L’inno alla gioia

Mentre pensavo che sarebbe stato bello chiudere la manifestazione per l’Europa con l’Inno alla gioia dalla Nona di Beethoven ho visto che c’era l’ audio di saluto di un noto cantante , di quelli che riempiono gli stadi , che parlava proprio dell’inno europeo .

Ho voluto ascoltarlo e mi sono vergognata del livello di incultura del mio paese.

E’ cominciato con una tromba che intonava in modo  molto scroccante le note semplici dell’inno ,ovviamente il “musicista” noto ha chiesto all’uditorio se lo riconoscevano poi è partito con un racconto che voleva essere edificante nel quale ha detto che una volta c’era pure andato a sentire la Nona ma con grande stupore il motivetto proprio non lo sentiva.

Ha dovuto ascoltare quasi un’ora ( ha spiegato che la Nona è lunghetta  e si era anche un po’ distratto ,) poi finalmente per pochi minuti , finalmente , alla fine il motivetto l’ ha potuto ascoltare .

Facendo un alato e ardito paragone ha spiegato che quella roba in fondo è un po’ come l’Europa , chè bisogna avere pazienza per vederla unita. 

Non si è reso conto , uno che si definisce musicista di non avere  mai ascoltato la Nona , se non una volta ,e che poi c’erano anche le parole di un inno e ha pure citato Schiller , ma sicuramente non si è mai chiesto il senso di quelle parole né si preso la briga di capirne il significato.

Mi sono ricordata allora di avere visto una volta migliaia di persone in piedi sull’Unter der Linden ad ascoltare Baremboim che dirigeva i Berliner.

I bambini sulle spalle  , le coppiette abbracciate , un popolo che ascoltava in religioso silenzio e ho pensato che siamo ancora anni luce lontani dall’avere una patria europea comune.

Una manifestazione

Si è riempita Piazza del Popolo a Roma per la manifestazione per l’Europa , tanta confusione sotto il cielo infatti c’erano tutti quelli che in qualche modo rappresentano la mia famiglia culturale e addirittura alcuni nomi europei prestigiosi come lo scrittore spagnolo Xavier Cercas e il mio amato Jan Brokken avevano mandato un messaggio di solidarietà.

Io non ci sono andata , alla mia età non è più il tempo di sventolare bandiere , troppi cortei ho fatto nella mia vita e troppi palchi mi hanno visto parlare alle genti davanti a me.

Ho conosciuto la forza che viene dalle piazze, ho scandito slogan , ho marciato per tante cause civili che adesso vengono rimesse in discussione , adesso sarebbe il momento delle nuove generazioni anche se in piazza mi parevano più i boomers che i ragazzi della generazione Zeta.

Ripercorrevo  con  la memoria gli eventi che nel tempo mi hanno portato in piazza e per una strana coincidenza , oggi è il 16 marzo, mi sono ricordata di una piazza lontana , la mattina le Brigate Rosse avevano rapito l’Onorevole Aldo Moro e su un palco improvvisato tutte le forze politiche dell’arco costituzionale si erano trovate per dire no al terrorismo che voleva distruggere la nostra democrazia.

Mi trovai così sul palco a rappresentare le donne dei partiti  , dovevo leggere un comunicato congiunto e la scelta era caduta su di me ,non mi ricordo in base a quale valutazione.

Non era la  prima volta che parlavo da un palco e non sarebbe stata neppure l’ultima , ma di quel giorno ho un ricordo emotivo più forte di tanti altri . Senza saperlo ero un piccolo tassello della storia del mio paese che rigettava la violenza come strumento di volontà politica.

Con un certo disincanto mi viene da dire che quella di ieri sia stata una bella scampagnata , tutti bravi a dire che vogliamo un’Europa unita , nessuno a dire il metodo per arrivare al risultato concreto.

