Quarantena

Non avrei voluto scrivere questo articolo ma da due giorni mi è scattato  un forte senso di responsabilità nei confronti del mondo che mi circonda.

In effetti , a fronte dei miei figli e nipoti che pensano di proteggermi non venendo da me , sono io che ho cominciato a pensare che sono io che devo difendere loro!

Ho viaggiato con disinvoltura per l’Europa senza problemi nella scorsa settimana , sono andata a teatro a Londra ( per fortuna!) ma adesso ne sento la responsabilità nei confronti del prossimo.

Se mi ammalo io ( cosa che può ancora accadere ) potrei sottrarre un letto d’ospedale a qualcuno più giovane di me , a qualcuno che ne ha più diritto e molto a malincuore mi sono ritirata in quarantena.

Di fronte ai problemi veri che devono affrontare i giovani che lavorano ( in ogni famiglia ci sono situazioni con tanti problemi da affrontare ) i figli piccoli a casa , i nipoti  che lavorano nelle zone a rischio , i miei stessi figli che hanno lavori che li portano comunque a contattare altre persone , tutti quelli che sono intorno a me sono capitoli di una storia che potrebbe servire da canovaccio emblematico di una sceneggiatura da film di genere apocalittico americano.

Solo che dentro quel film di un genere che non mi è  mai piaciuto ci siamo noi , comparse senza scelta di una storia infinita nei suoi sviluppi  e della quale non conosciamo il finale.

Cercare di trovare qualche sprazzo di positività è molto difficile : inizialmentre avevo pensato che sarebbe stato bello correre a godersi dei nostri meravigliosi musei svuotati dalle masse turistiche infestanti , ma adesso non è più possibile neppure quello, girare nella città vuota è angosciante , i teatri chiusi , tutto si è fermato.

Capitolo a parte gli idioti che scappano dal Nord per portare il virus al Sud , con grandissime responsabilità di chi ha fatto circolare nella regione  Lombardia la bozza del decreto “ ferma- tutto” prima che fosse addirittura emanato.

In questo momento si capisce che vivere in un paese democratico significa esserne consapevoli ed essere all’altezza degli oneri che ne conseguono .

Cercando di analizzare questi gesti sconsiderati si capisce che sono la cartina di tornasole di certe forze politiche che hanno ancora largo consenso,  che questo senso di responsabilità non lo hanno dimostrato in passato e seguitano a non dimostrarlo con i loro atteggiamenti anche in questo momento.

Ci sarebbe da sperare nella televisione . Sicuramente tutti i canali : pubblici e privati hanno nelle loro teche tanti programmi culturali che generalmente vengono relegati negli orari impossibili di bassa audience notturna.

Sarebbe una buona occasione per tirarli fuori e smettere così di allietarci con continui servizi apocalittici riguardanti il numero degli infettati e dei decessi quotidiani.

Per queste “ buone nuove” bastano un paio di dirette al giorno , per il resto inondateci di cultura . Potrebbe essere l’unico effetto positivo di cotanta tragica situazione.

Perché amo il Fidelio ?

Me lo sono chiesta tante volte il perché di questa passione giovanile per quest’unica strana opera di Beethoven e forse dopo quest’ultimo Fidelio londinese forse ho trovata la risposta .

Non è , come potrebbero insinuare i maligni per colpa , o per merito , di quel ragazzo che lo cantava già magnificamente a Zurigo nel lontano 2004 , anche se quel disperato Florestan , bellissimo e bravissimo , mi colpì talmente tanto da essermelo rivisto migliaia di volte prima di avere finalmente l’occasione di sentirlo dal vivo.

No , la passione precede quell’incontro fatale su You Tube , nasce nei miei verdi anni fiorentini , ma è tutta nei cori meravigliosi che contiene .

Il primo , il coro dei prigionieri alla fine del primo atto : quel respirare l’aria pura come segno di libertà , quell’anelito verso la natura , quei volti rivolti verso la luce mi avevano sedotto.

Una volta , ero alla Scala e dirigeva Sinopoli , le scene di Enzo Frigerio : i prigionieri uscivano dalle feritoie del tetto , mi sembra di vederlo ancora e ricordo quanto mi ero emozionata .

Poi che Jaquino fosse uno che avrei tanto amato in seguito non lo sapevo proprio e in quel momento era adddirittura ininfluente.

