Le vite parallele

Soltanto ieri avevo raccontato la triste storia del Dottr  Carlo Urbani , della sua morte al tempo della SARS , della sua dedizione verso i pazienti che aveva seguitato a curare e che era morto al suo posto di lavoro nel 2003.

Facevo il paragone con il giovane medico cinese che come lui aveva capito prima degli altri la pericolosità di questa nuova insorgenza virale , che in un primo momento neppure gli avevano creduto e poi in seguito , vista la sua lungimiranza, riabilitato e ringraziato dalle autorità cinesi .

Scrivevo , soltanto ieri , che a lui era andata meglio e oggi , come una comune notizia d’agenzia leggo che il dottor Li Wenliang , proprio lui , quello che non venne creduto è morto del male  che aveva annunciato.

Adesso la sua storia , che rilanca fino alla tragica fine quella di Carlo Urbani 

non potevo lasciarla così in sospeso e  io mi sono sentita in dovere di riprendere il mio piccolo spazio nel web per rendergli il dovuto omaggio .

Molti pensieri mi vengono in mente . anche questo dottore era giovanissimo, anche lui aveva capito la forza del virus sconosciuto , anche lui alla fine di questo male ancora misterioso è rimasto vittima.

Strane vite parallele , così lontane dello spazio e così ravvicinate da un comune destino.

Chissà se il dottor Li fosse sia mai venuto a conoscenza di quel medico marchigiano che aveva curato fino alla fine in Tailandia i suoi pazienti . Forse no , perché in Cina non è così facile sapere le notizie del mondo , anche se tutto sommato a lui abbastanza vicino , sicuramente però noi che le storie le conosciamo tutt’e due ci viene da rendere omaggio a quei dottori che in ogni parte del mondo fanno il loro  dovere di medici , fedeli alla scelta di vita che hanno fatto propria , fedeli a quel giuramento d’Ippocrate che dovrebbe sempre e  dovunque determinare le loro vite.

Pensieri e ricordi

A Jesi , nelle Marche , c’è un ospedale intestato a Carlo Urbani , medico:
Urbani morì a Bangkok nel 2003 della malattia che fu tra i primi  a diagnosticare e della quale morì , nella tenace speranza di curare i contagiati dalla SARS della quale stava studiando gli effetti letali.

Sono passati tanti anni e in questo 2020 c’è stato un medico in Cina che per primo si è accorto della pericolosità di una forma , in quel momento misteriosa , di una sintome che in qualche modo gli ricordava quello che era avvenuto diciassette anni prima.

Le autorità cinesi in un primo momento lo hanno accusato di creare falsi allarmismi .

Il medico cinese , tuttora riceverato di quella strana forma influenzale , si è ammalato e adesso la politica gli chiede le scuse .

Per ora gli è andata meglio che al nostro eroico connazionale Carlo Urbani , il quale ,invece ,per restare in Talilandia a curare i suoi malati perse la vita  ancora molto giovane .

Che si ripeta a breve distanza un errore di valutazione così grave fa molto pensare in un tempo in cui l’informazione e la ricerca viaggiano a velocità della luce.

La stessa velocità con cui il virus si espande nel mondo ,la stessa velocità che crea insieme all’informazione anche la psicosi di massa che ne consegue.

In Italia in modo particolare i mezzi di informazione : carta stampata e video , fanno a gara a riempire le pagine di interviste , dati , diagrammi che molto spesso creano solo allarme e paranoia nelle teste dei cittadini bombardati da tanta informazione non sempre corretta.

Se si guardano le news sui canali all’estero si nota la differenza : l’epidemia , non ancora pandemia merita uno spazio infinitamente minore che non da noi e questo , a mio avviso , è segno di una maggiore consapevolezza di chi pilota i canali di informazione .

Da noi creare il panico sembra uno sport nazionale: i nemici si trovano ovunque , senza sminuire le portata di un autentico stato di calamità si dovrebbe ragionare in termini di precauzione se non di saggezza , parola troppo grossa per chi non è abituato a pensare prima di agire e di parlare .

Per fortuna questa settimana in Italia c’è il Festival di Sanremo , c’è da sperare che perlomeno il focus sul Coronavirus letale stia meno sulle prime pagine , abbiamo ben altri problemi di cui preoccuparci ogni giorno.

