Un regalo notturno

Capita talvolta a chi non è più fresco di anni di risvegliarsi nel cuore della notte : in questi casi le soluzioni sono poche : prendere un libro , ma i problemi con gli  occhiali  bifocali e la postura scomoda  sconsigliano , allora si accende la tv , magari andando a cercare qualcosa di interessante nelle pieghe di una proposta sempre più vasta ma ahimè altrettanto respingente per i miei gusti.

Finché trovo un titolo : II treno dei bambini di Cristina Comencini , ne ho letto qualcosa da qualche parte e poi io sono una di quelle che con la Comencini hanno in comune un’avventura che si chiamò “ se non ora quando” e la considero un’amica anche se fisicamente non ci siamo mai incontrate.

Così , tra le due e le quattro di notte ho visto un bel film , delicato e realistico , affatto mieloso , ambientato con deciso realismo tra una Napoli dei bassi e una campagna emiliana altrettanto vera e senza retorica.

Secco  l’inizio col grande violinista che turbato da una strana telefonata entra in scena e comincia a suonare il suo violino : dalla sua musica scaturisce la storia di due madri , bravissime attrici entrambe e di un bambino che aveva il grande dono di amare la musica.

Non c’è retorica , la storia è vera e averla raccontata così senza enfasi politica ne fa un piccolo gioiello .

C’era uno strano partito comunista nell’immediato dopoguerra e c’era un popolo italiano povero e generoso.

Uno prezioso  film di Natale , se posso dirlo.

Cercatelo in Netflix , vale la pena ogni tanto ritrovare i valori lontani quando in un’Italia post bellica si potevano fare dei gesti privi di retorica ma pieni di umanità.

Il ponte di Calatrava

Per tutti coloro che arrivano a Venezia dalla terraferma c’è un ponte bellissimo da attraversare.

Lo progettò il grande architetto Santiago Calatrava ed era il quarto ponte sul Canal Grande dopo i famosi ponti dell’Accademia , degli Scalzi e  il  più famoso di tutti , quello di Rialto.

Grande fu l’interesse culturale intorno a questo nuovo progetto , doveva essere leggero , elegante e nuovo.

Ma la prima volta che lo attraversai , era inverno e calava la nebbia sul Canale , ebbi quasi paura di cadere .

Il ponte aveva gli scalini di vetro , una patina umida e bagnata li rendeva scivolosissimi , ricordo di avere pensato che non sempre gli architetti ci azzeccano con le loro idee.

Eppure gli architetti li amo , se non altro per il grande numero di parenti che hanno esercitato la nobile professione a cominciare dalla mia adorata sorella , da  ben due nipoti e una carissima congiunta , tanto che quando uno dei miei figli manifestò l’idea di fare l’architetto dicemmo che ce n’erano già tanti in famiglia!

Amo le moderne architetture eleganti che ormai costellano i nostri paesaggi urbani e ricordo che l’unico motivo di interesse che provai in un viaggio negli Emirati Arabi furono le interessanti costruzioni delle torri che risaltavano  sullo skyline del deserto.

Leggo oggi che a Venezia si sono arresi all’evidenza , dopo le tante cadute e le fratture conseguenti , dopo che gli scalini ogni tanto dovevano essere sostituiti perché sbeccati dai trolley e dai carretti dei portabagagli l’amministrazione comunale ha deciso di sostituire gli scalini di vetro con un qualche materiale meno pericoloso per la deambulazione dei viandanti.

Pare che si sia arreso all’evidenza anche l’illustre progettista , non sempre pensare il bello assoluto può significare pensare anche il pratico, dolorosa conclusione di una bellissima e avveniristica utopica idea .

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Asmik

Si annuncia per la felicità degli addicted la prossima prima scaligera del 2025 : la Grigorian torna alla Scala!

Questa giovane straordinaria interprete che ormai non mi stupisce più con la sua arte continua a divertirmi con i suoi vestiti talmente anticonformisti da sembrare quasi provocatori.