Sarà che mi emoziono sempre quando passo le frontiere europee senza rendermene conto , se con il Bancomat pago tranquillamente ii taxi in tutta Europa , sarà che sono orgogliosa del mio passaporto comunitario e se i miei nipoti si sentono cittadini europei prima che italiani allora la manifestazione è servita se non altro per  ricordare tutte queste conquiste e allora può essere che in qualche modo sia comunque servita a qualcosa-

Liederistica

Tutto cominciò con la piccola mugnaia , il mio primo Schubert cantato da Kaufmann ; lo ascoltavo e lo riascoltavo e credo che fu allora che cominciai a tradurre e studiare quei versi dolci , quella musica cantata con tanta dolcezza .

Ma il vero momento di follia , una sorta di sindrome di Stendhal avvenne il 14 aprile alla Scala di Milano.

Per la prima volta sentii cantare la Winterreise in un modo così intenso e intimo allo stesso tempo , ricordo che tutto il tempo guardai incantata un bottone che brillava sullo sparato di Jonas , ero abbastanza vicina e non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.

Mi pareva impossibile che quella musica potesse essere cantata da altri che non da lui e infatti da allora non esiste nessuno che riesca a ricreare in me quella emozione così intensa da fare quasi male.

Ricordo che quando sull’ultimo Lied il suonatore si allontana nel gelo e nel silenzio non ci fu nessun applauso , nessun bis avrebbe potuto interrompere l’emozione.

Si allontanò il tenore tenendo la spalla sul suo meraviglioso sodale e pianista e uscimmo tutti in silenzio.

Si era verificato un rito collettivo dal quale ci misi molto a riprendermi-

Credevo che non fosse possibile niente di più emozionante fino a quando poco tempo fa ho potuto vedere il ciclo finale di Schubert, il canto del cigno  ovvero il miracoloso spettacolo di Claus Guth .

Purtroppo non sono tra i pochi felici che hanno visto a NewYork lo spettacolo dal vivo ma mi è bastato il video per rientrare in quella specie di incantesimo che solo la grande arte di Kaufmann è capace di donare regalandomi un ultimo grande spettacolo.

Ci voleva l’arte scenica di Claus Guth , il suo gusto raffinato e la complicità del grande Helmuth Deutch per imbastire attraverso una leggera manipolazione dei testi il raggiungimento della perfezione di un racconto così intensamente drammatico e visivamente perfetto.

Leggo che non sono la sola a vedere e rivedere continuamente il video , il piccolo furto fatto con lo  screenshot e postato sul mio profilo ha avuto più visioni di tutto l’anno del mio blog.

Questo Doppelganger è un miracolo musicale ed è inutile pensare in una riproposizione in Europa , credo che resterà un unicum nella prodigiosa carriera del meraviglioso tenore.

Forse potremo sperare che canti i testi in una Liederabend?

Poche idee ma confuse

ll prossimo 15 marzo  dall’idea di un giornalista e scrittore che tiene una rubrica di costume su uno dei più importanti quotidiani italiani era nata l’idea di una manifestazione a favore  di un’Europa che ci riunisse davvero tutti sotto una sola bandiera blu con le stelle gialle.

Potremmo sintetizzare il senso della partecipazione ad una chiamata in piazza per ribadire che soprattutto ci sentiamo  tutti europei ma il rincorrere di distinguo e di differenze ha fatto si che il risultato non sarà sicuramente quello sperato dal  promotore.

L’idea era buona , ma il nostro felice  paese basato sulle incertezze politiche trasforma quello che comunque sarà un successo di piazza in un messaggio politicamente confuso.

Questo risultato sarà la riprova del perché In Italia vota soltanto la metà degli aventi diritto e quindi il risultato porta a esiti non rispondenti al vero pensiero della gente.

Andranno sparpagliati , con segnali di bandiere diverse , e quel mare di bandiere europee che spero comunque ci sarà non risponderà per niente alla volontà politica degli elettori.

In Germania è successo qualcosa di diverso , la radicalizzazione politica ha spinto gli elettori a ritornare in massa alle urne .

