Leggo il nome di un’isola dell’Egeo , un lampo che mi riporta lontano e il sorriso a commento che esalta la presenza del Meltemi.
Per noi naviganti era invece un problema , per evitarlo si partiva di notte in modo da evitarlo quando implacabilmente si alzava il catabatico verso le dieci del mattino.
Bellissime navigazioni notturne e poi se c’era la luna diventavano addirittura incantate e la gioia di stare al riparo mentre le sartie battevano con rumore frenetico quando si arrivava nelle baie tranquille al sorgere del sole
Poi la memoria corre anche più lontano , nel dormiveglia mi ritrovo in Asia minore , in Turchia tra Marmaris e Fetije e qui la memoria si ferma in una baia , sopra un villaggio sepolto sott’acqua , ormeggiati da soli vicino a delle stupende rovine , mi ricordo l’immagine ma il nome non mi viene : dovrò consultare le vecchie agende sperando di averlo scritto .
Rannicchiata nel letto , aspetto che sia mattina e intanto il pensiero corre alla meraviglia del tempo che fu quando davvero non esisteva il problema dell’over-turism , con egoismo penso che in fondo non ci possiamo lamentare noi che fummo così fortunati da vedere un mondo perduto , quel “mondo di ieri “ così caro al mio cuore.
E ad un tratto ecco che il nome del magico luogo ritorna : Kekova!
Si è aperto il cassetto della memoria che evidentemente qualche volta ancora funziona: ritrovato il nome ,riconquisto la barca , gli amici che erano a bordo , il tormentone estivo che mio figlio aveva mandato a palla con la radio nella notte.
Tanto nei dintorni non c’era proprio nessuno.