Un bellissimo novembre

Il cielo sereno , le temperature miti e in testa questo titolo “Un bellissimo novembre”.

Mi ricordava il titolo di un libro che nella vaga memoria lo pensavo francese , poi una mattina  ho deciso di cercarlo in libreria e il libro l’ho trovato , non francese , ma italianissimo . Un romanzo di Ercole Patti e da una ulteriore ricerca ( santo web!) ho trovato anche il film da cui fu tratto .

Con la regia di Mauro Bolognini e Gina Lollobrigida protagonista è un film forse datato, di quelli che si facevano una volta in Italia accompagnato dalle musiche di Ennio Morricone , pieno di citazioni belliniane , raffinato riferimento  all’ambientazione  catanese ,in una Sicilia ormai lontana e piena di atmosfere in cui il cui il  non detto , il senso del peccato , i tradimenti e il sesso sono raccontati con sapienza.

Lo si trova facilmente in rete e l’ho rivisto volentieri , in effetti il “bellissimo novembre” del titolo è tutto nella calda atmosfera di una terra mite e rigogliosa .

Un film degli anni sessanta del secolo scorso , in cui forse si raccontava ancora una Sicilia di classi sociali differenti in cui il privilegio dei ricchi era ancora accentuati in maniera quasi ancora ottocentesca.

Le bellissime donne levigate e cotonate stonano in un panorama per il resto perfettamente raccontato .

Lo si potrebbe reintitolare parafrasando Musil “ i tormenti di un giovane siciliano” , comunque ho la conferma che in Sicilia negli anni sessanta il novembre era un mese bellissimo.

Quasi come adesso.

Terry

E’ tornato a farmi visita un vecchio amico , il terremoto.

Ricordo ancora quando per la prima volta sentii tremarmi la terra sotto i piedi , ero sposata da poco e a casa mia a Firenze non avevo mai sentito niente di simile.

Mi fu spiegato serenamente che da queste parti il terremoto è di casa perché stiamo su una faglia appenninica che si scontra col mare Adriatico e quindi ci avrei dovuto fare l’abitudine.

In realtà non mi abituai mai del tutto e quando nel 1972 la terra cominciò a tremare a gennaio e smise a settembre causando un epocale sciame sismico molte persone andarono in crisi , specie quelle che abitavano nelle vecchie case e ai piani alti.

Fu in quel periodo lontano che molti si fecero la casa al mare , se ne giovarono i proprietari di terreni agricoli che diventarono edificabili in breve tempo.

Di quell’episodio tanto rilevante adesso non se ne ricordano più neanche i giornali e le tv locali , ma fu veramente una lunga sequenza di giorni e mesi nei quali ormai quello che cominciava a definirsi l’amico Terry si faceva sentire molto spesso.

Quello che si prova in quei momenti è un disagio che nasce dalle viscere della terra ma si trasmette nelle nostre viscere di umani: la terra parla con un rumore sordo , un brivido cupo e si capisce quanto in realtà noi siamo piccoli essere indifesi nei confronti della Natura.

Questa volta l’epicentro è stato in mare , il piccolo sciame sta continuando . Speriamo soltanto che sia ancora gentile e si scateni soltanto  al largo ; i sismologi si sono affrettati a dirci che le trivelle in Adriatico non c’entrano …ma qualche dubbio mi resta.

Una storia vecchia

Non vorrei mai parlare di politica , il mio blog era nato per parlare di musica nel segno di un grande tenore ma il tempo corre , i viaggi sempre più rari e costosi mi legano al vissuto più ravvicinato e quella che vorrei raccontare oggi è una piccola storia emblematica di quello che fu ( o meglio non fu ) stare a sinistra nel nostro bel paese.

Anni lontani , in un circolo di quartiere , ma era la vecchia sezione riciclata  del maggior partito di sinistra, un giorno arrivò uno strano ragazzo, studente universitario un po’ confuso politicamente e il vecchio “ compagno “ che lo accolse capì che per rispondere alle domande del giovane che voleva impegnarsi e fare qualcosa non aveva gli strumenti e le risposte necessarie .

Il vecchio compagno che  mi voleva bene e credeva che io fossi più adatta a dare sostegno al ragazzo mi chiese aiuto , io volentieri accettai di parlare con il giovane tutto black nell’abbigliamento e con tante belle idee in testa.

Con la stessa bella idea in testa di “aprire ai non iscritti” , leggo oggi sulla stampa quotidiana il solito ritornello rilanciato come se fosse una magica formula nuova .

A suo tempo  parlai a lungo e inutilmente col giovane volentieroso che però scomparve presto dall’orizzonte politico al quale si era avvicinato perché forse aveva capito che la politica era una cosa complicata e difficile.

