De profundis del cedro

come eravamo…

Stamani , mentre una piccola squadra di giardinieri lavorava velocemente a distruggere pezzo per pezzo il cedro che fu piantato ,piccolo , quando ci inventammo la vegetazione che avrebbe contornato casa mia dove prima c’era un greppo incolto, mi ronzava in testa un verso di Cardarelli : Cosa mi colpisce ormai…

Mi colpisce anche la fine di un albero , forse un po’  meno della morte di una animale di casa , mi è sempre un segno di cambiamento prospettico avendo la consapevolezza che non ci sarà in futuro l’ipotesi di vedere ricrescere qualcosa la in mezzo.

L’omino di burro che sorridente e devo dire con molta perizia da capo ha sbrigato tutto in una mattinata , mi ha spiegato che non devo tentare di piantarci niente  sulla base del tronco rimasta , tanto perlomeno per una diecina d’anni non ci crescerebbe niente.

Compri un bel vaso e ci metta una bella pianta è stata il saggio suggerimento.

L’idea mi ha convinto , ora si tratta di cercare il bel vaso e la bella pianta : sarà un gioco nuovo anche se ho capito che non sarà un gioco  molto economico.

E’ un po’ la teoria del bicchiere mezzo pieno , quella che si deve cercare di adottare sempre se non si vuole finire a piangersi addosso anche per le cose materiali , in questo il lato più ferrigno di me  aiuta.

Con questa pillola di filosofia spicciola oggi il blog finisce qui.

Passo e chiudo.