Si presenta ai concerti in strane vesti monacali , non è la prima volta , e a Napoli ha spiazzato tutti col vestitino  grigio da monaca abbottonato fino al mento e l’acconciatura retro.

Va controcorrente quella che oggi , specialmente nel suo difficile repertorio in cui spazia da Shostakovich a Strauss, da Janacek  a Prokofiev fino a Dvorak e riesce ad essere grandissima anche nel repertorio pucciniano.

E’ giovane e bella , vista da vicino pare anche più ragazzina e fragile anche se la sua solidissima preparazione musicale la porta davvero molto in altro nella scali di valori sopranili.

E’ una di quelle creature da palcoscenico che si mangia la scena e il personaggio  ed io  cercherò di seguirla fino a quando mi sarà possibile , nei miei sempre più stretti limiti di forze.

Mi fa molto piacere continuare a leggere commenti napoletani anche se ancora non tutti hanno capito la fortuna di averla in scena al SanCarlo in uno dei suoi ruoli preferiti in uno spettacolo che continuo a ricordare con emozione .

Avvenne a Milano

Premesso che la FdD non è tra i massimi capolavori di Verdi l’opera ha  in sé comunque alcune mirabili pagine tra cui sicuramente l’ouverture ma alterna anche impossibili momenti quali il Viva la guerra e l’impossibile Ratataplan .

In questi casi servirebbe  intervenire di regia e ci fu una volta , memorabile in quel di Monaco , in cui la manipolazione rese l’opera decisamente diversa e bellissima.

I momenti drammatici alternati con gli inserti leggeri  in realtà appesantiscono lo scorrere narrativo e verrebbe voglia di intervenire di forbice . In realtà Verdi provava  qualcosa di nuovo e ben gli sarebbe riuscito alla fine quando con leggerezza mirabile arrivò al Falstaff , ma questa è un’altra storia.

Veniamo quindi a Milano : regia convenzionale che piace al melomane medio ( rubo al sommo A.M ) , molto contento Chailly a cui piace recuperare anche le virgole della partitura.

Veniamo al cast : la Diva ancora abbisogna dei sovrattitoli per la dizione e pazienza ,non le si perdonano invece i riccioloni dorati dopo anni di astinenza e “misero pane “  ma piace a tanti e forse sbaglio io.

Tezier si è tenuto tutto lo spettacolo , splendido come sempre , soprattutto con un Alvaro non pervenuto.

Qui vale il detto morettiano : mi si nota di più se vengo o se non vengo ?, infatti si notava l’assenza .

Il bravo tenore americano ce la mette tutta , la voce è buona  ,ma se non affronti un “al chiostro” urlato con disperazione  a noi vecchi fedeli manca davvero qualcosa.

Al solito il migliore dei comprimari è il fantastico Carlo Bosi , a lui ormai non si deve chiedere nulla , evviva la classe.

Preziosilla , detta Prezionilla dall’ormai immarcescibile Vespa è brava e buoni il padre guardiano ( un po’ leggerino come basso profondo ) e Fra Melicone molto misurato.

Perla tombale della Carlucci : per l’idea del finale “manzoniano” s’inventa che Alvaro prenda i voti ! peccato che li avesse già presi un atto prima.

Citando in chiusura quella mitica messinscena bavarese alla fine Alvaro getta malamente il crocifisso  con un rumore secco.

Una lettura anticlericale o semplicemente una condanna per una storiaccia  che la religione aveva condizionato tramutandola in vendetta.

Butterfly ad Ancona

Forse la più bella emozione di questa ripresa della Butterfly di Ancona è stata la generale per i ragazzi delle scuole della città.

Centinaia di giovani  e i più bravi sono stati quelli più piccoli ,hanno partecipato allo spettacolo con un calore e una partecipazione sulla quale non avrei scommesso molto alla vigilia.

Applausi scroscianti “ quasi giusti “ nei momenti topici confermano la grande forza emotiva del genio musicale di Puccini.