Il secondo momento  magico è nel finale . Il governatore che dice :ogni  fratello cerca i fratelli ( Es sucht der Bruder seine Brüder ) con quell’Heil Heil festoso dei prigionieri liberati e cantato con le loro spose è una di quelle espressioni di gioia in musica che riesco a malapena a trattenere .

Mi viene (vergognosamente ) da cantarmelo in sordina tra me e me.

Anche a Londra me lo sono canticchiato dentro e festosamente addirittura mentre tornavo in albergo . 

Poi , tornata a casa , ho cercato tra i miei CD il Fidelio che mi ero comprata tanti anni fa , diretto da Bernstein , con un cast notevole e con l’esecuzione dei Wiener.

Come spesso succede , non si ha il tempo di leggere le note al lbretto cosa che invece mi capita ora con il tempo imposto dal vuoto generato dalla strana quarantena in cui viviamo.

Così ho letto un bellissimo saggio in cui si spiega la modernità della musica beethoveniana , il suo ricercare un senso musicale alla parola cantata , una vera anticipazione creativa rispetto alla musica del suo tempo.

Ugualmente illuminante l’intervista che Bernstein rilasciò nella sala del Musikverein, dopo l’esecuzione dell’opera che fu ripresa dal vivo dalla televisione nel 1978 .

Il grande direttore afferma che secondo lui Beethoven è partito dalla fine ,il senso del suo lungo rielaborare la sua unica opera era  “Freihet “, la libertà ed è da quella parola che Beethoven è partito per scrivere la sua unica opera.

Dalla Baviera , curiosamente

Sarebbe interessante ricostruire il percorso europeo del Covid 19 se come è vero che attraverso il New England Journal of Medicine si scopre che un serio medico tedesco aveva individuato e comunicato che  nella bella e ordinata Baviera si era manifestato un caso di infezione trasmesso in azienda da una incolpevole impiegata cinese (ammalatasi al ritorno a casa) su altrettanto incolpevole trentatreenne impiegato bavarese di una ditta nei pressi di Monaco.

Questo sarebbe avvenuto “prima” che una intuitiva dottoressa italiana a Cologno cominciasse a pensare che quel ragazzone sportivo con la febbre alta , pure rimandato a casa una prima volta senza pensarci troppo fosse stato contagiato dal pericoloso virus.

Quindi forse il paziente zero non c’era proprio , inutile cercarlo aldiquà delle Alpi.

Adesso però bisogna spiegarlo anche alla CNN che ci fa sopra le mappe con le freccette , tanto per dare una mano alla nostra economia.

E già che ci siamo dire anche all’inviata italiana di Sky in Inghilterra che tutti quei controlli da lei raccontati non c’erano proprio ieri  quando da Londra sono partita proprio io.

Una ulteriore riflessione mi viene di farla a proposito delle donne medico : devo ad una dottoressa donna , non convinta del ricovero per strano malessere di un mio figlio  nel suo reparto di medicina avesse chiamato una collega di chirurgia ( semplice e con smaccato accento della vallesina ) che non sono riuscita a rintracciare per ringraziarla , la quale col semplice controllo manuale aveva dignosticato una pericolosa appendice perforata in un mio figlio che poi fu operato d’urgenza addirittura nel cuore della notte.

L’intuito delle donne quindi molto utile in medicina , non è sicuramente un caso che fino dai tempi antichi “ le maghe” fossero donne , a loro ricorrevano i malati gravi , quelli che non si capiva di cosa stessero morendo .

Curiosità mista alla passione , attenzione al lato umano . qualità femminili che mi fanno riflettere sul ruolo della donna in medicina . Del resto già nell’allora Unione Sovietica i medici donna erano la maggioranza e il fatto curiosamente mi aveva molto colpito.

Una ultima riflessione : ha un senso fare i tamponi a cadaveri di anzianissimi defunti in questi giorni per aumentare le casistiche legate al coronavirus?

Mi farebbe piacere se qualche virologo serio me lo spiegasse perché a me sembra qualcosa di simile alla caccia all’untore anche post-mortem.

Un mondo parallelo

Ho fatto un viaggio in un mondo parallelo ma me ne sono accorta solo tornando in Italia.

Partita lunedì mattina da Ancona per Londra via Monaco sono arrivata tranquillamente nel pomeriggio in albergo ; ho trovato un po’ meno persone negli aeroprti , qualche posto vuoto negli aerei e nessuna richiesta da dove venissi o altre indagini al mio arrivo.

