Uno sfraglio e via…

La lettura del Corriere di stamani e un bel pezzo di Beppe Severgnini mi hanno riportato alla memoria un racconto di Renato Fucini dalle Veglie di Neri.

Un importante personaggio della Lega se ne era uscito con l’affermazione che tra le professioni che vanno scomparendo ci sarà anche quella del medico di base , quello che una volta era il medico di famiglia.

Non serve più ha detto l’importante uomo politico perché ormai per ogni male c’é il suo specialista e questo renderà inutile quella figura obsoleta prova di specializzazione che un tempo fu il pilastro della medicina .

Severgnini non ci sta e forse proprio perché ha vivo il ricordo del nonno dottore che girava per trovare i suoi malati in bicicletta e poi dello zio che proseguendo la stessa vocazione i suoi pazienti li andava a visitare in Vespa sostiene che invece di auspicare la scomparsa di questo prezioso primo filtro della Sanità sarebbe invece importante rivalorizzarne il ruolo che permetterebbe , attraverso il filtro della conoscenza ravvicinata dei propri pazienti, tante visite specialistiche inutili e soprattutto tanti intasamenti nelle strutture pubbliche di base.

Anche io pensavo a questo quando una mia nipote , la prima e unica della famiglia , lei è ancora liceale , alla mia domanda su cosa pensa di fare nella vita mi ha detto : il dottore.

Stupita e interessata le ho chiesto di più e la sua risposta assomigliava davvero a quell’idea di vicinanza con chi ha bisogno di sentirsi protetto e seguito da vicino , come facevano i vecchi dottori di una volta che i pazienti se li andavano a visitare a casa quando erano malati.

Il mondo cambia , è vero , e forse mia nipote avrà tempo di cambiare tante volte idea circa il suo futuro professionale , però a ripensarci bene mi convinco che recuperare dignità e vocazione a questa figura professionale potrebbe essere anche un modo per risparmiare su tante dispendiose ricerche , non tutte necessarie , che oggi vengono prescritte con grande abbondanza .

Sono andata a ricercare il vecchio libro : il racconto Dolci ricordi racconta del figlio di un medico che avendo sperperato il suo mensile è tornato a casa a testa bassa e chiede al padre un aiuto per rimediare alla sua leggerezza.

E quel padre che sta partendo a cavallo nella neve per andare per la Maremma a visitare i suoi malati il suo aiuto glielo da ed è mirabilmente  plastica la figura che si allontana nell’alba gelida nella neve : una spronata ,uno sfaglio e via…..

Da rileggere , è consentito il nodo alla gola.

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