L’asociale

In questo periodo particolare ho scoperto qualcosa di nuovo su di me.

Ho scoperto di essere un essere asociale ,asintomatico e minoritario.

Non riesco a partecipare al dibattito sulla ripresa di bar e ristoranti : nei primi entravo solo se invitata e secondo persone che mi conoscono se fosse stato per me non sarebbero stati inventati ,nei secondi ci andavo di rado , solo per necessità , più o meno quando ero in viaggio : la teoria che nessun posto per mangiare è migliore di casa propria era una specie di mantra , quindi nessuna caccia al “ristorantino” nuovo da scoprire , nessuna curiosità in merito.

In compenso mi mancano enormemente i teatri , gli auditorium , ogni tipo di spettacolo , i treni , i voli , gli alberghi abituali di cui conoscevo anche le diverse offerte di prima colazione , i misteri dei rubinetti dei bagni e delle luci.
Orfana di spettacoli non riesco neanche a drogarmi di streaming : vado in overdose troppo presto per goderne davvero.

Mi rendo conto che al mondo mancano tante cose che a me non sono mancate affatto : ho passato questo tempo di solitudine godendone la preziosa rarità : un tempo quando passavo in tram da una strada di Firenze leggevo sempre una scritta sul muro esterno di una villa “ o beata solitudo o sola beatitudo”, non mi ricordo bene dov’era quel muro di cinta , oserei in Via degli artisti , ma non ne sono più certa.

Il mondo della musica si è inventato quel modo a francobollo di cantare ognuno a casa sua , ogni musicista si è preso in mano il proprio strumento e con gli  auricolari ha suonato in questa nuova dimensione di solitudine con gli auricolari che mi ha curiosamente ricordato il musiksuzamenn tanto raccomandato  da  Claudio Abbado.

In questo caso per suonare si devono per forza ascoltare davvero!

Comunicazione di servizio: il mio blog ha taciuto per giorni e ancora non è a posto : senza nulla cambiare finalmente sarò su un piccolo dominio tutto mio  e sarà più facile contattarmi , almeno spero .In settimana i miei lettori avranno l’annuncio ufficiale. Per ora mi si può leggere ancora solo attraverso le mie pagine Facebook.

San Ciriaco

Per un curioso caso del calendario la fine della quarantena nella città in cui vivo ha coinciso con la festa del Santo Patrono : il 4 maggio  è San Ciriaco e vuol dire anche la fiera di maggio ( per intenderci quella che raccontò mirabilmente Luchino Visconti nel film Ossessione).

Fiera molto amata e da me aborrita , anche perché ormai non esistono più le fiere d’antan e le bancarelle vendono tutte le stesse schifezze cinesi o sono diventate paninerie. 

Quest’anno la fiera non c’è stata e forse  per me che in fondo all’anima sono “foresta” ne ho goduto , anche le pandemie portano qualcosa di buono.

Mentre la gente sciamava allegramente e tutto sommato ben distanziata e mascherata io finalmente ho rivolto la macchina verso il monte e per prima cosa sono andata al cimitero finalmente riaperto , non c’era folla , è un piccolo cimitero un tempo di una frazione abitata solo da contadini e pescatori.

La mia destinazione finale non era lontana , pochi chilometri che non avevo più percorso negli ultimi due mesi ,sono andata a casa di mio figlio maggiore.

Due mesi esatti , da quel quattro marzo quando scesi dall’aereo che mi riportava a csa reduce da Londra : il Fidelio , l’incontro con Jonas in palcoscenico alla fine dell’opera , l’incontro casuale con l’ex primo violino di Santa Cecila , l’aria festosa di una serata finita allegramente, mentre guidavo sulla strada del monte mi sembravano piuttosto una réverie che una cosa avvenuta realmente.

Due mesi esatti di strana prigionia , di vuoto , di noia e forse anche un po’ di paura , quella solo di notte quando nell’insonnia si allungano i fantasmi.

So bene che non è finito tutto , anzi c’è da temere una recrudescenza del virus quando tra quindici giorni misureremo l’effetto di questa prima riapertura ma una cosa tristissima la so : in questo periodo e qui nonostante che la pandemia non abbia picchiato forte non ho potuto porgere l’estremo saluto a due persone che conoscevo bene, ho misurato il tempo che scorre in modo implacabile , il mondo si è riempito di storie strazianti che hanno come cancellato  le guerre che nel frattempo seguitavano a mietere vittime , l’atmosfera si è fatta più pulita , gli animali hanno ripreso gli spazii urbani , la natura indifferente ha seguitato a percorrere il ciclo delle stagioni .