Personalmente per evitare da un lato le banalissime canzoni sanremesi con tutto il contorno del bla-bla che puntualmente leggerò oggi e dall’altro l’altro nefasto bla-bla politico del Martedì mi sono rifugiata su un meraviglioso video che mi ricorda la violenta emozione provata quando quello spettacolo lo vidi dal vivo a Salisburgo , ormai tanti anni fa.

Quel Don Carlo bellissimo ( Kaufmann in quel periodo era anche di una bellezza mozzafiato ) mi ha riportato alla meraviglia di quella musica di Giuseppe Verdi , alla qualità altissima della direzione di Tony Pappano e anche se a suo tempo trovai modesta la regia di Peter Stein alla luce di quanto mi è toccato di vedere in seguito l’ho trovata stupenda.

Unico problema è che ho fatto tardissimo, anche se il Don Carlo lo adoro in cinque atti davo ammettere che vedermelo tutto in una sola serata sia una bella sfida!

La vita al tempo dei virus

Vado a ritirare un biglietto aereo per il mese prossimo e , garbatamente , l’amica dell’agenzia di viaggio mi invita a comprarmi una mascherina prima di partire .

Le rispondo che ovviamente lo farò , così lei si metterà tranquilla con la vecchia cliente e io tranquillizo lei che mi confessa un segreto sulla bocca di tutti : sicuramente il coronavirus è stato creato in laboratorio ed è un’arma chimica cinese e che la diffusione globale è ormai ineluttabile.

Davanti a questo scenario , quanti film abbiamo già visti sull’argomento ? non ho risposte certe da darle e dopo tutto non ne ho neppure voglia .

Viviamo tutti da sempre con addosso la spiacevole consapevolezza che dovremmo un giorno morire , si tratta ovviamente di scegliere che tipo di paura possiamo scegliere di volta in volta .

Avrei potuto raccontarle della peste del 1347 che dimezzò la popolazione europea , oppure di parlarle della peste di Milano e qui mi scatta l’idea : perché non vendere insieme alle mascherine anche La storia della colonna infame di Alessandro Manzoni ?

Sicuramente qualche lombardo nostro contemporaneo dovrebbe rileggersela , così eviterebbe perlomeno di evitare l’ennesima occasione politica di stare zitto , ma forse è chiedere troppo agli ignoranti.

Sicuramente in questo nostro mondo globalizzato le pandemie fanno molta più paura : si vola , si viaggia moltisssimo e insieme a noi viaggiano i virus , coronati o meno , ma  questo avviene tutti i giorni senza che noi ci pensiamo troppo.

Ma non so se fa più paura il virus o l’informazione sfrenata e la diffusione sui social che la stampa alimenta con pagine e pagine di indicazioni più o meno  banali su come difendersi dall’attuale nemico numero uno .

Leggo di una mamma che vuole levare la sua bambina dall’asilo perché in classe c’è una bambina cinese : ovviamente la bambina cinese nata in Italia in Cina non ci è mai stata e probabilmente da tempo anche i suoi genitori , ma la madre combattiva dice che è questione di DNA e questo le basta .

Accantoniamo allora per un attimo il pericolo nero e buttiamoci sul pericolo giallo e soprattutto diamo l’assalto alle farmacie per comprare le mascherine che oltre a tutto pare che non siano neanche un grande metodo di difesa dal rischio di contagio : si dice ( ma pare che sia una voce non certa) che basti lavarsi le mani quando si rientra a casa .

Il dovere di ricordare

Il giorno della Memoria è passato , le manifestazioni , i filmati , gli attestati e

insieme  anche le orribili tracce persistenti di un antisemitismo che riaffiora sempre negli animi incolti e ignoranti 

Non la vivo bene questa giornata e quest’anno  in particolare una struggente trasmissione televisiva mi ha fatto ricordare una lettura particolare di tanti anni fa.

Anche se ho rinunciato a catalogare i miei libri so  ancora abbastanza bene dove ritrovarne uno in particolare e sono andata a colpo sicuro a riprendere un piccolo libro dalle pagine giustamente ingiallite dal tempo che sta un uno scaffale abbastanza abbordabile accanto alle mia libreria dello studio:

l’ho ripreso in mano e l’ho riletto , credo con la stessa emozione di tanti anni fa.

