Una storia marchigiana

Verso la metà degli anni ottanta del secolo scorso conobbi una persona speciale , era un medico con due passioni : la politica e la musica.

Asssessore alla Cultura del comune di Pesaro si era prefisso un sogno che realizzato si chiamò Rossini Opera Festival .

Gianfranco Mariotti , questo il suo nome, e in quegli anni in cui il PCI contava davvero ebbe la volontà e la lungimiranza di raccogliere attorno al suo progetto grandi figure di musicologi e di artisti .IL ROF prese il volo e Mariotti ne fece uno dei Festival più importanti d’Europa recuperando e rivalutando tutta l’opera di Gioacchino Rossini.

 In quegli anni eravamo colleghi in una associazione culturale che si interessava del teatro di prosa e ricordo i suoi interventi sempre precisi e mirati e  mi piaceva ascoltare il suo ragionare colto e documentato.

Poi nel tempo ci siamo frequentati  sia seguendo la crescita culturale del Festival che incontrandolo spesso in casa di amici.  
In  una casa importante lo incontravo insieme alla sua gentile ed elegante moglie che poi lo lasciò prematuramente e sapevo anche che suo figlio studiava musica con successo.

Poi , passati tanti anni , lo rividi in platea allo Sferisterio di Macerata dove  il figlio dirigeva La Traviata e andai a fargli miei complimenti per la notevole bravura del suo giovanissimo figliolo, già ottimo e sensibile direttore d’orchestra.

Fu così che cominciai a seguire la trionfale ascesa di Michele Mariotti , pesarese col dono della musica.

Una volta mia sorella che lo aveva sentito dirigere a Firenze mi disse : è bravo quel giovanissimo marchigiano .

Io sorridendo le dissi : chi , Mariottino ? Un affettoso nomignolo che gli aveva dato il nostro critico musicale più noto.

Quel giovanissimo aveva preso il volo , non sto qui a raccontare la sua ascesa nel Gotha dei direttori della sua generazione .

Sono però molto felice di ascoltarlo dirigere domani a Napoli , città dove lo avevo già ascoltato lo scorso anno nell’Aida e dove , seduta vicino a lui , l’avevo visto dirigere con gesti impercettibili la Nona di Beethoven mentre la stava ascoltando diretta da un bravo collega.

Ovvero , banalmente , la musica nel cuore.

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