
Caldo africano , afa pazzesca.
Rintanata in casa , le persiane chiuse alla vana ricerca di un refolo di vento che non c’è.
Nessuna voglia di leggere , tanto meno di scrivere e allora per pigrizia mentale accendo le tv.
Un documentario : Franco Corelli alla Scala : ed è tutto un raccontarne la voce morbida , quasi baritonale con la capacità di estendersi nei grandi acuti .
Ne parlano critici musicale , colleghi , musicologi che mettono in evidenza la stranezza di una voce bellissima , di un uomo bellissimo che però nascondeva in sé una grande paura e una naturale timidezza.
Io in realtà di Corelli so già tutto , un po’ perché sono abbastanza “ adulta” da averlo sentito cantare dal vivo , un po’ perché vivo ad Ancona , sua città natale e nella quale è rimasto un mito assoluto tanto che gli hanno intestato il glorioso teatro delle Muse che in realtà adesso si chiama Teatro delle Muse Franco Corelli.
Il documentario scorre nella mia indifferenza , tutti i commentatori parlano di una voce “ di quelle di una volta “ , del suo timbro di violoncello e del suo interpretare attraverso la voce la tragedia di vite d’eroe , la dolcezza e il dolore dispiegati nel canto .
Verso la fine però , ad un tratto , il documentario è del 2015 ,un musicologo dice : uno solo oggi può essere paragonato a Corelli ed è Jonas Kaufmann.
Finalmente ,! penso io che tra mille traversie e combattendo anche contro il Covid sono riuscita a consegnare a Jonas quel premio che era suo di diritto , istituito per celebrare il centenario della nascita del grande tenore.
Jonas ad Ancona , con mia grande gioia ed orgoglio .
Mi sento fiera della mia impresa : il Corelli100 è arrivato nelle mani giuste e un po’ anche per merito mio.
Ho anche trovato il fiato per alzarmi dalla poltrona , spegnere la tv e scrivere questo pezzettino che inaugura il mese di luglio.