Forse non piaceva a Busoni , lo leggo nel valido saggio sul programma di sala di Gabriele  Cesaretti e lo si può capire anche se leggendo attentamente in filigrana quanta raffinatezza si trova nella musica del grande lucchese.

Bella serata alla Prima , finalmente in una data “ giusta” nel calendario .

Dicembre è un mese che invita all’Opera , speriamo si riesca a mantenere il tempo giusto in futuro.

Questa è la terza volta che l’opera con la regia di Renata Scotto viene riportata sul palcoscenico dorico.

E’ un allestimento classico , amorevolmente ripreso da Renato Bonajuto che della Scotto fu assistente.

Un cast equilibrato , interessante la giovane promessa Giuseppe Infantino , forse sarà uno di quei battesimo delle Muse di cui sentiremo presto parlare molto.

Precisa e partecipe la direzione di Francesco Angelico , di cui capisco la cultura europea e il suo rammarico di dirigere poco in Italia.

Una Suzuki di alto livello : Manuela Custer  sostiene Mirtò Papatanasiu al suo debutto nel ruolo.

Segnalo il Goro di Raffaele Feo e corretto lo Sharpless di Sergio Vitale.

Interessanti anche nei ruoli minori gli allievi dell’accademia di canto di Osimo.

Il mio solito totale plauso al direttore artistico Vincenzo De Vivo che sempre fa i miracoli della moltiplicazione dei pani con le poche risorse doriche.

Concerto in TV

Non sono andata a Milano e non andrò alla Forza.

Scelte che hanno privilegiato una Rusalka napoletana e la presenza ad Ancona per la piccola stagione lirica locale.

I miei lettori si sono stupiti che non commentassi la defezione di Kaufmann ma io che lo conosco abbastanza bene  non mi sono stupita , anzi lo avevo previsto ,

Il lungo impegno con la Sony per promuovere il CD pucciniano e la serietà con cui professionalmente il tenore rispetta il suo lavoro lo hanno portato a rinunciare a Milano , troppe prove avrebbe saltato e lui che rispetta i colleghi e ha anche qualche problema familiare gli hanno fatto fare una scelta che però ha mantenuto per il concerto scaligero nella ricorrenza pucciniana.

L’ho visto in tv e come al solito si è dimostrato quel grande affabulatore che è ogni volta che esce in palcoscenico.

Il suo gesto “Viva Puccini! “ e la rosa a Ganci sono atti di un padrone della scena quale è sempre nel momento dei saluti.

Mi diverte da anni vedere il suo richiamo alla diva  di turno per sollecitarla ad andare a chiamare il Maestro e quel suo gesto di incoraggiamento al coro perché venga avanti per i saluti condivisi.

Forse ,oltre alla tecnica ormai saldissima e alla grazia personale , quello che mi ha sempre colpito in lui è l’assoluta  padronanza accompagnata all’intelligenza di chi sa il valore anche di un minimo gesto.

Un centenario

Teatro delle Muse di Ancona, prova del primo atto della Butterfly.

Si muovono in palcoscenico gli artisti del coro , aspettano  qua e la seduti nella platea semibuia i comprimari , si muovono nell’ombra i tecnici , in fondo gli operatori alla consolle.

Davanti al palcoscenico il Maestro , la pianista e il Maestro del coro, mentre il regista e l’aiutante di scena richiamano l’attenzione sul numero dell’attacco.

Un universo brulicante di persone esperte professionalmente e attente al risultato , tra una settimana si va in scena. 

Fa impressione pensare quanta gente serva per mettere in scena un’opera , anche la più facile e di repertorio e forse lo spettatore medio che tra una settimana verrà non sa quanta pazienza e quanto amore c’è dietro una messinscena del grande miracolo di un’opera lirica.

Ad un tratto un accordo particolare , la voce del baritono che scandisce “ badate , ella ci crede” e io  rannicchiata in poltrona nel buio della sala ho un brivido : l’annuncio di una tragedia .

