Mai devi domandarmi

 

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Mai devi domandarmi, nie sollst du mich befragen ….ce l’ho in testa da due giorni e allora parliamone un po’ di più di questa povera Elsa.

Lasciando da parte il tema del nome sconosciuto con tutti i suoi perché ho trovato un’altra perla mahleriana , questa volta raccontata da Schöenberg.

All’obiezione dell’autore del Pierrot lunaire che non capiva l’atteggiamento della principessa di Bramante , anche se era difficile biasimare Elsa per il suo desiderio di conoscere l’origine di Lohengrin, Malher spiegò:

E’ la differenza tra uomo e donna.

Elsa è la donna diffidente , è incapace di concedere all’uomo la stessa fiducia da lui dimostrata quando aveva combattuto per lei , credendo in lei senza chiedere se fosse colpevole o innocente .

La capacità di fiducia è maschile , la diffidenza è  femminile perché la diffidenza nasce dalla paura di chi necessita protezione , invece la fiducia nasce dalla consapevolezza della forza del protettore , di colui che protegge sia lei che il Bramante.

Concludeva Mahler :questa interpretazione svela il fondamento umano della frase ” mai devi domandarmi”.

Lasciando a Mahler la sua interpretazione abbastanza maschilista dell’atteggiamento della povera ragazza fragile mi fa sorridere l’idea molto romantica di una forza virile in un uomo che forse dalle donne aveva avuto poche soddisfazioni e qualche preoccupazione di troppo .

La sua amatissima Alma certo non era una scema diffidente , semmai una donna fortissima alle prese con un uomo sicuramente molto più succube dell’eroe del Graal.

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Ripercorro allora alcune recenti interpretazioni partendo dalle classiche messinscena in cui le streghe erano veramente streghe e le povere principesse sprovvedute delle autentiche allocche .

Qualche anno fa a Monaco Elsa si preparava all’arrivo del suo cavaliere del cigno progettando addirittura la casetta dei sogni , più recentemente le cose si complicano ulteriormente e il complesso di colpa per la scomparsa del fratellino morto forse per colpa sua fa di Elsa una povera psicopatica in balia di ogni sobillazione.

Anche la figura dell’eroe non è più rivestita di armature brillanti , non ha più ali di cigno : dall’abbigliamento casual di un atleta in t-shirt si arriva addirittura a vestirlo dei poveri panni di uno smemorato capitato quasi per caso in una situazione che per lui diventa a tratti anche difficile comprendere .

Quale mi piace di più ? personalmente amo l’eroe fragile e tremante delll’ultimo Kaufmann ( anche perché gli viene benissimo) , ma sarei curiosa di sapere se dall’alto del suo Wahalalla personale Wagner apprezzerebbe la definitiva caduta del romantico eroe.