Guardavo con tristezza le siepi fiorite ai bordi della strada : non ho più programmi di viaggio , i miei progetti cancellati , i teatri chiusi , è calato il sipario su quello che restava di prezioso nella mia vita.

Questa parziale apertura cambia poco nella vita di milioni di persone , molto resta ancora chiuso , molti ancora dovranno riaffrontare la voragine economica che seguirà.

Questo fermo immagine da “day after” lascia molti segni indelebili , viene da pensare che uno strano disegno superiore si diverta a richiamare  il mondo intero alla sua condizione di precarietà . 

Siamo come i dinosauri che corsero tutti insieme verso il baratro dove si estinsero o siamo esseri pensanti capaci di trovare un nesso in questo segno

nel quale trovare un avvertimento per un cambio di rotta?

Le tagliatelle al ragù di mio nipote Tommaso che in prigionia si è scoperto una vena di chef e il vino francese di meditazione che ha chiuso il piccolo pranzo familiare mi hanno riconciliato col mondo , i pensieri cupi li ho lasciati al domani.

Calendimaggio

Questo strano momento ha risvolti impensabili.

Quando i veccch leoni della llirica Lissner , Pereira e Meyer sono approdati in Italia , nei teatri più poveri del panorama della lirica europea molti hanno pensato che fosse una specie di cimitero degli elefanti .

In effetti , anche prima di precipitare nel baratro Covid non è che la Scala , il SanCarlo e il Teatro del Maggio fiorentino brillassero di prospettive di rinnovamento aldilà dei nomi prestigiosi che sono arrivati a guidarne le sorti .

Poi lo stop gigantesco ha fatto il resto : tutti a casa , difficile pensare davvero come e quando si potranno sul serio riaprire le stagioni liriche nei massimi teatri non solo in Italia.

I cantanti , salvo forse quelli che si contano sulle dita di una mano , non stanno dormendo sonni tranquilli e certamente non li salverà quella specie di catena di Sant’Antonio dei concertoni in streaming , ciascuno a casa sua.

Ma ieri sera ho pensato che la zampata di leone del vecchio Pereira ha battuto tutti d’anticipo : lo sgangherato happening del Maggio , anche se gli ascolti non erano certo quelli del Met ha dimostrato che la sua catena di conoscenze , la sua pratica antica , la sua infinita rete di rapporti interpersonali ha prodotto il primo evento italiano in grado di stare all’altezza di un futuro mercato internazionale.

I commenti impietosi sul suo più che zoppicante italiano , la connessione artigianale , la disuguaglianza degli interventi ha comunque ottenuto più di un milione e mezzo di ascolti e di partecipazione attiva .

La sublime gag della barzelletta meritava di diventare virale dui social , anche se dire virale oggi non è più di moda.

Certo , ci sono stati esempi ben più alti di partecipazione ad un evento in streaming visti recentemente , ma non tutti sono il Bayerichestaatsoper e soprattutto non tutti hanno un pezzo da novanta come Kaufmann in casa .

Sicuramente Pereira gli avrà telefonato , ma forse non era il momento per lui di pensare a Firenze . La Germania ripartirà sicuramente con più organizzazione , hanno dato un taglio netto e programmano a distanza superiore , penso che possano permetterselo.

Come giocheranno il loro futuro i tanti teatri d’Europa che avevano prestigiose stagioni ? Molti hanno tagliato l’intera attività 2020, tutti sono alla ricerca di formule più o meno allettanti per cercare di non morire e insieme con loro le tante professionalità che di lirica vivevano.

Il vecchio Pereira si è giocato la sua carta promozionale , mi divertirà vedere gli sviluppi di questo strano gioco a distanza che i teatri stanno tentando di progettare per sopravvivere.

L’importante che insieme a loro sopravviva tutta una generazione di artisti oggi letteralmente sbattuta sul lastrico e insieme a loro gettare nella  crisi di astinenza più nera tutti gli appassionati di lirica che li amavano e li seguivano con affetto.