Due stanze vuote di Edith Bruck , edizione Marsilio , anno 1974.

L’ho ripreso in mano perché ho visto il volto quasi immobile di Edith Bruck in  televisione mentre raccontava con precisione quasi astratta , con voce ferma , in buon italiano ( del resto è la lingua in cui a scelto di scrivere ) la sua straziante odissea di bambina ungherese strappata al villaggio natio insieme a tutta la sua famiglia e passata da Birkenau ad Auchwitz e in altri campi di sterminio per finire a Bergen Belsen dove poi venne liberata dagli  americani.

L’uditorio è composto da 130 bambini seduti per terra che la ascoltano in silenzio e sono stati scelti proprio perché hanno l’età in cui Edith visse la sua tragica esperienza ; lei parla calma , gli occhi leggermente allungati che ne rivelano  l’origine slava, il ricordo di una bellezza ancora palpabile , l’eleganza del gesto con cui si raccoglie una ciocca uscita dai capelli legati mi affascinano .

Ricordo l’emozione che mi fece la lettura del suo libro : sono tre racconti con una donna per protagonista , una donna che scrive di sé attraverso le storie del “dopo”, sono  tre racconti che riletti oggi hanno in più il valore di una lontana profezia.

La presentazione di Primo Levi è la conferma del valore di quelle pagine , ma quello che di sconvolgente filtra da un libro scritto tanto tempo fa è il senso profetico di cose che avremmo vissuto tanto tempo dopo.

Allora c’era ancora il comunismo , non esisteva il pericolo di un terrorismo islamico , non c’erano i barconi di mignanti disperati , non c’era la rotta balcanica .

Lei scrivera di un altro mondo eppure nelle sue pagine , così lontane dalla realtà odierna si respira tanta tensione nascosta , tanta difficoltà a condividere il suo disagio di sopravvissuta.

Nel rileggerlo ho pensato con tristezza che in fondo anche io sono una sopravvissuta , nel senso che se un lontano giorno mi colpirono tanto quelle pagine sono tra quelle persone che “avevano visto” praticamente fra i primi i filmati sconvolgenti che gli americani vollero affidare a grandi registi inviati in Europa per testimoniare il vero.

Tra di loro firme illustri di Hollywood , in realtà europei ebrei fuggiti con l’avvento del nazismo come William Wyler .

Ho un ricordo vivo dell’orrore tanto che qualche anno fa , quando serenamente alla Hauptbahnoff di Monaco aspettavo il mio treno per l’Italia ad un tratto ho sentito un brivido , un disagio impercettibile : avevo letto l’innocente avviso che stava partendo un treno per Dachau.

Riflessione a margine

Molti anni fa , quando ancora mi interessavo di politica , un giorno mi telefonò un vecchio militante per chiedermi un favore :

si è presentato un giovane che vuole iscriversi , mi disse , ma non sappiamo cosa fargli fare .

Vedi te , che sei meno integrata di me , di parlagli e cerca di capire perché vuole fare politica , io non lo capisco . 

Io non ero , come si usava dire  “organica e integrata”, considerata un po’ un cane sciolto , poco classificabile nel senso che non ero la moglie di.., la figlia di ..in un certo senso ero nonostante il ruolo non marginale che avevo assunto una persona estranea alle cose vere della politica.

Parlai con quel ragazzo , non seppi dirgli niente che lo avrebbe potuto coinvolgere davvero e come venne si allontanò in breve tempo .

Ho molto pensato a lui quando ho visto arrivare prepotentemente sulla scena il gruppo delle Sardine : il loro linguaggio , il loro atteggiamento ad un tempo di rispetto ma di distanza dalla politica attiva mi ha fatto ricordare quel lontano episodio fallimentare .

Le Sardine non parlano  politichese , anzi al loro confronto quando sono invitate nei dibattiti televisivi con le loro risposte fanno sembrare lontani , antichi e obsoleti anche gli interventi dei commentatori più aperti e curiosi .

Tutti cercano di irreggimentarli , di trovare loro padri più o meno oscuri , non accettano che dei trentenni stufi della brutta politica che ci circonda possano pensare con la loro testa e con i loro scarsi mezzi , in realtà, sensibilizzare tutto un mondo fatto di persone perbene che aveva perso ogni speranza nei partiti , anche in quelli meno toccati dalla corruzione.