E penso al grande Giacomo Puccini che riuscì a regalare al mondo un mare di emozioni e di vibrazioni così immenso  mentre  distrattamente mi soffermo su un ricordo ed a un tratto un brivido mi corre sulla schiena :oggi è il 29 novembre ! esattamente un secolo fa questo grande genio ci lasciava per sempre e mi commuovo all’idea di celebrarlo nel modo più giusto : a teatro mentre rivive una sua grande eroina.

Ho celebrato con emozione questo grande musicista italiano nel modo più giusto e più intimo , non così sarà quando tornando a casa di corsa non mi sarà possibile ascoltare il concerto dalla Scala .Salta la diretta RAI e impediti da regole burocratiche non si vede neppure ARTE , piangono sui social tutti quelli che avevano sperato di partecipare all’evento. 

Io , che già ci contavo poco , mi sento comunque in regola col grande Maestro lucchese.

Nel mio piccolo l’ho celebrato nel modo giusto , nel suo mondo insieme alla mia amica Manuela che si muove come Suzuki anche quando in scena deve solo portare il vassoio delle “piccole cose di donna”.

Rusalka , l’amore impossibile

C’è stato un momento  mentre stavo assistendo all’opera in cui ho pensato che sarebbe stato un ottimo spettacolo da far vedere ai ragazzi.

Questa Rusalka ( lasciamo da parte la sdolcinata fiaba boema ) è un modo intelligente per attualizzare il mondo statico della lirica.

L’uso dei cartoon , peraltro perfettamente integrati con la magnifica musica di Dvorak  non allontanano dalla storia dell’infelice ninfa , ma attualizzandola la rendono accessibile  a un pubblico giovane.

Stéphane Lissner lascia il suo incarico con un segno attraverso un importante titolo e un cast di lusso veramente altrettanto importante e omogeneo.

Affidarsi coraggiosamente a Dmitri Tcherniakov per la regia è stata a mio avviso una scommessa vinta in partenza e peccato che non tutta la nostra paludata e convenzionale critica non lo abbia capito.

Ci si diverte e si ascolta la musica seguendo una storia in cui al centro c’è una infelice ragazza che vorrebbe essere “ altro di se” attraverso un amore cui solo lei crede veramente .

I personaggi ,  tutti indefiniti nel  nome , sono rappresentativi di figure convenzionali : il Principe , la Principessa straniera  , il Guardiacaccia e il suo aiutante  ( che il regista  con una piccola forzatura fa diventare i genitori di Rusalka ) ma ne spiega le motivazioni nelle note di regia , tutto fila perché i cantanti sono aiutati da una cura particolare per la recitazione.

L’aprirsi e il chiudersi della storia come a fare degli zoom sui personaggi credo che sarebbe godibile anche in una ripresa video , se mai ci sarà , anche se il teatro va visto a teatro e su questo condivido il pensiero di Patrik Chereau.

Sotto la sicura bacchetta di Dan Ettinger l’orchestra del San Carlo se la cava abbastanza bene , ma i punti di forza sono gli interpreti.

Asmik Grigorian è una attrice raffinata che canta , la sua infelice ninfa , personaggio che lei ama in modo particolare e che sente vicina alla sua sensibilità è quel mostro di bravura che ho imparato a conoscere da tanti anni ormai e le sono molto grata per le emozioni che sempre mi regala quando è un scena.

Lei risponde con un “grazie mille” , uniche parole italiane che sa e che ripete a tutti umilmente quando alla fine andiamo a omaggiarla .

Ottimo il baritono Gabor Bretz , nel ruolo dell’allenatore e in realtà il re delle acque , bello e sicuro il Principe , tenore americano Adam Smith , già notato in una Butterfly di Aix en Provence, fantastica Jezibaba della ritrovata Anita Rachvelishvili e perfetta la provocante principessa straniera di Ekaterina Gubanova .

Ma devo dire bene di tutti , comprese le ninfe in una divertente prova di nuoto sincronizzato che rende allegramente il canto iniziale delle acquatiche sorelle .

