Decorazioni

Bellissima cerimonia all’ambasciata di Francia a Vienna  con consegna della Legion d’honneur al grande tenore tedesco che ha scelto di vivere in Austria .

Essendo il mio blog a lui dedicato non posso fare altro che associarmi al gaudio generale , le belle immagini della cerimonia nell’elegante sede dell’ambasciata di Francia mi hanno fatto pensare a fasti antichi e forse l’unica nota di modernità è proprio nella faccia divertita del protagonista di tanto onore che sembra sempre un po’ imbarazzato quando si trova al centro delle cerimonie.

L’ambasciatore francese ha fatto riferimento alle recenti glorie viennesi del Nostro che però guarda caso erano le interpretazioni di un generale al servizio della repubblica di Venezia , un altrettanto generale però egiziano , tutt’e due le volte in opere italiane di Giuseppe Verdi e quella ultima stupenda del principe asiatico della Turandot di Puccini.

“Potenza della lirica dove ogni dramma è un falso” cantava Lucio Dalla nella sua canzone Caruso  e un po’ l’ho pensato anch’io magari rammaricandomi che in Italia non ci abbia mai pensato nessuno a premiarlo così solennemente.

Ma noi gli abbiamo dato il Premio Puccini e il Premio Franco Corelli e poi a Napoli addirittura il premio di Casa Caruso , insomma anche noi modestamente abbiamo contribuito ad aumentare il palmares del nostro amatissimo tenore .

Certo che la Legione d’onore fa tanto grandeur, dobbiamo prenderne atto e congratularci con quel ragazzo che molti di noi scoprirono  tanti anni fa e che ha fatto una incredibile , luminosa e trionfale carriera mondiale.

Massa e potere

Quel gesto ( il’Sieg Heil) del braccio teso accompagnato dall’urlo ritmato è stato analizzato da Elias Canetti nel suo Massa e potere in un breve capitolo che lui definisce con il termine di “scarica.”

Colpisce l’accostamento  della foto di Roma nella quale i post-fascisti salutano con il rito del braccio teso con una analoga foto di un raduno  nazista nella Germania di Hitler.

Analizza che là dove uomini componenti un determinato gruppo si liberano dalle loro differenze individuali e diventano “massa” nel momento in cui abbandonano le loro individualità e si sentono tutti uguali.

Il raduno romano prende un rilievo importante ora che nel paese una minoranza nostalgica post-fascista si sente forte perché un partito politico di destra governa il paese .

Questo ha un rilievo importante perché Fratelli d’Italia nel   contempo è incapace di prendere le distanze dal lugubre rito in memoria di tre giovani uccisi nei tremendi anni Settanta , quando lo scontro ideologico sfociava nel sangue sia a destra che a sinistra.

Colpisce nel filmato romano la totale assenza di donne , come se soltanto attraverso una virilità ostentata si possa raggiungere quel senso di potere che soltanto la massa inquadrata militarmente sa esprimere.

C’è in questo rito funebre un richiamo a tutto l’armamentario mortuale del fascismo che il paese nel suo insieme e nella sua Costituzione ha ripudiato .

Resistono queste frange nostalgiche di uomini che non hanno superato una sconfitta della Storia , ma preoccupano  non poco perché i rigurgiti di violenza restano attaccati a manifestazioni così orribilmente anacronistiche in  questo nostro millennio.

Una destra violenta sta risorgendo in tutta Europa , l’evento romano assume maggiormente il segnale di spia di ciò che avviene un po’ dovunque nel nostro vecchio continente .

Riprendiamo in mano il libro del premio Nobel Canetti , ci può servire a comprendere meglio il pericolo al quale potremmo andare incontro , anche se sono convinta che si abbia la capacità  necessaria per  combattere il virus pericoloso con gli strumenti della conoscenza.

