
La stagione lirica del teatro delle Muse di Ancona si è aperta nel nome di Verdi , non so quanto per caso ,nel giorno della sua nascita il 10 di Ottobre,
Un omaggio ,portando in scena un suo grandissimo titolo : quel Trovatore impossibile da raccontare , meraviglioso da cantare.
Ci vogliono grandi voci verdiane e con solito miracolo di conoscenza e cultura il nostro direttore artistico Vincenzo De Vivo è riuscito ancora una volta nel miracolo.
Teatro pieno e nel foyer prima della prima il pubblico tirato a lucido e orgoglioso di partecipare .
La città meriterebbe un po’ più di lirica e la bravissima assessora Marta Paraventi , attenta e ben preparata mi diceva convinta : ci vorrebbe un terzo titolo per chiamarci una stagione degna di questo nome.
So che lei è ben determinata , io confido nella sua buona volontà.
Intanto è riuscita a fare aprire un varco nel rifacimento della pavimentazione della piazza antistante il teatro e so , per antica esperienza politica quanto questi piccoli miracoli sono spesso figli della tenacia di chi vuole conseguire lo scopo.
L’opera , al solito cercando di raccontare la storia a chi mi chiedeva lumi mi sono intrecciata e ho pensato ancora una volta quanto deve essere difficile per un regista metterci le mani.
Giuseppe Dipasquale non ha cercato strane strade e un risultato degno di essere visto lo ha ottenuto : chi non ha mai visto l’opera perlomeno ha capito qualcosa , ed è già rilevante .
Con i pochi mezzi , ahimè difficile se non impossibile tenere il passo con le grandi produzioni e con un tentativo delle proiezioni in stile Echer ha ricreato l’atmosfera plumbea della terribile storia di fuoco e di sangue.
I cantanti , tutti giovani e in gran parte sconosciuti , ma da Ancona sono partiti nomi che ormai girano nel grande circuito internazionale , ho visto brillare una nuova stella : Valentina Pernozzoli , un’Azucena di appena ventotto anni , segnatevi il nome, questa simpaticissima napoletana entrerà nel gotha molto presto .
Mentre le arie , una più bella e più nota dell’altra ripensavo alle mie molte , forse troppe rappresentazioni del Trovatore ascoltate nel mondo con i grandi nomi di ieri , ma anche di oggi e devo dire che tutto il cast è stato all’altezza della difficilissima impresa.
Certo , certi legati mancano , difficilissimi i pianissimi verdiani e pretendere interpretazione da qualcuno sarebbe stato troppo , ci dobbiamo accontentare.
Il coraggio di rappresentarla in forma di concerto avrebbe sicuramente scontentato il pubblico che all’opera vuole vedere i costumi e i colori delle scene e pare che all’anteprima delle scuole i ragazzi fossero appagati dall’aprirsi del sipario sulla scena del campo degli zingari.
Personalmente ho un amore personalissimo per una frase chiave che in tempi lontani vidi mettere centralmente nella storia :
d’una zingara è costume . muovere senza disegno il passo vagabondo , ed è suo tetto il ciel , sua patria il mondo.
In un tempo di chiusure e di emarginazioni un pensiero di libertà fa sempre bene per ricordare il diritto di essere diversi.