La Gioconda

 

Per me la Gioconda è sempre stata la Danza delle ore , vuoi nella stupenda versione Disney con gli elefanti che ballano o nel mio privato quando ne facemmo uno sketch a carnevale con gli uomini in tutù.

Per il resto , se levi Cielo e mar e Suicidio c’è ben poco di altro per giustificare una ripresa salisburghese, se poi ci metti una regia stupida e volgare quel poco di buono lo si perde del tutto.

Mettere in fila l’inutile antefatto , l’elettrochoc,il trenino del coro , l’assassinio di Badoero fuori programma , la testa di Laura nel piatto ed altre amenità si capisce perché, mentre la Netrebko in versione Anna Magnani ce la mette tutta , Salsi fa “ cattivissimo me” , Jonas Kaufmann appare notevolmente distaccato dal ruolo.

Si vede a occhio nudo che non ci crede e gli dedica il minimo sindacale.

Diversa è la motivazione di Pappano che si è sicuramente appassionato all’idea del recupero culturale di un’opera un tempo popolare e ormai uscita dal cartellone per il cambio di gusto musicale del pubblico.

Ne ha fatto una doppia sfida : portare in buca la sua preziosa orchestra sinfonica romana con il coro incorporato e l’azzardo del recupero di un titolo desueto. 

Lui la sfida l’ha vinta gloriosamente e di questo l’orchestra gliene è veramente grata.

Ultima considerazione : se qualche volta la intzegnerun-regie ha irritato, generalmente si deve riconoscere che il regista di turno sia partito da una idea , magari non condivisibile ma coerente ; in questo caso siamo davanti a un ibrido.

Non è una regia tradizionale ma non c’è neppure  un’idea alternativa ,; purtroppo il regista non ha capito nulla dell’Italia , del periodo storico in cui Boito scriveva e di Ponchielli che probabilmente aveva in mente il grand-opera alla francese.

Visto il successone salisburghese questa mia è sicuramente una voce fuori dal coro.

 Vedremo la prossima settimana a Napoli se con una regia più tradizionale l’opera risulterà degna di rientrare definitivamente in cartellone.

Cronache salisburghesi

I concerti

Forse non sarà stato il miglior Requiem della mia lunga vita ma a Salisburgo c’è una meravigliosa orchestra italiana con un imponente coro italiano e la grande musica del nostro grandissimo italiano Giuseppe Verdi e io sono orgogliosamente felice.

E’ cominciata così la prima giornata di questo festival di Pasqua e penso ogni volta che potrebbe essere l’ultimo.

Una cara amica con la quale ho fatto sempre viaggi allegri e conditi di tanta affinità culturale , i miei angeli protettori che mi hanno ancora una volta portato con amore fino a qua, un po’ fuori uso oggi per i postumi di un brutto raffreddore  residuo di una crociera in esotici mari , altre amicizie da vedere e contattare. Insomma mi sento a casa.

Sir Tony Pappano , orgoglioso di questa orchestra che sotto la sua bacchetta è cresciuta in qualità e amalgama prezioso qui lo omaggia per il lavoro fatto nei lunghi anni della permanenza alla sua guida.

Secondo giorno : concerto imperniato su Hector Berlioz, dirige il maestro Jakob Hrusa , il gesto sicuro, il programma incuriosisce e Il viaggio di Aroldo è una pagina che sa mettere in risalto le preziosità orchestrali a cominciare dall’arpa al centro. La viola di Pinchas Zukerrman accompagna il percorso musicale.

L’orchestra maestosa e coinvolgente.

Tornando in albergo con la mia meravigliosa compagna a metà delle strada deserta che ci porta in albergo si sciolgono le campane , il suono maestoso  del campanone ci annuncia la Pasqua , ci abbracciamo commosse.

Un attimo di fede e forse di speranza.

Terzo giorno , grande Messa nella Cattedrale gremita. Musiche di Händel , molti cantano gli inni.

E’ bello stare insieme avvolti nella musica e sembra che la messa cantata sia quasi più breve di una messa semplice.

Nella bella omelia , che capisco solo a sprazzi, si sente la fede e soprattutto si spera che la fede riesca a unire gli uomini di questo mondo lacerato , è una celebrazione in cui mi sento molto vicina a tutti, specie alle care persone che conosco e che sento partecipare all’unisono la cerimonia.

Variazione pasquale grazie alla deliziosa amica bavarese che ha avuto l’idea.

Siamo un piccolo gruppo e andiamo ad Anif , una bellissima luce e un vento fresco che fa camminare le nuvole.

Appena arrivati un doveroso omaggio nel minuscolo cimitero alla modesta e fiorita tomba di un grande direttore : un grazie a Herbert Von Karajan, con la gratitudine dei suoi fedeli ammiratori.

Il pranzo perfetto, l’ambiente raffinato , l’aria caratteristica e ottimo cibo locale.

Siamo al terzo giorno: un programma scelto da sir Tony che è una somma di virtuosismi orchestrali con il più grande dispiegamento strumentale possibile : la prima parte incolla Boccherini ,Ponchielli e De Sabata in una idea pazzesca di colore musicale. Nella seconda parte l’esecuzione imperiale delle Fontane e dei Pini di Roma di Respighi.

Boato finale del Grossefestpielhaus e ben due bis strappa standing ovation : L’omaggio a Puccini con l’Intermezzo della Manon e il galop dal Tell di Rossini.

Tutti in piedi : l’orchestra dell’Accademia di santa Cecilia ha fatto brillare il Festival di pasqua.

Lunedì di Pasqua , vado in solitaria alla Messa alle nove alla Franziskanerkirche, Messa breve Piccolomini KV258 di Mozart, fantastico interludio con cinguettii di uccelletti e penso a quel mattacchione che scriveva capolavori divertendosi.

Il Vangelo racconta dei due pellegrini di Emmaus , il mio tedesco è quasi facile, poi come previsto è arrivato il maltempo.

Chiudiamo con La Gioconda.