Faber forever

Primi anni Sessanta , tornarono le sorelle da un campeggio in Liguria e mi portarono un regalo : un quarantacinque giri abbastanza osè per quei tempi : era intitolato Carlo Martello torna dalla battaglia di Poitiers , autore sconosciuto ,un certo Fabrizio De Andrè.

Fu così che conobbi quel grande poeta e cantore che ho amato nel tempo scoprendo via via i suoi doni sempre più preziosi , le sue rime sconvolgenti .

Sono passati venticinque anni dalla sua scomparsa ma i suoi versi e le sue melodie seguitano ad accompagnarmi , scandendo i miei ricordi . 

In modo particolare avevo amato la sua “Preghiera in gennaio “’ quando un altro dei miei ( e suoi amici ) ci aveva lasciati durante un misterioso incidente a San Remo .

E difficile scegliere tra le sue canzoni quella che ho più nel cuore ma se dovessi per forza sceglierne una , dopo averci tanto pensato e tanto riascoltato il mio cuore torna sempre a quel meraviglioso Inverno con quei versi di indicibile bellezza “sale la nebbia sui prati bianchi come un cipresso sui camposanti..”

Che dire poi della Canzone dell’amore perduto che era scritta su un concerto di Telemann e della meraviglia del verso icastico “dai diamanti non nasce niente , dal letame nascono i fiori “ di Via del Campo.

Tutta la poesia di De André , coltissima e popolare non è soltanto legata alla sua inconfondibile voce , ai suoi accenti sbagliati e non  per questo meno affascinanti , altri poi ne hanno condiviso la bellezza :penso soprattutto ad una straziante esibizione di Franco Battiato che non era neppure riuscito a finire  Inverno durante una serata commemorativa dopo la morte dell’autore.

Se quel canto che io conobbi nella versione primigenia poi determinò il successo commerciale di De Andrè grazie alla versione di Mina con la sua Canzone di Marinella io ho sempre preferito la mia versione goliardica scritta insieme a Paolo Villaggio , l’amico al quale dobbiamo il nomignolo Faber che ha finito per accompagnarlo per tutta la sua tutto sommato breve vita : quel disco lo avevo quasi consumato nella musicassetta d’antan che lo conteneva in una estate tanto lontana..

La nuova gioventù

Una deputata neozelandese fa il suo primo discorso in parlamento ,ma comincia intonando un canto per poi prodursi nella Haka  , la cerimonia maori che conosciamo tutti perché è un segno distintivo che apre le partite della nazionale di rugby di quel paese .

Sarebbe già un evento in sé , se non fosse anche un altro segno , a mio avviso bellissimo , la deputata ha 21 anni.

Penso al nostro paese così invecchiato nelle sue istituzioni , dove ancora vengono considerati “ragazzi” e definiti tali individui che i trenta anni li hanno superati da un pezzo.

E’ notizia recentissima che il presidente Macron ha nominato primo ministro un “ragazzo” di 34 anni : Gabriel Attal.

Dall’alto della mia più che veneranda età guardo i due episodi lontani tra di loro con grande interesse e speranza perché sono convinta che ci sia nella nuova gioventù una forza e una capacità di rinnovamento impensabile solo qualche decennio fa.

Per questo fa veramente molta impressione l’idea che ancora negli Stati Uniti si  vada verso l’elezione del futuro presidente con una partita giocata tra due vecchi e che in Europa in generale le foto di gruppo di quelli che dovremmo considerare i potenti siano ancora foto ad alta concentrazione geriatrica.

Prendiamo atto che i cambiamenti nella mente umana e della conoscenza scientifica sono sicuramente appannaggio di una nuova forza vitale che chiede solo di prendersi lo spazio di un potere nuovo , fatto di conoscenze e saperi che sono appannaggio  delle menti giovani , a tutte le latitudini del mondo.

Mi sembra molto importante prendere atto di questa improvvisa consapevolezza che è necessità di rinnovamento totale.