Il giorno dopo , tutto incentrato sull’unico problema che mi riguardava , cioè se la mia follia poi si fosse riscontrata con la sensazione sgradevolissima  ( già provata anche a Londra ) di non ritrovarmi l’amato Florestan sul palco, si è molto ridimensionata vista la faccia sorridente di  Kaufmann che insieme a Pappano era andato a ritirarsi l’onoreficenza dalle mani del principe Carlo in persona !

Verso le sei , sono una che si muove per tempo, sono andata a teatro dove ho incontrato un caro amico che lavora lì dentro  : avevo un regalino per lui promesso dallo scorso anno e devo dire che lui ha generosamente ricambiato il mio piccolo dono.

Dello spettacolo ho già scritto ieri a caldo , non ho cambiato idea e dal tipo di commenti del blog devo dire di non essere la sola ad avere pensato certe cose sulla regia.

Felice e contenta sono rientrata in albergo con divertente siparietto per avere dato io (!) col mio basic english un aiuto ad una signora che non trovava la strada della metropolitana per tornare a casa.

Ieri strada del ritorno uguale : metro di Londra bella affollata al mattino , aeroporto affollato , la solita confusione , ma tutto in orario .

Monaco calmissima , prendo in tempo la connection per Ancona.

A bordo mi chiedono di riempire un formulario in tedesco che racconti i miei spostamenti , ma quello lo avevo fatto già anche all’andata , però quello era in italiano e i miei connazionali del ritorno erano tutti nel pallone .

Sfoggiando il mio tedesco da scuola serale ho detto che “ich zuruk komme zu haus “ e ne ho riempito solo la metà.

E qui sono entrata in zona di guerra : all’aeroporto di Falconara mi aspettava l’esercito in tenuta mimetica , con maschere , visiera e guanti : mi hanno misurato la temperatura sulla fronte  ( pare sia del tutto inutile) , poi dietro c’erano anche i poliziotti con guanti di lattice che mi hanno guardato di brutto e chiesto cosa contenesse la mia valigia , poi finalmente sono uscita a prendere il bus che mi ha riportato a casa.

Partita da un mondo para-normale sono piombata inn un mondo diverso , dove non si parla d’altro che del virus , dove la conta dei contagiati e dei decessi sembra un bollettino dal fronte , poi nel mondo succedono tante altre cose tragiche , ma qui non si parla d’altro.

Muoiono persone in incidenti d’auto a catena , cadono valanghe in montagna che uccidono sciatori , milioni di disperati provano a scappare dalla Turchia e vengono presi a randellate sui gommoni da parte dell’esercito greco , le Borse crollano per un effetto a catena che arriva dalla crisi cinese ; siamo sicuramente in un momento tragico per gran parte del mondo civilizzato.

Dei paesi poveri si sa molto meno , loro non hanno nemmeno contezza di quello che sta avvenedo e soprattutto non contano i tamponi che non hanno.

Negli USA comunque farne uno costa talmente tanto che si guardano bene da andare a fare certi accertamenti.

Non so se nei prossimi giorni magari anche io finirò a letto , o peggio in ospedale  per questo virus perfidamente contagioso, non sottovaluto niente, posso solo dire che nel nostro paese è mancata una chiara visione politica del guaio che ci è capitato addosso: una politica “stop and go” , ondivaga e frastornata ci ha portato dove siamo : non credo che sarebbe una bella soddisfazione vedere in altri paesi d’Europa situazioni analoghe alle nostre, sono sicura però che le reazioni al vertice sarebbero meno confuse di quelle che stiamo subendo a casa nostra.

Fidelio a Londra

Ormai lo hanno spoilerato tutti : il nuovo genio emergente della regia tedesca si è accorto che il Fidelio ha due atti scollati fra loro : il primo con un piede nel Settecento e il secondo decisamente pre-romantico e allora cosa ha fatto ? lo ha tagliato nettamente in due facendo esattamente il contrario di quello che si dovrebbe fare , cioè cercare di dare unità anche laddove non c’è.

C’era splendidamente riuscito Calixto Bieto nel discusso Fidelio di Monaco , molto meno Claus Guth a Salisburgo.

Qui siamo in una regia quasi scolastica , ci sarei riuscita anch’io quando facevo teatro-scuola , ma i risultati risultano freddi e banali.

Mi domando perché Kaufmann si presti a queste strane esercitazioni , anche se lo stare scalzo sul meteorite non gli costa molta fatica    , giusto la parrucca che non gli piace.