Forse da noi vale il pensiero scettico di Ennio Flaiano : in Italia ci si conosce tutti , cosa vuoi che ci succeda con un cambio di governo.

Invece qualcosa poi succede davvero perché alla fine mandiamo a governarci persone non all’altezza del compito , le classi politiche ci piaccia o no , non si inventato da un giorno all’altro . lo si misura anche nelle amministrazioni locali piene di falliti sotto tutte le bandiere.

Non sarà lo sventolare di bandiere a farci maturare politicamente.

Giochi di memoria

Una telefonata gradita di una nipote : mi parla dei suoi progetti futuri di viaggio e nomina un’isola : Lanzarote.

Esclamo ! ci volevo andare anche io ma nell’immediato non mi ricordo il motivo di quel lontano desiderio.

Poi piano piano si srotola la memoria : un film , un libro –

Mi ricordo immagini eleganti di signore in abiti bianchi inizio Novecento , saranno passati trent’anni e lentamente mi viene fuori il nome del regista Roberto Faenza.

Mi arrendo e comincio a cercare sul magico tubo e viene fuori il titolo del film , ma non mi basta perché mi ricordo di avere letto un racconto da cui era stato tratto il film . 

Ulteriore ricerca in libreria , vagamente ricordo un piccolo libro , ma gli Oscar sono in basso dietro la scrivania , scomodissimi da raggiungere.

Con l’aiuto della pila del telefono arrivo al libro : Il dottor Gläzer medico termale .Evviva ! 

Il piccolo libro ingiallito è nelle mie mani , ormai ricordo anche molte altre cose , che i costumi erano di Milena Canonero e che l’interprete , perfetto , era Keith Corradine.

Ho passato una gradevole giornata a rileggermi un prezioso racconto che avevo letto tanti anni fa : è come leggerlo per la prima volta perché per fortuna la memoria fa bellissimi regali , mi era restata la sensazione di una cosa bella ma non  mi ricordavo per niente quella che volgarmente si chiama la trama.

C’è tutto Schintzler nel piccolo libro , la sua finezza viennese , la sua capacità di esaminare le pieghe segrete dell’animo umano ,la raffinata analisi delle incertezze umane .

Il film era liberamente tratto dal racconto e posso anche immaginare le manipolazioni della sceneggiatura , purtroppo il film non sono riuscita a trovarlo , probabilmente per mia incapacità di infilarmi in una ricerca che richiede pazienza.

Adesso , come messaggio in bottiglia , mando un appello ai miei lettori.

Se qualcuno sa come trovarlo mi scriva , intanto io ho passato una deliziosa giornata rileggendo un libro dimenticato.

L’air du temps

Vuoi vedere che a forza di rivoluzionare si finisce rivoluzionati ?

Non c’è voluto molto tempo perché un ministro conservatore trumpiano litigasse con Elon Musk , non c’è voluto molto perché la vendita delle Tesla calasse di brutto e soprattutto non c’è voluto molto perché le uova cominciassero a costare come le ostriche.

La bella pensata di levare le immagini di Enola Gay , la prima bomba atomica lanciata su Hiroshima sparisse dalle foto ricordo  e non perché era un terribile messaggio di morte ma per il fatto che la parola gay deve essere levata in base al principio che si trattasse  di indicare una “ devianza” sessuale.

Tanto cretina era la motivazione che se ne sono accorti anche quelli che non leggono i giornali politicamente impegnati perché tutti sapevano che quel pericoloso nome era soltanto quello della madre del pilota dell’aero che sganciò la bomba.

Firma di tutto il presidente Trump con quello svolazzone mussoliniano , poi succede che la Corte Suprema gli bocci un suo provvedimento di tagli agli aiuti già stanziati per l’Europa.

