. E AL FIN DELLA LICENZA….

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L’accanimento con cui i detrattori di Kaufmann cercano di trovare in lui un punto debole , una sfumatura d’errore mi ricordano lo stesso irrazionale livore che accompagnò la parabola artistica di Maria Callas .
Dopo di lei niente fu più uguale nella lirica , dopo di Kaufmann succederà la stessa cosa .

Due mostri di intelligenza , di straordinaria capacità attoriale , di profonda competenza musicale .

Triste sorte per tutte le soprano all’epoca della grande Maria , il cui mito resiste , anzi si amplifica nel ricordo di chi non ebbe la fortuna di vederla e sentirla dal vivo , non ci fu spazio per nessuno quando lei entrava definitivamente in un ruolo.

Lo stesso avviene oggi con Jonas Kaufmann : i suoi Werther , don Josè, don Carlo , Canio , Dick Johnson , Florestano , Sigmund, Lohegrin , Des Grieux eccetera eccetera restano pietre miliari e tutti gli altri tenori devono fare i conti con chi cannibalizzando i ruoli non lascia margine di emulazione a nessuno .

 

Piace a chi vuole per forza accanirsi col mito cercarne i difetti e non hanno capito che i cosiddetti “difetti” sono la componente più seducente del grande artista.

Io ritengo che il segreto di Kaufmann , in questo veramente unico , è il suo essere sempre stato anche un grande cantante di Leader e non per caso i suoi preziosi apporti a questo repertorio sono per me altrettanto strepitosi quanto le sue grandi interpretazioni liriche.

La sua tavolozza è magnifica perché nasce dalla ricerca del suono raffinato della liederistica : la sua Schöne Müllerin , il suo Wanderer della Winterreise , il suo Fahrenden Gesellen , i suoi Wesendorck Lieder sono altrettanti miracoli musicali .

L’avere affrontato ( e vinto ) la scommessa di cantare da solo Das Lied von der Erde di Malher è la risposta ultima del suo grande immenso talento musicale.

 

Il suo sterminato repertorio nasce anche dalla strepitosa capacità di cantare perfettamente in tre lingue , di esprimersi in quattro cambiando con una velocità acrobatica da un interlocutore ad un altro sempre con una ricchezza di vocaboli straordinaria come è straordinaria la sua memoria .

Ammette di imparare troppo velocemente ,lo condidera addirittura un limite e non è vero che piace solo alle vecchie signore , Ho visto serissimi uomini giovani e meno giovani accalcarsi all’uscita dei teatri per un autografo , per un breve momento di condivisione per tutta la gioia che trasmette ai suoi seguaci.

Lui attraversa leggero il suo successo , talvolta nascondendosi nelle sue mitiche risate a chiudere un discorso , riservato e tedesco nella preparazione , vago e latino nella sua espressivitä gioiosa.

Ohibò .mi accorgo di non avere scritto che è pure bello e anche fotogenico , ne vogliamo fare una colpa ulteriore ?

Diciamo anche allora che tifa Bayern , che si veste malissimo Dolce e Gabbana e che ha una notevole capacità di nascondere tutto quello che riguarda la sua famiglia con teutonica riservatezza.

 

E vengo al suo geniale Otello , costruito con intelligenza attraverso un cammino di avvicinamento al ruolo con la prudenza e la saggezza che gli sono proprie.

Il suo è un Otello definitivo . Inutile pensare ai miti di ieri , oggi l’unico modo per interpretare il fragile , complesso personaggio è il suo.

Con buona pace di chi non lo considera ancora maturo o ll’altezza del ruolo , ormai l’Otello dei nostri giorni è lui, si dovranno rassegnare tutti i tenori che verranno dopo di lui , è finita l’era di Otello superman,

Kaufmann ha già dimostrato anche con l’Aida che non serve urlare per restare fedeli a Verdi.