Promenade de santé

Metti una sera a teatro : si inaugura una piccola originale stagione di prosa al teatro delle Muse di Ancona : un Poker d’Assi , così è intitolata la rassegna di Marche Teatro

Primo titolo : prendi un autore  enfant terrible francese , un regista cinematografico e due mostri sacri di recitazione .

Promenade de santé ( Passeggiata salutare)  è un testo di Nicolas Bedos , regista , attore e commediografo amato-odiato di successo in Francia , il regista  è Giuseppe Piccioni attirato dalla sua prima esperienza di regista teatrale , Filippo Timi e Lucia Mascino e avremo uno spettacolo elegante e raffinato con un testo che senza tutta questa alchimia forse non sarebbe così piacevole e appagante come invece lo è per quella magica combinazione degli elementi che qui si trovano insieme.

Ricordo quando a Milano il nome di Timi era grande in cartellone e sotto più piccolo il nome di Lucia .

Oggi l’allieva , se così si può dire lotta alla pari con il maestro e alla fine vince nello scontro con quel suo fisico così poco italiano  e con quella sua bellezza etenea e di grande fascino . Regge bene lo scontro con il mattatore Timi , ottiimo attore dal mestiere consumato e dotato di notevole tecnica attoriale .

Lo spettacolo scandito da un’ottima scelta musicale e da inserti visivi molto cinematografici ( c’è una intera lunga sequenza fatta di primi piani dei due bravi attori e qui si vede la bravura del regista di cinema ) si rivela fluido e i settanta minuti dello spettacolo volano in un attimo.

Il testo , molto francese nell’esaltazione di quell’amour fou che non ha traduzione nella nostra cultura può lasciare perplesso uno spettatore digiuno di tanta letteratura l’Oltralpe  e prende comunque per la raffinata scelta ritmita della scanzione temporale del racconto.

Il coup de tèatre finale , forse anche un tantino scontato niente leva alla validità della pièce scritta con l’evidente scopo di piacere ad un pubblico ormai abituato ai tempi brevi di attenzione allo spettacolo .

Impianto scenico di semplice eleganza , le due panchine nel parco, vertiginosi cambi d’abito ,tutto concorre ha creare un ritmo raffinato e piacevole.

Dispiace che la tournée preveda solo Milano dopo Ancona  , i due ormai sono attori molto noti al grande pubblico e come mi diceva con rammarico la bravissima direttrice del teatro delle Marche Velia Papa , questo spettacolo merita una vita più lunga di quella programmata attualmente.

Opernhaus Zurigo

In questi tempi di magra in cui ci accontentiamo di qualcosa che assomiglia ai surrogati : tempi di opere in forma di concerto , di distanziamento sociale delle orchestre e dei cori per cui spesso il suono è spesso condizionato , l’idea ( e aggiungo i mezzi ) posti in essere dall’OpernHaus di Zurigo è molto interessante e al tempo quasi un miracolo della tecnica.

Operfüralle si avvale di messe in scena regolari ma orchestra e coro sono ad un chilometro di distanza dal teatro e attraverso collegamenti bilanciati e fantastici i suoni arrivano ad una mega-consolle dove un mago del suono remixa tutto , anche con gli effetti calcolati della risonanza in sala in mancanza della provenienza del suono dalla buca dell’orchestra.

Il tutto viene poi trasmesso gratis per una tre giorni nella quale vengono proposti tre titoli , molto diversi tra loro e che ho potuto godere anche io davanti al mio computer, in streaming.

Gli spettacolo rimangono poi disponibili per 48 ore per la registrazione , ma quello che è eccezionale , almeno per me , è la presa in diretta che dà abbastanza l’illusione di essere in qualche modo a teatro.