Il risultato è uno spettacolo che piace , anche molto , al pubblico e sono convinta che piacerà anche alla grande platea televisiva

A sipario chiuso vediamo “noi” riflessi nel palcoscenico : la grande sovrascritta Libertè Egalitè Fraternitè ci porta in clima Andrea Chénier e lo conferma il grande bandierone francese sul muro della prigione.

Mettiamo da parte i nomi spagnoli Pizzarro, Rocco e così via ( tanto servivano solo per aggirare la censura) e anche il fatto che Florestano era in realtà un nobile e Pizzarro un rivoluzionario, tanto si sa che le rivoluzioni finiscono sempre in dittature.

Un primo atto tradizionalissimo , all’inglese, addirittura con entrata a cavallo vero del cattivissimo che per dimostrarsi quello che è ammazza malamente anche il canarino di Marceline.

Una recitazione perfetta , grande attenzione agli inserti recitati, Pappano dirige questo “ singspiel”con molta leggerezza , sotto sotto comincio a pensare che sia veramente un gran bello spettacolo.

Poi all’apertura del sipario sul secondo atto : tutti col fiato sospeso ad aspettare il lunghissimo Gott… del prigioniero incatenato ad una roccia nera in una luce accecante ( welch Dunkel hier..) circondato da un pubblico moderno relativamenye interessato alle sue disgrazie, i cui volti riproiettati in grande sullo sfondo ci mostrano gente che beve dalle bottigliette di plastica , una donna che sgranocchia un gelato ; insomma siamo indifferenti al dramma che in effetti svolgendosi tutto sulla roccia centrale pare abbia bisogno della graduale ansia del “contorno” per accentuarsi.

Il senso didascalico dell’operazione c’è tutto , il pathos no. Pappano si sfoga tutto il romanticismo che aveva trattenuto nel primo atto e io mi distraggo a guardare le evoluzioni dell’incatenato che cerca , lui solo , tutto il dramma contenuto nella musica .

Prevedibile evoluzione ( presa di coscienza?) del pubblico che alla fine si immedesima e si ribella . Siamo al giorno d’oggi : combattiamo le ingiustizie e le dittature , sventolamento di bandierone stile Marianna, ci riallacciamo all’enunciato iniziale .

Il pubblico , quello vero , entusiasta applaude. Io decisamente meno.

Tobias Kratzer ha realizzato un Fidelio perfetto , ma senz’anima , purtoppo.

C’è da registrare il trionfo di Lise Davidson , una giocatrice di basket prestata alla lirica, una voce potente e chiarissima , sarà una Diva se imparerà anche a recitare.

Ne esce trionfante una Marceline “ deus ex machina” per amore , il suo colpo di pistola è scritto anche nel programma , per non spaventare il pubblico.

Altrimenti potrebbe succedere come una volta a Salisburgo    quando l’archibugiata per uccidere il povero Posa aveva fatto  sobbalzare l’appisolata giapponese al mio fianco.

Autentico momento thrilling la signorina che è uscita all’inizio a spiegarci il fatto , ma ci ha fatto prendere un accidente perché abbiamo creduto del  ferale annuncio dell’annullamento last-minute del Nostro!

Personalmente mi è molto mancata la Leonore tre , che adoro.

Questo sono i miei pensierini a caldo , magari poi domani ci torno su , anche per raccontare il viaggio ai tempi del  coronavirus.

Piccola cronaca di un viaggio annunciato-

Molto mesi fa per uno straordinario caso riuscii a comperare un biglietto , non prestigioso ma peraltro comunque carissimo per l’annunciato Fidelio di Londra, felice del buon esito provvidi anche a prenotare il solito albergone sullo Strand e lo trovai anche in offerta con sconto .

Ultimo atto il biglietto per il volo , che come sempre dalla mia piccola landa periferica , passa per Monaco.

Tutto a posto , poi è arrivato il Covid19 e anche se i giorni di massima pazzia li ho vissuti felicemente in viaggio a Roma , tornata a casa sono piombata in un incubo televisivo dove ho ingurgitato notizie su notizie , la più grave quella riguardante la mia venerando età e i rischi che ne derivano.

Poi il Regno Unito ha diramato un pragmatico metodo di controllo : poche linee guida e , tagliando una linea immaginaria da Firenze a Rimini chi sta sotto può tranquillamente viaggiare verso i lidi inglesi .

Questo , perlomeno fino a oggi .