Un gran colpo di teatro restringere l’immagine di Rusalka durante la magica “canzone della luna” , peccato non fermarsi a farle un meritatissimo applauso e un colpo di genio il suo vestito da sirena impacciata al gran ballo nel palazzo del Principe.

Che dire di più , se potevo restare  a Napoli sarei ritornata per vedermela una seconda volta , perlomeno.

Possiamo sperare nella ripresa video Rai? Io ci spero ancora .

Il tempo sospeso

Per caso , oggi domenica 24 novembre 2024 , riapro il Corriere adriatico di oggi : per solito non leggo più la stampa locale , mi bastano le tristezze dei giornali nazionali , ma aprire quelle pagine mi ha fatto uno strano effetto di deja vu.

Si parla del parco del Cardeto , del raddoppio della ferrovia Ancona Roma , del ristorante al vecchio faro , della riqualificazione della Caserma Stamura .

Tutti temi per i quali ho combattuto inutilmente e politicamente dalla metà del 900 , cioè da quando arrivai in questa bellissima e misconosciuta regione il cui capoluogo , Ancona , a detta del patriarca di Aquileia due millenni fa , la definì in questo modo : per sua positura merita di essere costrutta de oro massiccio.

Sto per partire per Napoli e ci andrò con il Flixbus , geniale sistema inventato da due studenti bavaresi che consente di evitare di prendere il mefitico treno per Roma con connessione a scommessa variabile.

Ci si arrangia e si vive senza protestare in un luogo che per molti versi continua ad essere preferibile alle città grandi e invivibili, ma quando rientro dai miei viaggi e attraverso il Corso la sera mi cala addosso la tristezza causata dalla troppa pace e dal vuoto silente che mi circonda .

La città è morta alla cultura , addormentata e contenta dei suoi mercatini alimentari , delle sue bancarelle che hanno invaso ogni strada , dei suoi dehors che si sono mangiati i marciapiedi .

Tutti quei temi ,oggi ripresi dal Corriere adriatico  che si è chiamato un tempo  Voce adriatica sono stati motivo di battaglie , convegni , sogni e sconfitte.

Al Cardeto ci ho fatto teatro con i ragazzi , la chiave del vecchio faro credo di averla ancora da qualche parte , al Metropolitan ci volevamo portare il teatro di prosa .

Volevamo lasciare le Muse alla lirica e ai concerti , chiudere l’infelice teatro Sperimentale , fare grandi mostre alla Mole.

Tutti grandi sogni perduti , intanto ieri per andare a Roma in treno ci hanno messo dieci ore.

Mariotti e il sogno rossiniano

Quando ci siamo incontrati per la prima volta , lui giovane medico e assessore visionario del Comune di Pesaro facevamo entrambi parte di una Associazione regionale che si occupava del teatro di prosa .

Insieme nel comitato esecutivo  che poi lui lasciò presto perché quel progetto importante che aveva in mente si stava realizzando alla grande .

Si chiamava Rossini Opera Festival , prima fu un’associazione e poi a metà degli anni novanta divenne quella fondazione lustro e vanto di tutta  la cultura italiana.

L’ho poi incontrato tante volte nella vita  ma soprattutto mi piace ricordare l’incontro al Macerata Opera quando era tra il pubblico ad assistere a uno dei primi trionfi di quel suo figliolo che dirigeva la Traviata e che sarebbe diventato il grande direttore d’orchestra che tutti conosciamo.

Gianfranco Mariotti ci ha lasciato ieri e mi fa tenerezza ricordare anche l’ultimo omaggio che gli feci ,pochi anni fa , quando ormai giubilato nella sua veste di grande fondatore del festival più prestigioso d’Italia  assisteva al festival nel suo palco , accanto al palcoscenico.

Chiesi di salutarlo , ormai era la statua di se stesso , e lo omaggiai  per tutto quello che aveva fatto , giovane medico visionario , innamorato dell’idea di creare attraverso una associazione laboratorio la rielaborazione e lo studio dell’ intero immenso catalogo  alla  rinascita  rossiniana. 