Il primo titolo : La Principessa della Czarda di Kalmann è la classica operetta viennese con tutti gli ingredienti tipici di queste vicende : il gioco delle coppie e degli equivoci , il baritono buffo e il lieto fine che però già annunciava  (siamo nel 1915 ) una fuga dal reale verso una mitica America che già conteneva lo spunto per la regia attualizzata in cui partendo dalla vita consumistica su di uno yacht di lusso si finisce , attraverso la denuncia ecologistica di un mondo che finisce addirittura verso una fuga su Marte.

Interpreti fantastici , ritmo e lieve , divertente direzione d’orchestra di Lorenzo Viotti : bravissimi Annette Dach , di cui avevo già ammirato a Monaco la vena comica nell’Oberon , Pavol Breslik e tutti gli altri che non conoscevo ,ma che meritano tutti un mega applauso.

Secondo titolo : Il Boris Gudonov : Allestimento tipico di Barrie Kosky con un primo atto in un polveroso archivio biblioteca in cui un giovane cerca disperatamente di rileggere la storia , ancora in parte equivoca di questo zar dai molti pregi e dalle orribili ombre .

Un secondo atto , curiosamente ottocentesco in cui emergono comunque gli intrighi della chiesa cattolica e del falso Dimitri e poi il finale granguignolesco in uno spazio vuoto in cui un’enorme campana suona addirittura con un batacchio umano e sanguinante :Boris muore , come in Puskin , dannato.

Fantastico Michael Volle nel ruolo del titolo , eccellente Edgaras Montvidas e tanti altri , tutti tesi nei rispettivi ruoli come il narratore o meglio il ricercatore del vero e il piccolo Ivan , anonimo cantore dei bambini del coro.Direzione eccellente di Kiril Karabits , ucraino , si sente che queste musiche le ha nel DNA.

terzo titolo : la Maria Stuarda di Donizzetti . Siamo nel regno del Belcanto e nel  ciclo delle Regine .Un lontano ricordo personale .L’avevo sentita una prima volta a Vienna con Edita Gruberova e Agnes Baltsa , dirigeva Adam Ficher.

Qui , con la direzione di Enrico Mazzola c’è Diana Damrau , sicura e allenata al ruolo con Paolo Fanale che ricordo debuttante ad Ancona , quando qui si faceva la stagione lirica ma ancora non ha imparato a non cercare l’imput che con i primi piani si vede , eccome.

L’allestimento , tipico di un certo tipo di regia che mischia il passato e il presente ha qualche momento interessante e forse perché non sono proprio una fedele belcantista mi è sembrato il più debole dei tre titoli della mini rassegna , comunque è di ottima qualità . Forse più di Nicolas Testè merita la citazione André Couville , giovine di belle speranze nel ruolo del perfido che diventa il boia.

Curiosamente , proprio perché mi era piaciuto tanti anni fa anche qui Maria ha un vestito che si leva e resta tutta di rosso , come a Vienna negli anni Ottanta.

Osservazione generale , evidentemente il Teatro di Zurigo ha uno sponsor molto generoso e noi gliene siamo grati . Gratuitamente ho passato tre serate all’Opera .Di questi tempi non è cosa da poco.

Liberi di infettarsi

La libertà non è star sotto a un albero….da ieri mi frulla in testa il verso iniziale di una canzone molto amata di Giorgio Gaber e in un primo momento non capivo perché.

Poi ho cominciato a leggere gli elzeviri di Gramellini , di Serra i e i commenti generali sui social in merito alla uscita infelice di Johnson ai Comuni con  la ferma e puntuale risposta del Presidente Mattarella da Sassari.

Mi ha fatto un po’ ridere l’idea del premier inglese di accomunarci al tedeschi in questa specie di obbedienza coatta nei confronti delle regole per arginare il Covid19.

Se ci sono due popoli in qualche modo differenti circa la libertà siamo proprio noi e i tedeschi: basta pensare che loro in pochi giorni hanno scaricato la loro App simile alla nostra Immuni in dieci milioni e noi , a fatica e dopo un paio di mesi siamo arrivati neanche a sei.