Ho la veneranda età sopra la quale chiaramente si registrano i dolorosi eventi che portano alla fine drammatica dei vecchietti già malati di qualche cosa , anche se la vecchiaia è una malattia di sé stessa , ovviamente .

Nella mia ormai lunga vita ho lasciato tanto carico di passioni , interessi , attiìvità varie , infatti cammino molto più leggera e mi concedo il lusso di riuscire a leggere e capire tante cose che prima mi sfuggivano.

Mi è rimasta , e ne sono molto grata al fato la passione per la musica , quella mi regala ancora tante emozioni e tanta serenità.

Per questo semplice motivo ho deciso di affrontare il viaggio programmato , ovviamente tenendo d’occhio ogni eventuale nuova restizione , non sono matta del tutto . Ma se la Lufthansa non mi cancella il volo lunedì mattina affronterò la mia ennesima avventura di sfida .

Terrò informati i miei affezionati lettori del prosiego di questa avventura e se riesco a sentirlo vi racconterò anche di questo Fidelio alla Pappano , con contorno di strana regia tedesca e Kaufmann in versione abate Faria di dumassiana memoria.

Ho già sfidato gli anni del terrorismo più drammatico , ho già dormito a causa di scioperi per terra in qualche aeroporto , mi hanno già sequestrato anche qualche tubetto di dentifricio strizzato come un’opera d’arte contemporanea.

I RUSSI A ROMA

Roma- Un blitz di due giorni , finalmente rivedo una carissima amica e il pretesto è un programma coi fiocchi , definito da un’agenzia musicale “ I russi a Roma «

Prima serata  : bellissimo concerto al Parco della Musica . Daniele Gatti con Petruska di Strawinsky e Prokovief con i Sette canti della cantata Alexander Newsky. 

Si comincia con Strawinsky ed è  una magica iniezione di vitalità e freschezza . Gatti salta sul podio , l’orchestra risponde con grande compattezza , la storia del povero burattino ha in sé qualcosa di magico  . Alla fine uno sconosciuto signore alla mia destra mi dice sorridente che era tanto che non  si sentiva così allegro . Io aggiungo che la musica ha addirittura qualcosa di infantile dentro .

L’improvvisato amico annuisce e mi rivela di avere ..novantasette anni ! Ma che è arrivato all’Auditorium guidando la sua macchina e che la musica lo mantiene giovane . In maniera civettuola poi rivela che ancora i suoi novantaquattro non li ha ancora compiuti , magie musicali…

Seconda parte : la Cantata di Alexande Niewsky , ovvero le musiche composte per commento al’omonimo film di Eisenstein.

Tutti abbiamo il ricordo del ghiaccio che si rompe sotto il peso dei tremendi cavalieri teutoni dai grandi elmi , ma non ricordavo le stupende parti corali ed è per me una scoperta il dolce lamento per voce femminile, il penultimo brano . 

Gatti dirige da par suo senza spartito, il suo gesto elettrizza un’orchestra attentissima , professionale e compatta la massa corale alle prese di un canto russo che più russo non si può.

L’intermezzo recitato è affidato a Ekaterina Semenchuk , drammaticamente in rosso , personalmente ho notato una lieve defaillance nell’attacco , poi invece un amico mi dice che ha molto apprezzato il tono intimo della breve performance.

Comunque l’insieme è strepitoso , come spesso succede quando il concerto è molto bello finisce tutto troppo presto .La definirei una serata appagante.

Seconda serata : Eugene Onegin all’Opera di Roma 

E ´ di gran lunga l’opera che amo e che ho più vista nella mia lunga vita di melomane . A questo pensavo ieri sera all’Opera sulle prime amatissime note di attacco . 

La scena minima minima , vecchia ma non superata di un Carsen d’annata è elegante e in certi momenti perfetta  ( la scena del duello quasi un filtrato della memoria) . 

I costumi bellissimi , quello di Tatiana dell’ultimo atto addirittura strepitoso, , foglie d’autunno svolazzanti come da tradizione.

Un Lienski davvero strepitoso , Saimir Pirgu al debutto nel ruolo mi ha veramente incantato . Me lo ricordo debuttante ragazzino ad Ancona , giusto vent’anni fa . Ne ha fatta di strada , anche interpretativa questo tenore arrivato  ad una stupenda maturità artistica . Tatiana ha il “fisique du rol” ed in più ha dalla sua di essere madrelingua come l’ottima Olga .

Conlon un ottimo direttore , fedele alla stupenda partitura , conosce bene la musica russa e si sente , ma non è russo  , non è colpa sua.