Tutto è stato studiato , rivisitato e recuperato ,il grande pesarese riportato al centro della cultura europea e molto lo dobbiamo a quel giovane assessore che aveva in testa , non solo l’amore per Rossini , ma la capacità manageriale di portare avanti un progetto così ambizioso. Certamente erano tempi politicamente diversi  e sicuramente era stato più facile seguire simili visionari progetti.

Forse però il maggiore progetto del quale andava così orgoglioso era quel figlio , oggi famosissimo direttore d’orchestra al quale vanno le mie condoglianze .

Un abbraccio a Michele Mariotti , orgoglio pesarese .

Un refuso

Può succedere a chiunque , anche ad un ottimo editorialista su un buon giornale a tiratura nazionale , ma quando ho in letto un articolo di analisi sul risultato delle elezioni regionali confondere l’Umbria con le Marche ho avuto il solito soprassalto che mi provoca sempre la poca conoscenza della nostra regione ,marginale dal punto di vista non solo geografico.

Attualmente la regione Marche è governata ( male ) dalla destra e in passato anche se governata altrimenti è sempre rimasta in un’ombra di mite rassegnazione.

Un territorio vasto , diviso equamente  tra costa , collina e montagna svuotata dove abitano solo un milione e mezzo di abitati  mal contati , un retaggio storico di Stato della chiesa , provincia mite e pacifica  : marchigiano formica d’Italia era un detto comune di un tempo passato . 

L’anno prossimo la regione tornerà al voto e come il resto del centro Italia , un tempo equamente diviso tra il Nord progressista e il Sud conservatore ha nella sua maggiore provincia il nodo del futuro risultato.

E’ la provincia di Ancona che accoglie un terzo di tutti gli abitanti della regione l’attenzione a cui devono rivolgere le forze progressiste se vogliono ritornare in quell’alveo politico tradizionale in cui era stata sempre collocata.

Come dimostrano i recenti risultati di Emilia Romagna e Umbria  (da non confondere, prego!) molto importante sarà la scelta del candidato/a a trainare il risultato .

Sarebbe bene che i partiti progressisti cominciassero da ora a lavorare per individuare un progetto comune nel quale far confluire tutte le forze politiche che ne vorranno condividere il percorso.

E a livello nazionale non fate un’’insalata geografica Italia centrale , per favore.

Al bar interstellare

Ho trovato azzeccatissima la definizione dei vari annunci di Donald Trump in merito all’assegnazione dei ruoli nella sua futura amministrazione : un ironico giornalista che non sempre mi piace l’ha definito qualcosa che assomiglia al bar di Guerre stellari.

Ve lo ricordate quell’accozzaglia di esseri più o meno fantastici e extraterrestri che si aggiravano nel fumoso bar sospeso nell’interspazio ?

Ebbene i personaggi che Donald Trump va enunciando nello stupore di molti e, occorre ammetterlo , anche nello sgomento di qualche residuale repubblicano cosciente sono davvero un catalogo di sorprese che dovrebbero preoccupare molto gli americani e un pochino , per quanto ci riguarda , anche il resto del mondo.

Si va dal no-vax alla salute , all’indagato per vari reati alla giustizia fino all’ormai onnipresente Elon Musk che dovrebbe addirittura rivoluzionare l’intera macchina burocratica dello stato  (e 

ho pensato per un attimo che quello tutto sommato farebbe comodo anche a noi.)

Ma c’è un elemento particolare cha accomuna queste nomine : le facce dei nominati .

Anche se dobbiamo ammettere che “la faccia non costituisce reato” molti di questi nominati hanno facce che mettono disagio e non paura .

Per dirla Hollywoodianamente , sono facce che sceglierei per un casting  nei ruoli di cattivo o comunque di personaggi equivoci e poco rassicuranti.

Che questo faccia parte della macchina infernale messa in moto dal vendicativo prossimo presidente ?

Il film è appena cominciato  , dobbiamo solo individuare su  su quale piattaforma sarà possibile vedere l’horror futuro.