Intanto in Europa riprende quota il gradimento per il Premier progressista Starmer , in Canada Trudeau non si dimette più e anche il già battuto Macron sembra riprendersi un po’ di gradimento in patria .
Solo in Italia con una notevole capacità di galleggiamento la nostra premier avvezza alle lunghe battaglie di opposizione che l’hanno portata al governo anche per gli innumerevoli errori della sinistra seguita a navigare con indici di gradimento importanti.

Ma fino a quando continuerà a reggere il continuo martellamento idiota del vice premier Salvini?
Fino a quando la Lega non si ribellerà a quel segretario che per restare a galla si era pure inventato la candidatura Vannacci?

Ho l’impressione che ci sia qualcosa di nuovo sotto il sole d’Europa , solo speriamo che facciano presto a decidere perché intanto in Ukraina  si continua a morire ogni giorno e a Gaza non arrivano più i tir di aiuti umanitari fermi al valico di Rafah .

Nuovo Medioevo

La foto del Segretario di Stato Marc Rubio con la croce nera sulla fronte , dovrebbe essere cenere ma è più probabile che sia pennarello, è uno di quei segnali pericolosi che non dovrebbero essere accolti solo come una stranezza.

C’è nell’ostentazione di una specie di fede gridata al proprio elettorato un segno che fa paura perché non significa umiliazione e richiesta di perdono ( in ultima analisi questo dovrebbe essere il significato penitenziale del Mercoledì delle ceneri) piuttosto una dichiarazione di battaglia nel nome della religione.

Siamo dalle parti di quel governatore che pur essendo a sua volta un immigrato di origine latino americana ha promesso ai suoi elettori ispanici di combattere con forza l’immigrazione irregolare dei poveri cristi che risalgono dall’America latina poverissima verso il richiamo del lavoro e del minimo benessere nel grande paese capitalista del Nord.

Da quel bacino elettorale ha preso i voti  e per la forza del suo atteggiamento è diventato fedelissimo di Trump , fino alla ridicola esibizione della croce sulla fronte .

Vedendola mi sono ricordata di una usanza antica ancora in vigore verso la metà del secolo scorso.

Avevo dieci anni e nel giorno della Cresima il vescovo mi fece un segno con un dito sporco di cenere sulla fronte  insieme a una ditata di olio che doveva essere santo , così vagamente ricordo.

Portai poi una fascetta bianca con tanto di frangette dorate sulla fronte come segno di avvenuta cerimonia.

Avrei dovuta tenerla per una settimana ma già il giorno dopo , sudata e sudicia me la levai , evidentemente la mia osservanza religiosa era già piuttosto modesta.

E’ passato quasi un secolo da allora e certe ostentazioni quasi pagane non usano più ma il fatto che dagli USA mi venga una simile foto invece di farmi ridere mi mette in allarme : forse siamo di fronte ad un Medioevo prossimo futuro  , dobbiamo stare in guardia.

The Donald show

Se non fosse tragicamente vero il discorso del presidente al Congresso sembrerebbe la puntata molto vivace di un talkshow .

Ne ha dette di tutte : dal riprendiamoci  la Groenlandia al Canada integrato , “America is back “ e giù tra minacce , bugie e mezze verità il discorso è durato più di un’ora e mezzo.

Nel frattempo però la Suprema Corte , con voti anche repubblicani gli diceva che non si può tornare indietro su aiuti già elargiti e le Borse non l’hanno presa proprio bene l’idea dei dazi al Messico e al Canada.

Per adesso trema davvero soprattutto l’Ukraina che si vede togliere ogni supporto nella tragica e giusta guerra in difesa del proprio territorio contro un invasore forte e stranamente silente in questo gioco al massacro nel quale non si capisce più chi sta con chi e contro chi.

La Cina , vero terzo grande attore in questo Risiko mondiale ha taciuto finché non è arrivato il momento dei dazi e si sa che la finanza è la vera molla che determina gli eventi mondiali.