Però è vero che ci siamo recentemente molto avvicinati per esempio sulla scala dei valori individuali , è stato facile obbedire alle semplici regole di difesa dal virus anche in un paese fantasioso come il nostro : semmai adesso ci differenziamo sui colori delle mascherine , in Germania prevale in nero istituzionale , da noi pare non bastare e ci mettiamo sempre pure un piccolo particolare a evidenziare , forse , il pensiero di chi la indossa. Ricordo il mio senso di colpa quando il 4 marzo a Londra , tornando verso l’aeroporto mi sentivo come un untore con licenza di contagiare fra tanti ignari londinesi.

Sembrava non interessasse questa scema italiana con la faccia coperta , mi avranno pensato mussulmana  eppure oggi il mondo è informato in tempo reale su quello che accade anche miglia e miglia lontano da noi.

La bella libertà inglese di andare a infettarsi al pub non ha però impedito alla ROH di chiudere a metà marzo e non mi pare che abbiano intenzione di riaprire a breve.

Avevamo dato al mondo in regalo un margine di tre settimane in anticipo di avviso e non ne hanno fatto tesoro neanche altri paesi a noi vicini come la Spagna e la Francia .

Solo i pragmatici svedesi hanno optanto per l’immunità di gregge , fatti i conti pare che si sia rivelato un pari doloroso in quanto a mortalità.

La verità è che non esiste una formula sicura diversa , la seconda ondata è arrivata quasi ovunque , paghiamo la disinvolta gestione estiva e adesso facciamo i conti con il rallentamento dei controlli.

Ho la sensazione che tra un paio di settimane faremo conti più pesanti con la riapertura delle scuole e  la ripresa quasi totale di tutte le attività economiche.

Ho iniziato pensando a Gaber , chiudo citando un grande italiano e quello che disse Eduardo De Filippo  : ha da passà a nuttata.

Una rinuncia

Ho rinunciato ad andare a Vienna per il Don Carlos , avevo il biglietto , un 

buon biglietto , infatto è stato facile rivenderlo subito.

Per la prima volta non seguirò il mio cantante preferito in uno dei suoi ruoli che ho più amato nella mia opera preferita di Verdi.

Ha prevalso la prudenza , il ragionare del rischio concreto di una qualsiasi complicazione viste le molteplici regole che stanno restringendo un’altra volta addirittura i confini all’interno dell’Europa .

Forse questa volta sono stata troppo prudente , ma la notizia che potrò comunque vedere l’opera in streaming ha prevalso sulla gioia di tornare in una città che amo e che mi manca moltissimo.

Ricordo solo un anno fa una splendida quattro giorni viennese , ma  mi sembra di ricordare un avvenimento tanto lontano.

So benissimo che questa pandemia finirà come sono sempre finite tutte le pestilenze che hanno funestato il nostro passato , ma quello che nessuno mi renderà sono questi ultimi anni della mia vita in cui mi sentivo ancora in forze e avevo la prospettiva di godere ancora della gioia di ascoltare musica nelle città e nei teatri che ho tanto amato.

Sono tenacemente stata sempre una persona che ha voluto guardare il bicchiere mezzo pieno ma questa ragionevole decisione da vecchia signora saggia è l’ennesima riprova che il Coronavirus ha colpito anche nell’animo di chi magari ha cercato di resistere all’isolamento duro della scorsa primavera quando mi veniva portato il pane e il latte al cancello di casa , quando alla prima timida ripresa facevo pazentemente la fila ben distanziata per andare al supermercato .

Mi sono abituata ad uscire con la mascherina , anzi ne ho anche una di riserva in borsa , mi sono abituata a pensare diversamente tutti i tempi necessari per entrare in ogni locale pubblico , accetto sorridendo che ogni volta mi sparino in fronte il termoscanner , ma mentre mi aggiro per la città tra persone mascherate ho la sensazione di vivere in un film di fantascienza , di quelli che non mi sono mai piaciuti , di tipo avveniristico profetico da fine del mondo.

