Citando citando

Un film di Nanni Moretti è sempre un evento per chi negli anni ha molto amato questo regista e si è divertita dai tempi lontani di Ecce bombo e di Palombella rossa a fare proprie le famose frasi fatte che entrarono nel lessico di molti ( faccio cose  ,vedo gente ..), così anche se sempre  più raramente avviene, prendo la strada del cinema per vedere Il sol dell’avvenire.

Sappiamo già tutto , soprattutto l’assunto finale che segnò la fine di una possibile svolta italiana del Partito Comunista che non condannò i carri armati sovietici nel 1956 quando entrarono a Budapest per reprimere la rivolta popolare.

Devo dire subito che , contrariamente alla conformistica onda di consenso generale plaudente , il film non è riuscito ad emozionarmi se non in pochi attimi di buon cinema , ma forse il merito di quei momenti va piuttosto a Tenco e Battiato.

Sono sempre restata aldiquà della storia , troppo fellinianamente  evocativa di un passato intellettualmente molto ideologizzato .

Forse il regista si  è divertito , ma i suoi temi ( l’attacco al cinema di genere è vecchio , ricordiamo le bave verdi di condanna e come è vecchio il suo giocare a ricostruire una sequenza di Kiewslowski che dura un’eternità e che se non hai visto il sesto capitolo del Decalogo ( non uccidere) è pure cinematograficamente noiosa. 

Ci si diverte (?) a riconoscere gli amici in marcia verso un banalissimo futuro al quale non crede lui come non crediamo noi , vecchi davvero e ci manca la zampata del leone che forse avrebbe auspicato il buon Silvio Orlando ( vorrei un   finale in cui mi ammazzo davvero!)

Oggi questo film si ferma dove invece sono arrivata io uscendo dalla sala alle nove di sera in una piccola città , la mia, in cui incontro solo gruppetti di ragazzi cingalesi , magrebini , sudanesi; dove le luci della Fiera di maggio cominciano ad accendersi su bancarelle tutte uguali , con famigliole in uscita domenicale che portano a spasso una sola carrozzina alla quale capisci bene che non ne seguiranno altre.

Mi sembra di essere , io , in un set da una delle tante serie Netfix così snobbate dal Nanni nazionale . La vita è questa  , nella quale il contratto a tempo indeterminato è un miraggio per troppi giovani , dove noi vecchi restiamo sempre più soli , dove anche nella tranquilla provincia marchigiana si è contenti di rientrare a casa in orario serale a basso rischio.