Mentre ascolto ogni tanto mi vengono in mente altri allestimenti , da quello mitico di Rostropovich sul podio  a Firenze con le scene di Nicola Benois , a quello poverissimo visto al Marinsky una vita fa ,a quello orribile di Warlikowsky a Monaco ,nonostante la Netrebko e Kwiecien  e Breslik…..a l’ultimo bellissimo di Barry Kowsky a Zurigo e il pensiero corre sempre al ruolo antipatico di Onegin , il più difficile da interpretare.

Amo moltissimo Markus Werba e lo aspettavo con fiducia . Si vede che ha molto studiato per arrivare al ruolo , ma io non so per quale strano meccanismo di perfidia mentale vedevo sempre Papageno dietro gli eleganti abiti dell’annoiato dandy di Puskin o al massimo il suo magistrale Beckmesser , molto ammirato a Salisburgo . 

Non so se la regia , o meglio la ripresa della regia , ne abbia sacrificato la cosiddetta “prise de rôle,” certo che è risultato l’anello debole di una messinscena per altro di altissimo spessore in tutte le sue componenti .

Anche se , come scrive mirabilmente Giraldi sul Corriere , le danze risultano sempre un po’ mortifere , Tchaikowsky è un grande soprattutto nei passaggi introspettivi dei personaggi .

Uscendo mi canticchio dentro la meravigliosa aria di Gremin , ancora una volta il miracolo Onegin si è ripetuto , complimenti al Teatro dell’Opera di Roma che porta il Costanzi a livelli degni di una capitale , per altri versi  notevolmente sacrificata..


 [1]

Un Otello in più

Ogni tanto bisogna concedersi un po’ di svago , altrimenti il blog diventa troppo serioso.

Il destro me lo dà una piccola polemica che riguarda la cover di un CD di prossima uscita , guarda caso di un Otello registrato a Santa Cecilia , in tempi abbastanza recenti e… reticenti che sta stentando ad uscire e che ha per protagonista il solito star-tenor Jonas Kaufmann.

Diretto da Antonio Pappano e con una brava Federica Lombardi come Desdemona non mi era sembrato che fosse una registrazione che andasse a riempire vuoti , ma evidentemente le politiche aziendali della Sony sono misteriose e non è dato a noi capirle.

Quello che però non ha capito nessuno è la brutta foto in copertina che “dovrebbe” ritrarre un Otello nè bianco nè nero , anzi decisamente brutto e posso dirlo con cognizione di causa perché io Kaufmann dal vivo l’ho visto millanta volte e posso giurare che anche notevolmente ingrassato e invecchiato è anni luce migliore di quel ritratto melenso che tronoggia in copertina oltre a tutto deformato dal photoshop.

Infatti si sono scatenate le fide seguaci , soprattutto tedesche , ma anche oltreoceano e tutte molto seccate per la pessima scelta della Sony!

Che il disco sia di buona qualità ( ancora non lo ha sentito nessuno ) è del tutto ininfluente .

Come a dire che nonostante tutte giurino che non è per l’aspetto fisico che  amino il loro beniamino  non perdonano alla casa giapponese di maltrattare l’immagine del sullodato la quale pur essendo di secondaria importanza , in ultima analisi conta , eccome!

Il freddo nel cuore

Scorrono tante immagini sui nostri teleschermi , si leggono tante notizie , forse troppe e questo alla fine diventa come un anestetico di massa .

Nell’ordine con cui le notizie vengono confezionate si nota una certa differenza di metodi tra quello che si vede e legge ( poco) in Italia e quello che si ricava dalle notize negli altri paesi europei .

Qui ampio spazio al Covid 19 , altrove lo spazio è decisamente minore 

Da noi grandi svolazzi di politica interna , non sempre in “buona fede” e mi si perdoni il gioco di parole ,poi spesso quello che ieri era un baratro , il giorno dopo diventa una piccola buca ricoperta da un po’ di ghiaia.

Ma se oggi scrivo è per una notizia piccola piccola , una foto sbiadita e un pensiero di dolore così acuto che mi ha lasciato senza pace per diversi giorni.

In un campo rifugiati in una di quelle per me un tempo isole incantate dell’Egeo un padre ha corso per ore con una bambina di un anno e mezzo in braccio per portare la piccola malata verso un forse improbabile ospedale ma quando è arrivato la bambina era già morta di freddo.