La fine del mondo non ci sarà , finirà tutto , forse anche prima di quanto lo si immagini .

Intanto però io avrò perso il mio Don Carlos a Vienna e lo aggiungo a tutte le altre perdite di questo malefico 2020 bisestile che ancora non è finito ! 

Ancora “tempi beati”

Da una settimana mi è arrivato il CD , da una settimana l’ho ascoltato quasi ogni giorno e in alcuni giorni anche più di una volta.

L’ho scaricato sul telefono e il CD l’ho messo in macchina .

Come aveva già scritto una carissima signora milanese dopo il primo ascolto : credo che questa musica mi farà molta compagnia in futuro.

Così è anche per me e l’avere affinato  l’ascolto , l’avere fatto miei anche quei Lieder che non conoscevo , l’avere arricchito la mia personale conoscenza liederistica ha fatto sì che possa tranquillamente affermare che questa musica , questa voce , questo pianoforte siano diventati una specie di dolce accompagnamento delle mie giornate.

Leggo le recensioni delle riviste specializzate ma soprattutto leggo quello che ne scrivono alcune persone che attraverso la rete ho imparato a conoscere.

In modo particolare una signora francese che stimo da tempo e che non appartiene al nutrito gruppo delle ammiratrici acritiche del bel tenore che si  entusiasmano anche se ricanta per la centesima volta Pourquoi me rèveiller e che invece si è adddirittura interessata a dividere il CD in tre parti ben distinte anche come tematica .

Io non ero arrivata a tanto , ma la sottile osservazione che solo attraverso la conoscenza così totale del Fidelio si arrivi alla grazia e alla leggerezza di quell’Adelaide che tanto mi aveva già entusiasmato è un’osservazione preziosa in più che mi ha regalato.

Mi sono anche trovata a canticchiare a memoria il Lied di Dvorak , una dolcissima breve aria che è riuscita davvero a entrarmi in testa come la antica Annchen von Tahrau che riporta tanto lontano nel tempo.

Chissà se in quei giorni di lockdown , nella pace del tempo senza scadenze il duo Kaufmann/Deutch abbiano inciso più delle ventisette arie contenute nel Cd?

Nel caso benedetto spero che possa uscire ancora buona musica da ascoltare nel silenzio della sera e magari al risveglio la mattina che in  questo modo  diventa più dolce con l’ascolto del romanticismo più puro contenuto nella raccolta.

Qualche maliziosa firma ha sottolineato che con l’arrivo del Natale puntualmente arriva il nuovo disco di Kaufmann , ma questa per me non è stata una operazione commerciale e se lo diventasse una volta tanto direi che forse l’intenzione era molto più intima e più dolce .

Anche perché siamo ancora in credito di un’altra meraviglia che non è più uscita : il DVD della incredibimente sconvolgente Die Tote Stadt . 

Prima o poi anche quel regalo ce lo meritiamo , anche se dispero in una ripresa teatrale per quella replica saltata nel Festival cancellato di quest’estate.

Per non perdere la priorità acquisita….

Una mattina mi sono svegliata con molta voglia di affrontare una serie di cose da fare e rinviate per pigrizia estiva.

Verso le nove ho cominciato a cercare i contattare nell’ordine : l’Assicurazione , Anconambiente ( ho un vecchio carrello da giardino tutto tarlato da buttare),il dentista , la Tim : ovunque musichette intercalate dalla diabolica voce .

Verso mezzogiorno avevo conquistato , esausta , un paio di contatti e ho capito che il nostro tempo ,invece di essere facilitato da questi servizi che in teoria dovrebbero aiutarci a non perderne in realtà sono solo trappole studiate per renderci schiavi di una presunta e irreale praticità .

Un tempo si telefonava , se era occupato ci riprovavi dopo un po’ e la voce normale di chi cercavi era lì ad ascoltarti , fine della trafila.

