Gioconda ripensata

Con l’ultima replica si è chiuso trionfalmente il ciclo napoletano di Gioconda , capitolo chiuso.

Ho passato giorni a replicare agli innumerevoli detrattori di Kaufmann che sembravano scatenati circa la fine definitiva della carriera del tenore , ma un divertente siparietto di Jonas su Instagram di ieri mi ha fatto capire che in realtà l’umore ( e la salute) del sullodato sono ottimi e che finalmente aveva anche trovato la chiave di lettura del personaggio di Enzo.

Ho così pensato di tornare sopra a quanto già pensato dell’opera che , se la moda del tempo ne fosse stata matura , avrebbe dovuto intitolarsi Barnaba o meglio La spia.

Mi sono così divertita a pensare un ipotetico allestimento  che contenga  già un perfetto sceneggiato cinematografico : una torbida storia di acque putride , di gloria e splendori veneziani e di cupe atmosfere lagunari.

Dallo splendore marmoreo di Palazzo ducale con la grande Bocca del Leone in primo piano ( il ricordo della Venezia di cartapesta di una lontana recita maceratese!) al misterioso approdo all’isola della Giudecca con i suoi miasmi dei “morti canali” in cui galleggiano   cadaveri degli annegati , tutto nell’opera ci racconta di acque adriatiche.

Un marinaio “dalmata” , in realtà un nobile genovese che arriva nella città ricca e corrotta con i suoi mefitici miasmi lagunari , un mistero , un ballo , le barche che dondolano sulle briccole , l’attesa dell’amata in fuga che arriva anche lei su una barca …

Tutta la storia si svolge sull’acqua e anche la fuga finale dei due amanti si perde nelle nebbie mattutine dei vapori lagunari mentre i due sconfitti protagonisti del male si distruggono nella morte e nella crudeltà le loro misere vite .

Mentre lo sfarzo nobiliare resta nei grandi palazzi la povera cantatrice e l’ignobile spia vestono modeste vesti dagli sbiaditi colori dell’usura.

Una storiaccia criminale con crudeli omicidi , col veleno e i suoi antidoti , con i marinai che scivolano nell’ombra portando cadaveri finti e con cadaveri veri che galleggiano nelle acque morte.

Che bell’allestimento sarebbe ! e come piacerebbe cantarlo a chi so io!

Ne era così convinto quando ne abbiamo parlato in pizzeria citando l’entusiasmo di sir Tony per il recupero culturale in atto.

C’era  voluto Claus Guth per fare di Calaf un vero eroe, purtroppo è mancato il tempo a Kaufmann per farne uno anche con Enzo Grimaldo, prence di Santafiore.