I giovani , quelli veri , sono oggi molto più preparati e agguerriti dei loro genitori , per non dire dei loro nonni.

In definitiva basta ricordarsi a quanti anni Thomas Mann scrisse i Buddembrook o quando Mozart compose i suoi capolavori .

Un evergreen

Anche se ne ho già parlato ,ad inizio anno torno a raccontare di un grande successo che un mio post continua ad avere sul mio profilo senza che abbia mai avuto la voglia di postarlo su Youtube.

Era il 12 agosto del 2021, con i miei cari amici eravamo arrivati a Lubiana per un concerto di Kaufmann che si sarebbe dovuto svolgere all’aperto, ma poi un tempo incerto aveva fatto scegliere gli organizzatori un’alternativa al chiuso , in un piccolo auditorium dentro il Narodni Dom.

Arrivati molto presto da Trieste i nostri biglietti cambiati fra i primi ci avevano regalato dei posti splendidi.

Concerto wagneriano , con uno stupendo bis , Ombra di nube ,che neanche dall’inizio ,ho cominciato a registrare .

Ebbene dopo due anni  non c’è giorno che qualcuno non vada a vedere quel mio frammento e ad oggi siamo arrivati , oltre le condivisioni , a 19615 visioni .

Ogni giorno guardo con tenerezza il mio profilo Facebook e c’è sempre qualcuno che lo scopre e magari lo condivide.

Penso seriamente che arriverò a 20000 e sono quasi ventimila persone , molte delle quali non conosco neppure, ma che per caso inciampano in quel magico frammento che si chiude con la mia voce che dice un sonoro “grazie”.

In quel bellissimo concerto c’è anche un brano dei Meistersinger , una vera rarità perchè per motivi di salute del tenore poi non è stato mai registrato : quel meraviglioso “Weiter die stern in lieblichen tanz” che non avevo avuto il coraggio di registrarlo con il video.

Ce l’ho in audio e ogni tanto me lo risento perché è una delle poche volte che Jonas ha ripreso quella bellissima aria che tanto lo faceva ammattire perché sulla stessa musica Wagner aveva pensato bene di cambiare le parole ben tre volte facendo impazzire gli interpreti.

Concerto prezioso , peccato che siano così rare le occasioni per risentire la magica voce in un così magico programma.

Aiuto!

“Ci sono certi giorni in cui “ cantava Ornella Vanoni e ci sono giorni in cui mi arrendo alla ricerca della conferma delle password.

Ogni tanto un verme maligno si insinua nel mio pc e io mi sento quella persona decisamente fuori posto in questo mondo che tutto sommato è abbastanza idiota se ti ricordi la famosa parola perduta.

Purtroppo gli amati nipoti in grado di aiutarmi sono tutti più o meno lontani e poi anche se sono vicini mi trattano con impazienza perché dovrei essere più sollecita alle loro risposte , più attenta a proteggere la mia multiforme e inutile identità virtuale-

La morale è che io adesso ho perduto alcune funzioni abbastanza gradite per la mia vita e devo aspettare strane conferme che mi arriveranno entro un certo periodo di tempo per ritornare padrona delle mie facoltà perdute non so bene come.

Per fortuna ho vari apparecchi che dovrebbero essere integrati fra loro per cui sul telefono ho la funzione , idem sul tablet , i misteri gloriosi e gaudiosi al cui confronto il mistero del Graal è una cosa da deficienti.

Non ho molto da dire sul mio blog, questo è lo sfogo di una poveretta che si sente fuori posto in questo mondo nel quale non avevo neanche chiesto di entrare ma che ormai fa parte della mia vita.

Attendo conferme , passo e chiudo.

Un altro pianeta

Basterebbe il furioso attacco di Kiril Petrenko della fuga tra i lupi di Sigmund per farci capire quanto può essere diverso un momento musicale tante volte ascoltato.

Il concerto di fine anno da Berlino si stacca da ogni altro evento per la straordinaria qualità musicale sia dell’orchestra  che degli interpreti.