Non ho volutamente parlato di sanità perchè in questo caso siamo addirittura nell’incubo generalizzato, Kafka se fosse ancora vivo ci potrebbe fare un nuovo romanzo incubo dei suoi.

Molto divertente poi è stato l’avere conquistato l’appuntamento per rifare la carta d’identità scaduta : me lo avevano dato per il 24/12 alle 13.

Stavo già prendendo nota quando ho realizzato che era la vigilia di Natale , ovviamente ho preferito slittare ancora : se ne parla l’anno prossimo , tanto pare che di viaggi ne faremo sempre meno.

Un capitolo a parte meritano le biglietterie dei teatri , quelle proprio non esistono più , tutto informatizzato , tutto complicatisimo ..a meno che….ci si rivolga a chi ha canali particolari o si hanno amiche preziose e diaboliche che sanno muoversi in questa giungla . Io ne ho una e me la tengo cara , non si sa mai che in un domani sempre più lontano non si possa ricominciare a prenotare qualcosa. 

Consiglio spassionato : se si riesce ad avere il numero privato di qualcuno che lavora in un Ente qualsiasi tenetelo come un tesoro , questi valgono più di un biglietto vincente della Lotteria.

Si tengono nascosti come l’indirizzo di un Carbonaro , perché questo mondo falsamente democratizzato nasconde la verità che solo attraverso l’elitaria raccomandazione si ottengono anche le cose più semplici e non basta il fatto che si sia disposti a pagare . Il Grande Fratello era ieri , oggi siamo andati già oltre.

Cronachetta

Mentre la curva del virus risale pericolosamente oggi almeno due notizie amene mi vengono dal web: non avevo ancora terminato il mio peana su Drusilla Foer, devo dire molto gettonato sul mio blog ,che già la incredibile signora ha postato una gag strepitosa sulla sua prigionia nella cabina armadio.

E il buon Kaufmann postava divertito la sua personalissima idea dell’opera al giorno d’oggi : Un ballo in maschera cantando il Don Carlos e giù una bella risata !

Guardando però la curva della pandemia non è che la piccola Austria Felix stia molto bene tanto che il Cancelliere Kurtz pensa ad un nuovo lockdown

provocando seri dubbi circa una trasferta già organizzata che avrei programmata di fare in buona compagnia.

Evito con cura di parlare di cose tristi , alcune addirittura tremende di cui sono pieni i giornali in questi giorni ,mi tengo lontana in questo spazio che vuole seguitare ad essere lieve anche dai problemi che riguarderanno un TG alla tv nella serata del prossimo lunedì.

 Preferisco soffermarmi sulla alquanto traballante riapertura delle scuole nel mio paese , posso però dire che vedere sul piccolo schermo le faccette allegre dei bambini in fila per tornare in classe mi ha quasi commossa perché se è vero che invecchiando ci si rincitrullisce  è altrettanto vero che la visione allegra di questi ometti e donnine ben distanziati e obbedienti mi ha fatto  pensare che comunque loro siano più in gamba dei loro genitori .

Comunque nella mia città non hanno fatto in tempo ad andare a scuola che un bell’incendio spettacolare al porto ha fatto si che onde evitare di respirare chissà che cosa si è bruciato in quei capannoni saggiamente le scuole le hanno  richiuse subito . Se ne riparla dopo le elezioni.

Ad una cara amica che chiedeva affettuosamente se avessi avuto problemi con la nube tossica ho risposto che dopo la grandine caduta in forma di palle da ping pong ( se non da tennis ) che ha falciato i residui fiori del mio giardino e dopo l’incendio ci stiamo attrezzando per la pioggia di rane che sicuramente arriverà , quale piaga biblica, appena finirà questo caldo anormale che ci regala un settembre africano. 

Drusilla

Di tante cose negative che ci ha portato questa tragica pandemia una cosa positiva me l’ha regalata : ho scoperto Drusilla Foer.