 Non so quanto del successo delle elezioni regionali in Emila Romagna sia merito loro : ovviamente i politologi illustri cercheranno di sminuirne il ruolo , i partiti cercheranno di inglobarli e in qualche modo neutralizzarne la portata , quella sì davvero rivoluzionaria , del loro modo di parlare  diverso , di  avere fiducia nella partecipazione e di coinvolgere così masse notevoli di disillusi e stanchi del politichese diffuso che soffica la libertà di pensiero .

Ho troppi anni dietro le spalle pieni di noiose assemblee per non sapere che tanti , se non tutti si parlano addosso , ma che poi alla fine sono tutti schierati in correnti e correntucole interne , tanto da sapere sempre , anche prima che aprano bocca cosa dirà Tizio o Sempronio , data la scontata appartenza di parte.

Quel ragazzo che apparve come una meteora e scomparve in breve tempo , avrebbe avuto bisogno di nascere adesso . Ora , comunque vadano le cose in futuro , si sa che ci può essere una sorta di linguaggio nuovo nella politica italiana : questi giovani acculturati e garbati posso davvero portare un vento nuovo nel nostro stanco modo di fare politica .

Purchè sappiano restare lontani dalle sirene incantatrici delle siglie e delle correnti che vorrebbero fagocitarli.

Un concerto a Firenze.

Raramente torno nella mia città e questa volta l’occasione , ospite della sorella abbonata, è stata interessante.

Al Teatro del Maggio Fiorentino un bel concerto della Chicago Symphony Orchestra diretto da Riccardo Muti.

Una strana coincidenza ha fatto  sì che il cocnerto si sia tenuto nella data del quinto anniversario della morte di Claudio Abbado , in qualche modo sembra essere una strana commemorazione . Qualcuno ci pensa .

In realtà Muti con questa orchestra , della quale è direttore artistico da dieci anni sta facendo una tournée italiana in tre teatri : il San Carlo delle sue origini , Firenze che fu il suo lancio di giovane direttore molto amato e in ultimo la Scala , ovvia conclusione per ogni evento di prestigio in Italia.

Programma poco usuale e particolarmente adatto all’Orchestra americana dall’enorme organico, penso che negli USA l’orchestra è considerata prestigiosa anche in relazione alla grande quantità di organico di cui dispone.

Sir Georg Solti fu il grande animatore della formazione di Chicago e ancora adesso passano spesso su Classica i suoi mitici concerti.

Quello del 20 gennaio a Firenze comprendeva un inizio con l’Ouvertire del Fliegende Holländer , un ‘inedito Hindemith : la sinfonia tratta dalla sua opera Mathis der Maler e un secondo tempo interamente dedicato alla Terza sinfonia di Prokofiev.

Poco da dire sul Wagner di Muti . Veloce e potente l’Ouverture del Vascello ben si adatta alle sue corde , anche se mi è sembrata un po’ troppo veloce .

Su Hindemith non ho abbastanza competenza per giudicare , specialente ad un primo ascolto in assoluto : mi ha lasciata un po’ fredda la prima parte , meglio la seconda e addirittura suggestiva la terza.

Il tutto è ispirato ad unn polittico di Grünewald  ( il pittore del titolo ) che si trova attualmentr a Colmar.

Per quanto riguarda Prokof’ev che dire : il Maestro ,( mi raccomando la maiuscola) ha una sua vena impetuosa , una notevole precisione negli attacchi , si vede che l’Orchesta è abbastanza sensibile al suo gesto e poi l’organico ricchissimo dispone di una sonorità addirittura opulenta da giustificare l’entusiasmo e il calore che il pubblico ha tributato alla fine del concerto .

Davanti ad un “Tutto esaurito gustificato anche sentimentalmente dai fiorentini che salutavano il loro ex-direttore il Maestro ha concesso anche un breve bis conl’Intermezzo della Fedora di Giordano e l’ha spiegato col dire che era per riportare alle orecchie dei giovanissimi di un Coro ospite per la serata il suono più familiare della musica italiana.

Dimenticare Norimberga

Con tante cose serie su ci sarebbe da scrivere oggi invece il mio blog torna alle origini : parliamo delle malattie dello startenor Kaufmann.