Nel cuore della notte pensavo : ma se esco e mi metto a urlare , se cerco intorno a me di chiamare qualcuno per richiamare l’attenzione su queste cose orribili che succedono nella nostra grande indifferenza cosa potrei ottenere ?

E se non piangi di che pianger suoli? Io non ce la faccio a pensare a quella bambina che muore di freddo , al silenzio di una corsa disperata contro il mondo , il  destino , l’ndifferenza del mondo.

Il nulla assoluto , così va il mondo e non riusciamo a incidere neppure di un attimo la deriva delle nostre azioni.

So benissimo che i giochi politici : la guerra siriana , la sporca politica turca , l’incapacità greca di gestire queste emergenze bibliche non le potremmo mai fermare con le nostre mani ma il mio pensiero , quello sì , lo posso dedicare alla piccola vittima innocente del mondo , ricordarla insieme al suo papà disperato che corre nell’inverno gelido della bellissima isola di Lesbo e serbare nel cuore un pensiero di preghiera e di pietà .

Solo questo oggi posso lasciare al mondo insieme alla mia vicinanza per tutti coloro che di queste situazioni vivono e per le quali muoiono nel silenzio.

Tra Nord e Sud

Sembra esserci un sottile piacere sadico nella stampa italiana contro il movimento delle Sardine : un movimento davvero spontaneo che è nato in Emilia , sicuramente una terra in cui è più facile che certe spinte culturali atteschiscano , sia per il carattere della gente che per la larga e diffusa cultura di base .

Per chi mi legge fuori dall’Italia vorrei spiegare che è molto cattivo e superficiale ridurre il fenomeno ad una chiamata di base finalizzata a elezioni regionali .

E’ stato un momento particolare che sicuramente ha contribuito al risultato di elezioni che potevano essere un disastro per l’intero paese e che si è rivelato una sorta di diga contro il populismo dilagante , non solo in Italia.

Adesso le povere Sardine ( sono giovani e digiuni delle mille trappole della politica ) hanno fatto un errore d’immagine, hanno subito battute d’arresto con manifestazioni flop, hanno anche misurato quanto sia difficile riuscire a mantenere un collante omogeneo laddove personalismi e fughe in avanti  sembrano minare la compattezza del gruppo primigenio.

Però una cosa carina l’hanno pensata e proposta al Ministro che si occupa degli affari del Sud  : l’Italia è un bellissimo paese a due velocità , salta agli occhi di chiunque consatare la diferenza tra una città del Nord e una del Sud.

Con tutto il fascino letterario che comporta sicuramente non è uguale vivere a Bolzano che a Catanzaro.

Cito a caso , volutamente e l’idea neanche tanto peregrina ( forse solo un po’ ingenua ) di far fare l’Erasmus anche nei confini nazionali non è solo una provocazione , è la consapevolezza che nel nostro paese i giovani hanno bisogno di incontrarsi anche nei patrii confini.

Quando agli inizi del Novecento i giovani del Sud , e  viceversa , si trovarono a fare il servizio militare di leva lontano da casa sicuramente questo servì a fare in modo che gli italiani si conoscessero nelle differenze e si cementasse il senso di appartenza ad una sola nazione. 

Non lo penso solo io , sono stati i sociologi a studiare la storia di un paese che di unito aveva ben poco e che ancora oggi dimostra le fortissime differenze.

Ovviamente la stampa si è accanita contro l’idea “balzana” e che io invece trovo nella sua portata provocatrice molto interessante .

Vivo nella “terra di mezzo”, l’Italia centrale dove sono anche nata e sono convinta che un po’ di di scambio tra studenti , non solo universitari , tra il profondo Nord e il profondo Sud servirebbe davvero a fare pulizia di tanti stereotipi ancora radicati nel nostro bellissimo paese.

Anatomia di una romanza

Ascolto per la millesima volta la romanza di Cavaradossi “ e lucean le stelle “:
Il tenore la canta bene , il tono è squillante , le note ci sono tutte  però…

Allora ritorno a sentire un giovane Jonas Kaufmann che la canta , non in teatro e in forma di concerto e capisco una volta di più se ce ne fosse bisogno  che lui è davvero un fuori classe , uno di quelli che nascono di rado e che se si ha la fortuna di incrociarli nel proprio cammino tutti gli altri tenori sono proprio un’altra cosa .