Succede che quando i giorni si fanno più vuoti e il tempo di finire con il tablet in mano si allunghi un giorno ho visto uno sketch di una elegantissima signora fiorentina ( perché che fosse fiorentina non ne ho avuto il minimo dubbio fin dall’inizio ; forse perché riconosco le mie lontane radici) che parlava al telefono con una specie di cameriera , ovviamente lontana , causa Covid e mi sono messa a ridere come una matta perché quella signora diceva cose che avrei potuto dire anche io alla mia collaboratrice lontana.

Il nome , davvero letterario di Drusilla ( ricordare Montale ) mi ha fatto capire che la elegante signora era anche sotto sotto molto colta , molto in gamba e ho cercato altri  sketch , altri momenti esilaranti , altri personaggi come l’amica Dianora che parla come una “mimmina” nonostante gli ottanta , l’amica tatuata Leonten e le telefonate con salvini e la meloni ..

Poi quel tormentone : ha riattaccato!

 L’elegante levarsi l’orecchino per telefonare : ho capito quanto Gianluca Gori abbia preso il lato femminile con una finezza e una eleganza davvero rara. Basta vedere il gioco del leva e metti gli occhiali , un capolavoro.

Ogni tanto mi scappa di metterci : sei un genio! sotto i suoi siparietti e di divertirmi a riguardarli perché talvolta succede di perdersi qualcosa ad una prima visione .

Non so a quale dei suoi darei l’Oscar , certo che la fontanina in pietra serena con le tartarughine dai nomi cecoviani è esilarante , ma che dire di quello vecchio , ritrovato nel web ,( perché ormai vado anche volentieri indietro ) di quando chiede alla mitica Ornella la quantità di sale da mettere nella lavastoviglie  che mi fa ridere anche quando non ne avrei proprio voglia.

Credo di avere contribuito ad allargare la platea dei suoi followers perché a chi l’ho fatta scoprire poi tutti mi hanno detto grazie.

Mitica Drusilla , grazie per la tua intelligenza e per il tuo humor, con gratitudine da parte di una vecchia signora che ama ancora il buon teatro , le buone maniere e il buon gusto.

Kammeroper alla Mole 3

Credo che nessuno avrebbe scommesso un pienone ad Ancona nel cortile della Mole Vanvitelliana per una cantata barocca del 1725.

Invece è successo , a dimostrazione che se al pubblico si danno occasioni di alto livello culturale anche una disattenta città di provincia reagisce con entusiamo – 
L’occasione era comunque ghiotta : Marc’Antonio e Cleopatra , serenata a due voci , musica di Johann Adolf Hasse , detto il Sassone , composta a Napoli in onore del genetliaco della Kaiserina Elisabeth Christine di Braunschweigen-Wollfenbüttel , la quale se ne stava a Vienna , ma nel vicereato asburgico di Napoli era comunque prassi festeggiare con canti , rinfreschi e fuochi a mare.

Il tema ,sviluppato a due voci affronta il “che fare?” dei due amanti sconfitti dopo la battaglia di Azio . Onore e gloria, finale tragico con coda trionfale in omaggio alla Kaiserina lontana , come d’uso al tempo.

Musica barocchissima , impreziosita dalla raffinata esecuzione su strumenti d’epoca eseguita dall’Accademia Bizantina con  la mirabile direzione di Ottavio Dantone al clavicembalo , la mise en espace dell’infaticabile Vincenzo De Vivo , luci, costumi  e minima scenografia di Lucio Diana.

Risultato elegantemente perfetto.

Le due voci di altissimo livello ; due giovanissime francesi : Sophie Rennet , Cleopatra e Delphine Galou , Marc’Antonio .

A suo tempo per la delizia e il divertimento dell’oggi dovremmo ricordare che Cleopatra fu lo strepitoso Carlo Broschi detto Farinelli e Marc’Antonio un contralto fiorentino Vittoria Tesi detta la Moretta , figlia di un lacchè africano del Granduca di Toscana .

