vogliamoci bene “ e degli “italiani brava gente” e che a guardarci davvero dentro non so come facciamo a raccontare.

Il carro è volgare quanto basta , decisamente brutto , ma racconta con ferocia il pericolo della nostra democrazia .

 

Peccato quel post alla base con la scritta Mafia che riporta a un generico motivo di condanna verso il mio paese .

Anche a me è successo all’estero di sentirmi cucita addosso una parola molto pesante : la Mafia .anche se si può dire che abbia un marchio di fabbrica italiano non è solo un male del nostro paese : si conoscono pericole mafie russe e cinesi che hanno anche loro il bravo nome e soprattutto direi che la mafia più potente sia ancora Cosa Nostra ,il vero brand che abbiamo esportato con successo negli Stati Uniti.

 

Nessuna offesa per il carro di Dusseldorf , a Carnevale i potenti rischiano tutti il grottesco , solo quel “marchio di fabbrica “ generico alla base è una scivolata di analisi che avrei preferito non vedere.

 

 

Questa volta parlo di me.

 

 

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Ho tra le mani il mio piccolo quarto libro e questo mi fa sorridere .

Sono talmente poche le cose che rallegrano che l’uscita di un libro piccolo piccolo che mi sono molto divertita a scrivere , anche abbastanza velocemente ,è di per sé una conquista.

Ho preso un impegno : te lo porto a Londra …

Poi per un mese , a testa bassa , ho buttato giù queste poche pagine , in parte già raccontate nei miei precedenti libri di memorie musicali , ricercando attraverso le foto la progressione temporale , non sempre esattissima.

 

Infine la rilettura per cercare di correggere i refusi  ( ne faccio sempre tanti!) e la cosa curiosa è che leggo e rileggo e poi mi accorgo che ce ne sono ancora.

Controllare la grafia esatta dei nomi stranieri , ricordo che al tempo del mio primo librino il caro amico Alberto Mattioli , da me ignomignosamente ridotto a correttore di bozze, mi mandò un elenco di una cinquantina di errori ..in cento pagine scarse.

Il complimento più bello che mi fece dopo l’uscita del terzo fu : brava , errori pochissimi!

 

Anche la scelta delle foto non è stata semplicissima , ne ho molte di più con

lo stesso soggetto : quali le più significative , quali le migliori?

Poi la paura di sembrare troppo vanitosa , il rischio di essere troppo spiritosa , la voglia di riscrivere tutto da capo , la voglia di buttare via tutto.

Questa mi è venuta dopo la ..centesima rilettura del testo .

A quel punto ho scritto alla mia cara “editrice” : visto , si stampi!

E mi sono sentita quasi una scrittrice vera.

 

Già però mi ha fatto sorridere la richiesta di una deliziosa signora francese con la quale scambio spesso pensieri sul blog se è prevista la traduzione …in inglese e in francese !

Mi viene da dire : troppa grazia, signora! per ora resto nel mio piccolo anche perché il dedicatario l’italiano lo legge benissimo.

 

 

Aggiungo il link della casa editrice .http:/www.edizioniae.it/catalogo/ incontri-ravvicinati-di-un-certo-tipo/