In tutto questo l’Europa , vaso di coccio tra vasi di pietra , tenta e non so con quanta probabilità di successo , di trovare finalmente una sorta di unità : ricordo che nei miei verdi anni politici rispondendo ad un giornalista che mi chiedeva come vedessi davvero il futuro europeo risposi che il Principe deve avere non soltanto la borsa ma anche la spada.

Non eravamo in molti a dirlo e per essere davvero impopolare dissi anche che se volevamo la pace avremmo dovuto sempre prepararci alla guerra.

Molte guerre sono passate da quella seconda metà del secolo scorso  e forse adesso è troppo tardi per costruirci davvero una unità europea di difesa .

Forse però , anche per disperazione, qualche spinta in questa direzione si sta muovendo . 

Ogni morte di papa

C’è un detto molto cinico che dice “morto un papa se ne fa un altro “ e che non riguarda la figura del pontefice ma in generale di una occasione perduta , di un amore finito e in generale di tutte le cose che possono essere sostituite da altre più o meno uguali.

Penso che sia stata detta nei secoli dal popolino romano che vedeva succedersi i papi che li comandavano e che intanto  per loro non cambiava nulla.

Mi è capitato di pensarlo in questi giorni nei quali invece seguo con apprensione i bollettini della salute di Francesco e ho capito che aldilà del detto popolare in questo caso la figura del Pontefice è assai importante e non così intercambiabile. 

Un Papa un po’ particolare , anche storicamente  : un gesuita che veniva da tanto lontano , un vescovo argentino così apparentemente semplice come un buon parroco ma che in realtà nel suo pontificato ha cambiato molte cose  e molte altre ha tentato di cambiarne.

Soprattutto in questo momento del mondo impazzito una voce forte contro le guerre , contro le ingiustizie che sembrano prevalere sul diritto dei deboli , un papa così è stato col suo richiamo costante forse l’unico che ha continuato di omelia in omelia , di settimana in settimana a gridare forte la sua richiesta di pace.

In questo momento la sua voce non si alza più forte perché letteralmente gli manca il fiato per gridare , i giorni della sua degenza si allungano e crescono i lumini votivi sotto la statua di papa Wojtila e  anche se razionalmente si spera sappiamo tutti che quella voce possente non sarà ancora per molto quell’unico richiamo alla ragione che tanto ci servirebbe nel momento della pazzia americana.

Con molta fede si dovrebbe dire che comunque lo Spirito guiderà la scelta per il bene degli uomini .

Io molto laicamente penso che sarebbe meglio per il mondo che questa voce indebolita tornasse almeno per un po’ ancora a guidare le genti.

Inno 

Mi concedo una divagazione leggera  su un piccolo particolare che mi ha molto incuriosito.

Passa con  grande evidenza sul sito della squadra di calcio del Bayern Monaco la scelta di un nuovo inno  con tanto di filmato che mostra il nostro amato Jonas Kaufmann che canta in mezzo a mille tifosi della curva Nord.

C’è anche una lunga e bella intervista all’illustre tifoso che spiega il motivo per cui ha accettato di cantare in mezzo alla gente e d’ora in  poi quella registrazione sarà l’accompagnamento delle partite della pluripremiata  e gloriosa squadra bavarese.

Fin qui tutto bene , ma c’è un mistero  : la frase musicale che intercala il motivo il tenore la canta in italiano .

Inizialmente pensavo che fosse una traduzione del video per noi italiani , poi ho  rivisto il video con attenzione e ho avuto la conferma che tutti cantano in tedesco  ma Kaufmann ripete in italiano il piccolo refrain un paio di volte.

Anche se mi fa piacere sentirlo cantare in italiano , è sempre bravissimo e ha uno splendido accento scevro di impurità , non mi spiego se non con una certa dose di fantasia la scelta abbastanza divertente.

Forse in italiano ha più forza la spinta verso la gloria della vittoria?

Non è che abbiamo molte vittorie di cui vantarci , resta solo l’idea che sia l’amore per la lirica e il ricordo del “Vittoria!” di Cavaradossi a spingere la scelta comunque divertente e lusinghiera.