Qust’intreccio “gender” : lei nella parte di lui , lui nella parte di lei era prassi normale all’epoca e oggi per ritrovarne la vocalità abbiamo bisogno delle voci educate al barocco che abbondano specialmente nei paesi d’Oltralpe.

E’ finita , con successo questa piccolissima stagione musicale anconitana , in tempo di Civid è stato già un miracolo.

Il prossimo anno dovremmo ricominciare con la cosiddetta stagione lirica, magrissima di titoli per i soliti annosi problemi economici quando non  è riconosciuti neppure come teatro di tradizione, ma sarà comunque un miracolo realizzarla.

Resta comunque l’indicazione che uno spazio prezioso come il cortile con il Tempietto vanvitelliano della Mole è uno spazio alternativo anche per incursioni in ambito culturale di alto livello.

Selige Stunde

Si ha la sensazione di sedersi su quelle poltroncine dell’Bayerischstaatsoper allineate intorno al Bösendorfer di Kaufmann , in quella sala da musica casalinga che abbiamo imparato a conoscere in questi lunghi mesi di astinenza musicale .

Il suono ovattato del pianoforte  tanto diverso dallo Steinway su cui Deutch suona normalmente fa si che questa registazione così familiare e intima sia davvero dedicata a tutti coloro che riconoscono tutti gli zugabe dei tanti concerti a cui abbiamo partecipato.

L’ordine casuale dei pezzi , la dolcezza che comunque accompagna le scelte più note insieme  alle scoperte preziose di brani che non avevamo mai sentiti ci porta verso un mondo di ricordi personali del duo maestro -allievo così accentuato in questa registrazione che risente decisamente di un tono intimo e che ad un orecchio abituato alle perfezioni di altre registrazioni in studio suona in certi momenti addirittura strana.

Siamo dietro la porta a origliare e diventa divertente sapere in che modo si è arrivati a questa selezione così personale e così diversa da tutto quello a cui ci aveva abituato Kaufmann nella preziosità delle sue registrazioni.

Un disco minore ? forse si ma non per questo  sarà meno amato da tutti coloro che la voce del tenore così diversa da ogni altra ( piaccia o no la sua personalissima emisione vocale ) fa sì che appena la si sente ,  magari in una trasmissione radio colta di notte,  si abbia come un tuffo al cuore.

Se poi dovessi dire quello che ho amato di più è stata la scoperta di quel Beethoven a me sconosciuto di Adelaìda con quello strano sposamento di accento in tedesco che rende anche più ottocentesco l’italiano Adelàide.

Si va avanti e  indietro nel tempo in questo ascolto basato sui gusti personali nato durante uno strano periodo di silenzio dei teatri nel quale sembra addirittura prevalere il risorgere delle memorie.

Un tempo staccato , un tempo fermato . Di questo CD ci rimarrà una strana impressione , quella del mondo sospeso nel quale abbiamo vissuto tutti  che ancora tarda a ritornare come era  . 

Sembra  così lontano tanto che le romantiche musiche ottocentesche diventano stranamente ancora più vicine alle nostre tristi sensazioni di oggi.

Kammeroper alla Mole -2

Con la seconda serata si fa un salto musicale , anzi se ne fanno due perché l’operetta Pepito di Hoffenbach , originariamente ambientata nel tempo in cui fu scritta con una capriola ed è spostata negli anni venti del secolo scorso quando un’epidemia , la spagnola appunto ,dilagava in tutto il mondo.

L’elegante spiegazione viene enunciata da un grande mattatore che  interpreta il ruolo di Vertigo ,  tuttofare paesano che nell’intepretazione di un abilissimo baritono e ecletticco uomo di teatro  :Alfonso Antoniozzi riempie lo spettacolo della sua mimica e della sua verve.

La storiellina  , curiosamente il Pepito del titolo  non sarà mai in scena , ricalca quel tipico sgambetto dell’operetta classica nello spirito parigino della metà del diciannovesimo secolo .