Un primo momento di perfetta musicalità ce lo regalano con l’Ouverture del Tannhäuser, perfetta e leggera , nessuna concessione a quel pesante “ritmato” riconosciuto anche in altre prestigiose interpretazioni.

Qui si vola , l’orchestra sorride al suo Maestro in un gioco di sguardi che lo schermo ci rimanda per la gioia  di riconoscere anche i volti dei prestigiosi suonatori. 

Poi il primo atto della Walküre , di cui ho già accennato al prestigioso incipit.

Pare che la musica scaturisca felice dal gesto del magico direttore , per il quale ho l’unico rimpianto per non averlo più a Monaco dove me lo sono goduto  per tanti anni.

L’opera in forma scenica l’avevo vista anche recentemente a Napoli e nessun gesto in più aggiunge niente alla bravura di Jonas e della apparentemente fragile Vida , anche se il ricordo di un nastro maligno che non si voleva scogliere mi riporta sempre a quel Sigmund lontano del Met nella pur pregevole lettura di Levine.

Sembra difficile a chi quest’opera l’ha interpretata tante volte dall’astenersi nel compiere gesti , anche se molto ironicamente Kaufmann nella divertente intervista siparietto dell’intervallo sottolinea con ironia che tutto sommato nel caso della forma in concerto si risparmia la fatica di estrarre Notung dal frassino.

La splendida forma del tenore e la dolcezza della sua Winterstürm non hanno eguali come non ha eguali la lunghezza del suo Wälseeeeee , ormai sono io che ci vado in apnea.

La Mikneviciute  ,che contende ad Asmik la palma prestigiosa di cantante baltica, ha grande voce e soprattutto grande presenza scenica , mi ero già innamorata di lei in Salome , spero davvero di rivederla in Italia , visto che ormai ha imparato la strada.

Mi è spiaciuto non sentire Zepperfield con il suo prezioso fraseggio , anche se ho di lui un ricordo proprio come Hurting in un analogo concerto da Monaco , il sostituto più giovane comunque è del solito altissimo livello della qualità berlinese.

Nell’insieme un grandissimo concerto , di quella qualità rara che solo in terra tedesca può venire offerta a tutti coloro che amano Wagner e che ogni volta , come nel mio caso , sembrano stupirsi per la grandezza del suo genio.

Un ultimo pensiero riguarda la Philharmonie di Berlino :l’hanno copiata tutti , ormai potrebbe essere invecchiata ma non è così, ancora la preziosità del suono che scaturisce da quella strana costruzione dovuta ad un ingegnere navale , quel suo essere stata eretta a ridosso del Muro è il più bell’esempio di gloria culturale imperitura dei Berliner e dei grandissimi direttori che si sono succeduti sul quel podio.

Capodanno di concerti

Nessun confronto possibile , siamo su pianeti diversi.

A Venezia il concerto, nato forse, per rispondere a Vienna , non c’è storia.

Luccica la Fenice di ori troppo recenti e per quanti sforzi faccia la Rai in collaborazione con la Fenice tutto resta un po’ meno importante.

Non si discute la bravura degli interpreti . la qualità musicale garantita da Fabio Luisi , dal dolcezza della voce di Eleonora Buratto , ma è la scelta banale dei “ campioncini “ di italica facilità a rendere tutto come sempre un po’ kitch per non dire paesano.

Vienna , che scende ogni anno in un girone infernale di banalità resiste suo malgrado grazie ai Wiener che fanno “ Capodanno” per tutto il mondo e anche se scelte sempre più decrescenti dal punto di vista della direzione (anche se il peggio non muore mai) ,quella sala infiorata che ricorda tanta gloria musicale , ci è passato tutto il mondo tra quegli ori e quelle cariatidi mantiene il suo fascino primario , anche in differita. 