In effetti quando avevo visto il calendario dei concerti finalizzati alla propozione del Cd Mein Wien mi sono detta: mamma mia ! con questo freddo tutto gennaio in giro per l’Europa , come ce la farà a resistere?

Infatti , patapum ! dopo un Berlino in cui avevo visto dalle scarse foto ( anche qualche allarmante posto vuoto nelle retrovie) , poca allegria nel cantare il bis “ che era il giorno più bello della sua vita “ con diminuto entusiasmo mi sono detta che avevo fatto bene ad andare a sentirmelo a Vienna questo delizioso concerto viennese.

Il forfait a Norimberga non è poi così grave , ci sono tante altre tappe tedesche nel tour , quello che preoccupa di più è Parigi: credo ci siano legioni di kaufmanniane doc che stanno facendo novene in Sain Sulpice ( visto che Notre Dame è inagibie.)

Se domani ce la fa a rientrare in voce la tappa parigina , una delle più attese , sarà onorata .

Poi ancora verso il Nord , io comunque seguo con attenzione il programma con un finale praticamente tutto svizzero e non per andare a sciare!

Ma mi domando : la Sony proprio a gennaio doveva programmare questo tour de force?

Vero che “businnes are businnes” ma un po’ di pietà per le allegre comari di Norimberga avrebbero dovuto avercela .

Ricchi e poveri

La deplorevole vicenda della scuola romana che mette tra le caratteristiche atte a invogliare l’iscrizione ai nuovi alunni il fatto che in quel plesso siano ben distinti “ i ricchi dai poveri” non è , come si può pensare solo un errore di comunicazione o peggio un pensiero condiviso tra chi ha pensato questa bella trovata per richiamare “clienti” e quella borghesia diffusa che a questi richiami offre la sponda di consenso.

In questo caso i docenti c’entrano poco , spesso e purtroppo secondo me , solo donne , preoccupate di fare al meglio il proprio lavoro in classe per poi correre nella vita vera fatta di famiglia , orari , incombenze sociali.

Il problema è nei gangli alti della scuola , nasce nelle segreterie ottuse molto di quello che la scuola offre ai suoi fruitori.

A fronte di pochi/e figure dirigenziali preparate ci sono una miriade di pseudo docenti che hanno scelto la via burocratica del comando , spesso senza avere un vero contatto con i propri collaboratori –insegnanti.

Ho passato troppi anni a margine di varie scuole ( anche se vengo da una famiglia di docenti ) in qualità di genitore e /o operatore culturale impegnato per non sapere che a scuola si combatte soprattutto contro l’imbecillità di vertice.

E’ sempre riduttivo parlare di sé , ma quando si è visto uccidere una bellissima attività teatrale classica in una scuola a carattere umanistico per ribadire attraverso una serie di norme burocratiche che certe esperienze  non sono in linea con le norme scritte  non ci si meraviglia che dalla scuola escano certe belle iniziative  classiste come quelle della scuola romana.

Ho passato anni ad ascoltare in convegni dedicati le geremiadi contro l’ottusità di vertice , la pietra d’inciampo delle iniziative migliori è sempre nascosta tra le pieghe burocratiche che uccidono il vero rinnovamento della scuola italiana che invece ha i suoi meriti proprio nella qualità diffusa dei docenti ,nell’ampiezza dei programmi che spesso ahimè si arretrano “ all’utimo trimestre “ per cui si lasciano fuori le ultime pagine del programma , quello poi che spesso saranno il tema della verifica finale di valutazione degli studenti.

Questa mia modesta riflessione “ a margine” potrebbe aprire un vero momento di riflessione sul tema.

Sarei contenta di avere contribuito ad aprire una finestra chiusa , dietro i cui vetri impolverati si nascondono tanti problemi irrisolti che riguardano la vera formazione dei futuri cittadini.

Password

Ho un incubo ricorrente : devo cambiare la password bancaria.

E’ diventato una specie di percorso ad ostacoli e quando alla fine , esausta , riesco ad ottenerla penso con terrore che tra qualche mese la storia si ripeterà.

Ho realizzato una specie “Rosetta stone” nella quale ho messo tutte quelle dannate combinazioni di date , nomi , cifre pazze che sono il mio patrimonio di codici necessari alla vita quotidiana.