La esile vicenda che ricalca un vaudeville di Eugène Scribe è ambientata in un paesino della Navarra  secondo  il gusto spagnoleggiante del tempo e vede in scena tre personaggi : Manuelita , innamorata di Pepito soldato assente e padrona di una locanda dall’ovvio nome di Speranza , Vertigo anziano padrone della locanda concorrente  Al coccodrillo e innamorato.. senza speranza della locandiera diirimpettaia.

Al duo si aggiunge Miguel , anche lui soldato di ritorno al paesello e subito innamorato della antica compagna di giochi.

Et volia , les jeux sont fates con finale a sorpresa : Pepito il protagonista assente scrive all’amico Miguel di avere trovato il vero amore e di essersi addirittura nel frattempo sposato.

Delusione momentanea di Manuelita che troverà però subito consolazione tra le bracccia del nuovo amore Miguel e sberleffo finale per il povero Vertigo che aveva sperato in un lieto fine a suo favore.

Allietato dalle arie di un Hoffenbach , grande maestro dell’operetta che sapeva incantare con le sue arie orecchiabili il pubblico parigino ,la esile storiella corre veloce , anche se la preziosa versione ritmica italiana a cura dell’eccelso De Vivo forse leva qualcosa al ritmo musicale tipicamente francese della musica.

Bravissimi e perfetti i due giovani nei rispettivi ruoli ,Maria Sarayan  già altrimenti apprezzata sul palcoscenico delle Muse e Pierluigi D’Aloia .

Del grande Antoniozzi ho già detto , curiosamente molti anni fa nel Cantiere d’Arte di Montepulciano aveva giovanissimo già intepretato lo stesso ruolo nella stessa versione italiana , sicuramente già con la stessa verve qui dimostrata.

Ottima l’orchestra sinfonica Rossini alle prese con chitarra e nacchere diretta con slancio e garbo dal maestro Marco Guidarini.

Kammeroper alla Mole- 1

Nello stupendo cortile della Mole Vanvitelliana, in una freddissima serata di inizio settembre si è inaugurato un piccolo festival , gioiello dovuto alla fervida fantasia di un colto e raffinato Direttore artistico : Vincenzo De Vivo.

Quello che il geniale uomo ha pensato e che è riuscito a realizzare è un percorso scandito attraverso tre momenti musicali cameristici  molto diversi fra loro.

La prima sera abbiamo avuto la gioia , perchè è vera gioia ascoltare un grande cantante quale è Alessandro Corbelli esibirsi in una cantata buffa di Domenico Cimarosa dal curioso titolo Il Maestro di Cappella .

Questo ..maestro , coadiuvato da una orchestra veramente notevole ci ha raccontato questa satira relativa ai capricci del direttore “ maldestro e ignorante , autoreferenziale e capriccioso” come ci raccontano le gustose note di accompagnamento al programma.             .

Le interessanti note ci spiegano inoltre che il genere era in  gran voga alla fine del Settecento e che addirittura aveva avuto una enorme diffusione anche oltre i confini delle Alpi , tanto è vero che ne esiste una specie di versione addirittura firmata da Goethe rappresentata a Weimar nel 1971 dal titolo Die Theatralischen Abetheuer  , in cui si ritrova un’aria che corrisponde a “Questo è il passo dei violini” della cantata cimarosiana.

La serata , suddivisa in due parti , per il godimento del rado pubblico a scacchiera , distanziato per le norme anti-Covid , si è completata di una seconda parte con arie di Rossini e Donizetti nelle quali il maestro Corbelli ha dato sfoggio di tutta la sua arte .

Lo ha accompagnato una straordinaria orchestra di  eccellenze musicali riunite per l’occasione sotto la bacchetta di un giovane e sicuro Sebastiano Rolli .

L’orchestra si chiama OFI , Orchestra Filarmonica Italiana ed è da tenere d’occhio . Ensamble di questo livello sono scoperte preziose.