E’ vero che , come dice un raffinato amico di web , altro che Maestro ! questo sarebbe un soggetto degno di un grande film sulla decadenza del nostro mondo iperconnesso e iperperduto di antiche glorie , ma la saliente magia dei Wiener nell’attacco in sordina di An der schönen blauen Donau vale sempre la pena per rinnovare il rito, non è un caso che ogni volta che metto piede nella decadente capitale un passaggio al Musikverein ce lo faccio sempre , tanto in qualsiasi giorno dell’anno lì si sente sempre il meglio musicale di tutto il mondo.

Contrasti

Tempo di feste , pubblicità e auguri ma mai come adesso la visione contrastante di luci e immagini patinate sembra stridere più del solito con le immagini che puntualmente aprono le news in televisione.

Dalle rovine di Gaza a quelle ancor più tristi sotto la neve dell’Ukraina fanno male al cuore e sembra quasi impossibile che si possa sopportare il confronto senza provare un brivido di angoscia.

Oggi non me la sento di parlare di torti o ragioni , di chi ha provocato e di chi si difende , non è questo il centro del pensiero che dovrebbe costringere tutti a essere indignati e partecipi di questo assurdo dolore del mondo che ci circonda.

Sembra invece che il senso della vita sia basato sulla rimozione , come se un velo di indifferenza sia calato sulle coscienze nel nostro pensiero basato sulla cultura europea e in generale su quella fetta di mondo super acculturato che non si concede più il sentimento della pietà.

Così sulle pagine dello stesso giornale ( di destra o sinistra sono uguali) convivono parallele le immagini bellissime della pubblicità più raffinata accanto alle immagini di macerie uguali e terribili nella lue accecante della Striscia e nelle brughiere innevate del Donesk,

noi guardiamo la pagina nell’insieme pazzesco e surreale di quello che rappresentano : una allucinante realtà.

Sarà per questo che in questi giorni particolari non mi riesce facilmente di reggere lo sguardo sulle notizie ricorrenti e addirittura ripetitive che inondano i teleschermi.

Non ce la faccio più a guardare quegli scheletri di case , quei brandelli di vita strappati alle memorie di chi ci viveva serenamente finché questa nuova follia di guerra ha bussato di nuovo tanto vicino alle nostre case.

Mi tornano alla mente i versi di Primo Levi : voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case … meditate…

Solstizio cristiano

Quegli esseri umani che sapevano a malapena di essere  tali e che vivevano con i loro animali  un tempo lontanissimo in un mondo abbastanza deserto vedevano con timore diminuire ogni giorno la luce e calare il sole dietro la collina con costanza e precisione. 

Poi una volta ( ma noi acculturati discendenti di quei piccoli uomini primitivi sappiamo bene che cosa era successo ), per un attimo il giro del sole si era fermato : stop  e lo avremmo chiamato solstizio d’inverno.

Ma quei nostri progenitori videro invece qualcosa di miracoloso perché passate le ore canoniche una lama di luce anticipò la venuta della vita .

Si illuminò dal fondo della montagna ed ecco pensarono che doveva essere nato Dio.

O fu Dio che decise di rivelarsi agli uomini proprio in quei giorni neri e pensandoci bene decise che sarebbe stato carino chiamarlo Natale ?

Sarebbe servito per raccontare agli umani impauriti  che ogni anno , in quei giorni bui sarebbe rinato un suo inviato , un figlio , che poi decidessero liberamente gli uomini come chiamarlo.

Questa storia è una interpretazione molto laica e sicuramente non ortodossa che proprio il 25 dicembre o giù di lì in una grotta dalle parti di Betlemme in Palestina si sarebbe incarnato il dio vivente e allora mi domando : ma proprio da quelle parti Dio aveva deciso da far nascere  li il proprio figliolo ?

