Circondata da una cerchia di mura Jesi , città delle Marche con i suoi 39mila abitanti , è piena di tesori e di glorie.
A Jesi nacque , per la verità un po’ per caso Federico II di Svevia, in piazza e sotto una tenda allestita all’uopo.
La sua mamma Costanza d’ Altavilla non era più giovanissima e ci fu anche chi dubitata della nascita di un erede che così si svolse addirittura in piazza Era il 1194 e da quella volta in città tutto divenne “federiciano” , vista l’importanza dell’evento.
Ma Jesi raccoglie anche altri tesori : nel Palazzo Pianetti , sede della pinacoteca ci sono ben cinque bellissimi dipinti di Lorenzo Lotto e la più bella galleria Rococo del mondo . E’ lunga 76 metri e da sola meriterebbe il viaggio Da queste parti nacque un certo Giovanbattista Pergolesi e in tempi più recenti Valeria Moriconi fu la splendida gloria cittadina a cui fu anche intestato un piccolo teatro-museo : il San Floriano.
Ma oggi Jesi è all’onore delle cronache di nuovo : con l’undestatement tutto marchigiano che lo contraddistingue ( inglesi imparate ) ci è nato anche l’uomo che ha fatto sognare e gioire questo popolo arruffone e scalmanato che pagherà cara l’abbuffata di sventolamenti e urla che ha accompagnato la vittoria degli eureopei di calcio : quel Roberto Mancini tutto casa , chiesa e calcio che partì da questa sua tranquilla cittadina per assurgere alle glorie nazionali che resteranno nella storia calcistica italiana .
Vero è , come diceva Churchill che gli italiani vincono le partite di calcio come fossero guerre e perdono le guerre nello stesso modo , ma tant’è, nel bene e nel male questa è la nostra indole.
Ne consegue che Mancini entri di diritto nel Pantheon cittadino , una nuova gloria di un paese che ha la dignità di città .
In una regione che ha in tutto un milione e mezzo di abitanti questa è la giusta proporzione.