Nel silenzio

Con il consuieto garbo la brava amministratrice di un sito dedicato a Jonas Kaufmann chiede a coloro che postano pubblicità di magliette varie di esimersi da metterle sul sito così gelosamente costudito ricevendo immediato plauso da persone che  condividono l’impostazione rigorosamente musicale del sito medesimo.

Già la bravissima custode era intervenuta per raccomandare di non mettere tutte quelle figurine , immaginette e varie amenità che appesantiscono la pagina senza in cambio un vero pensiero e una vera ragione di essere.

Quel suo appello gentile , nel quale coinvolge anche la sottoscritta autrice di qualche piccolo libro attinente alla finalità del sito, mi ha fatto ritornare indietro nella memoria .

Il mio quarto libro ho fatto appena in tempo a metterlo tra le mani di Jonas in Via Filodrammatici a Milano , il 22 ottobre scorso e lui stupito mi ha detto : ne hai fatto un altro ?

L’ho tranquillizzato , era solo una seconda tiratura , appena ampliata dell’ultimo scritto che però conteneva ( e mi era sembrato divertente ) una foto con i nostri volti coperti dalle mascherine  fatto a Napoli in quello che adesso mi sembra un tempo tanto lontano da sembrarmi un secolo!

Giacciono in uno scatolone nell’armadio tutte quelle nuove copie che in teoria avrei voluto vendere ( o regalare a seconda dei casi ) alle tante persone che incontravo nei teatri in giro per l’Europa .

Stanno tristemente tutte lì, meno un piccolissimo numero che avevo in borsa la sera dell’ultimo e bellissimo concerto alla Scala e che ero riuscita a dare ad alcune care amiche.

Non è certo una questione economica che mi mette tristezza , certi  libri si scrivono più per amore che per lucro, ma il fatto che siano lì a impolverarsi significa solo che in realtà non abbiamo più la possibilità d’incontro in quei luoghi magici che si chiamano teatri.

Domani saremo tutti davanti alla televisione , l’opera la vedremo ciascuno nella propria solitudine , non sarà quella magica emozione che si prova nella condivisione emotiva e insieme a noi anche i cantanti resteranno privi di quel momento catartico che si scioglie nell’applauso liberatorio della tensione.

Per quanto tempo ancora vivremo come monadi nel silenzio urlante dei nostri paesi blindati ?

Credo che il quadro che più ci rappresenta in questo momento sia il grido muto di Munch, per questo lo metto a commento di questa pagina triste.