Ci sarebbero sicuramente stati molti altri posti  nel globo terraqueo  più tranquilli di  quell’angolo di deserto poco appetibile anche perché non ci scorreva sotto neanche un filo di petrolio, ma tant’è, a Dio non piace pensare come gli umani e proprio laggiù fece nascere quel bambinello al quale non dette neppure tanti anni di vita e tante occasioni per regnare.

A noi resta solo la possibilità di credere a quello che scrissero un paio di evangelisti e altri apocrifi qualche decina di anni dopo lo strano caso.

Resta la possibilità di ricercare quella Fede nascosta fra le brutture di un mondo sempre più ateo e vuoto di amore magari cercando la tenerezza in un canto liturgico che ancora ci colpisce al cuore.

Lenny

Se bastasse un naso finto e una sigaretta perennemente in bocca per fare un grande direttore Bradley Cooper sarebbe un grande attore .

Se bastasse raccontare che Leonard Bernstein era bisessuale per credere di fare un grande scoop Maestro sarebbe un bel film.

Se cercare di imitarne i gesti di grande istrione , se facendo una colonna sonora solo americana si crede si rendere omaggio ad un grande musicista siamo proprio fuori strada.

Un biopic abbastanza scontato , con la solita storia strappalacrime della moglie che muore di cancro , il giochino ( facile ) del bianco e nero alternato al colore , tutte ruffianerie scontate e viste e riviste .

Valgono solo i cinque minuti dopo i titoli di coda quando si vede il vero grande direttore vivere a modo suo la musica , piccoli gioielli di chi ha negli occhi il ricordo delle sue lezioni di musica , incantevole l’esempio dei sette Ewig finali del Canto della terra per dirci che quella è la musica più bella che sia mai stata scritta , basterebbe quel suo giochino di dirigere con gli occhi al Musikverein per ricordarci il grande genio musicale di un uomo che poi a casa sua faceva quello che gli pareva e che tutto sommato non ci riguarda più di tanto.

Un film noioso , scontato e sicuramente sopravvalutato.

Io mi sono un po’ annoiata .

Un presepe alternativo

Le figurine intagliate nel legno , costo un dollaro americano ( che valeva mille lire ) , località di acquisto Betlemme in Cisgiordania .

Questo è il suo nome oggi , quando ci andai io si chiamava RAU , repubblica araba unita , ed era uno strano periodo in cui se entravi in Israele poi non potevi tornare indietro .

I visti sul passaporto permettevano strane entrate e uscite , noi venivamo da Damasco poi si tornava in Giordania.

Sembra un racconto di fantascienza eppure è tutto vero , avevo trent’anni e tornai a casa molto orgogliosa del mio presepe arabo che per quanto mi interessasse poco la geopolitica di quei luoghi pensai sempre di averlo comprato a Betlemme di Galilea.

Questi piccoli presepi gli arabi li intagliavano per i pochi visitatori cristiani che venivano in Terrasanta spesso in pellegrinaggio religioso .

Non era il caso mio , avevo un compagno molto avventuroso e noi giravamo da soli , magari rischiando anche strane avventure.

Quella volta viaggiavamo su un cargo e le tappe le decideva l’armatore , il mio presepe alternativo fu una delle poche concessioni al consumismo minimo che mi permisi.

Se oggi racconto questa storia è perché mi preoccupa l’idea che in Italia si possa considerare addirittura l’ipotesi di una legge ad-hoc che contempli l’obbligatorietà di un presepe regolamentare da farsi nelle scuole .

Allora come la mettiamo col mio presepe infedele? 

Ero passata dal Libano alla Siria , in ogni paese le stesse facce di beduini , la stessa miseria e le stesse ricchezze nascoste , per capirci serviva il francese e l‘inglese , un passo in qua o in la ed eri  in un altrove del quale mi piaceva tutto , gli odori e i sapori medio-orientali comuni.

Ho conosciuto un mondo diverso , sicuramente più libero nelle sue antiche strettoie , mi pare che il senso del  Tempo della Storia non abbia fatto molti passi avanti per l’umanità.