Devo prendere un treno ? occorre il codice .

Devo fare un acquisto on line , idem.

 E così via , per la Wifi , per la Tv a pagamento a così enumerando.

Senza contare tutte le App che uno si crea per complicarsi la vita .

C’è poi quel  momento di panico al supermercato perché la pass a cui ero tanto affezionata ho dovuto cambiarla perché mi si è smagnetizzato il Bancomat e allora ricorro a mille sotterfugi mnemonici per riappropriarmi della formula magica.

Un tempo , assai lunge non ora (cit. pascoliana ) scrivevo  la famosa pass camuffandola sulla rubrica telefonica , ingenuo e inutile strattagemma perché nel caso di perdita della rubrichetta cartacea anche lo scemo del villaggio avrebbe individuato la magica formula nascosta sotto il numero di casa dei miei genitori:

Ormai quelle ingenuità non le coltivo più : sono diventata una macchinetta numerica .

Penso seriamente che se un ragazzo geniale scoprisse un metodo ( anche questo informatico ovviamente ) per bypassare tutte queste complicate gimcane mnemoniche farebbe un grosso affare .

Ovviamente si tratterebbe di qualcosa come “ Il cunto de li cunti “ digitale.

Butto là la proposta , in attesa del genio matematiche che risolva la questione, viaggio armata della piccola Bibbia informatica.

E soprattutto conto sulla nipote geniale che mi aiuta nei momenti di panico per quello che per me è motivo di stress. In certi momenti di sconforto penso che stiamo campando un po’ troppo rispetto alla velocità con cui cambia anche la vita quotidiana sotto i nostri occhi.

L’uomo nero

Ci voleva un pizzaiolo di Sondrio per affrontare un vero problema sociale che ci riguarda un po’ tutti , anziani e no.

Quel pizzaiolo esasperato dal comportamento incivile dei bambini in pizzeria , spessissimo nell’indifferenza e la tolleranza dei genitori , ha messo un cartello affisso all’ingresso del locale nel quale ha scritto che  se i sullodati genitori non avessero cominciato ad educare i proprio figli sul come ci si comporta in luogo pubblico si scegliessero pure un’altra pizzeria dove andare.

La piccola storia ha avuto rilevanza e foto sui giornali , ovviamente anche reazioni scomposte di genitori offesi da cotanto affronto.

Personalmente ho apprezzato il coraggio del pizzaiolo, anche se ultimamente si deve riconoscere che spesso viene dalla categoria “ristoratori “ una specie di galateo aggiornato , tanto che in alcuni locali chiedono di non tenere il telefono sul tavolo , ad ornamento e uso smodato durante il pasto.

Devo dire che sopporto , malamente, da molti anni questo imbarbarimento : bambini che scorrazzano fra i tavoli , invasione verso i tavoli altrui , voci altissime , piatti lasciati a metà : tutto nell’indiffenza genitoriale portata piuttosto al sorriso giustificatore.

Vado spesso all’estero e qualche volta mi domando se quei bambini tedeschi , austriaci o inglesi siano veri o finti .

Non si muovono fino alla fine del pasto , non parlano a voce alta ( peraltro non lo fanno anche ad imitazione degli adulti ) e tutti mangiano più tranquillli , loro e noi.

Ovviamente il discorso lo potremmo anche estendere ad un altro luogo infestato da piccoli mostri urlanti : i treni .

Vero è in questo caso che si arrivi a preferire le piccole pesti agli adulti che ci costringono all’ascolto delle loro vicissitudini umane e ai loro spesso complessissimi problemi lavorativi mediante le interminabili telefonate per le quali speri solo che arrivino zone dove non c’è campo.

La verità di fondo è purtroppo l’amara constatazione che il nostro beneamato paese sia sempre più avviato ad una decadenza educativa che trova puntuale riscontro anche nelle scelte elettorali .

La scelta è tra il chiudersi nel guscio della propria melanconia o fare come quel pizzaiolo “uomo nero” e trovare il coraggio di opporsi con forza alla deriva cafona che ci circonda.

Fantocci da parata

In questi momenti di veri o presunti venti di guerra in Medio Oriente capita che si guardino più notizie in tv.

