Kammeroper alla Mole -2

Con la seconda serata si fa un salto musicale , anzi se ne fanno due perché l’operetta Pepito di Hoffenbach , originariamente ambientata nel tempo in cui fu scritta con una capriola ed è spostata negli anni venti del secolo scorso quando un’epidemia , la spagnola appunto ,dilagava in tutto il mondo.

L’elegante spiegazione viene enunciata da un grande mattatore che  interpreta il ruolo di Vertigo ,  tuttofare paesano che nell’intepretazione di un abilissimo baritono e ecletticco uomo di teatro  :Alfonso Antoniozzi riempie lo spettacolo della sua mimica e della sua verve.

La storiellina  , curiosamente il Pepito del titolo  non sarà mai in scena , ricalca quel tipico sgambetto dell’operetta classica nello spirito parigino della metà del diciannovesimo secolo .

La esile vicenda che ricalca un vaudeville di Eugène Scribe è ambientata in un paesino della Navarra  secondo  il gusto spagnoleggiante del tempo e vede in scena tre personaggi : Manuelita , innamorata di Pepito soldato assente e padrona di una locanda dall’ovvio nome di Speranza , Vertigo anziano padrone della locanda concorrente  Al coccodrillo e innamorato.. senza speranza della locandiera diirimpettaia.

Al duo si aggiunge Miguel , anche lui soldato di ritorno al paesello e subito innamorato della antica compagna di giochi.

Et volia , les jeux sont fates con finale a sorpresa : Pepito il protagonista assente scrive all’amico Miguel di avere trovato il vero amore e di essersi addirittura nel frattempo sposato.

Delusione momentanea di Manuelita che troverà però subito consolazione tra le bracccia del nuovo amore Miguel e sberleffo finale per il povero Vertigo che aveva sperato in un lieto fine a suo favore.

Allietato dalle arie di un Hoffenbach , grande maestro dell’operetta che sapeva incantare con le sue arie orecchiabili il pubblico parigino ,la esile storiella corre veloce , anche se la preziosa versione ritmica italiana a cura dell’eccelso De Vivo forse leva qualcosa al ritmo musicale tipicamente francese della musica.

Bravissimi e perfetti i due giovani nei rispettivi ruoli ,Maria Sarayan  già altrimenti apprezzata sul palcoscenico delle Muse e Pierluigi D’Aloia .

Del grande Antoniozzi ho già detto , curiosamente molti anni fa nel Cantiere d’Arte di Montepulciano aveva giovanissimo già intepretato lo stesso ruolo nella stessa versione italiana , sicuramente già con la stessa verve qui dimostrata.

Ottima l’orchestra sinfonica Rossini alle prese con chitarra e nacchere diretta con slancio e garbo dal maestro Marco Guidarini.