Aprire ai non iscritti è una formula vuota se non si ritorna ad affrontare il perimetro di idee , quelle sì davvero politiche, nel quale aggregare le persone.

Il problema non è solo italiano , mi guardo in giro e vedo nel nostro mondo occidentale tanta confusione : le vuote parole che segnano il perimetro delle idee dovrebbero essere recuperate per definire l’impegno  e perché non si  traducesse soltanto in consenso elettorale.

Mai come adesso l’oscillazione del consenso è stata così accentuata , l’altalena sulla quale salgono alternativamente le varie sigle politiche dimostrano quanto sarebbe necessario fermarsi e pensare dove si vuole stare .

Non ci vorrebbe tanto ; per fare un esempio banale  : chi si definisce a-politico e/o a-partitico è già inconsciamente un elettore di destra. 

Dalle mie parti

In un piccolo paese alle porte di Ancona vive una gloria nazionale : Sofia Raffaeli , campionessa mondiale di ginnastica .

A Chiaravalle ci abita uno dei miei figli e quando chiedo di questa ragazzina straordinaria mi dicono di conoscerla tutti e tutti ne dicono quel bene semplice e positivo per una ragazza seria e decisamente impegnata in tutto nella vita .

Scopro anche che è figlia e nipote di persone semplici e molto per bene che conosco personalmente da tanti anni :  i buoni frutti nascono sempre da buoni alberi.

In questi giorni si leggono tante storie strane che riguardano le ragazze della ginnastica artistica : le famose Farfalle che volteggiano lievi sulle pedane di tutto il mondo.

Chiaramente c’è un lato più oscuro in tanto risultato positivo ; spesso mi sono chiesta quanti sacrifici e quanta fatica ci siano dietro quei volti sempre sorridenti e quei corpi incredibilmente sottili inguainati nelle fosforescenti tute d’ordinanza .

Del resto anche le giovani che volteggiano in acqua e che ammiriamo nei loro stupendi movimenti in perfetto sincrono credo siano sottoposte a estenuanti giornate di esercizi e a dure regole di vita .

Mi viene in mente il lontano fenomeno di Nadia Comaneci , la piccola romena che ci incantò in anni lontani.

Tutte queste atlete dai miracolosi risultati nascondono dietro i loro volti sorridenti il peso della fatica e il sacrificio quotidiano per ottenere tali risultati.

Viene da domandarsi se ne vale la pena .

La risposta facile è positiva , bisogna poi misurare se il costo del risultato vale il sacrificio di una vita .

Ma questo in realtà è il prezzo che si paga in ogni settore dello sport ( e non solo).

L’esasperazione per la ricerca dei risultati non deve far dimenticare il fattore umano , banalizzando al massimo capire dove sta il limite , dove il risultato mirabile non nasconda pesanti risvolti psicologici.

Un vero ricordo

Dopo avere visto  un video di una povera ragazza fare una ignobile imitazione di Maria Callas in non so bene quale spettacolo televisivo ( credo sui trattasse di imitatori ) per fortuna mi sono imbattuta in una garbata intervista sulla prima rete tv fatta ad una garbata  vecchia signora veneziana che la Maria l’aveva conosciuta davvero.

La signora , davanti a una bella veduta del Canal Grande ricordava la sua amicizia con la Callas che risaliva al tempo in cui la grande cantante era sposata con Meneghini e parlava un italiano dolcissimo con accento veronese.

Io non ho avuta la fortuna della signora veneziana però per motivi anagrafici sono ancora tra i pochi che la Callas l’hanno sentita cantare davvero a Firenze , prima della sua grande avventura scaligera.

Ero una giovinetta con una mamma appassionata di musica , nipote per vari rami con orchestrali ( il nonno , un cugino di mio padre e la  mia madrina ) e a teatro ci andavo spesso , dopo che , finita la guerra , il Maggio Musicale era una meraviglia conosciuta in tutto il mondo.

Tutto questo l’ho già raccontato un uno dei miei piccoli libri dedicata a Jonas Kaufmann , anzi credo più di una volta , e il motivo è sempre lo stesso : solo Kaufmann dopo la Callas hanno avuto su di me lo stesso effetto ammaliatore .

Lo dissi anche a lui nei corridoi bui della Carnegie Hall passando davanti ad un manifesto che mostrava la Callas : sarebbe stata la tua partner ideale ! e lui mi fece un sorrisino un po’ sornione perché era chiaro che non ero la prima a dirglielo.

Ho visto la grande diva in tre opere e le recito come una preghiera :Lucia, Traviata e Puritani ; gli ultimi addirittura a tutte le repliche.

