Onesto Pappano

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Tutti i melomani verdiani sanno che inizialmente il grande compositore voleva chiamare la sua grande opera scespiriana Jago invece di Otello e i motivi sono molti .

Il primo e forse più importante per il compositore era la sua predilizione per il registro vocale del baritono , Verdi i baritoni li amava proprio ,sono infatti per baritono le sue arie più incisive e più importanti , ne prediligeva la vocalità e spesso anche i ruoli.

Secondariamente il grande uomo di teatro vedeva nel ruolo del “vilain” Jago la possibilià di giocare tutta la tavolozza e la coloratura del ruolo in chiave musicale .

Ho molto apprezzato nella bella conversazione di presentazione che la ROH ha trasmesso in streaming e riportata su You Tube che Antonio Pappano abbia dedicato tutta la sua sempre interessantissima parte della conversazione alla illustrazione del ruolo di Jago.

Ovviamente gli ultimi venti minuti , quelli con l’amato divo , sono stati ripresi da tutti i siti dedicati e non , l fermo immagine sono tutti per Jonas Kaufmann ma in realtà quello ch è stato molto più interessante da sentire è stata la parte che il magnifico direttore ha dedicato al lato oscuro dell’opera.

Pappano sfoglia la partitura con l’entusiasmo di un figlio verso il padre , con il dovuto rispetto  nel momento di affrontare una nuova avventura. Lo fa sempre nelle sue presentazioni affascinanti e coinvolgenti quando parla delle opere ma soprattutto direi quando le affronta con il suo  grande amore per tutto quello che riguarda l’opera italiana.

Il suo inglese così dolce e musicale mi consente di seguirlo con facilità e devo dire che mi sono vista con calma l’intero video con la gioia di chi ascoltando sir Tony si arricchisce delle proprie personali conoscenze dell’opera.

Mi piace addirittura il suo gesto veloce e affettuoso di girare le pagine contrassegnate dai suoi piccoli post-it gialli.

Ugualmente interessante e al tempo curiosa la presentazione dell’esperta inglese che con humor britannico ci ha spiegato paradossalmente e quasi con stupore che in definitiva Shakespeare avrebbe scritto una buona opera italiana con tutte le dovute differenze ovviamente tra Othello e Otello e soprattutto tra Desdemòna e Desdemona …

Insomma un’ora e mezza di piacevoli conversari di cui inevitabilmente resta nel web quell’ultima mezz’ora del Divo che comunque mi sembra abbastanza divertito nel cimentarsi in questa nuova avventura , lui che altrimenti si annoia a entrare sempre nei soliti panni .

Infatti ci tiene a dire che questo Otello non assomiglia per niente a Don Josè e forse si è scordato di quel Canio da lui mirabilmente interpretato che invece qualche affinità col Moro di Venezia sicuramente ce l’aveva .

Non fosse altro che alla fine si trova tra le mani quella stessa preziosa e dolcissima Maria Agresta che già gli fu compagna e vittima nella passata avventura.