LUBO

Si nascondono nelle pieghe della Storia eventi terribili e assurdi che qualche volta sembrano addirittura impossibili da immaginare . 

E’ quello che è successo nella vicinissima e civile Svizzera nel secolo scorso , quando migliaia di bambini furono sottratti alle loro famiglie per un perverso senso di civiltà e per rieducarli secondo i modelli di quella che pareva essere la cultura vincente –

I bambini delle famiglie zingare di etnia jenisch, I cosiddetti zingari bianchi, furono vittime di questa tragica vicenda e ci ha pensato Giorgio Diritti , un cineasta straordinario , il cui cinema civile seguo ormai con ammirazione da molti anni a raccontare la vicenda.

Il film è intitolato Lubo e narra una storia vera , avvenuta lontano dal clamore dell’Olocausto , ma che ne ha a tratti la stessa crudele assurdità.

Il cinema di Diritti , lo scoprii anni fa attraverso il suo bellissimo “ Il vento fa il suo giro “ nel quale si raccontava il razzismo segreto e minore di cui è vittima una famiglia francese che tenta un inserimento in un territorio piemontese in cui si parla ancora occitano , poi ho visto il suo straordinario “L’uomo che verrà” che apre uno spiraglio di speranza raccontando un eccidio feroce sull’Appennino emiliano.

Altri film , altro impegno : questo Ludo , un artista di strada che vede la sua famiglia disperdersi nelle assurdità di regole feroci è una storia vera ed è raccontata con il solito rigore e la solita pulizia formale alla quale ci ha abituati lo straordinario uomo di cinema che vive appartato dal clamore dello showbusinnes e ci regala film di grande contenuto storico e sociale.

Non è un film perfetto , ispirato in parte ad un romanzo intitolato Il seminatore , ha qualche lungaggine che lo appesantisce , ma i suoi minuti finali meritato un applauso a scena aperta , presentato al festival di Venezia è adesso presente su una piattaforma.

Interpretato da un grandissimo attore tedesco , cui basterebbe la voce per rendere la rudezza e la realtà del suo personaggio segnalo la visione a tutti coloro che vogliono sapere di più su quello che nel secolo scorso è successo anche in paesi civili e spesso considerati solo come rifugio per emigrati politici e per la forza del danaro delle proprie  banche.