Mi piacerebbe che qualcuno mi desse una risposta , magari lo stesso protagonista al quale non mancherò di chiedere lumi la prima volta che avrò occasione di reincontralo.

Per l’Europa

         “ quando si scuote un setacccio restano i rifiuti , così quando un uomo discute ne appaiono i difetti ; I vasi del ceramista li mette alla prova la fornace , così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo.”

Pensavo a questo ascoltando certi discorsi sbagliati che con grande sicurezza vergono fatti da uomini che hanno un seguito nelle tribune attuali , soprattutto televisive.

Ma queste parole non sono di oggi , sono scritte nella Bibbia  , per la precisione nel libro del Siracide e mi hanno colpito per la loro lucida analisi.

Sono giorni duri per il susseguirsi di eventi che non avremmo immaginato solo qualche mese fa .

La Storia , quella maiuscola , forse ha preso una strana accellerata in questo tempo strano nel quale si discetta molto sui destini  futuri della nostra vecchia Europa.

Il ragionare , persi i principi su cui si è basato nel nostro tempo lo scegliere politico che si sintetizzava tra due forti correnti di pensiero che in qualche modo ci rassicurava , oggi i valori sono tutti mischiati e resta solo il potere del pensiero individuale che attraverso la logica e la morale ci tiene saldi nella strada delle giuste convinzioni.

Le parole pace e guerra non hanno al momento quei giusti confini morali per cui era facile decidere da che parte stare , oggi esiste un nuovo potere che va oltre il capitalismo e ha contorni di superpotere tecnologico sconfinante  nella manipolazione totale delle verità su cui abbiamo basato i nostri valori.

Ragionare , scuotendo le scorie del pensiero , ce lo dice il Siracide , questo dovremmo tutti fare non rincorrendo le paure indotte e false  che pure attanagliano il comune pensiero delle genti di questo vecchio paese che seguitiamo ad amare e per il quale dovremmo unirci se vogliamo sopravvivere.

Uno spettacolo indegno

In due contro uno , già per questo lo scontro nello studio ovale della Casa bianca è scorretto , anche senza entrare nel merito.

Era cominciato male l’incontro di Trump con Zelewnszy ironizzato sul fatto che la mimetica nera fosse “elegante “ e forse non coglieva nel linguaggio del corpo del presidente ukraino la volontà di presentarsi onorevolmente  presso quel magnate  che voleva trattare lo sfruttamento del suolo di un paese invaso da un pericoloso dittatore e che voleva trattare in maniera soltanto economica l’accordo su cui pesavano e pesano tuttora i destini di libertà di un popolo.

Stretto sulla poltrona , offeso dal presidente e poi minacciato in maniera sguaiata da quel vice Vance che era già venuto ad offendere l’Europa a Monaco il povero ospite si è difeso coraggiosamente ma credo che poi la dignità del “ modesto comico” abbia avuto il sopravvento e abbiamo tutti potuto assistere ad un episodio di macelleria mediatica impossibile anche solo da immaginare solo pochi mesi fa.

Il risultato di questo scontro lo misureremo nei prossimi giorni , certo che qualcosa di positivo lo ha creato in Europa dove si sta ricompattando un senso di appartenenza globale che sembrava disperso in mille rivoli di protagonismo .

La stampa si sta comportando al solito modo : sembra un giochino “ visto da destra , visto da sinistra “ , pochi resoconti obbiettivi  eppure basterebbero soltanto pochi fotogrammi per capire quello che è successo.

Già le diplomazie sono di nuovo al lavoro , gli sherpa che Musk vorrebbe licenziare in blocco stanno cercando di ricucire lo strappo.

Se la ride Putin , il vero protagonista vincitore dello scontro e mi domando quanto Donald Trump , aldilà del suo istinto capitalistico sappia gestire veramente quella pace che va sventolando ma che con queste intemerate non riuscirà certo ad ottenere .

Neppure in Medio Oriente per adesso.