Edipo a Siracusa

La visione dello splendido spettacolo dal Teatro Greco di Siracusa , un Edipo Re di Sofocle di raro impatto emotivo mi ha confermato una mia veccchia idea : che esiste un forte collegamento tra la tragedia classica e l’opera lirica e Robert Carsen lo ha dimostrato ampliamente.

Il grande regista canadese per la prima volta alle prese con la tragedia classica ci ha regalato un Edipo iconico e purissimo nella sua rigorosa rappresentazione.

Da anni lavorando con tanti ragazzi di un Liceo avevo capito che la disponibilità di un grande numero di voci avrebbe avuto un grande impatto nella composizione del Coro , infatti Carsen ha voluto un coro vero di ben ottanta elementi.

La linearità della scenografia , la purissima gradinata , simbolo  di ascesa al potere riporta all’essenziale lo sfruttamento del grande spazio antico nel quale l’orchestra ( perché il luogo dell’azione si chiama proprio così ) ci rende chiaro fin dal primo apparire del popolo di Tebe con le vesti dei morti tra le braccia il gesto di supplica verso l’alto cosicchè l’apparizione di Edipo ci colpisce immediatamente : l’elegante figura si muove scandendo i suoi versi enfatizzando il suo scendere ritmicamente verso il popolo.

Tutto cosi’ diventa semplice e chiaro e l’arrivo di Creonte è già nelle parole di uno splendido Capocoro che non ha niente di retorico e artificioso.

Spettacolo semplice e magico che ci mette di fronte alla tragedia della necessità della verità e della comprensione.

La nudità totale ci viene sbattuta in faccia , una visione che si  sublima nella via dell’espiazione in  quel cammino ribattuto verso il nulla attraverso il pubblico coinvolto totalmente quasi a condividere “oggi” la necessità della conoscenza. 

Molti anni fa avevo messo in scena uno spettacolo ibrido che intitolammo Da Tebe a Colono unificando le due tragedie di Sofocle in un unicum , licenza che ci veniva concesso dal festival dei teatro classico dei giovani che si svolge sotto l’egida dell’INDA in un piccolo magico teatro a Palazzolo Acreide .

Le due metà dello spettacolo ( tutto nero nella prima parte diventava tutto bianco nella seconda) e gli spettatori neanche si accorgevano del cambiamento a vista delle vesti dei giovani interpreti .

Partivamo dal groviglio nero dell’Edipo Re per arrivare ad un candore necessario nella seconda parte , a Colono.

Due ragazzi erano Edipo nel cammino ( abbondanza di interpreti !) e la bellezza assoluta dei versi sofoclei ci aveva molto aiutato.

Ripensavo al mio lavoro , all’anno scolastico in cui i giovani sacrificavano un tempo curriculare per capire sicuramente di più di quello che la scuola offriva loro.

Non avevamo l’aspirazione a una scuola di teatro , sicuramente avevamo plasmato degli spettatori consapevoli , spero che molti di loro leggendomi recuperino lo spettacolo siracusano in rete , ne apprezzeranno la bellezza e ne leggeranno con facilità la messinscena perfetta.

Andamento lento

Siamo arrivati ad agosto , ancora caldissimo , ancora con le rose che non riescono ad aprirsi  e che giacciono già col capo abbassato rima di alzarsi sullo stelo.

Leggo con stupore che un nuovo bellissimo ponte inaugurato in Croazia accelererà i tempi di arrivo a Dubrovnik saltando la penisola di Peljesac (che in italiano si chiamava Sabbioncello  nelle vecchie carte nautiche di mio marito.)

La cosa mi incuriosisce molto perché io a Dubrovnik ci sono sempre arrivata senza problemi e senza code  perché arrivavo dal mare e il mare, si sa, unisce i popoli , non li divide .

Che ci fossero dieci chilometri di Bosnia a dividere la città dal resto del paese non lo avevo mai saputo .

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Una cara amica bavarese che mi onora della sua attenzione leggendo i miei post mi scrive sconsolata di non riconoscere più la bella Italia che lei ha molto amato e ne ricorda la generosità e l’accoglienza .

Ha ragione , ma non è solo l’Italia che è cambiata . Soffia un pericoloso vento di una destra pericolosa in tutta la vecchia Europa che avevamo sperato fosse uscita purificata dal tanto dolore della Shoa.

Purtroppo riaffiorano temi pericolosi che riecheggiano addirittura i richiami alla “razza” nei proclami  dei partiti xenofobi che si ispirano a Orban in Ungheria e che trovano echi nei Vox spagnoli , nell’Alternative für Deutchland, nella Lega e nei Fratelli d’Italia di Salvini e Meloni in Italia.

Le nazioni uscite indebolite dalla pandemia , dopo i primi momenti di solidarietà e obbedienza alle restrizioni necessarie adesso si ritrovano impoverite e riemergono più forti tutti i conflitti sociali repressi.

Gli obblighi vaccinali e i Greenpass erano diventati spauracchio  e soffiando sul fuoco delle discriminazioni i portavoce delle menti più deboli alimentano le paure ancestrali contro i diversi , i “negri” che in massa  bussano alle porte di questa nostra esausta e vecchia terra europea.

Dovremmo accoglierli come nuova linfa e ne facciamo i nemici da eliminare , anche singolarmente.

Intanto la guerra in Ukraina è passata dalle prime pagine a quelle più interne dei servizi tv anche se ogni giorno si piangono vittime dalle parti del Mar Nero.

Per fortuna pare che oggi sia partita la prima nave carica di grano ucraino verso i paesi affamati dell’Africa .

Ci sono riusciti grazie alla mediazione di Erdogan “politique d’abord” !