Ancora oggi ne riconosco la voce ogni volta che l’etere mi rimanda la sua inconfondibile carica emotiva filtrata in ogni respiro.

Di certe creature straordinarie ne nascono poche in un secolo , mi reputo molto fortunata se al principio e alla fine della vita ne ho ascoltate due.

Ritorno al cinema

Tra le abitudini di un tempo forse quella vistosamente cambiata è quella di andare al cinema come svago  , luogo di incontro , premessa per una serata da finire in pizzeria.

Quando sia cominciato il lento abbandono di questa abitudine di vita non  lo ricordo , so solo che dall’inizio della pandemia è come se un sipario si  fosse chiuso definitivamente.

Troppe le offerte sulle varie piattaforme , una scelta talmente vasta che spesso ho finito per passare un tempo lunghissimo a cercare il film che mi interessasse davvero fino a chiudere stanca la tv senza avere scelto niente e buonanotte.

Poi qualche giorno fa , forse perché il soggetto del film mi incuriosiva davvero : il teatro nel teatro è sempre un tema molto affascinante ho cercato disperatamente una compagnia per tornare al cinema.

Inaspettatamente l’ho trovata e sono andata in quella strana struttura per me un po’ lunare che è un multiplex nel quale faccio anche un po’ fatica a raccapezzarmi tra tutti i numeri delle sale.

Mi sono sentita un’aliena ma quando mi sono seduta in sala :,comodissima la poltrona con appoggiatesta , frastornata da un audio forse un po’ troppo forte ho capito che andare al cinema può essere ancora una cosa possibile e divertente.

Forse ci vuole un film per cui valga davvero la pena di uscire dal mio guscio comodo casalingo che non mi faccia scattare la voglia di cambiare canale  ( mi è successo anche a teatro, lo confesso ), davvero il gioco deve valere la candela .

Se ripenso a quando ragazzina andavo al cinema tanto spesso, il cinema di periferia di terza visione vicino casa era una meta quasi quotidiana , capisco quanto sia cambiato tutto il modo di vivere di questi miei ultimi anni di spettatrice incallita.

Per la cronaca il film che sono andata a vedere è la Stranezza di Roberto Andò , valeva la pena di rompere una brutta abitudine basata sulla pigrizia. Ho fatto pure un mini abbonamento per tornare al cinema nei prossimi tre mesi.

Chissà se avendo rotto il ghiaccio non impari la strada per andare in quella periferia fuori mano dove resta praticamente l’unico cinema sopravvissuto in città.

Le origini di un mito

Sono complicate e intrecciate fra loro le origini di una festa antichissima e che raccoglie in sé tutta una serie di sollecitazioni che partendo da tanto lontano ci hanno portato alla mascherata dei bambini e alle zucche vuote e illuminate del Massachusetts.

Bisogna cominciare da tanto lontano : un rito gaelico , siamo 4000 anni prima di Cristo e in Irlanda si celebra il Samhain o sommerr’s end: fine della stagione estiva , in questo giorno si narra che i defunti avessero la possibilità di ritornare a salutare i vivi, quasi un omaggio di ritorno . Ecco che il rito si intreccia già in quel tempo lontano al rapporto tra i morti e i vivi : niente di nuovo sotto il sole .

La chiesa cattolica , o per meglio dire la chiesa cristiana ne raccoglie in gran parte il significato e durante la celebrazione della Messa di Ognissanti  si hanno le mirabili letture dell’Apocalisse di San Giovanni e la più bella pagina evangelica : l’elencazione delle Beatitudini. 

Ci riallacciamo così al rito antico attraverso un Verbo che al tempo fu nuovo , collegandosi poi alla celebrazione dei defunti il giorno dopo.

Chi sono quei santi -tutti che celebriamo in questa solennità di Ognissanti ?

Non solo i santi sugli altari ,ma tutti quelli che sono in cerca del vero attraverso quella misteriosa frase messa in bocca al vegliardo : tutti quelli che sono passati attraverso la grande tribolazione e lavato  le loro vesti purificandole  col sangue dell’Agnello.

Ed eccoci al salto più lungo : arriviamo alla festa americana e a quella specie di carnevale d’inverno in cui si intrecciano maschere e paure :Hallowen diventa una festa dei bambini che vanno in giro a chiedere i dolcetti mascherati da maghi e streghette.

Cosicchè un rito antichissimo che partì dalla vecchia Irlanda , attraverso una fede nata nel Medio oriente e poi glorificata da Roma si è trasformato in una ennesima festa consumistica in questi nostri tempi di sicura decadenza etica e morale.

A me piace invece recuperare il suo lontano significato e fermarmi ad ascoltare u bellissimo Lied di Strauss : Allerselen . Lì dentro c’è tutto , anche il ritorno alle origini.