San Ciriaco

Per un curioso caso del calendario la fine della quarantena nella città in cui vivo ha coinciso con la festa del Santo Patrono : il 4 maggio  è San Ciriaco e vuol dire anche la fiera di maggio ( per intenderci quella che raccontò mirabilmente Luchino Visconti nel film Ossessione).

Fiera molto amata e da me aborrita , anche perché ormai non esistono più le fiere d’antan e le bancarelle vendono tutte le stesse schifezze cinesi o sono diventate paninerie. 

Quest’anno la fiera non c’è stata e forse  per me che in fondo all’anima sono “foresta” ne ho goduto , anche le pandemie portano qualcosa di buono.

Mentre la gente sciamava allegramente e tutto sommato ben distanziata e mascherata io finalmente ho rivolto la macchina verso il monte e per prima cosa sono andata al cimitero finalmente riaperto , non c’era folla , è un piccolo cimitero un tempo di una frazione abitata solo da contadini e pescatori.

La mia destinazione finale non era lontana , pochi chilometri che non avevo più percorso negli ultimi due mesi ,sono andata a casa di mio figlio maggiore.

Due mesi esatti , da quel quattro marzo quando scesi dall’aereo che mi riportava a csa reduce da Londra : il Fidelio , l’incontro con Jonas in palcoscenico alla fine dell’opera , l’incontro casuale con l’ex primo violino di Santa Cecila , l’aria festosa di una serata finita allegramente, mentre guidavo sulla strada del monte mi sembravano piuttosto una réverie che una cosa avvenuta realmente.

Due mesi esatti di strana prigionia , di vuoto , di noia e forse anche un po’ di paura , quella solo di notte quando nell’insonnia si allungano i fantasmi.

So bene che non è finito tutto , anzi c’è da temere una recrudescenza del virus quando tra quindici giorni misureremo l’effetto di questa prima riapertura ma una cosa tristissima la so : in questo periodo e qui nonostante che la pandemia non abbia picchiato forte non ho potuto porgere l’estremo saluto a due persone che conoscevo bene, ho misurato il tempo che scorre in modo implacabile , il mondo si è riempito di storie strazianti che hanno come cancellato  le guerre che nel frattempo seguitavano a mietere vittime , l’atmosfera si è fatta più pulita , gli animali hanno ripreso gli spazii urbani , la natura indifferente ha seguitato a percorrere il ciclo delle stagioni .

Guardavo con tristezza le siepi fiorite ai bordi della strada : non ho più programmi di viaggio , i miei progetti cancellati , i teatri chiusi , è calato il sipario su quello che restava di prezioso nella mia vita.

Questa parziale apertura cambia poco nella vita di milioni di persone , molto resta ancora chiuso , molti ancora dovranno riaffrontare la voragine economica che seguirà.

Questo fermo immagine da “day after” lascia molti segni indelebili , viene da pensare che uno strano disegno superiore si diverta a richiamare  il mondo intero alla sua condizione di precarietà . 

Siamo come i dinosauri che corsero tutti insieme verso il baratro dove si estinsero o siamo esseri pensanti capaci di trovare un nesso in questo segno

nel quale trovare un avvertimento per un cambio di rotta?

Le tagliatelle al ragù di mio nipote Tommaso che in prigionia si è scoperto una vena di chef e il vino francese di meditazione che ha chiuso il piccolo pranzo familiare mi hanno riconciliato col mondo , i pensieri cupi li ho lasciati al domani.

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