Succede sempre più spesso di doversi rifare una mappa mentale tra sciti e sunniti , tra Iran e Irak, per poi ripassare anche un po’ di Siria  che sembra un po’ accantonata  per poi soffermarsi sulla tragedia libica , quella a un tiro di schioppo da casa nostra .

Ma oggi non è la politologa da tastiera che scrive , scrive una che guarda il particolare e in questo caso il particolare è la consueta foto di gruppo di Trump contornato dai suoi generali .

Sembrano dei pupazzi con teste intercambiabili : sguardo fisso , leggermente catatonico di chi non pensa (o quantomeno è stato addestrato a non pensare).

Le facce di quei generali , più simili a fantocci da Luna park ( tre palle un soldo ) sono l’immagine di un’America lontana anni luce da quella che fu un tempo l’immagine stessa della democrazia.

Il pazzo nel mezzo si muove tra i due schermi trasparenti dove ha scritto le sue idee sul modo di gestire il mondo occidentale , usa la manina consensiente a ribadire il suo pensiero e quelli dietro , immobili, non pensanti , pericolosamente fissi nel pensiero unico di guerra.

Non so se mi fa più paura lui o il contorno surreale dei “Big Jim” che gli fanno da sfondo.

L’idea neanche tanto folle che il rischio di un conflitto mondiale sia partito dall’ipotesi di una distrazione di massa riguardante il periodo pre-elettorale che riguarda il rinnovo della presidenza USA è molto meno fantascentifico di quanto possa sembrare .

In questo caso viene da dire che forse l’antica saggezza persiana ha avuto la meglio sul farneticante tycoon americano.

Intanto però , mentre il prezzo del petrolio sale non sembrano essere altrettanto antalenanti le   Borse , tutto sommato il mondo dimostra di avere un battito diverso rispetto alle normali reazioni di mercato .

Ma adesso l’economista da tastiera si ferma , mi sembra molto più interessante rientrare nei ranghi e magari raccontare delle reazioni fotocopia delle gupies kaufmanniane nel magico giro concertistico viennese che occuperà i siti dedicati per tutto gennaio.

Epifania

Avvisati da un angelo i re magi

per altra via tornarono alle case..

Stella da traguardare 

per nuove epifanie

cercando di cambiare 

vecchie per nuove vie.

Scrissi questi versi  tanti anni fa , sono la chiusa di un piccolo libro di poesie scritte in un momento duro della mia vita .

Quest’anno , per uno scherzo del calendario l’Epifania arriva lunga , di lunedì.Sembra che le feste si siano allungate anche troppo ,soprattutto perché per  motivi bassamente commerciali il Natale arriva sempre più presto.

Le vetrine con i manifesti dei saldi si intrecciano con i mercatini di Natale, le luminarie festose assumono un’aria già polverosa , sarà bene smontarle in fretta.

Gli esperti ci diranno se ci sono segni di ripresa economica , se le perenni paure ancestrali sono ancora le stesse dell’anno scorso , se il freddo che verrà , insieme alla classica nebbia di gennaio , farà scattare le solite restrizioni sui riscaldamenti troppo alti , sulle marmitte desuete che provocheranno le solite targhe alternate.

Briciole di consapevolezza ambientale , ma sempre troppo poca.

Il solito esperto locale che legge la meteorologia sulle cipolle ci informa che l’inverno sarà ancora freddo e che a giugno arriverà il caldo; meno male che queste sono le notizie importanti del giorno , segno che la stampa locale si è presa un giorno di ferie , a guardarsi davvero in giro per il mondo non ci sarebbe troppo da ridere.

Da martedì tutti tornano a lavorare , i ragazzi a scuola , alla tv ritornano le chiacchiere inutili dei talkshow, la politica italiana credo seguiterà a contare le stelle cadenti e non solo.

C’è anche qualcuno che riprende a cantare le canzoni viennesi , in Germania e  in giro per l’Europa ce ne saranno da leggere di commenti , di foto tutte uguali da rimirare.

Basta restare in attesa , il mio mondo , come dice l’amico triestino ce ne avrà di musica da raccontare e se non l’avessi ancora detto a tutti mi pare utile rinnovare il solito vecchio augurio di buon anno bisesto , senza commenti o considerazioni velatamente ansiogene.