Cerco di spiegarmi : la romanza è di per sé un capolavoro ed è una intima riflessione su un ricordo struggente , poi ad un tratto s’infiamma e alla fine diventa un grido disperato di ribellione verso il proprio destino.

Ebbene Kaufmann che capisce bene le parole e non pensa assolutamente alle note giuste da fare ,ne fa un discorso suo , intimo e appassionato senza praticamente muovere le mani abbandonate sui fianchi , la disperazione è tutta nella voce e alla fine lo sfogo disperato e virile strappa un brivido senza che il cantante sfoggi nessun gesto inutile e nessuna esagerazione nella recitazione.

Sarebbe così semplice farla così , sembra talmente banale eppure solo a lui riescono certi capolavori interpretativi che fanno riscoprire le parole del testo e nel contempo valorizzano la perfetta linea musicale .

All’inizio  il ricordo : e lucevan le stelle , si apria l’uscio dell’orto , ecco Tosca che arriva , il senso caldo di un abbraccio sensuale e poi monta la rabbia : ecco ., tutto questo è perduto , proprio adesso e sembra adddirittura scoprirlo mentre lo dice : e non amai così tanto la vita!

Sembra così semplice cantare quest’aria senza sbracciarsi , senza singulti e disperate espressioni , credo però che il segreto di Jonas sia tutto nella sua enorme capacità istrionica di sdoppiarsi ed entrare nel personaggio , lo conosco da tanti anni ormai e esempi come questo potrei farne a decine .

Così i suoi personaggi sono talmente parte di lui che si sdoppia in scena e diventa “l’altro da sé “ abbandonandosi al canto , in qualche modo ignorando la grande tecnica di cui è ampliamente consapevole e che possiede totalmente.

Se vogliamo essere proprio fanatiche aggiungerei qche questo risultato lo raggiunge in tedesco , in italiano e in francese , nelle opere e nei Lieder e anche nelle canzoni tedesche e viennesi che oltre a tutto ama riscoprire.

Una sorta di Re Mida della lirica e gli sono grata che nel suo vastissimo repertorio mi abbia portato a ri-conoscere tanta musica che credevo già mia e che grazie a lui si è illuminata di nuove preziose sfumature.

Politica al femminile

Mi aveva molto colpita la notizia che in Turingia , nella quale si erano svolte elezioni suppletive per non essere riusciti a formare un governo nella prima tornata elettorale  in questa seconda occasione la formazione governativa la si era raggiunta con l’appoggio di Alternative für Deutchland.

Non erano passate ventiquattro ore e il neo governatore si è dimesso.

Cosa è successo ?

Evidentemente la vicenda non è piaciuta ad Angela Merkel , che pure alla fine della sua lunga stagione alla guida della CDU non ha apprezzato che il suo partito scendesse ad accordi con una forza di estrema destra dichiarata e anche se la tendenza in questo senso si era già manifestata anche in Sassonia( ovvero nei paesi della ex DDR) e non ha permesso che si chiudesse la sua era con una simile coalizione in un Länder mentre ancora lei è alla guida del suo partito.

Ho pensato subito alla forza che possono avere le donne quando finalmente sono davvero arrivate a comandare davvero e , in modo molto diverso hanno comunque la forza di esprimere  anche solo con un gesto plateale  la loro linea di pensiero. E mi è venuta in mente  l’immagine di Nancy Pelosi che stappa a favore di telecamere il discorso del presidente Trump mentre dice : tutte bugie!

Probabimente in futuro in Germania dovranno scendere a patti con questi neo-nazisti , la tendenza si è già manifestata in altri Länder , ma la Turingia questa volta ha dovuto ripensarci, la grande Mutti ci ha messo la sua forza per fermare questa brutta pagina politica .

Probabilmente la Pelosi avrà ancora da inghiottire bocconi amari perché non mi pare che negli USA il vento soffi a favore dei troppi e deboli candidati democratici , ma quelle pagine strappate con sdegno resteranno a dimostrare che di bugie se ne possono dire tante , ma che non tutti poi alla fine restano a sentirle senza ribellarsi , perlomeno con coraggio personale.

In Italia , paese macchiavellico e maschilista non siamo abituati a gesti forti e generalmente chi li fa poi viene emarginato dall’establishement politichese,qui si urla molto sulle piazze , molto poco si battoni i pugni davvero nelle stanze dei bottoni.

Prevale l’arte del compromesso , ma personalmente posso dire che un po’ di sano pragmatismo femminile mi piacerebbe vederlo anche a casa nostra.

Prima o poi.

.